Il giorno più intenso

 

Quattro dicembre 1999. Alzabandiera. Applausi che sembravano non finire mai. Le parole di un amico, la sua commozione e la mia, quella dei miei amici istruttori, così è cominciato il giorno più intenso, il giorno dell’addio ai Sottotenenti cpl del 46° Corso.

Ed è proseguito in questa maniera, attestazioni sincere di stima ed amicizia da parte di tutti, di tutte le persone con cui in un anno, brevissimo, avevo stretto rapporti di collaborazione prima, di amicizia subito dopo.

...E la commozione di Pasquale (questa volta non parliamo della mia), Aldo che non c’è l’ha fatta a rimanere là per un giorno ancora e lo guardavo il giorno prima, nella sua auto, che non voleva andar via, che aveva sparso il suo profumo nella sua stanza (va bene... camerata!) perché rimanesse qualcosa di suo, di impalpabile, anche dopo di lui, come se non bastasse il ricordo del “testamento” che avevamo firmato lì, nel nostro ufficio, Guglielmo, Saverio...Come se non bastassero gli amici che continuavano il nostro lavoro, il loro lavoro, i nostri errori di dottorini catapultati in Accademia a fare da istruttori ad altri dottorini, solo poco più giovani di noi. Stefano, Armando, Ciccio, Giuseppe. E Marco, Daniele, Salvatore, Antonio, Giulio, Andrea, Paolo, Nicola, Italo, Marco, Gianluca, Paolo, Leonardo, e poi tutti gli amici dei corsi d’Accademia, tutti gli altri amici là dentro, che ci hanno voluto bene e a cui abbiamo voluto bene.

E voi, il vostro addio, tutti quegli occhi pieni di ammirazione per uomini che piangevano come bambini, le parole “vere” di chi ha voluto parlarvi di noi, di come eravamo in circostanze che non avevate avuto modo di vedere...la cena di addio, ancora i vostri applausi, i flash delle vostre maledette macchinette fotografiche (non siete dei minatori, siete dei giapponesi!) la gente nel ristorante che si chiedeva chi fossimo per suscitare in voi tali sentimenti, i vostri messaggi e telefonate di auguri a Natale. Signori, uno spettacolo! Grazie di tutto, grazie di cuore. Non riuscirò mai a rendere con le parole quello che provo dopo un’esperienza così grande, sì grande. Siete fortunati a poter vivere un’esperienza nell’Accademia della Guardia di Finanza, non mi stancherò mai di ripeterlo, perché sempre, ovunque incontrerete qualcuno con una divisa grigia sarete di fronte ad un amico, che conosce come voi l’importanza di certi valori. Vi auguro di vivere una anno bello e intenso come quello che ho vissuto io, senza rimpianti per nulla e con tanti ricordi che non vi renderanno malinconici, ma sempre più forti, davanti a tutto. Non vi sembri retorica perché non lo è, la retorica, quella vera, è l’arte dello scrivere in modo appropriato e, vi ripeto, non ci sono parole per definire in modo appropriato quello che si prova in certe circostanze. Infine scusate se ho fatto confusione e usato il vostro Numero Unico per questa riflessione, ma sono certo che, ancora una volta, mi capirete. Addio.

 S.Ten.Cpl Gianleo Moncalvo