OTTAVA RELAZIONE DEL

COMMISSARIO PER IL COORDINAMENTO

DELLE INIZIATIVE  ANTIRACKET ED ANTIUSURA

 

 

Aprile 2000

 

 

 

 

1.          Usura: l’investimento politico sulla prevenzione

 

Nella relazione di marzo si è posta l’attenzione sul dato del calo delle denunce per usura, e si è tentata una analisi delle ragioni di tale calo, individuando come principale l’assenza di valide alternative al credito usuraio, e come obiettivo di una credibile strategia antiusura, quello di rendere conveniente per l’usurato spezzare il perverso legame.

 

    L’aumento delle denunce è un obiettivo di grande importanza, perché sarebbe il sintomo di una più diffusa liberazione delle vittime ed avrebbe il significato di emersione di un fenomeno ad oggi esteso, ma sotterraneo ed in gran parte impunito. E tuttavia non è sufficiente: la prospettiva di lungo periodo deve essere quella della diminuzione del ricorso al credito usuraio.

 

Accanto a politiche di “prevenzione speciale”, predisposte per incoraggiare la denuncia e per impedire che il fenomeno si ripresenti in capo a soggetti che ne sono già stati protagonisti, e che intervengono una volta che si sia verificato il reato di usura, è quindi necessario prevedere anche politiche di “prevenzione generale”, cioè intervenire per eliminare, o più realisticamente ridurre, il bisogno di rivolgersi al credito illegale.

 

    In altre parole la lotta all’usura deve svilupparsi necessariamente sul fronte della prevenzione. Come? Anche in questo caso, offrendo valide alternative.

    Le persone che si rivolgono agli usurai spesso sono commercianti, artigiani che si trovano in momentanea difficoltà economica, nuovi (e giovani) imprenditori privi di garanzie reali, e per questo poco “affidabili” anche se potenzialmente solvibili; oppure persone sovraindebitate o che sono state protestate per un titolo poi saldato, ma che, ciò nonostante, si sono trovate sul mercato del credito con una credibilità attenuata.

 

    A favore di quest’area “marginale” dell’economia è possibile e doveroso investire risorse e intelligenze per evitare il ricorso al credito usuraio: è necessario intervenire sulle situazioni sane, prima che degenerino e che entrino in una spirale dalla quale è poi difficile uscire; bisogna dunque individuare le situazioni meritevoli e agire con rapidità ed efficacia.

 

 

 

2.    Il ruolo dei Confidi

 

   

    In questa prospettiva i Confidi possono svolgere un ruolo fondamentale.

I Confidi sono strutture affidabili, gestite da esperti di settore, capaci di “leggere” una situazione finanziaria e di individuarne i punti deboli, come quelli di forza; capaci di individuare strategie di recupero, di rilancio, di investimento; capaci dunque di offrire serie valutazioni sulle aziende come sulle persone; per questo è importante un forte investimento politico su queste realtà.

 

    Per prima cosa bisogna garantire ai Confidi i finanziamenti di cui all’art. 15 della L. 108/96, che prevede l’istituzione presso il Ministero del Tesoro del  Fondo per la prevenzione del fenomeno dell’usura: questione in parte già risolta con l’approvazione della finanziaria 2000, in parte in via di risoluzione con il collegato alla finanziaria, ed in parte da risolvere con la finanziaria del 2001.

    In secondo luogo è fondamentale una sinergia fra tutti gli operatori del settore, ed in primo luogo fra le banche ed i Confidi.

    L’esperienza sino ad ora compiuta richiama la necessità di un maggiore coinvolgimento del sistema creditizio, che potrebbe collaborare con i Confidi ben più proficuamente di quanto non avvenga oggi. Ad esempio lascia perplessi come, a fronte della collaudata esperienza dei Confidi, il sistema creditizio si limiti ad offrire un moltiplicatore di “uno a uno” (il che vuol dire che concede prestiti per somme equivalenti a quelle già garantite dai Confidi): in tal modo non solo si svilisce la professionalità degli operatori e la loro capacità di svolgere fondate valutazioni, ma non si favorisce una prospettiva di espansione di queste esperienze.

    L’obiettivo su cui lavorare è dunque il raggiungimento di un accordo con il sistema bancario che garantisca un moltiplicatore diverso da uno. L’ABI può essere un valido interlocutore per approfondire la questione e verificare la possibilità di trovare una soluzione su un terreno negoziale.

 

E’ evidente che sotto questo profilo un’attenzione diversa da parte del sistema creditizio tradizionale deve essere rivolta alle modalità di valutazione del merito di credito, confidando di più nelle valutazioni dei Confidi e non escludendo a priori soggetti che nel passato si sono trovati ad avere problemi finanziari: non è sostenuto da alcuna ragione economica che chi è stato per una volta protestato non possa in alcun modo accedere al sistema creditizio, neanche attraverso la garanzia dei Confidi.

Il sistema creditizio tradizionale non può essere indifferente alla finalità, propria dei fondi speciali costituiti in seno ai Confidi, di prevenzione dell’usura. Sarebbe un risultato importante per l’intero mercato economico, quello di agevolare il risanamento e l’eventuale reinserimento di operatori economici in difficoltà, in modo tale da far divenire il finanziamento un’occasione di conversione di non adeguate professionalità imprenditoriali; in tal caso il finanziamento garantito dai Confidi potrebbe essere l’occasione per la complessiva rinegoziazione dell’esposizione bancaria dell’imprenditore.

   

Non bisogna poi dimenticare che il problema del credito non riguarda solo grandi imprese, anzi nella maggior parte di casi riguarda aziende a conduzione familiare: in tale settore le fondazioni e le associazioni di volontariato svolgono un’opera meritoria di consulenza, di sostegno, di aiuto. E’ necessario allora massimizzare le forze e le energie in campo per evitare sovrapposizioni e doppioni di intervento.

E’ necessario creare una struttura di rete che veda coinvolti i Confidi e le fondazioni in modo da raccordare gli interventi e garantire così la più capillare copertura delle esigenze; l’esperienza di questi anni ci rammenta frequentemente che un sostegno in termini di consulenza può essere di maggiore aiuto di un eventuale finanziamento.

 

Dal momento che la sinergia si realizza attraverso la condivisione dei problemi e delle soluzioni, si potrebbe ipotizzare la creazione di un tavolo comune, istituzionale, attorno al quale far sedere le banche, attraverso l’ABI, e i Confidi; un tavolo che studi, analizzi le situazioni di sofferenza degli utenti e le soluzioni da adottare.

    L’istituzione di questo tavolo consentirebbe alla banca di farsi parte attiva nella valutazione dei rischi, nella predisposizione di un eventuale piano di rientro, nello studio di una strategia di ripresa; una sede in cui sia possibile fare un piano di rientro dai debiti esistenti, in cui ci sia uno scambio reciproco di conoscenze, di competenze, di informazioni, risolverebbe molti problemi di comunicazione rispetto alla situazione attuale, in cui la banca si vede arrivare un piano predisposto da un Confidi senza avere potuto in nessun modo dire la propria nella fase dell’istruttoria.

    Nell’ottica di prevenzione della “crisi” potrebbe essere utile creare un modello di interpretazione delle “difficoltà”, non per operare una schedatura dei soggetti poco affidabili, ma al contrario per individuare in tempo situazioni meritevoli di aiuto ed intervenire in termini positivi prima che la situazione sia compromessa.

 

    L’investimento politico sulla prevenzione deve essere primariamente rivolto all’estensione della realtà dei Confidi nelle aree meridionali. Purtroppo questo tipo di esperienze è particolarmente sviluppato in quelle aree del paese caratterizzate da un maggiore dinamismo imprenditoriale e da una maggiore tradizione associazionistica degli operatori economici.

    Di questo obiettivo le grandi associazioni di categoria devono farsi carico, per promuovere forme sussidiarie del credito nelle realtà dove più difficile è il ricorso al credito tradizionale; non può non allarmare politicamente il fatto che la stragrande parte dei fondi di prevenzione all’usura riservati ai Confidi sia utilizzata nel centro-nord (vedi prospetto).

 

In una efficace politica di prevenzione un ruolo autonomo può essere svolto dagli enti locali ed in particolare dalle regioni.

E’ da prendere in considerazione l’ipotesi, già realizzata con tempi e modalità diverse da alcune regioni, di intervenire con norme regionali in questa materia. Ad esempio si può considerare un intervento mirato ad offrire:

1)                 un contributo per incrementare i fondi di garanzia dei Confidi e delle fondazioni;

2)                 un contributo a favore delle associazioni riconosciute per i costi di gestione delle stesse;

3)                 il finanziamento delle spese per la costituzione di parte civile;

4)                 l’assunzione dell’onere del 20% per i finanziamenti dei Confidi di cui al comma 2 dell’art. 15 della l. 108/96.

 

 

3.    Il regolamento sulla mediazione finanziaria

 

Esistono nel nostro paese innumerevoli soggetti che esercitano l’attività di mediazione creditizia senza alcun genere di controllo, e fra questi possono essercene alcuni che svolgono tale attività in maniera sospetta.

 

L’art.16, comma 2 della legge 7 marzo 1996, n.108 prevede che sia istituito un albo presso il Ministero del Tesoro, e che l’attività di mediazione o consulenza nella concessione di finanziamenti da parte di banche o di intermediatori finanziari possa essere svolta esclusivamente dai soggetti iscritti in tale albo. Si prevede che un regolamento del Governo specifichi il contenuto dell’attività di mediazione creditizia, nonché le modalità per l’iscrizione e la cancellazione dall’albo.

Si deve constatare che il regolamento, a distanza di 4 anni dalla legge, non è stato ancora adottato.

 

Il protrarsi della condizione di incertezza dovuta alla sua mancata adozione non può che rendere più difficoltosa l’azione di contrasto ai fenomeni usurai, dal momento che il regolamento in oggetto è condizione imprescindibile per la configurazione del reato di esercizio abusivo dell’attività di mediazione previsto dal medesimo art.16, comma 7.

 

Il Commissario ha scritto una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri ed ai Ministri competenti, sollecitandone la rapida adozione, e spiegando le ragioni di tale urgenza, poiché si è convinti che questo rappresenti uno strumento indispensabile per il controllo di questa attività che al momento è senza regole.

 

 

       Roma, 29 maggio 2000

 

                                                                           (Tano Grasso)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riepilogo finanziamenti ai Confidi ai sensi dell’art. 15 L.108/96 negli anni 1996, 1997, 1998 (210 miliardi)

 

 

NORD

REGIONE

NUMERO CONFIDI

FONDI ASSEGNATI

Liguria

9

£. 9.330.490.000

Lombardia

31

£. 27.224.380.000

Piemonte

19

£. 20.419.010.000

Trentino

5

5.424.740.000

Veneto

42

£.33.399.790.000

Friuli Venezia Giulia

3

£.2.410.680.000

TOTALE

109

£. 98.209.090.000

 

 

CENTRO

REGIONE

NUMERO CONFIDI

FONDI ASSEGNATI

Emilia Romagna

19

£. 18.134.780.000

Lazio

9

£.   8.251.300.000

Marche

12

£.   6.965.490.000

Molise

1

£.   1.741.030.000

Toscana

9

£.   6.441.960.000

Umbria

6

£.   4.025.670.000

Abruzzo

19

£. 14.011.430.000

TOTALE

75

£. 59.571.660.000

 

 

SUD

REGIONE

NUMERO CONFIDI

FONDI ASSEGNATI

Basilicata

11

£. 11.747.290.000

Calabria

11

£.   8.477.040.000

Campania

6

£.   7.226.470.000

Puglia

19

£. 14.024.420.000

Sardegna

5

£.   6.009.640.000

Sicilia

7

£.   4.734.390.000

TOTALE

59

£. 52.219.250.000

 

 

ATTIVITA’ DEL COMMISSARIO

MESE DI APRILE 2000

 

Rapporti con le Associazioni

 

 

10 aprile: Messina, riunione delle associazioni antiracket della Provincia di Messina, alla presenza del Prefetto

 

 

Iniziative sul territorio

 

7 aprile: Potenza, dibattito pubblico sui temi della lotta all’usura

 

 

Rapporti istituzionali

 

 

4, 6, 11, 13 aprile: Roma, sedute del Comitato di Solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell’usura

 

3 aprile: Palermo, incontro con il Prefetto

 

7 aprile: Potenza, Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica

 

Testo ospitato sul sito
http://www.antiracketusura.it/