Grato per l’invito ricevuto a partecipare a questa Prima Conferenza Nazionale contro l’usura e l’estorsione, esprimo a tutti i presenti il saluto cordiale della Conferenza Episcopale Italiana e del suo Presidente Cardinale Camillo Ruini.

Mi domando che cosa possa io dire in questo momento, evitando da un lato le mere formalità e non pretendendo, dall’altro, di sostituirmi alla competenza guadagnata sul campo con cui interverranno nel pomeriggio Mons. Alberto D’Urso e Padre Massimo Rastrelli.

Potrebbero forse risultare non prive di utilità tre semplici annotazioni, concernenti in particolar modo l’usura.

1. Il diffondersi quantitativo del fenomeno è indubbiamente il prodotto di concrete congiunture sociali, economiche, finanziarie, ma è anche il segno di una grave crisi della coscienza morale, personale e comunitaria.

Ambedue i profili meritano di essere approfonditi, scavando alle radici per prospettare i rimedi più efficaci. E’ certamente positivo quello che si è già fatto in questi anni, con la testimonianza e l’impegno di chi ha creduto nella necessità di scrollarsi di dosso ataviche passività; soprattutto è da apprezzare che lo sforzo veda impegnate insieme le espressioni creative della società civile e le istituzioni pubbliche responsabili. Anche la C.E.I. desidera attestare apprezzamento e incoraggiamento per in tipo di intervento che non si limita alla deplorazione sdegnata o alla rassegnata descrizione dei fenomeni, ma si traduce in indirizzi concreti e condivisi.

2. Nella prospettiva indicata non si può eludere la questione dei valori e della formazione delle coscienze.

E qui tutti siamo chiamati in causa, perché certi modi di sentire e certi stili di vita ci attanagliano quasi insensibilmente, rischiando di farci oggettivamente corresponsabili.

Non è facile vivere in una società affluente mantenendo una vera sobrietà e una forte liberà interiore; che se poi un’azione martellante a livello di comunicazione sociale e di pubblicità presenta discutibili modelli di vita e fa dell’effimero e del superfluo un’esigenza, è forte il rischio di perdere il senso delle misure e di avventurarsi in strade senza ritorno.

  Urge perciò riproporre con limpida chiarezza alcune convinzioni fondamentali:

· il denaro è sempre un mezzo, mai può essere un fine;

· la fonte del denaro non può che essere un onesto lavoro, non una posizione di rendita perversa;

· del denaro occorre fare uso responsabile, rifiutandosi a tentazioni speculative e a scelte azzardate;

· la dedizione a un lavoro onesto e competente, anche se non appariscente, è la ragione e il presidio della vera riuscita di una persona a livello individuale e sociale;

· neppure presunte ragioni di regolato contenimento dei fenomeni o, peggio, di incremento di pubbliche finanze possono giustificare la diffusione legalmente promossa del gioco, della fortuna, dell’azzardo: se è vero che durante la legislatura che va al tramonto sono state presentate proposte per l’apertura di ben 85 “casinò”, c’è davvero da pensare sulla confusione dei valori e sulla contraddittorietà degli indirizzi che si perseguono;

· la cultura della legalità deve presiedere, senza peraltro necessariamente contrapporvisi, a quella dell’intrapresa e alla legittima ricerca del profitto;

· la persona umana dev’essere sempre rispettata e promossa nella sua dignità e libertà nel concreto contesto di vita quotidiana;

· l’associazionismo animato dai valori di solidarietà è fermento da incoraggiare, garanzia da sostenere, bene sociale da promuovere;

· l’educazione al primato dei valori spirituali merita un impegno convinto e condiviso, a cominciare dalle stesse famiglie.

 

3. L’incontro tra i valori proposti e l’esperienza di vita non sempre avviene nel segno della positività, e può conoscere debolezze, inganni, sconfitte, disperazioni.

Occorre allora stare accanto alle persone nella concretezza delle situazioni di vita; soprattutto prevenire consigliando e accompagnare sostenendo chi è più esposto o più provato in prima persona e nella propria famiglia. E’ compito di tutti; ma molto possono fare in proposito soprattutto le associazioni e le fondazioni.

La Chiesa cattolica nel nostro Paese sta incoraggiando il formarsi specialmente delle Fondazioni antiusura, con l’intento di giungere a farne nascere almeno una per ciascuna regione, collegata possibilmente con altre presenti nelle principali Diocesi. La Chiesa può far conto sulla sua tradizionale diffusione capillare in tutto il territorio: se preti illuminati e coraggiosi e laici competenti e generosi uniscono le forze, coinvolgendo la rete delle nostre parrocchie (sono 24 mila in Italia), potrebbero davvero venirne risultati preziosi, sia in termini di riscatto sia in termini di educazione e di prevenzione.

  La mia presenza a questa prima Conferenza nazionale vuole testimoniare una realtà già operante e assicurare un impegno che intende crescere, in dialogo e in collaborazione costruttiva con tutti coloro che credono in questa grande causa di giustizia e di solidarietà.

 

                                              Mons. Attilio Nicora

Presidente della Commissione Episcopale

della C.E.I. per i problemi giuridici