SALUTO DEL SIG. MINISTRO

 

Un mese fa, esattamente il 2 dicembre 2000 a Scicli, una ridente cittadina del ragusano, ho vissuto una delle giornate forse più significative, anche dal punto di vista dell’emozione personale, di questo anno di lavoro come Ministro dell’Interno.

Quel giorno, insieme al Commissario antiracket ed antiusura Tano Grasso, alla presenza delle autorità locali e di tantissimi cittadini, donne e uomini della mia terra, ho assistito alla ripresa dell’attività produttiva di una piccola falegnameria industriale, incendiata dal racket delle estorsioni nell’agosto del 1999, come punizione pubblica nei confronti dei proprietari, i fratelli Ottavio e Nicola Sgarlata, i quali non avevano voluto piegarsi alla odiosa pratica del pizzo.

Se dovessimo cercare una sorta di slogan per riassumere la vicenda non potremmo che usare questo: “uniti si vince”, anche davanti alle organizzazioni criminali, a quelle apparentemente invulnerabili, sicuramente minacciose.

Quello di Scicli è un caso in qualche modo esemplare, un quadro composto da elementi concordanti e positivi: due imprenditori coraggiosi che non si piegano e denunciano i loro persecutori, che vengono arrestati; una comunità che reagisce in maniera compatta e solidale; le Autorità locali, a partire dalla Prefettura, che fanno il loro dovere con determinazione e vorrei dire con passione, senza fare mancare sostegno morale e materiale alle vittime.

Ma la ripresa dell’attività produttiva di quella falegnameria non sarebbe stata possibile senza due elementi fondamentali: il primo costituito da una buona legge, voluta fortemente dal Governo e votata dal Parlamento, richiesta dalle associazioni imprenditoriali e di categoria e soprattutto dal mondo delle associazioni antiracket; il secondo rappresentato dalla incredibile mole di lavoro svolta dal nuovo Comitato di solidarietà, aggiornato e reso più concreto ed operativo rispetto al passato dalla L. 44/99, presieduto dal Commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, Tano Grasso.

Questi dati saranno giustamente sottolineati da Tano Grasso, ma vale la pena di richiamarli: in appena un anno di vita il Comitato ha esaminato in 83 sedute quasi 1000 istanze, esattamente 959, ha erogato 26 miliardi e 700 milioni, circa 21 miliardi alle vittime di estorsione e 5 miliardi e mezzo ad imprenditori vittime di usura. Al riconoscimento per la qualità e la quantità del lavoro svolto dal Comitato, va aggiunta una nota non meno importante che riguarda la sua rapidità, sia nello smaltimento delle istanze pregresse, sia per l’ammissione di nuovi benefici.

E’ difficile immaginare un effetto sociale forte come quello ottenuto dallo Stato a Scicli senza la caratteristica della rapidità dell’istruttoria  dell’erogazione. In quel caso ad una istanza che era stata presentata il 3 febbraio del 2000, è stata data risposta positiva il 23 marzo ed emesso il decreto di pagamento il 30 dello stesso mese; il 2 dicembre, come detto, è ripresa l’attività produttiva. Io credo che il valore emblematico della ripresa dell’attività produttiva, per il segnale che viene dato alla comunità in cui questo accade, è una delle risposte più importanti che lo Stato possa dare.

Pur in presenza dei buoni risultati che sono stati richiamati e dei numerosi incoraggianti indicatori di reazione sociale, lo spirito che sottende questa prima Conferenza nazionale contro l’estorsione e l’usura non è, e non può essere, trionfalistico. Siamo coscienti che i fenomeni criminali di cui ci occupiamo rappresentano un problema aperto, come ci ricordano le statistiche; prestiamo estrema attenzione agli allarmi ed alle preoccupazioni fondate che sono state espresse da alcuni Procuratori generali in occasione delle inaugurazioni dell’anno giudiziario, perché non si può lasciare alcuno spazio a fenomeni criminali capaci di deprimere e di mettere in ginocchio l’economia pulita o di svuotarla dall’interno sino a farla diventare altro; e ciò è ancora più grave nel mezzogiorno dove le attività produttive sono fragili in molti casi.

La lotta all’estorsione ed all’usura per il Governo e per il Ministero dell’Interno resta una priorità; questa prima Conferenza nazionale è al tempo stesso un primo momento di bilancio ed un punto di partenza importante, nella consapevolezza che bisognerà ancora procedere lungo la strada tracciata negli ultimi anni. Il riconoscimento va comunque innanzi tutto alle associazioni antiracket ed antiusura sorte ovunque, di cui Tano Grasso è stato animatore infaticabile prima che Commissario.

Ma naturalmente vorrei sottolineare un elemento: dai dati statistici risulta evidente che laddove è più alta la presenza delle associazioni antiracket, cresce visivamente il numero delle denunce che vengono presentate: nella sola Sicilia orientale, nelle quattro province di Messina, Catania, Siracusa e Ragusa, dove l’associazionismo sostanzialmente è nato, vengono presentate il 13% delle denunce dell’intero territorio nazionale.

Le Prefetture stanno svolgendo un ruolo molto importante, spesso e mi auguro sempre di più, con un crescente interesse da parte delle associazioni imprenditoriali, che sono un protagonista indispensabile di questo nuovo percorso, e naturalmente le Fondazioni ed i Confidi.

Le forze di polizia e la magistratura hanno ottenuto risultati importanti nell’attività di prevenzione e di repressione dell’usura e del racket, soprattutto quando hanno potuto contare sulla collaborazione delle vittime, che resta indispensabile.

Un solo dato: nel 1999 il numero delle denunce presentate nell’intero territorio del Paese è stato di 3704 (è uno degli anni in cui sono state presentate il maggior numero di denunce); ma il dato che mi preme sottolineare è che quando c’è la denuncia, nella stragrande maggioranza dei casi, vi è il risultato positivo delle indagini: su 3704 denunce presentate, abbiamo registrato un 75%  di riscontro positivo delle indagini; quando c’è la denuncia, la capacità di individuazione da parte delle forze di polizia e della magistratura mi pare adeguata.

Vorrei anche io ricordare in questo momento la figura di un uomo forte e di un imprenditore coraggioso, Libero Grassi, che, come Pina sa, è stato per me amico ed esempio; il suo assassinio avvenne in un momento storico nel quale la sensibilità e la risposta degli organi dello Stato e della stessa società non erano certo quelli di oggi. Ma quell’evento è servito a farci capire la direzione nella quale bisognava andare per scongiurare altri di quei terribili sacrifici: anzitutto evitare alle vittime dell’estorsione e dell’usura la condizione devastante della solitudine e dell’isolamento; in secondo luogo fornire la certezza che denunciare conviene oltre che sotto il profilo morale anche dal punto di vista dell’attività che si svolge, che c’è un percorso che consente di riparare il danno subito, con procedure snelle e veloci e così tornare a vivere e a lavorare. Il meccanismo attivo e concreto della solidarietà verso le vittime è giustamente al centro della campagna di comunicazione che l’Ufficio del Commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, in pieno accordo con il Ministero dell’Interno, ha avviato da alcune settimane. Il messaggio che lo accompagna è forte e chiaro: stare con noi, dalla parte dello Stato, della legalità, dell’economia pulita e non compromessa, conviene più che stare con “loro”; oggi si tratta di una possibilità effettiva, non di una scelta moralmente valida, ma perdente.

Va sradicata, attraverso le garanzie e i percorsi individuati dalla legge, la convinzione che si possa non denunciare, che si possa in qualche maniera controllare un meccanismo criminale invece perverso ed inarrestabile, il quale, nel caso specifico dell’usura, si presenta talvolta con caratteristiche per così dire oleografiche, da fenomeno quasi innocuo, comunque non criminale; la realtà, come sappiamo, è del tutto diversa, se alcune relazioni di inaugurazione dell’anno giudiziario ci dicono che l’usura è diventata un canale privilegiato per il riciclaggio di denaro sporco da parte delle più grandi organizzazioni mafiose. Il nostro impegno dovrà andare nel futuro sempre più nel senso anche della prevenzione, mi riferisco non solo alla generale attività delle forze di polizia, ma anche, per quanto riguarda specificamente il reato di usura, alla possibilità per le vittime di non fare necessariamente ricorso ai canali usurari quando tutte le porte appaiono chiuse. Per ottenere questo risultato è necessario innanzitutto il potenziamento dei fondi destinati alla prevenzione. Proprio la settimana scorsa ho firmato il decreto, che la legge finanziaria 2001 mi autorizza a firmare (e questa mattina anche il Ministro del Tesoro lo ha controfirmato), con cui sono stati destinati 100 miliardi al fondo per la prevenzione.

L’impianto fondamentale delle leggi vigenti era e resta valido, ma  questo non toglie che la prova dell’esperienza, specie nell’ultimo anno, abbia suggerito la necessità di alcune innovazioni ed integrazioni. Dagli interventi numerosi ed autorevoli previsti in questa Conferenza nazionale, sono certo che verranno indicazioni preziose per tutti.

Qui si gioca una battaglia decisiva sul piano della legalità; questo primo appuntamento con la presenza del Signor Presidente della Repubblica, con il lavoro sin qui svolto, l’impegno del Ministero dell’Interno, delle Autorità periferiche, i Prefetti, le forze di polizia,  l’impegno della magistratura, della Commissione antimafia, tutti questi mi sembrano elementi rivelatori di un approccio sempre più deciso e determinato. Credo che questa prima Conferenza nazionale sia un momento importante della svolta del sistema Paese rispetto a questo delicata e complessa vicenda.