«Quando si dice il ruolo delle donne nell'arte. Per secoli la presenza femminile è stata compressa, mortificata, obnubilata, ignorata dal segno dell'uomo. Quasi non esiste una versione femminile dell'es artistico (provate a scorrere la storia dell'arte: il rapporto uomo-donna è 1 a 1000); per un paio di millenni abbiamo creduto che le istanze pittoriche potessero essere demandate, per diritto divino, solo ai discendenti maschi del signor Adamo.

Per fortuna oggi non è più così e la coniugazione in varia similitudine dell'espressione pittorica ha luogo anche sul pianeta donna. Esprimere, cioè esternare, segni e colori. Anzi, riempire l'aria di segni e colori: Angela Zizzi è una testimonianza, la più probante, di quanto sopra detto.

Pittura e atmosfera

II riferimento non appaia eccentrico ne superato dai tempi: altra pregiudiziale sulla pittura femminile, si è sempre creduto che il tocco della tavolozza di una pittrice dovesse essere necessariamente lezioso e leggero, incurvato e sinuoso come un segno klimtiano. Anche di questo s'incarica di dare smentita Angela Zizzi; non esiste in pittura un genere maschile e uno femminile, nelle sue colorazioni l'artista pugliese tutto impregna d'intense cromìe; e anche l'aria, che pure non è colorata e colorabile, sul suo cavalletto assume i colori forti, quasi stentorei del paesaggio/atmosfera che invita ai toni accesi o dell'intemo/atmosfera che "vive" (anche nelle ombre, assai intense) di quel colore e se ne alimenta.

Colorare l'aria? Sì, grazie.

Si dirà dunque che, fuori di metafora, "l'atmosfera", l'ambiente, il clima, vengono alla superficie dell'opera, in un processo di sintesi (poesia? più che poesia, nobilitazione del linguaggio cromatico) che ne impreziosisce i toni e offre all'escussione delle immagini una dignità geografica e latitudinale.

Non a caso, in qualche tela di Angela Zizzi si odono echi spenti e lontani di qualche capostipite del postimpressionismo, che fu pittura all'aperto, en plein air. Fu arte a pieni polmoni. E il pensiero corre al buon Vincent di Arles, ma anche, venendo avanti con gli anni a noi recenti, al primo, corposo Cascella.

Indubbiamente Zizzi è pittrice di paesaggio. Ma non solo. Le sue vedute, le sue campagne, sono sempre animate dalla presenza dell'uomo. La pittrice narra le meteorologie di Puglia, sconfinata 'tavola" seminata a grano, coltivata, campita di verde e di giallo e maculata di bianco da quelle "strane" solenni, favolesche concrezioni abitative che sono i "trulli". E poi le Murge, che alternano estese pianure e brevi colline al non lontano blu del mare. La Puglia è presente nella pennellata grassa, robusta e riassuntiva della pittrice con cromìe che fanno pensare alla terra di questa latitudine Sud, rossa di colore, ricca e feconda, come ad una dea madre di tutte le cose.

In verità, se Angela Zizzi non vivesse in provincia, non ci offrirebbe opere così schiette. La sua pittura mancherebbe di quella solarità che la distingue da tutte le altre, che la distanzia dal suo e dal nostro tempo. È una pittura che rimane come testimonianza di un certo stadio dello sviluppo civile ed economico sociale del Sud. Non so quanti pensano al potere di documentazione che ha l'arte; di come si possa fare la storia degli uomini anche attraverso queste immagini, di cui nessun fotografo, nessuna televisione saprà capirne e carpirne il sapore interiore, poetico ed emotivo.

Il lavoro pittorico di Angela Zizzi è un prezioso documentario dei valori di un tempo che, in nome del progresso, ci sta sfuggendo di mano e del quale forse la pittrice è fra gli ultimi cantori. E noi tra gli ultimi astanti». (Donat Conenna)