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RATING: NC17 per descrizione grafica di rapporti sessuali.

RINGRAZIAMENTI: a Louise che mi ha insegnato cosa è l'amore in tutte le forme che esso può assumere.

COMMENTO : questa storia richiedeva un commento troppo lungo per essere posto all'inizio. Perciò v'invito a leggere l'appendice.

 

 

 

 

Forever, this is the whole point

 


Tutto era silenzio intorno a lei. Buffy si guardò intorno, ma inutilmente. Una fitta nebbia bianca la avvolgeva a ogni parte.
Le sue labbra si piegarono in una smorfia di disappunto. Era curiosa di vedere che cosa si nascondesse dietro la cortina candida.
Non aveva paura, anzi si sentiva felice, quasi euforica.

Angel si muoveva con decisione fra la nebbia. Non aveva incertezze. Sapeva quello che stava cercando e quando lo trovò non ebbe nessun dubbio su quello che doveva fare.

Buffy sentì all'improvviso due forti braccia cingerle la vita. Non ebbe bisogno di voltarsi per sapere a chi appartenevano. Si appoggiò fiduciosa al forte petto, che la sostenne con naturalezza. Accarezzò le grandi mani di lui posate sul suo ventre e sorrise.
"Ciao" mormorò sottovoce.

Non le giunse nessuna risposta, solo il fresco tocco delle fresche labbra di lui sul collo sensibile. Un brivido le percorse la schiena. Allungò una mano e, voltandosi, fece scorrere le dita fra i corti capelli scuri dell'amante.

Il vampiro quasi non udì il saluto con cui era stato accolto. Era completamente concentrato sull'inebriante sensazione dell'esile corpo femminile contro il suo. Attratto irresistibilmente dalla pelle candida vi posò le labbra per gustarne il dolce sapore. Quando lei si voltò non le permise di allontanarsi da lui. Rafforzò la sua stretta chinandosi per baciarla con passione.

Fu un bacio perfetto. Dolce, ma appassionato, colmo di un desiderio mitigato solo da una struggente tenerezza.
"Ti amo." sospirò Angel, incapace di tenere segreto nel suo cuore quel sentimento che pervadeva tutto il suo essere.
Quelle semplici parole esplosero nella mente di Buffy come fuochi d'artificio.

Vittima delle proprie emozioni non riuscì a rispondere, ma Angel lesse nei suoi occhi tutto quello che desiderava sapere. Con dolcezza fece scorrere le mani lungo il corpo snello della compagna.
Buffy realizzò solo allora, attraverso il suo tocco, di non indossare nulla e un caldo senso di attesa la invase.
Con piacere scoprì che anche il corpo di lui era completamente esposto. Senza esitare iniziò a ricambiare quelle carezze che le erano così famigliari eppure sempre nuove.
Con Angel era come se la loro prima volta si ripetesse all'infinito.

Ora erano distesi su qualcosa di soffice. Non era il loro letto, ma a Buffy parve altrettanto confortante. Si sentiva sicura, protetta in quel luogo che non conosceva.
Angel le stava baciando un seno mentre la sua grande mano vagava sul suo ventre, preludio di più intime carezze. Tutto il corpo di lei vibrava sotto il suo tocco in un desiderio bruciante.
Lui riusciva sempre a occupare tutta la sua mente, il suo mondo, senza lasciare spazio per altro che non fosse la felicità di essere fra le sue braccia. Un pensiero strisciante riuscì però a insinuarsi nella sua mente. Un vago ricordo, l'eco di una sofferenza trasformata dal tempo in dolce nostalgia.

"Angel, dove siamo?" chiese sottovoce. Non era certa di volere una risposta, ma quella domanda le era sfuggita dalle labbra prima che riuscisse a fermarla.
"Non lo so." rispose evasivamente il vampiro, senza staccare le labbra da lei.
"E' un sogno?"
"Forse."
"Angel, ho una strana sensazione. E' come un se avessi sofferto, ma non riesco a rammentare il
perchè."
"Non ci pensare." le suggerì dolcemente il vampiro. Anche lui serbava il ricordo di una lunga solitudine, un'ardente gelosia e un devastante senso di perdita. Era però il passato, un passato che il tempo aveva cancellato.

Buffy tacque perdendosi nell'ebbrezza che le sapienti mani di Angel le stavano provocando percorrendole i fianchi. Una fastidiosa idea ad un tratto però la turbò.
"Credi che...siamo morti?"
Angel alzò il capo e la osservò perplesso, con un sopracciglio alzato.
"E' possibile." commentò sottovoce. "Ma...ha importanza?"
"Forse no." ammise Buffy con un sorriso. "Se sarò costretta a trascorrere tutta l'eternità fra le tue braccia...credo che riuscirò a sopportarlo benissimo."

Con dolcezza prese fra le sue piccole mani il volto tanto amato e lo baciò con passione. Fare l'amore con lui era qualcosa di travolgente e stupendo, ma baciarlo era altrettanto meraviglioso. Solo attraverso quel contatto così intimo, profondo, personale riusciva a donargli veramente se stessa.
Le loro bocche si unirono accarezzandosi, sfiorandosi con innocente malizia.
Buffy fece scorrere le mai fra i capelli scuri, poi lungo il collo muscoloso e infine sulle larghe spalle che la sovrastavano. Premette i polpastrelli con forza sui muscoli tesi. Lui stava penetrando dentro di lei, con gentilezza, ma determinazione.

Non c'erano stati i soliti preliminari che Buffy tanto apprezzava per il piacere che le offrivano, ma soprattutto per la consapevolezza dell'amore di lui che sapevano trasmetterle. In quell'occasione però non ne sentì la mancanza. Percepiva i sentimenti dell'amante in modo quasi tangibile. Tutto quello che desiderava era essere parte i lui.
Il suo corpo si apriva per accoglierlo con naturalezza. Buffy ebbe la sensazione che lui stesse varcando le soglie della sua anima.
Completamente abbandonata all'amante si mosse accarezzando, baciando, stringendo quel corpo magnifico steso su di lei, come se fosse la sola cosa veramente reale dell'Universo.

Angel emise un gemito. Lei lo avvolgeva ormai completamente, lo stringeva contro e dentro di sè come se non volesse mai più separarsi da lui. Ogni dolore, angoscia, rimorso non era altro che un vago ricordo. Non era più solo. Lei lo amava per quello che era, senza condizioni e senza limiti.
Lentamente uscì dal suo ventre caldo, ma solo per tornare immediatamente in quel Paradiso di piacere e pace. Ripetè quell'azione più volte alla ricerca di sempre una nuova conferma del suo diritto a godere di quell'incredibile privilegio. Lei era sua. Amante, compagna, amica: era una parte del suo essere che nessuno avrebbe mai potuto sottrargli.
Raggiunsero insieme l'estasi, avvinghiati uno all'altra, in un attimo sublime ed eterno destinato a non avere mai fine. Eppure finì.

Un suono fastidioso irruppe nella mente di Buffy, aspro e crudele. Tentò di ignorarlo, ma fu del tutto inutile. Con irritazione aprì gli occhi e vide sopra di sè il soffitto bianco della sua camera.
Spenta la sveglia il suo primo gesto fu verso il telefono. Compose il numero, che conosceva a memoria, senza esitare.
"Ti detesto!" esordì in tono profondamente irritato.
"Perchè?" rispose quietamente Angel, a chilometri di distanza, ancora intontito dal sonno.
Era andato a dormire solo poche ore prima, dopo un'estenuante notte di lavoro, e il telefono aveva interrotto un sogno che lui avrebbe desiderato non finisse mai. Il contrasto fra la Buffy del suo sogno e la Buffy della realtà l'aveva colto impreparato.

"Ti detesto sempre quando mi sveglio da sola nel mio letto, soprattutto quando...sogno di te."
Buffy era consapevole che la sua voce ora era petulante e imbronciata come quella di una bambina, ma non poteva farci nulla. Era così che si sentiva. Una bambina defraudata di ciò che le era stato promesso.
Non si era ancora abituata, e probabilmente non si sarebbe mai abituata, a quel tipo di risvegli.
"Anch'io stavo sognando di te." fu la tranquilla risposta.
Angel sapeva perfettamente quando non era il caso di discutere con la sua compagna. Buffy, quando decideva di essere ragionevole, comprendeva perfettamente i motivi per cui dovevano vivere in città diverse. Non desiderava scuse o giustificazioni. Semplicemente gli stava esprimendo quello che sentiva con la spontaneità che lui amava tanto.

Buffy sospirò. Come sempre lui aveva intuito quello di cui lei aveva bisogno: essere rassicurata, sentirsi amata, avere l'illusione di averlo vicino.
"Dobbiamo proprio aspettare ancora quindici giorni prima di vederci?" Era una domanda inutile, ma doveva essere fatta.
Infatti Angel rispose con pazienza. "Tu hai i tuoi impegni, io i miei. Fino ad allora, anche se fossi a Sunnydale prima, non riusciremmo ad avere tempo per noi."
Anche il vampiro avrebbe desiderato mollare tutto per correre da lei quella sera stessa, ma c'erano responsabilità che entrambi dovevano assolvere.
"Va bene!" esclamò Buffy rassegnata.

"Mi detesti ancora?" chiese il vampiro in tono provocatorio, nel tentativo di risollevare il morale della compagna.
"Certo!" rispose pronta Buffy "E continuerò a detestarti fino a...quando ti rivedrò !"
"Benissimo!" decretò Angel "Detestami pure...fino ad allora. Nel frattempo io credo che tornerò a dormire...con la donna dei miei sogni che mi adora!"
"Sono io la donna dei tuoi sogni e tu sei un presuntuoso!" esclamò Buffy con finta irritazione. "Però hai ragione. Buona notte." concluse in tono più dolce.
"Buona giornata." le rispose Angel con un sospiro.

Quella era stata l'ultima telefonata che Angel aveva ricevuto da lei un mese prima.
Poi si erano susseguiti i messaggi di scuse, riferiti dal signor Giles, da Willow e perfino da Cordelia, ma lui e Buffy non si erano più visti e neppure parlati.
Quanto l'aveva chiamata al telefono aveva sempre risposto qualcuno degli amici. Lei regolarmente era appena uscita o non ancora tornata.
Angel si sentì improvvisamente oppresso dalle pareti famigliari del suo ufficio.
Era passato, notte dopo notte, ora dopo ora dal disappunto alla preoccupazione.
L'aveva rassicurato solo il pensiero confortante che se fosse accaduto qualcosa a Buffy certamente ne sarebbe stato informato.

Alla fine era giunto a concludere che la sola spiegazione possibile per quel continuo rimandare era che lei intendesse interrompere la loro relazione e stesse cercando il coraggio necessario per dirglielo.
Aveva rivissuto infinite volte il loro ultimo dialogo alla ricerca di una spiegazione. Aveva analizzato ogni parola, ogni inflessione di voce, ogni silenzio. Non era però giunto a nessun risultato.
Buffy sentiva evidentemente la sua mancanza e viveva con ansia la loro forzata separazione.
Aveva affermato di detestarlo per questo, ma poco dopo aveva ammesso implicitamente che lo adorava. Che cosa poteva averle fatto cambiare idea?
Forse aveva incontrato un altro oppure si era semplicemente stancata di quelle attese eterne, fra un incontro e l'altro, quella vita sospesa alle pagine del calendario.

Era stato tentato di andare a Sunnydale di sua iniziativa, senza avvisare nessuno, per affrontarla, ma all'ultimo minuto aveva sempre rinunciato. Quell'angosciosa attesa del verdetto che avrebbe segnato la conclusione del loro amore era comunque meno dolorosa della fine di ogni speranza.
Era un vigliacco forse, ma il pensiero che poteva sbagliarsi, che forse esisteva un'altra spiegazione a quel protratto silenzio da parte di lei era la sola cosa che gli permetteva di continuare a vivere.

Aveva preteso troppo da lei, così vitale, colma d'amore.
Buffy non era fatta per aspettare. Voleva vivere e lui non poteva biasimarla per questo.
Lei non aveva l'eternità a sua disposizione. Solo una vita troppo breve per quanto lunga fosse.
I sensi di colpa come una morsa gli strinsero la gola. Non aveva saputo comprenderla, avrebbe dovuto annullare completamente se stesso per lei! Eppure anche questo non sarebbe servito. Se avesse rinunciato a tutto, compresa l'impossibile redenzione della sua anima, non sarebbe riuscito comunque a trattenerla vicino a sè. Buffy non lo avrebbe voluto a quelle condizioni.
La tragica realtà era che lui non era mai stato abbastanza per lei. Buffy si meritava di più, molto di più di un vampiro con un'anima.

Angel strinse con forza i pugni, sentendosi impotente contro un destino così crudele da fargli incontrare colei che era stata creata per lui, ma che non avrebbe mai potuto avere.
Guardò con odio il telefono silenzioso, simbolo tecnologico del silenzio che avrebbe regnato dentro di lui per sempre.
"Se non vuoi rispondere staccalo! " La voce di Cordelia irruppe fra i suoi pensieri come un getto di acqua gelida. Il telefono stava veramente suonando, ma lui era stato così assorto da non accorgersene. In un istante sollevò la cornetta.
"Finalmente!" irruppe la voce calda di Willow "Avevo paura che fossi fuori!"

"Che cosa succede?" la voce colma d'ansia dell'amica aveva cancellato ogni pensiero dalla mente del vampiro che non fosse la salute di Buffy. L'ipotesi che le fosse accaduto qualcosa di male divenne di nuovo drammaticamente reale.
"Io....non avrei dovuto dirtelo." esordì con trepidazione la giovane strega. "Quando è incominciato Buffy me lo ha fatto promettere. Sperava che riuscissimo a mettere tutto a posto prima che tu lo scoprissi, ma ora...non sappiamo più cosa fare!"
"Willow, che cosa succede?" ripetè il vampiro, facendo appello a tutta la sua pazienza.

"E' Buffy. Non riusciamo più a controllarla. Non vuole vedere nessuno. Ci tira addosso gli oggetti, non mangia e...ho paura stia perdendo la ragione."
Angel oscillava fra l'ira verso l'amica, con le sue spiegazioni confuse, e la paura per la donna che amava, una paura ingigantita dal mistero.
"Dannazione Willow," esplose alla fine, con un tono che non aveva mai usato prima con lei "che cosa è successo?"
"Scusami Angel, non volevo, io..." iniziò a balbettare la ragazza evidentemente impaurita.
Angel ricordò a sè stesso quanto dura potesse diventare la sua voce e quanto fragile fosse emotivamente la potente strega. Con un incredibile sforzo di volontà ritrovò il controllo di se stesso. Willow era un'amica e stava tentando di aiutare Buffy. Maltrattarla non aveva senso.

"Mi dispiace Willow, ma..." mormorò in un tono gentile che rianimò immediatamente la sua interlocutrice.
"Non importa. Capisco." lo rassicurò, infatti, subito lei. Ad Angel non fu difficile immaginare il sorriso di comprensione che certamente le illuminava il viso. "E' arrivato a Sunnydale un demone-mago. Buffy lo ha affrontato e distrutto, ma lui, con il suo ultimo incantesimo, l'ha trasformata...in un mostro. E' successo poco a poco, ma nessun nostro incantesimo è riuscito a invertire la trasformazione o almeno fermarla. Ora lei...non credo proprio che la riconosceresti!" concluse Willow affranta.
"A parte la trasformazione lei sta bene?" domandò Angel con ansia, senza fare commenti sull'accaduto.

"Penso di sì." affermò Willow esitando. "Non ne sono sicura perchè sono ormai giorni che non la vedo. Aggredisce, lanciando oggetti, chiunque entri nella sua camera. Non accetta neppure il cibo. Ho paura che la sua mente sia arrivata al punto di rottura. Ti avrei chiamato prima, ma...lei non voleva che tu la vedessi come è ora."
Ancora una volta il vampiro non commentò nulla.
"Ci vediamo fra poco." dichiarò semplicemente, abbassando la cornetta.
Quando Cordelia lo vide uscire dall'ufficio e passare davanti alla sua scrivania senza neppure rivolgerle uno sguardo non fece domande. Sapeva bene che cosa significava quella espressione truce e preoccupata sul volto del suo capo. Dopo che Angel fu uscito tornò ad occuparsi delle sue unghie. Sapeva dove avrebbe trovato il vampiro durante le prossime notti se ne avesse avuto bisogno: a Sunnydale. Evidentemente la sua ragazza era in un altro guaio!

Willow l'aveva preparato, ma ciò nonostante Angel restò sorpreso dalla varietà degli oggetti che volarono verso e contro di lui quando varcò la porta della stanza di Buffy. Istintivamente si coprì il viso con le mani, ma non fece cenno di voler cedere e andarsene.
Buffy parve comprendere la sua determinazione perchè ad un tratto gli oggetti smisero di colpirlo.
Il vampiro allora abbassò le braccia. La stanza era immersa nel buio. Anche le tende della finestra erano tirate.
Angel premette l'interruttore della luce, che non si accese. Probabilmente Buffy aveva rotto la lampadina. I vampiri hanno una vista superiore a quella umana, ma neppure la vista di un vampiro poteva penetrare nell'oscurità totale.
Angel, inciampando in diversi oggetti, lasciando che la memoria guidasse i suoi passi, riuscì a trovare, a terra, la lampada del comodino che dopo un incerto tremolio si accese.

La camera era nel caos. Sembrava essere appena passato un uragano.
Angel provò angoscia a quella vista. Buffy era disordinata rispetto a lui, che era meticoloso fino all'eccesso nel riporre le sue cose, ma quell'ammasso di mobili, oggetti e indumenti esulava da qualsiasi concetto di disordine. Se quello che la circondava era il riflesso della mente di Buffy certo in quel momento lei doveva provare un dolore terribile.
Gli occhi scuri, colmi di preoccupazione, cercarono ansiosamente la sagoma famigliare di lei, fra le macerie di quella che era stata la sua vita, ma senza risultato. Alla fine un lieve gemito, che nessun orecchio umano avrebbe percepito, attrasse la sua attenzione. Sembrava provenire da un lenzuolo ammonticchiato in un angolo. Con cautela Angel si avvicinò e si inginocchiò.

"Buffy, ti prego. Niente può essere peggio delle mie paure. Lasciati guardare."
La sola risposta che ottenne fu un leggero tremolio della stoffa. Certamente lei stava piangendo e lui non poteva aiutarla se non sapeva esattamente che cosa le era successo. Consapevole di stare violando la volontà di Buffy, ma forte di questo pensiero Angel allungò una mano e scostò il tessuto che copriva la compagna.
Buffy era in posizione fetale, con il viso nascosto e non sembrava avere intenzione di guardarlo.
L'espressione di Angel, prima sbalordita si trasformò presto in ironicamente divertita.
Velocemente si alzò per dirigersi verso la porta. Non c'era in realtà nessuna fretta, ma voleva evitare che lei gli leggesse negli occhi il divertimento perchè certo non era dell'umore giusto per condividerlo.
"Willow, puoi procurarmi per favore frutti di bosco freschi, gelato alla vaniglia, zenzero e.... un bicchiere di latte miele?" chiese, mantenendo serio il tono di voce.
"Certo." Rispose dall'altro lato della porta una stupita Willow. "Ti serve altro?" Angel represse un ulteriore sorriso alla evidente curiosità che trapelava da quella domanda. La giovane strega si stava certo chiedendo quale strana pozione lui volesse preparare.
"Sì, in effetti mi serve anche....una cannuccia."

Un'ora dopo Buffy era ancora seduta sul pavimento, ma pareva notevolmente più calma.
L'incantesimo l'aveva completamente trasformata alterando perfino le sue dimensioni. Ora non poteva pesare più di una decina di chili e non era più alta di cinque spanne. La struttura del suo corpo era esilissima. Il capo calvo era coperto di rughe che continuavano sul viso quasi coprendo due grandi vispi occhi verdi, quasi fosforescenti, e una bocca piccola e priva di denti, fatta più per succhiare che per masticare.
Anche il più clemente dei giudici, secondo i criteri umani, avrebbe potuto definirla solo orribile. Letteralmente un mostro. Era questo quello che si era detta lei stessa, l'ultima volta che aveva osato guardarsi in uno specchio, prima che la trasformazione si fosse completata. Poi aveva rotto lo specchio. Ma era stato un gesto inutile. Aveva comunque continuato a vedersi negli occhi, colmi di pietà, dei suoi amici. Colma di paura e di rabbia li aveva allontanati da sè restando desolatamente sola.

Ora c'era Angel vicino a lei, il suo bellissimo Angel e la stava guardando. Non c'era però pietà nei suoi occhi, ma solo comprensione, la comprensione che c'era sempre stata dalla prima volta in cui si erano incontrati.
Non le aveva detto scontate parole di consolazione. Si era limitato ad offrirle del cibo che finalmente lei aveva potuto mangiare.
Soprattutto il latte con il miele le era parso buono, anzi ottimo. Ne avrebbe voluto ancora e aveva sporto il bicchiere ripetutamente verso il compagno perchè provvedesse a farlo riempire di nuovo. Angel però aveva scosso la testa decisamente, con un sorriso affettuoso sulle labbra.
"Questo basta per oggi o ti sentirai male!" le aveva spiegato.
Lei aveva insistito, ma inutilmente. In ogni caso la fame che l'aveva tormentata per giorni era ormai passata. Si sentiva quasi bene se non fosse stato per la consapevolezza di quello che era diventata.

Strinse i lembi della maglietta che Angel le aveva fatto indossare. Era troppo grande. Le arrivava fin oltre i piedi, ma il vampiro l'aveva tagliata perchè non inciampasse promettendole che avrebbero trovato qualcosa di più adatto a coprirla. Anche questo era servito a farla sentire meglio. Portare un indumento le ricordava il suo perduto aspetto umano.
Ora Angel stava allungando una mano verso la sua, piccola, dalle dita innaturalmente lunghe che terminavano con polpastrelli enormi. La mano di un essere che poteva essere scaturito solo da un incubo.
Buffy istintivamente si ritrasse. Angel fermò il suo gesto restando in paziente attesa. Alla fine fu lei a trovare il coraggio di sfiorare le dita perfette del vampiro con il suo arto deforme. Un istante dopo era avvinghiata al suo petto, il volto mostruoso affondato nell'incavo accogliente del suo collo.

La stretta altrettanto vigorosa del vampiro le infuse calore e forza. Emotivamente distrutta iniziò ad emettere gemiti inarticolati che nulla avevano in comune con il pianto umano se non il tragico messaggio che contenevano.
"Buffy, ti prego!" la implorò il vampiro sottovoce. "Non ho mai sopportato sentire piangere uno Yoca!"
Improvvisamente i gemiti cessarono. Angel sembrava sapere che cosa era il mostro in cui si era trasformata!
Buffy si scostò dal suo petto e lo fissò con i rotondi occhi verdi. Un sottile pigolio le sfuggì dalle labbra.
"Sì!" confermò il vampiro con un sorriso, dandole un buffetto su una guancia rugosa. "Sei uno Yoca, o meglio hai l'aspetto di uno di loro e anche l'indole a giudicare dal caos qui intorno!"

Buffy di scatto allungò una mano e tirò una ciocca dei capelli scuri del compagno. La stava prendendo in giro! Questo la irritava, ma stranamente la confortava anche. Lui si stava comportando come se tutto fosse assolutamente normale e lei aveva un disperato bisogno di normalità.
"Come volevasi dimostrare!" commentò il vampiro con una smorfia di dolore, passandosi una mano fra i capelli. "Gli Yoca sono esseri dispettosi e irritabili, che adorano il disordine e la confusione. Il loro principale passatempo è fare arrabbiare il prossimo, ma raramente provocano seri danni. Non li definirei cattivi, ma neppure buoni. Non credo siano dotati di una morale. Hanno piuttosto un senso dell'umorismo molto particolare."

Buffy piegò il capo ed emise un pigolio più prolungato del precedente.
"Sì, li conosco bene perchè Angelus ne tenne uno con sè per molti anni. Lo trovava divertente. Poi quel piccolo essere una notte sparì. Probabilmente si era stufato anche lui della perversità del mio demone. Angelus non lo ammise mai, ma ne sentì la mancanza. Niente come uno Yoca può rendere la vita interessante!"
Buffy di scatto respinse il compagno e letteralmente si fiondò sul letto disfatto. Il pigolio che emise questa volta era un misto di rabbia e desolazione.
"Non resterai a lungo così!" la consolò subito il compagno "Troveremo il modo per restituirti il tuo aspetto, ma nel frattempo non penso che vivere da reclusa in una stanza buia sia la cosa migliore che puoi fare. Ce ne sono molte altre, come ad esempio....camminare sulle pareti e sui soffitti!"
Buffy dischiuse le piccole labbra e lo fissò allibita.

"Non hai ancora provato? Sulle dita delle mani e dei piedi hai delle ventose. Devi solo usarle." la invitò Angel, alzandosi dal pavimento con agilità.
Buffy lentamente si volse contro il muro e vi depose il palmo della mano. Riuscì a salire per circa un metro prima di piombare fra le braccia del compagno pronte ad accoglierla. Dopo solo una decina di minuti era diventata un'esperta e scorrazzava per tutta la stanza emettendo pigolii divertiti.
Pochi colpi sull'uscio bastarono però a interrompere il nuovo gioco.
Angel andò alla porta e la aprì sui volti interrogativi di Willow, Tara e del Signor Giles che non avevano resistito alla curiosità di sapere che cosa stava accadendo.

Era ormai trascorsa una settimana da quando Angel era arrivato a Sunnydale e Buffy era ancora uno Yoca.
Se non era impazzita era solo merito del vampiro. Con incredibile naturalezza Angel era riuscito a donare un ordine alla vita assurda che Buffy era costretta a condurre.
Durante la notte uscivano insieme. Lei lo seguiva ovunque, camminando lungo le pareti o i soffitti, sfruttando le zone d'ombra e l'incredibile velocità di cui era dotato il piccolo essere.
Quando Angel affrontava i vampiri lei faceva la sua parte, tirando i capelli, graffiando, mettendo le dita negli occhi e distraendo l'avversario. Non aveva la forza per piantare paletti, ma poteva comunque provocare notevoli danni.

Poi c'erano i momenti di divertimento. All'inizio Angel aveva dovuto incoraggiarla, ma presto Buffy era stata avvinta da quel nuovo modo di distrarsi. Passare velocemente fra le gambe delle persone perbene, che uscivano da teatro, per sollevare le gonne alle signore ingioiellate e fare lo sgambetto a austeri gentiluomini in smoking era il suo passatempo preferito.
Solo una volta aveva esagerato. Dal soffitto di una birreria del porto, nascosta dalle ombre, si era divertita a tirare noccioline sulla testa dei clienti sottostanti. Il risultato era stata una rissa dalle dimensioni epiche. Angel l'aveva blandamente rimproverata. In fondo anche lui si era divertito.

Ora era giorno. Lei volendo avrebbe potuto uscire. Non era sensibile alla luce del sole come i vampiri, ma le sarebbe stato troppo difficile nascondersi dagli occhi curiosi della gente. Quando l'aveva fatto più di un passante aveva avuto una crisi isterica e lei era quasi finita contro una macchina. L'esperimento era stato un fallimento e per quanto la luce del giorno l'attirasse lei non aveva più provato ad uscire senza Angel.
A parte tutto la presenza del vampiro le dava sicurezza, una sicurezza di cui sentiva un profondo bisogno.
Quindi restava nella sua camera con il compagno. Lui le leggeva dei libri, ma soprattutto le raccontava bellissime storie. Avevano tentato di guardare la televisione o sfogliare le riviste di moda, che Buffy amava tanto, ma presto avevano rinunciato. Buffy soffriva troppo vedendo attrici e modelle così diverse da come era lei ora.

In quel momento erano semplicemente sdraiati sul letto. Buffy, rannicchiata nell'incavo confortante del braccio del compagno, ricordava altri momenti simili, trascorsi insieme, dopo che avevano fatto l'amore. La nostalgia e il rimpianto le invasero l'anima. Un lieve pigolio le sfuggì dalle labbra. Rivoleva il suo corpo! Voleva tornare ad essere se stessa e offrire ad Angel il suo amore come donna non come un mostriciattolo divertente!
"Vedrai che presto tutto si risolverà!" affermò il vampiro con decisione percependo il suo stato d'animo. Le sue parole però non sortirono l'effetto voluto. Buffy era ancora depressa.

Angel strinse le labbra e con un notevole sforzo iniziò a farle quella confessione che aveva a lungo rimandato. "Quando non ti ho più sentita al telefono ho passato dei momenti terribili. Ho creduto di averti persa per sempre perchè volevi lasciarmi o peggio perchè tu eri...morta. Non sai che sollievo ho provato quando Willow mi ha spiegato quello che ti era successo!"
Buffy rispose con un pigolio indignato dandogli un pizzicotto sul braccio.
"Va bene! Non avrei dovuto pensare che tu volevi lasciarmi," si scusò il vampiro "ma...quello che ti è successo è terribile, ma non definitivo, non come...la morte."
Una lunga sequenza di pigolii scaturì dalla bocca di Buffy. Angel ascoltò con attenzione i caldi occhi scuri colmi d'amore.

"Anch'io a volte ho fatto sogni simili." mormorò sottovoce, quando Buffy ebbe finito il suo racconto. "L'idea di essere unito a te per l'eternità e la sola cosa che mi permette di accettare il fatto che un giorno moriremo."
Buffy emise un suono incerto. Angel scoppiò in una sommessa risata.
"La vita eterna dei vampiri è una burla cosmica Buffy, un inganno, lo specchietto per allodole che serve ad attrarre le anime degli stolti verso la perdizione e tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro. Passi il tempo ad uccidere vampiri! E anche se non provvedi tu, o un'altra Cacciatrice, la vita di ogni vampiro è appesa ad un filo sottile, come quella di chiunque altro. Il tempo non ci cambia, ma basta un raggio di sole, dell'acqua benedetta, una scintilla di fuoco, una scheggia di legno e ci trasformiamo in polvere."

Il pigolio di Buffy ora era preoccupato.
"Non aver paura. E' inutile temere la morte. Io la conoscono bene. Ho vissuto a lungo con lei al mio fianco. Arriva comunque quando è il suo momento. A volte si fa preannunciare, altre volte è improvvisa. Chi resta si affanna a cercare il perchè, ma non c'è una risposta a questa domanda. Una vita prima era fra noi, unica, straordinaria, irripetibile. Un istante dopo non c'è più. Noi piangiamo lacrime egoiste, soffriamo per noi stessi, che saremo costretti a vivere per sempre senza di lei e senza tutto quello che lei sapeva donarci. E' giusto soffrire perchè sarà così, ma non per sempre.
Possiamo trovare consolazione nel pensiero che questa vita non è altro che un momento della nostra esistenza. Quando finisce ci saranno altri momenti in cui ritroveremo coloro che abbiamo amato...per sempre. La vita non è eterna per nessuno, ma l'amore...l'amore neppure la morte può toccarlo."

Buffy con un sospiro tornò a posare il capo sul largo petto del compagno.
"Sì Buffy...per sempre!" mormorò il vampiro. "E' un po come la situazione che stiamo vivendo ora. Siamo lontani, separati da due corpi che non possono congiungersi, ma questo non ci impedisce di amarci e presto tutto tornerà come prima. L'importate non sono i nostri corpi, destinati a dissolversi, ma le nostre anime, i sentimenti che proviamo che lasciano una traccia nel tessuto del tempo che nessuna forza può annullare."
Una sequenza di ansiosi colpi alla porta sembrò voler sottolineare le parole del vampiro. Willow spalancò la porta prima ancora di aver ricevuto una risposta.
"Abbiamo trovato! E' l'incantesimo giusto, ne sono sicura!" annunciò subito, raggiante di felicità.
"Bene!" esclamò Angel con convinzione. "Anche se non credo che Buffy rinuncerà per questo a darmi pizzicotti!"



Appendice: L'amore e la morte

Vivo un momento tragico della mia vita perchè ho perso qualcuno che mi era immensamente caro. E' stata una morte ancora più terribile perchè improvvisa, inaspettata e apparentemente priva di qualsiasi ragione. La morte però, in verità, non ha mai una ragione. Succede e basta.
Riprendendo a scrivere ho iniziato almeno cinque storie prima di concludere questa perchè era la sola che in questo momento mi sentivo di portare a compimento.
Può sembrarvi strano che io abbia scelto, proprio ora, di continuare una serie "felice" mentre avevo a disposizione mille opportunità per piangere con storie tragiche e terribili. Invece è giusto così.

Louise era l'essenza della gioia di vivere. La stessa serenità che mi ha donato in vita me l'ha offerta anche con la sua morte.
Ho ripetuto spesso che la sofferenza è parte dell'amore. Anche in questo caso è così. Soffriamo quando perdiamo i nostri cari. A volte è la morte ad allontanarli da noi, ma non è sempre così. Lo sa chi ama un malato mentale grave, un carcerato o semplicemente un immigrato che ha dovuto lasciare la sua terra per vivere. Potrei fare moltissimi altri esempi. La vita non ha rispetto per i nostri sentimenti. Questo però non ci deve indurre a smettere di amare perchè l'amore, quello vero è per sempre.

Io provo sollievo alla mia sofferenza immaginando i miei cari, ormai defunti, non svaniti in un nulla senza senso, ma in qualche luogo che io per ora non posso ancora raggiungere perchè non è ancora arrivato il mio momento. Mi aspettano, insieme, legati a me da quel vincolo inscindibile che è l'amore che ci ha uniti in vita. Coloro che non si sono conosciuti su questa Terra si conoscono ora, in modo più totale e completo di quanto avrebbero mai potuto fare in questa vita, forti del comune amore per me.

Per me non fa nessuna differenza, ma per aiutarvi a comprendere vi devo dire che Louise era un cane, un Terranova per l'esattezza.
E' entrata nella mia vita in un momento molto difficile, non per mia scelta, ma perchè il destino l'ha voluto. Era bella, ma aveva un portamento...da pecorella. Decisamente pigra non ha mai conseguito brevetti di lavoro o premi di bellezza. C'era qualcosa però che sapeva fare meglio di ogni mio altro cane: donare gioia a chiunque la avvicinasse.
Ha avuto una vita felice, ha messo al mondo in due cucciolate 17 meravigliosi cuccioli. Quando è morta ne attendeva altri che ha portato con sè.
Neppure scrivessi un libro potrei descrivere quello che ha significato per me e per chiunque l'abbia conosciuta.

E' stata il mio Angelo. Ora probabilmente, dopo 6 anni, c'era qualcuno che aveva bisogno di lei più di me.
Solo questo mi consola: la vita di chi amiamo non finisce con la morte. Loro ci aspettano e un giorno li ritroveremo. Fino ad allora possiamo gioire dei ricordi che ci hanno lasciato e raccogliere i frammenti della loro esistenza che hanno lasciato fra di noi.
Un frammento di Louise, di circa 60 Kg, dorme ai miei piedi. E' Rigel, una sua cucciola che ho tenuto con me. Presto avrà anche lei dei cuccioli che per me saranno sempre....cuccioli di Rigel e di Louise.

Per questa storia più che per le altre posso concludere con:
questa NON è la FINE, non può esserlo, perché l'amore è "forever, this is the whole point"

 

 

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