La materia è governata da leggi rigorosamente logiche, senza eccezioni; anche dove non si riesce a trovare una specifica relazione matematica, nondimeno vi è una perfetta coerenza logica e il rispetto di un opportuno ordine di causalità. Tuttavia il principio di non contraddizione è una richiesta di carattere passivo (o negativo) alla realtà materiale: quando la materia esiste è governata da leggi, e queste leggi devono essere non contraddittorie. Ma il principio di non contraddizione non serve a giustificare l’esistere della materia e delle sue leggi. Nella pura potenzialità dell’Essere, con le sue categorie ontologiche e le sue leggi logiche, è contenuto tutto ciò che costituisce la realtà materiale (assumendo che l’energia totale dell’universo sia nulla non occorre neppure ipotizzare una violazione della causalità fisica limitata al momento della creazione) eppure non vi è alcuna causa evidente all’interno delle stesse leggi dell’Essere che forzi l’Essere stesso a passare dalla fase di potenzialità a quella di attualità.
La vita – per come la conosciamo noi – è un fenomeno esclusivamente materiale. Il funzionamento degli esseri viventi è compiutamente descritto dalle leggi della fisica e della chimica, senza il bisogno di ipotizzare alcun principio esterno di tipo vitalistico. Partendo dalle caratteristiche degli esseri viventi più evoluti possiamo recedere nella scala evolutiva fino alle primordiali forme di vita, ma l’origine stessa della vita rimane un mistero. Che del materiale inorganico possa spontaneamente dare origine alla spirale evolutiva nella direzione di un aumento di complessità e creazione di informazione è vietato da quelle stesse leggi fisiche a cui la vita obbedisce, esattamente come non vi è alcuna necessità nell’essere potenziale di divenire attuale causando l’apparire dell’universo.
L’uomo è a tutti gli effetti un essere vivente che condivide le stesse leggi di tutta la biosfera. Eppure l’uomo è capace di operazioni immateriali e nel suo complesso mondo appare una innegabile parte spirituale. Gli studi di scienze cognitive confermano che ogni operazione intellettuale dell’uomo (ricordi, sensazioni, pensieri...) corrisponde a precise transizioni all’interno del cervello, e anche la coscienza sembra non aver bisogno di altro che delle dinamiche neurali. Eppure non vi è alcuna necessità dell’insorgere della coscienza, anche in un sistema complesso come il cervello umano. Possiamo riprodurre artificialmente i meccanismi della memoria e della percezione, realizzare modelli di apprendimento, simulare intelligenza ed una certa dose di creatività, eppure in nessuna di queste macchine pensanti appare qualcosa di simile alla coscienza.
Aggiungo, infine, che seppure conosciamo bene le leggi che governano la materia e il comportamento degli esseri viventi, come pure sappiamo descrivere le manifestazioni dello spirito umano, nessuno può dire cos’è la materia, o la vita, o lo spirito umano. Mi domando allora se questa mancanza di definizioni sia frutto di scarsa comprensione o piuttosto di un errore di fondo, per cui materia, vita e spirito non si definiscono semplicemente perché non sono definibili, ma sono piuttosto dei concetti primitivi non separabili dall’Essere stesso, il cui sorgere è apparentemente localizzato nel tempo, ma che realtà è da sempre e per sempre. E poi, dopo la materia dal nulla, la vita dalla materia, lo spirito dalla vita, vi sarà forse un ulteriore orizzonte?