E’
con profondo orgoglio che accolgo il vostro invito ad intervenire sul Numero
Unico; ma è con altrettanta discrezione che cercherò di farlo “in punta di
piedi” (so già che a qualcuno l’espressione evoca il modo in cui il
sottoscritto è solito condurre gli odiati contrappelli!) Scherzo, naturalmente,
forse nel tentativo estremo di esorcizzare un po’ di malinconia che
inevitabilmente affiora in chi, come me, è cosciente che un ciclo breve, seppur
intenso e ricco di impegni, volge ormai a conclusione.
Un
viaggio durato quattro mesi che ha visto me, come comandante, e voi, come
allievi, impegnati nel raggiungimento di alcuni obiettivi, primo fra tutti, mi
sento di dire, la nostra crescita come uomini e, di conseguenza , come servitori
in armi del nostro Paese al quale (e mi arrogo con piacere la presunzione,
fermamente convinto che sia assoluta) tutti siamo fieri di appartenere. Io ed i
miei colleghi (ai quali va il mio più caloroso ringraziamento per la serietà,
la passione e la disponibilità che hanno saputo profondere nello svolgimento
del loro dovere) ci siamo sforzati di adempiere al duro compito di dare una
voce, un corpo ed una identità ad Aiace, non uniformandoci, volutamente,
all’atavico adagio macchiavelliano secondo cui “il fine giustifica i
mezzi”. Spero che questo voi l’abbiate inteso. Devo dire con franchezza che
non è stato semplice, anzi. Quante volte, infatti, a conclusione di una
giornata faticosa la comprensibile stanchezza si mescolava al dubbio che
qualcosa non fosse stata fatta bene, che forse si fosse stati troppo duri quando
invece bisognava essere un po’ più comprensivi o viceversa. E quante volte io
ed i miei colleghi, subito dopo il vostro contrappello, ci incontravamo nel
nostro ufficio non di rado anche fino a tarda notte per proporre, discutere,
scontrarci, perché no, su certe questioni riguardanti l’andamento del Corso,
venendone sempre a capo con professionalità. Ebbene, signori, tutto si potrà dire dei
vostri Tenenti istruttori tranne che non abbiano lavorato con responsabilità,
serietà ed entusiasmo! (Questo, quantomeno, servirà a strapparci dalla non
felice sorte di essere relegati nel girone degli ignavi, eh Famà ?!!)
Invero,
a parte i giorni iniziali e quelli che hanno immediatamente seguito le vacanze
natalizie, il 48° Aiace (come a me piace rivolgermi al Corso) ha risposto
altrettanto entusiasta ai nostri stimoli. Ne è prova la più che dignitosa
preparazione militare da voi raggiunta in Piazza d’Armi e che sicuramente
capitalizzerete in occasione del vostro giuramento collettivo. A proposito del
giuramento: serbatene sempre intimo e vivo ricordo nel vostro cuore, perché vi
assicuro che quel bellissimo coro sarà difficile da riascoltare.
Ed
ora che il Corso è agli sgoccioli, come nella migliore tradizione che si
rispetti, mi sento di tirare serenamente le somme di questa irripetibile
esperienza vissuta da Comandante di Sezione, non senza pormi qualche
interrogativo: sono stato un bravo istruttore? Ho trasmesso o rafforzato nei
miei allievi i valori in cui io stesso credo? E se l’ho fatto, ci sono
riuscito pienamente? Di sicuro nella mia coscienza queste domande hanno già
trovato una soluzione, anche se ciò importa poco.
Piuttosto,
credo vivamente che spetti a voi dare fattivamente la risposta con il vostro
comportamento ed il vostro modo di operare da futuri neo-ufficiali in seno alle
Fiamme Gialle, cercando di non ripetere quegli errori che in buona fede forse
saranno stati commessi. Se ciò è successo, per quanto mi riguarda, ve ne
chiedo umilmente venia.
Solo
un sincero e sentito augurio, infine, mi sento di rivolgere a tutti voi prima di
“obliterarmi”: che possiate avere sempre il mento alto in qualsiasi
circostanza della vostra vita, anche quando qualcosa (o qualcuno!!) cercherà di
rendervi tutto più difficile.