L'INNO DI MAMELI
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L'inno, inizialmente conosciuto come Canto degli Italiani, fu scritto da Mameli nel 1847 in occasione delle manifestazioni genovesi per le riforme. Si compone di 5 strofe nella tonalità sol maggiore e ha un ritmo puntato tipico delle marce. E' stato adottato dalla Repubblica Italiana il 12 ottobre 1946.
Scipio: L'elmo che indossa l'Italia pronta ad entrare in guerra contro gli austriaci è del generale romano Publio Cornelio Scipione, detto l'Africano, che sconfisse il generale cartaginese Annibale nella battaglia di Zama (nell'attuale Algeria) nel 202 a.C. mettendo fine alla seconda guerra punica.
Vittoria: Nell'antica Roma alle schiave venivano tagliati i capelli per distinguerle dalle donne libere che li portavano lunghi. La dea Vittoria, schiava di Roma per volere divino, è chiamata ad offrire la chioma affinché le venga tagliata.
coorte: La Patria chiama alle armi: la coorte era un formazione da combattimento dell'esercito romano, decima parte di una legione.
Bandiera: Mameli auspica che l'Italia del 1848, ancora divisa in 7 Stati (Regno di Sardegna, Regno Lombardo-Veneto, Regno delle Due Sicilie, Stato Pontificio, Granducato di Toscana, Ducato di Parma, Ducato di Modena), si ritrovi unita sotto un'unica Bandiera e una sola speranza (speme).
Uniti per Dio: Mameli, profondamente mazziniano e repubblicano, s'ispira agli ideali del fondatore della Giovine Italia e Giovini Europa. "Per Dio" è un espressione mutuata dal francese che significa "attraverso Dio" o "da Dio".
Legnano: A Legnano si svolse la battaglia del 1176, dove la Lega Lombarda, che raggruppava i Comuni italiani guidati da Alberto da Giussano, sconfissero Federico Barbarossa.
Ferruccio: Il capitano Francesco Ferrucci fu il simbolo della strenue difesa della Repubblica di Firenze, assediata dall'esercito imperiale di Carlo V nel 1530. Il 2 agosto, dieci giorni prima della capitolazione della città, egli sconfisse le truppe nemiche a Gavinana; ferito e catturato, viene finito a Firenze da Fabrizio Maramaldo, un italiano al soldo straniero, al quale rivolse le celebri parole d'infamia "Tu uccidi un uomo morto".
Balilla: Balilla è il soprannome di Giambattista Perasso, il ragazzo genovese simbolo della rivolta popolare contro gli austriaci. Il 10 dicembre 1746, dopo cinque giorni di lotta, la città ligure si libera dell'occupazione straniera, durata alcuni mesi.
Vespri: La sera del 30 marzo 1282 il suono delle campane (ogni squilla) chiama i palermitani all'insurrezione contro i francesi di Carlo D'Angio. La sommossa è ricordata come la rivolta dei Vespri siciliani.
Le spade vendute: Mameli sottolinea il declino dell'Austria: "le spade vendute" sono le truppe mercenarie, deboli come giunchi. Questa strofa fu in origine censurata dal Governo piemontese.
Aquila d'Austria: L'Aquila d'Austria è l'aquila bicipite, presente nello stemma degli Asburgo. Il "cosacco" è la Russia. Con essa l'Austria procedette allo smembramento della Polonia nel 1795. Ma il sangue sparso dei popoli oppressi lacerò il cuore dell'aquila asburgica.

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