Nostra Señora de “El Rocìo”

ovvero

IL FAR WEST IN EUROPA

 

    Tutto comincia quando, visitata Siviglia, ci avviamo con i nostri camper oltre il Guadalquivir, per raggiungere il Parco Nazionale della Doñana. Alcuni carri agricoli, coperti da teli tipo carovane del Far West, teli bianchi adornati da festoni verdi, sta percorrendo una via adiacente alla superstrada. E' un viavai di cavalli e cavalieri, accompagnato dallo sparo cadenzato di botti . Alla prima stazione di servizio chiediamo informazioni. Si tratta di Camperos (proprietari terrieri) con i propri Campesinos (contadini) di una delle tante tenute agricole che ogni anno, da tutta l’Andalusia ma anche da altre regioni, si reca in Romeria (pellegrinaggio) al Santuario di "Nostra Señora de' El Rocìo” per la domenica di Pentecoste.  Resta loro da percorrere una settantina di chilometri in tre giorni, visto che oggi è giovedì e che il culmine dei festeggiamenti sarà nella notte tra domenica e lunedì. Il paese di El Rocìo è proprio sul percorso che abbiamo in programma e così proseguiamo nel nostro viaggio piuttosto incuriositi.

   Giunti a una decina di chilometri dal Santuario, mentre percorriamo un bel nastro di asfalto che corre in mezzo ad una pineta, notiamo una nube di polvere che si alza dalla pista a fianco della strada.  E' un’altro pellegrinaggio: una Romeria (Gruppo di pellegrini) proveniente da Huelva. Superata la colonna, ci fermiamo per vedere meglio il passaggio dei pellegrini. Cavalieri - in camicia bianca, giacca scura, cappello alla Zorro e gambali di cuoio - montano splendidi cavalli purosangue. Ma anche cavalieri solitari che, alla vista delle nostre videocamere, esibiscono i loro cavalli a passo di danza, e ancora cavalieri con dame che con i loro sgargianti abiti andalusi coprono abbondantemente i posteriori del cavallo. Poi gruppi a cavallo che cantano accompagnandosi con la chitarra; calessi scampanellanti; carri trainati da trattori misti a carri stile Far West trainati da buoi; e infine la gente a piedi con nacchere e tamburelli che canta attorno al carro con il Baldacchino della Madonna. Ogni Romeria ha la sua Madonna. Due donne si avvicinano: hanno in mano un lungo bastone con in cima un mazzo di erbe aromatiche: dal mazzo staccano un ramoscello e lo porgono in omaggio alle nostre mogli.

   Terminata la sfilata, ripartiamo con i camper. All’incrocio con la strada che entra nel paese di El Rocìo ci sono dei vigili che dirigono il traffico. Senza convinzione mettiamo la freccia. Meraviglia: si può entrare anche in camper! Raggiungiamo il piazzale del Santuario. Riusciamo a parcheggiare tra un automobilista improvvisato venditore di birre fresche e un gruppo di cavalli legati ad una staccionata. Decidiamo di fermarci per la notte.  Il paese è costituito da case bianche, basse con tettoie sul davanti. Strade ampie e ampie piazze con recinti per i cavalli. E’ il Far West dal vivo. Qua e là ci sono nicchie a forma di cappella, con sopra una campana e il nome di una Romeria. Sono i ricoveri dove saranno alloggiati i baldacchini con le rispettive statue della Madonna . Non esiste asfalto: solo sabbia. Anche il Santuario è bianco. La facciata, con un solo grande portale, prosegue oltre il tetto per far posto a tre campane allineate e sovrastate da una quarta. L’interno è abbastanza spoglio, ma sopra l’Altare spicca la statua della "Nostra Señora de' El Rocìo”  che, come tutte le Madonne di Spagna, è vestita di splendido raso riccamente ricamato. In un angolo dentro la chiesa, noncurante dell’andirivieni dei pellegrini, c’è un cane che sonnecchia. All’ingresso del Santuario ci si può avvicinare solo a piedi o a cavallo. Un lato della piazza è delimitato da un “Lungo Prateria” ben pavimentato con tanto di lampioni in ferro battuto, panchine e parapetto con decorazioni in ceramica. Oltre il parapetto, inizia il Parco nazionale della Doñana.  Vi pascolano mucche e cavalli a perdita d’occhio. In riva a un ruscello, in mezzo ai gabbiani, cinque cicogne beccano qua e là.

   Il Santuario è meta incessante di pellegrini. Arrivano soprattutto a cavallo o in calesse, ma anche a piedi. Passa un pullman; per un attimo rimaniamo sconcertati. Ma poi il Far West dal vivo continua. Lo scampanio dei calessi prosegue anche dopo mezzanotte. Il Santuario non chiude. La sabbia della piazza, alla luce radente dei lampioni del “Lungo Prateria”, disegnata dai pneumatici dei calessi, dalle impronte dei cavalli e dalle orme dei pedoni, ha un fascino particolare. Il suono delle nacchere, dei tamburelli e delle chitarre dei pellegrini si attenua solo a notte inoltrata, e anche per noi, arriva l’ora di mettere la parola “FINE” al nostro eccezionale spettacolo. Abbassiamo gli scuri del camper, e... buonanotte!

        Egisto 1995