Come presidente della Commissione antimafia penso di aver collocato, in modo abbastanza corretto, vari fenomeni criminali sui quali  ho avuto occasione di lavorare. Il più difficile, il più complicato, quello per il quale sento di aver prodotto meno risultati, è quello dell’usura.

Il fenomeno non si presenta in forme omogenee sul  territorio nazionale e, se si può parlare di una questione nazionale, sarebbe sbagliato collocarlo dentro un unico sistema: siamo di fronte a vicende assai diverse.

Non c’è dubbio, che l’usura ha una particolare amplificazione nelle aree in cui è forte la criminalità organizzata, sia nelle sue forme più note e studiate, sia in quelle meno conosciute. In queste zone l’usura esercita un ruolo rilevante. La mafia, la camorra, l’ndrangheta operano un controllo del credito non quantificabile, ma a mio avviso straordinario e molto più rilevante di quello che immaginiamo.

L’esercizio di un ruolo nell’erogazione di linee di credito, nella determinazione dei tassi, nella pratica anche di abbuoni, o  nelle forme di irrigidimento dei tassi iniziali pattuiti, corrisponde a un pezzo del potere di comando che la criminalità organizzata esercita sul territorio. Come per esempio il principio fondante dello Stato, che può imporre le tasse e chiunque le paga ha il diritto alla rappresentanza. Nei territori in cui la criminalità organizzata ha il controllo, il potere di intervenire su questioni di questa natura fonda il proprio ruolo e la propria legittimazione, come forma di governo occulto del territorio.

L’usura ha un enorme potere: quello di prestare soldi a chi non è in grado di ottenerli dalle banche e di “aiutare” chi è nei guai con la propria attività. Ciò significa riporre nella cassaforte della paura, la sua vocazione a collaborare con il proprio persecutore. Questo è il meccanismo che rende tutto difficile e che ha reso complicato anche il nostro lavoro. Siamo riusciti a trovare collaboratori di giustizia che hanno raccontato cose tremende sulla storia della criminalità organizzata, ma è difficile, salvo rare eccezioni,individuare un cittadino oppresso dall’usura, disposto a raccontare con la stessa precisione e con la stessa determinazione, la propria storia.

 

Perdere una quota del 20 o del 30% del capitale accumulato con attività illegali è considerato un rischio normale per chi deve riciclare denaro sporco. Insomma, mettere in conto che c’è una quota di capitale a rischio sembra essere del tutto  usuale.

Qui siamo di fronte a un caso diverso. Si tratta di  un investimento i cui capitali arrivano da attività illecite. Soldi trasferiti in un settore, quello dell’usura, dove viene moltiplicato il valore della somma con un processo esponenziale e con un livello di collaborazione fra vittima e carnefice incredibile. Un meccanismo diabolico che è capace di rendere fortune eccezionali.  Ci sono fenomeni di arricchimento che nascono in realtà territoriali per le quali il fisco dovrebbe interrogarsi , soprattutto sulla ragioni che determinano una crescita di  fortune improvvise. In alcune zone, questi fenomeni hanno una sola origine: tutti ne  parlano ma non si riesce a trovare il filo per avviare uno straccio di attività giudiziaria.

Il secondo problema è costituito dal ruolo degli interessi praticati dal sistema creditizio tradizionale. Se non ci fosse stato l’intervento di Fazio a questo convegno saremmo stati accusati di avere qualcosa di irrisolto con il sistema bancario. Il governatore è stato però esplicito, ed é arrivato perfino a ipotizzare un differente livello di interesse tra alcune aree del nord e altre del sud. E dunque, dire che una banca può praticare un tasso di interesse più basso, per chi ha già un costo del lavoro maggiore è un’affermazione di cui colgo tutto il coraggio e il valore innovativo. Penso  che questo sia un risultato importante. Bisogna evitare che una volta finito il convegno, cada il silenzio su queste riflessioni.

Anche quello dell’usura è un mercato clandestino, ma accessibile a tutti. C’è sempre un amico che ti indica una persona che ti può “aiutare”. Salvo casi particolarmente drammatici, gli interessi praticati sono poco distanti da quelli definiti istituzionalmente. La differenza tra il tasso praticato dall’usuraio in molte zone del Paese e quello applicato dalla banca non è eccezionale. Talvolta finiamo per considerare normale interessi del 500%. Spesso apparentemente il tasso richiesto é molto simile a quello applicato dalle banche e in più non è necessario esigere titoli, rispondere a domande o esibire documenti.

Se lo Stato,  il sistema creditizio e gli organi di controllo non riescono a separare i segmenti legali del sistema creditizio da quelli illegali, allora la battaglia diventa dura e l’usura  rischia di prendere il sopravvento. Il Governo è chiamato a riflettere sulle parole del Governatore Fazio: la possibilità che possano esistere tassi di interesse diversificati per zone è una novità importante.

Non si consideri il mercato finanziario del nostro Paese come  tutt’uno, perché le cose non stanno così.

Voglio fare una riflessione sull’affermazione  che l’usura verrebbe alimentata anche dall’investimento che molti fanno sui giochi di Stato, il lotto e altro. So che non c’è nulla di dogmatico nell’affermazione del rappresentante della CEI e non c’è nulla di dogmatico nel mio atteggiamento di scetticismo nei confronti di questa affermazione, però le affermazioni hanno bisogno di avere riscontri. Se fosse vero si dovrebbe concludere che se c’è un crollo delle giocate c’è anche un crollo dell’usura. Noi abbiamo registrato una flessione delle giocate nel 1999 e nel 2000 principalmente causato da una diffusione spaventosa dei videopoker (perché tanto più è alto il livello di investimento in questo gioco tanto più si riduce la quantità di denaro da investire in altro) e dalla mancanza dei numeri che , nel lotto,  hanno “ritardato”. A ciò, però,  non ha corrisposto un crollo dell’usura.

Penso che i vescovi dovrebbero unire la propria voce a quella del Governatore Fazio nel chiedere che le banche abbiano un atteggiamento  diverso su questo tema.

La terza osservazione riguarda il contesto culturale dentro il quale si manifesta il fenomeno.  Una volta Guido Carli, lasciata la Banca d’Italia e la Presidenza di Confindustria, diventò ministro del governo e partecipò a una trattativa sindacale. Durante la pausa dell’incontro, tenne a un gruppo di sindacalisti (io ero fra questi) una piccola lezione sul saggio di interesse. Parlò del tasso  nella tradizione musulmana, dicendo delle cose che per noi suonavano addirittura rivoluzionarie. Ne ignoravamo l’esistenza perché pensavamo che l’unica religione che avesse un bel rapporto con questo tema fosse quella di Abramo. Invece, Carli ci spiegò la differenza tra la cultura islamica, quella ebraica e quella cattolica. Tre culture che avevano enormi difficoltà  a individuare regole.  L’Islam aveva risolto il problema proibendo la possibilità di fissare tassi di interesse, tanto che per loro le uniche banche che funzionavano erano quelle occidentali anche se recentemente è comparso un istituto di credito arabo. Dietro questa riflessione c’è il problema del difficile rapporto fra la società e il denaro e fra chi gestisce i soldi e coloro che ne hanno bisogno.

 

Penso che questo sia un grande tema  cui devono dare un grande contributo le autorità religiose e la politica. Sono convinto che il movimento che ha fatto dell’usura uno dei temi di impegno civile ha conosciuto solo una fiammata e molti arretramenti. È vero che nella fiammata c’era l’impegno di persone che ci hanno messo  coraggio ma o riprendiamo il percorso e armiamo la società civile di qualche argomento in più per affrontare questo tema,  o la battaglia è fra ciò che ci appare chiaro in questa sala e il mondo clandestino che è sempre più potente. Prima che quest’ultimo prenda il sopravvento è necessario mettercela tutta per vincere una battaglia di civiltà.

 

 Ottaviano Del Turco

Ministro delle Finanze