È ormai chiaro a chiunque sia stato protagonista nella lotta contro l’usura che, per vincere questa battaglia, è indispensabile che le vittime non siano lasciate sole o si sentano senza protezione: il piccolo esercizio che riapre è un risultato straordinario che vale mille parole.

Credo che questa Conferenza abbia chiaramente dimostrato il cambiamento culturale ed il rinnovato impegno che si è espresso nella collaborazione fra le istituzioni e la società civile; occorre, però, che questo impegno si esprima con continuità e coinvolga fasce sempre più ampie di cittadini, creando e sostenendo su tutto il territorio una fitta rete di iniziative in grado di fornire un efficace canale di ascolto e di aiuto per chi si trova in difficoltà. Bisogna, inoltre, utilizzare appropriati strumenti di comunicazione per informare sulle possibilità di essere aiutati ad ottenere protezione, perché queste opportunità oggi più che nel passato, costituiscono una realtà operante.

Sono stato colpito dall’intervento di Pina Grassi in apertura dei nostri lavori. Libero Grassi, diventato un simbolo, è stato ucciso perché lasciato solo: non ha trovato quella rete protettiva che, forse, avrebbe potuto salvarlo. Sono convinto che quando una vita è spenta dalla violenza il sacrificio è enorme e non ripagabile; tuttavia, la coraggiosa battaglia condotta da Libero Grassi non è stata vana ed il suo esempio è stato seguito da altri: in 10 anni abbiamo assistito ad un aumento significativo di denunce, di associazioni, di protagonisti. Da questo impegno, che ha coinvolto privati ed istituzioni, sono nate buone leggi e questa stessa iniziativa, che dobbiamo ad un altro protagonista come Tano Grasso, forse non ci sarebbe stata.

A dimostrazione di quanta strada sia stata fatta nella battaglia contro l’usura, voglio portare una mia lontana esperienza personale. Alla fine del 1991 quando divenni Presidente della Regione Toscana, avvertimmo alcuni segnali che ci spinsero ad un maggiore impegno sul fronte del racket ed dell'usura ed alla  consapevolezza della necessità di un rapporto più stretto con i cittadini affinchè si costituissero quegli anticorpi nella società civile in grado di fronteggiare la criminalità organizzata. Abbiamo fatto molta fatica a realizzare le iniziative che ci eravamo proposte perché non veniva capito il ruolo importante che la regione poteva svolgere su questo fronte. Se non ci fosse stato il sostegno della magistratura e delle forze dell’ordine, quelle leggi e quelle delibere non avrebbero avuto buon corso.

Da allora la consapevolezza di questi problemi è profondamente cambiata, si è creato un diverso clima culturale e, in questa legislatura, sono stati elaborati strumenti importanti. Anche nella recente legge finanziaria sono contenute misure sicuramente utili, come, ad esempio, la rimessione in termini per la presentazione delle domande al Fondo e la trasformazione dei mutui da quinquennali a decennali.

Vi è stata poi una campagna di informazione, organizzata dal Commissario in collaborazione con il Dipartimento per l’editoria della Presidenza del Consiglio, che ha avuto esiti incoraggianti con riscontri positivi del lavoro fatto.

Dai dati illustrati dal Commissario è emerso un primo significativo risultato: al call-center sono giunte più di 21.000 telefonate ed il servizio è stato ulteriormente potenziato.

Le segnalazioni di casi di usura confermano una diffusione del fenomeno su tutto il territorio nazionale e i motivi sono facilmente immaginabili: in primo luogo le difficoltà economiche in cui incorrono imprese e famiglie; la paura, causa di queste difficoltà, di cadere vittima degli usurai e quindi, la necessità di uscire dall’isolamento. Il servizio ha rappresentato una sponda a questa solitudine, e questo possiamo considerarlo il primo importante risultato della campagna di informazione messa in atto.

L’efficacia di questo impegno ha poi avuto un riscontro nella capacità di risposta, consistita nel coinvolgere, dopo la richiesta di aiuto, i soggetti presenti sul territorio; gli utenti vengono orientati sulle fondazioni, sulle associazioni, sui confidi, sulle Prefetture. Il problema che ci troviamo di fronte è, a questo punto, quello di riuscire a coprire tutto il territorio nazionale con queste attività di sostegno: se riuscissimo ad estendere in modo capillare ed uniforme questi servizi, conseguiremmo un successo importante. In questa battagli di legalità è inoltre indispensabile coinvolgere il sistema regioni/autonomie locali/scuola, che devono diventare le protagoniste di un rapporto fra pubblico e privato in cui l’educazione alla legalità costituisce uno dei presupposti fondamentali.

Altro elemento importante è costituito dal credito. Ieri il Governatore della Banca  d’Italia ci ha spiegato che grazie alla riduzione del costo del denaro ottenuta negli ultimi anni, è possibile generalizzare i trattamenti agevolati riservati ai clienti migliori.

A mio parere è inoltre indispensabile ripensare il sistema delle garanzie per rilanciare sul territorio una efficace politica del credito a sostegno di quelle iniziative che presentano requisiti di validità e realizzabilità; nelle regioni esistono spazi, che bisogna utilizzare, per potenziare il “microcredito” e  sostenere il credito soprattutto per i giovani offrendo garanzie ed aiuti anche per la concessione di mutui.

Vorrei chiudere il mio intervento ribadendo la necessità di impegnarci tutti insieme, pubblico e privato, associazioni ed istituzioni, per una battaglia di legalità e solidarietà che non può non coinvolgere anche la scuola, la quale è chiamata ad educare tutti i cittadini su una base di valori condivisi e convissuti, di cui la legalità e la responsabilità costituiscono elementi essenziali.

 

Vannino Chiti

Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio