E’ stato detto giustamente che il primo passo deve venire dall’associazionismo: se si è soli si perde, se si è insieme c’è la possibilità di vincere. A questo principio la Confcommercio da molti anni a questa parte, va ispirando le proprie iniziative.

Oggi la Confederazione è impegnata sia a fare cultura sulla base, sia a sollecitare l’impegno dei soggetti istituzionali; posso citare come iniziative più recenti la campagna di comunicazione “diamo fuoco all’usura” e l’iniziativa del crime day.

Il giro d’affari del business di usura e racket può essere stimato intorno ai 45.000 miliardi. I fenomeni sono difficilmente identificabili, sono sempre più interconnessi tra loro e sono diventati una testa di ponte per l’infiltrazione della criminalità nell’economia legale.

Stiamo anche assistendo ad un mutamento di strategia della criminalità organizzata. Non si occupa più direttamente del momento dell’estorsione e del rapporto diretto con le vittime: queste attività vengono terziarizzate, secondo un modello preso dalla società post-industriale. I soggetti che sono a contatto con le vittime sono secondari, non hanno collegamenti, c’è una rete per cui se cade una maglia le altre non ne sono toccate: deve esserci da parte nostra consapevolezza di questo e l’uso di strategie opportune per poterla contrastare.

Anche la categoria degli usurai è abbastanza variegata: da quelli che sono vicini alle attività malavitose, ai colletti bianchi, insospettabili, a quelli specializzati nella gestione illegale della compravendita di titoli. C’e il prestito a strozzo classico e i prestiti esosi a cui ricorrono le aziende, le piccole imprese, quando non possono avere accesso al mercato bancario.

È stato ricordato che il problema più grave è l’isolamento, perché accresce la “connivenza” fra vittima e carnefice, perché alla vittima, non avendo attivato altri canali, rimane solo l’usuraio.

Per quel che riguarda il racket ultimamente si è vista una maggiore disponibilità a reagire. Tenendo conto di quanto detto e parlando in termini propositivi, il nostro contributo è innanzitutto di conoscenza, perché dovendo sconfiggere un fenomeno, questo deve essere ben conosciuto ed analizzato. Le istituzioni preposte al contrasto sono collegate sempre di più: è auspicabile la costituzione di una banca dati da aggiornare nel tempo ed accessibile a tutti i soggetti impegnati per ricostruire la situazione dei fenomeni a monte dell’attività criminale, uno strumento conoscitivo comune, che posa dare le informazioni a chi di dovere.

Fondamentale è poi l’intervento sul territorio: è chiaro che da parte delle potenziali vittime deve crescere la cultura dello stare insieme, dell’associazione, dall’altro lato deve essere sempre maggiore la disponibilità di chi deve contrastare il fenomeno ad ascoltare in modo attivo le persone a rischio.

Ci vuole una opportuna specializzazione delle forze dell’ordine, che possano dare l’impressione di un nuovo sistema di ascolto, ci sono segnali che questo sta avvenendo, ma questa attenzione deve essere intensificata.

Infine c’è bisogno di maggiori stanziamenti e sempre più accessibili per potere ripagare le vittime dell’usura e per dare loro la possibilità di potersi reinserire nell’economia legale.

È importante la maggiore sensibilità che possono avere le banche nei confronti di questo fenomeno. Noi sappiamo che il nostro sistema dei confidi garantisce, con i propri fondi rischi, 3500 miliardi di crediti bancari, indirizzati verso le piccole imprese. Ma non è tutto: ci sono i fondi dell’art.15 della legge 108 che coprono circa l’80% della necessità di finanziamento di un soggetto a rischio; a volte non basta perché le banche ad un soggetto a rischio hanno difficoltà a concedere il credito. Con piacere abbiamo sentito le indicazioni del Governatore Fazio rivolte alle banche perché mostrino una maggiore sensibilità al tema e favoriscano l’accesso al credito come strumento di prevenzione del fenomeno dell’usura.

Questo può segnare un effettivo passaggio da una situazione, che possiamo definire di “cabotaggio”, ad una politica efficace e consapevole del sistema bancario.

Anche le Regioni possono in questo campo svolgere una funzione decisiva. Possono dare quel contributo che serva a coprire, associato ai fondi dei confidi, il 100% dei finanziamenti aiutando in modo definitivo i soggetti più deboli e maggiormente esposti al rischio.

 

 

Gervasio

     Confcommercio