BASSORILIEVOtone-line   separazione di toni   solarizzazione   TORNA INDIETRO

    Il nome deriva dal fatto che si ottiene un effetto tridimensionale, oggi molto più facilmente ottenibile con un programma di grafica al calcolatore. Ma per chi ama fare tutto da sé, in modalità "analogica", ecco come fare:
1)   si duplica il negativo per contatto su un foglio di pellicola negativa. Similmente alle pellicole lith, esistono in commercio anche pellicole piane ortocromatiche. In loro mancanza si può usare una lith, sviluppandola in un rivelatore diluito per contenere il contrasto.
2)   si sovrappongono il negativo originale e il positivo (emulsione contro emulsione), e controllando l'effetto su un piano luminoso, si sfalsano leggermente. I bordi opposti delle immagini diverranno più chiari o più scuri in funzione della densità dei fotogrammi. La direzione dello spostamento relativo e la sua entità determineranno invece un effetto di rilievo o di profondità, nonché lo spessore dei bordi. L'immagine perde di contrasto e sta al fotografo decidere se sia sufficiente lavorare con una carta contrastata oppure sia necessario ricorrere a un successivo passaggio su pellicola ad alto contrasto.
    L'entità dello spostamento determina perciò l'intensità dell'effetto; minore è lo spostamento più "piatta" appare l'immagine è. Se il positivo intermedio è più denso del negativo i toni dell'immagine, ovviamente, appariranno invertiti.
    Una volta ottenuto l'effetto desiderato, si fermano in posizione i due fotogrammi con un po' di nastro adesivo.

queste figure schematizzano le fasi del procedimento
   


Questo è un esempio di bassorilievo, usato per dare maggiore risalto
alla trama del legno e alle pagliuzze di fieno.
L'immagine in "normale" bianco e nero sarebbe apparsa invece come nella foto a sinistra.


in "Sul filo del sogno", 2ª parte



TONE-LINEseparazione di toni   solarizzazione   bassorilievo   TORNA INDIETRO

    Non credo che esista una traduzione in italiano di questo termine. Comunque, l'effetto è quello di una linea continua di contorno alle immagini, di effetto fortemente grafico.
1)   si procede alla duplicazione come per il bassorilievo, ma usando pellicole ad alto contrasto (quindi di tipo lith).
2)   i due fotogrammi vengono messi perfettamente a registro, interponendo tra di loro un sottile foglio trasparente; praticamente il sandwich diventa completamente nero se osservato frontalmente.
3)   in luce di sicurezza si pone un pezzo di pellicola vergine (emulsione verso l'alto) sotto il sandwich, si pressa il tutto con un pezzo di vetro, e lo si espone con un fascio di luce rotante, inclinata di circa 45°. L'ideale per questa operazione è un piatto di giradischi con il sandvich appoggiato sopra e con una sorgente luminosa di fianco. In alternativa si possono dare quattro esposizioni, ruotate successivamente di 90°.
    La luce riuscirà a passare nello spazio tra le zone scure e quelle chiare e andrà ad impressionare la pellicola. La scelta di stampare questa immagine o quella invertita (dopo un altro passaggio su pellicola negativa) è puramente soggettiva.

queste due figure schematizzano le fasi del procedimento
   


... ed ecco che cosa ci si può aspettare
 



SEPARAZIONE DI TONIsolarizzazione   bassorilievo   tone-line   TORNA INDIETRO

    Viene chiamata anche "posterizzazione". Come nel caso del bassorilievo, anche questo effetto è facilmente ottenibile con un programma di grafica al calcolatore.
    Per questo tipo di immagini è necessario produrre più internegativi a diversa densità che verranno poi stampati successivamente a registro. Illustro brevemente il procedimento nella sua versione più semplice (tre toni):
1)   in vista della successiva stampa a registro, marcare due angoli opposti del negativo originale (o di una sua copia, se non si vuole daneggiarlo), per es. con due piccole crocette ottenute graffiando leggermente l'emulsione.
2)   stampare 2 internegativi (positivi) su pellicola ad alto contrasto, variando l'esposizione in modo da averne uno con poche aree scure (corrispondente nella stampa normale alla fine delle zone più scure) e un altro con molte aree bianche (corrispondente all'inizio delle zone più chiare)
3)   controtipare questi due negativi su pellicola ad alto contrasto.
4)   stampare il negativo che dovrà dare luogo alle zone scure, esponendo in modo da ottenere la densità di tono scuro desiderata senza andare a velare le zone che dovranno rimanere bianche. Contrassegnare con una penna sottile, con un ago, ecc. la posizione delle crocette di registro. Esse possono cadere all'interno del foglio da stampare, oppure anche all'esterno. In questo secondo caso il foglio di carta sensibile dovrà aderire a un supporto adeguato, dove verranno posti i segni delle crocette.
5)   rimosso il primo negativo, si stampa il secondo, ovviamente senza mutare la distanza tra piano pellicola e carta. Si renderà necessario riposizionare la carta facendo riferimento alle crocette, che devono sovrapporsi esattamente a quelle già segnate.
6)   l'esposizione di questo secondo negativo sarà minore di quello precedente, e tale da dare il grado di grigio desiderato nelle zone intermedie.

queste due figure schematizzano il procedimento
   

    Il medesimo procedimento, applicato a un numero di internegativi superiore a due, consente di aumentare proporzionalmente i livelli di grigio della stampa finale.

questo è un esempio di separazione di toni
in "Sul filo del sogno", 2ª parte



SOLARIZZAZIONEbassorilievo   tone-line   separazione di toni   TORNA INDIETRO

    E' una tecnica che consente di ottenere immagini in cui una parte dei toni risulta invertita. E' stata il cavallo di battaglia di Man Ray, che l'ha iniziata a utilizzare intorno al 1920 e ha contribuito forse più di tutti a renderla popolare.
    Fondamentalmente si tratta di esporre brevemente alla luce il negativo o la stampa durante la fase di sviluppo, andando così a interessare quelle zone che originariamente avrebbero dovuto rimanere chiare.
    Non mi dilungo sugli aspetti teorici e sui dettagli tecnici (effetto Sabatier, linee di Makie vere o presunte, ecc.), che sono invece spiegati in maniera eccelsa dal Prof. William L. Jolly nel suo articolo "Solarization Demystified" (in inglese). qui si trovano molti spunti utili al perfezionamento di questa tecnica, compresa la formulazione di un bagno di sviluppo ad hoc.
    Faccio presente che esistono numerose varianti per questa tecnica, che portano a risultati leggermente diversi e tutti interessanti. E' possibile solarizzare il negativo come anche la carta, e perfino ottenere leggere variazioni di colore. Il problema principale, a causa del grande numero di variabili, è riuscire a ottenere due volte di seguito lo stesso risultato...

    Illustro qui la tecnica che ritengo più abbordabile anche da un neofita, nella quale si fa uso esclusivamente di internegativi.
1)   duplicare per contatto il negativo su pellicola ad alto contrasto, sottoesponendo rispetto all'esposizione ottimale (circa 1/3 in meno).
2)   sviluppare in un bagno di sviluppo un po' invecchiato, come per esempio verso la fine della sessione di sviluppo di altri negativi. Assicurarsi che, a parte il colore giallo-bruno, non ci siano particelle in sospensione.
3)   agitare soltanto per una decina di secondi all'inizio, poi lasciare riposare il negativo, emulsione verso l'alto, nella bacinella. Verificare che non ci siano bollicine d'aria in superficie.
3)   quando iniziano ad apparire i primi dettagli dell'immagine, esporre il negativo alla luce bianca, senza toglierlo dalla bacinella. Vanno bene sia la luce ambiente che quella dell'ingranditore (ovviamente senza il negativo nel portapellicola).
4)   la luce deve essere relativamente intensa ma di breve durata (circa 1 secondo)
5)   continuare lo sviluppo (sempre senza agitazione), interrompendolo quando si crede opportuno, facendo attenzione perchè il negativo sembra molto più scuro di quanto non lo sia davvero.
6)   arrestare e fissare come di consueto.

    Possono essere fatte alcune prove con tempi iniziali di esposizione diversi, così come si potrà duplicare nuovamente questo negativo per invertirne i toni.


     
questo è un esempio di solarizzazione, finalizzato a conferire un tono sfumato alla vasta area bianca del viso, che per effetto di una semplice eliminazione dei mezzi toni sarebbe apparsa come nell'immagine a sinistra.

 



VARIAZIONI SUL TEMA
    A questo punto i più creativi avranno già capito che queste tecniche possono essere variamente combinate tra di loro così come possono essere abbinati tra di loro i negativi provenienti da tecniche diverse. Le possibilità sono in numero proporzionale alla propria dose di fantasia.

    Un esempio: la fotografia qui sotto è un bassorilievo ad alto contrasto del tone-line già visto più sopra, dopo aver ripulito il cielo dalle nuvole. L'immagine accanto è un particolare ingrandito in scala 1:1 (se il monitor di chi guarda è tarato per la risoluzione ottimale di 1024x768 pixel).
    L'effetto "pennello obliquo" è, secondo me, eccezionale: ancora oggi (l'elaborazione è del 1979) non mi stanco di guardare quei ghirigori che sembrano delle frasi scritte in aramaico, e che aggiungono un tocco di esotismo a un'immagine già di per sé enigmatica a causa del forte carattere grafico e dei toni invertiti.

 

    Ai più perplessi consiglio invece di provare, superando le iniziali perplessità e qualche inevitabile insuccesso.



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