Risacca

 

Arriva a lambirmi le dita, e io scatto correndo all'indietro. Cioè, scatto, mi sposto rapidamente quanto la mia figura sgraziata mi consente. L'acqua mi sfiora le dita, però, e anche questa volta mi ritraggo in tempo. Inverno di nuovo su questa spiaggia di sabbia umida e fredda, qualche cane si impossessa dell'arenile in tutta la sua ampiezza non intasata da cabineombrelloni e gentechebrulica - sono queste le loro vere vacanze -, il sole un po' basso anche ora che e' mezzogiorno regala una luce morbida sconosciuta agli utenti estivi. Inverno di nuovo, cosi' come l'altro in cui la stessa battigia si intratteneva con me, intenta nello stesso nostro gioco preferito salvo riposarsi di tanto in tanto, giusto il tempo di far rimbalzare qualche sasso sulla superficie dell'acqua direzione orizzonte. Il cane che mi si avvicina - ho un po' paura, mi blocco intimorito mal conoscendo la psicologia ed il linguaggio canino - la sua voce un po' stridula che cerca di rassicurarmi garantendo per il suo compagno peloso, si allontanano via via verso il promontorio. Per fermarsi, curiosamente, il giorno dopo. Vicino a me, che sgambetto all'indietro con un tocco di imbarazzo in piu' ma senza darla vinta alla risacca. Il cane scorrazza in lungo e in largo, baricentro noi, lei non so se guardi il mare o cosa. Lei, in un rifiato la guardo, capelli riccetti ed occhiali con quella sciarpa indiana lilla che le penzola dal collo come una bandiera. Sembra scuotersi appena quando mi chino a cercare qualche bel sasso piatto, magari un bel pezzetto di mattone allisciato dall'acqua paziente. Deve aver equivocato quando mi chiede:"Vuoi che ti aiuti?", sembra sorpresa quando le spiego che devono essere piatti e possibilmente rotondi, ma non troppo leggeri. Ma non protesta, i minuti ci vedono curvi occhi alla sabbia e poi ad osservare i salti e poi - via le scarpe! - a saltellare all'indietro mentre Pedro rimane perplesso ad osservare, mal conoscendo la mia psicologia ed il mio linguaggio. Vinco io, piu' maldestro ma piu' allenato, e ciao, ciao, a domani. Domani. Ma perche' il resto di quest'oggi sta diventando lentamente, progressivamente soltanto un'anticamera di domani? Le anticamere sono solitamente vuote, qualche inutile soprammobile e riviste insulse che solo in un'anticamera potresti mai leggere... dov'e' finito il mio bell'oggi pieno di me? Domani. Come dal medico, che entri e di bocca ti esce di tutto tranne che le cose accuratamente preparate, vagliate, ripetute fra te e te in anticamera. Pedro rinuncia a capirmi e corre qua e la' facendosi i fatti suoi, anche io rinuncio a capirmi quando, invece di tutte le domande, le chiedo solo:"Si va?". Si toglie le scarpe, si va. E dopo di fiato ne resta poco per sapere, per chiedere se e' il gioco, la noia o chissa' cosa a farla restare. Stesi sulla sabbia tiepida anche i nostri respiri grossi che alzano ed abbassano i nostri petti sono risacca, finche' non tornano le parole, iniziano i racconti, ne traspare in qualche modo un noi. L'esitazione e' percettibile prima di ciao, ciao, a domani. Io al mare ci scendo anche con la pioggia, mi piace da morire vedere la sabbia che cambia disegno, dalle ondulate righine avana che indicano la direzione del vento la spiaggia diventa un'immensa grattugia bruna e senza limiti, la pioggia fitta la incolla al cielo paro paro, il mare a volte danza e urla cose mai viste. Mi porto un'incerata col cappuccio ma il cappuccio non lo metto mai, forse piu' un'abitudine o una specie di scaramanzia. E le onde sono piu' determinate, piu' agguerrite ed il gioco si fa piu' emozionante. A lei la pioggia non deve piacere, o non piace a Pedro, forse. E poi... e poi le cose sono come la risacca, qualche volta un'onda cerca di sorprenderti e lancia una lingua velocissima che ti accarezza i piedi prima che tu possa accorgertene, e prima che tu ti muova sta gia' correndo indietro a ridiventare mare, e non serve che tu capisca, sembra che cio' che conti per davvero sia restare li' a giocare. Ogni onda diversa dall'altra, ogni giorno diverso dall'altro, liquido, scorre, passa. Per capire, immagino, ci dev'essere tempo dopo, quando e' il buio a giocare con la risacca ed i piedi stanno fermi, altrove. E forse il moto delle onde puoi arrivare pure a capirlo, ma non ti spiega il senso di bagnato dei piedi, e i piedi intanto si asciugano e non importa piu'. E si bagnano ancora, e si asciugano ancora. Come adesso che c'e' il sole, un sole freddo ed i piedi giocano, giocano questa strana danza buffa a vedersi, a conquistare il mare e subito a rifuggirlo, il mare che va e che viene e non importa perche' vada e perche' venga, l'importante e' che si stia li' a giocare - "Toccato!", grida la sua voce un po' stridula qui al mio fianco, Pedro continua a guardarci e a non capire.

 

by -gioRgio-

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