Moltissime sono le lettere che ci sono giunte in questi anni dai missionari conosciuti o aiutati. In attesa di pubblicarne un numero più consistente, ne riportiamo alcune tra quelle che consideriamo più significative.
Da Padre Lorenzo Lamberti (Sagana - Kenya)
13.3.1999
Carissimi amici,
ho ricevuto il vostro giornalino. Grazie di tutto cuore.
Permettetemi di congratularmi per lottimo lavoro che state
facendo. Abbiamo bisogno di voi, di gente come voi. Che ci faccia
sentire il sostegno morale. Specialmente quando ci sono difficoltà
e potrebbe venire anche la tentazione di piantare lì tutto.
Continuate così e grazie del bene che ci fate.
Qui siamo nel bel mezzo di unaltra siccità e carestia. Lennesima.
Sono ormai ricorrenti quasi tutti gli anni. Spesso nella
preghiera chiedo a Dio cosa stia facendo. Intanto a farne le
spese sono sempre i più poveri. Cerchiamo di aiutare dando cibo.
Il problema è che spesso non riusciamo ad arrivare ai più
poveri. Dobbiamo andare attraverso i nostri leaders. E allora
spesso ci accorgiamo che pensano solo a se stessi, agli amici, ai
famigliari. I più poveri? Si aggiustino. E vero che la
carità crea dipendenza ... ma quando cè gente che viene
in ufficio a dirmi che ha fame, che cosa posso fare?
E vero che è solo una goccia dacqua in un mare.
Personalmente credo che il migliore regalo che pos-siamo fare ai
più poveri sia quello della nostra presenza. Vicini a loro, a
soffrire con loro. Non possiamo certo risolvere tutti i loro
problemi, ma almeno la nostra vicinanza li aiuta a continuare a
sperare, ad andare avanti ... magari zoppicando. Perché non si
sentano soli ...
Allora mi accorgo che più che il fare, limportante è lessere
... grazie di quello che siete e fate per noi.
Con gratitudine e riconoscenza,
P. Lorenzo Lamberti
da Suor Myriam Bovino (Kati - Mali)
Marzo '99
Carissimi,
vengo a voi per dirvi grazie per la solidarietà che mi riservate.
Vi assicuro che i bisogni sono tanti e che i bambini in
situazioni disagiate sono molti. Spiegarne le cause è un po
difficile, già i giornali ne parlano, laiuto che noi diamo
è sì di assistenza, ma lo sforzo maggiore va nella linea della
promozione umana. Quindi ci vuole tempo. I mezzi molti, non
apparenti, e i risultati sembrano minimi. Far riflettere sulle
abitudini, tradizioni di un popolo richiede tempo, conoscenza del
luogo, mezzi finanziari, amore alla persona. I valori che il
Vangelo porta sono anche capiti ma la pratica trova difficoltà
profonde. Per noi, il vivere con loro è condividere e porre
azioni visibili per far toccare con mano che il Signore ci vuole
bene. Per il resto sarà Lui a compiere il miracolo.
A voi buon lavoro, buona missione, che il Signore accompagni ogni
vostra opera.
Con affetto un abbraccio
Sr. Myriam e comunità
da Padre Gianfranco Cruder (Pekanbaru - Indonesia)
25.03.99
Salute!
Grazie per l'amore di quel Signore che ci ha preso il cuore.
Grazie anche per il vostro Foglio di Informazione. Vedo che siete
vivi e pimpanti nel vostro sentire missionario. Lasciatevi
spingere da quel vento (lo Spirito Santo) che già manifestamente
furoreggia nel vostro respirare universale.
Mi chiedete poi alcune cosine. Per prima cosa un po' di biografia
per una salutare conoscenza umana. Sono nato a Tarcento (Udine)
nel 1942. Sono entrato nel Seminario Minore dei Padri Saveriani
nel 1953 e giunto all'Ordinazione a Parma nel 1967. Animazione
vocazionale tra i tra i ragazzi a Bergamo sino al 1976. Nel 1976-77
sono in Inghilterra per la lingua inglese. Dal 1978 sono in
Indonesia, giusto in tempo prima dell'uscita della legge che
vieta l'ingresso di Missionari in Indonesia. Legge che tuttora
permane. Nel 1989 sono diventato cittadino indonesiano e, il 7
giugno prossimo, voterò alle elezioni nazionali.
Previsioni: morire in Indonesia! In Italia ho solamente mia madre
che veleggia sulla quota degli 85 anni e che mi aspetta nel 2001.
Incontrarci allora? Avremo modo di contattarci.
Nel 1978-80 sono piazzato nell'isola di Sumatra a studiare prima
la lingua indonesiana e poi la lingua dell'etnia Batak (Sumatra
del Nord).
Dal 1980 al 1987 sono nella diocesi di Medan: ambiente contadino;
chiesa abbastanza radicata; situazione economica alla meno
peggio; contatto con l'Islam pressoché inesistente.
Dal 1988 al 1996 sono nella zona del mare della diocesi di Medan:
ambiente contadino e peschereccio; immigrazione forte nella zona
vergine del mare; situazione economica da Far West e attività
pastorale tinta di nomadismo.
Dal 1997 ad oggi sono nella diocesi di Padang (Sumatra Centrale),
regione del Riau con Pekanbaru come centro (600.000 abitanti):
regno della compagnia petrolifera Caltex; fortissima immigrazione
giavanese e batak; immense terre vergini atte alle piantagioni
dell'albero della gomma e particolarmente dell'olio di palma;
situazione economica all'arrembaggio. La scodella di riso c'è
per tutti. Così pure la Scuola Elementare. La salute è
spessissimo in mano alle medicine tradizionali che si fanno
valere anche ma naturalmente cedono impotenti davanti al bisogno
di un'operazione.
Il popolo indonesiano tiene all'educazione e si apre al mondo
moderno assetato di conoscenza.
Ora sta uscendo da un periodo di "incubazione" politica
sperimentando il suo gigantesco mosaico etnico (stessa cosa
accaduta in Russia e in Iugoslavia).
Si tocca con mano che praticamente non è la religione (85% Islam)
che può unire i popoli, ma la fede religiosa che si esterna nel
riconoscere i diritti fondamentali di ogni uomo.
La gerarchia della Chiesa Indonesiana è interamente autoctona e
francamente ormai matura a pilotare la Chiesa che è
minoritarissima in una vasta società musulmana. Nella
convinzione che lo Spirito Santo usa le sue tattiche ovunque e
imprevedibilmente, noi, in Indonesia, si cerca di dare-testimoniare
quello che Cristo ha insegnato. Le valenze ultime e storiche del
Suo Messaggio a noi non interessano: il nostro compito è quello
di seminare e basta!
Mi fermo qui per ora. Delusi? Forse che pensavate che fossi un
testone-luminare? No!
Vi siete imbattuti in un classico mezzadro che è stato chiamato
a lavorare nella vigna del Signore all'ultima ora e che ha la
sfacciataggine di prendere la paga uguale a quello che è stato
chiamato alla prima ora.
Vi siete imbattuti in un pirata che con azioni ignobili cerca di
costruirsi un alibi per poter vedere, alla fine della sua vita,
il volto di Cristo Signore almeno per cinque secondi. Poi non mi
interessa a come andrà. Però quei cinque secondi sono
un'eternità che val la pena di perseguire.
Baci e abbracci indonesiani a voi tutti, specialmente a quelli
brutti come me !!!
Padre Gianfranco Cruder
Don Valeriano Barbero (Papua Nuova Guinea)
Padre Piergiorgio Manni (Giappone)
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