Le Fondazioni antiusura operano per liberare dall'abbraccio usuraio le vittime dell'usura. Lo fanno  con la formazione delle coscienze alla responsabilità formulando e diffondendo una pratica cultura antidebito verso un responsabile uso del denaro. Lo fa anche garantendo prestiti.

La esperienza delle Fondazioni sperimenta ogni giorno che è possibile "vaccinare" le persone e le famiglie contro il facile indebitamento irresponsabile e perverso, e quindi contro l'usura.

Ma l'usura è anche un vasto fenomeno di massa e sopratutto come tale deve essere oggetto di attenzione e di provvedimenti da parte dello Stato. Le Fondazioni Antiusura pensano che anche come fenomeno di massa l'usura può essere contrastata ed annientata.

Lo dicono tutti e tra gli altri lo ha detto oggi stesso il Governatore della Banca d'Italia. Le Fondazioni condividono questa certezza. Annientare l'usura non solo è necessario, ma è anche possibile. Ma detta possibilità è strettamente condizionata. E la condizione che bisogna realizzare per combattere ed annientare l'usura è che tutti facciano la loro parte, e lo facciano in tutto, sempre e senza "distrazioni".

Questa è la convinzione più necessaria da far prevalere, che deve essere fatta propria da ciascuno e che deve essere generalizzata nella coscienza di tutti o almeno di molti, affinché l'usura possa essere vinta e sia vinta di fatto.

Lo debbono capire e volere le persone, le famiglie, le scuole e i formatori di opinione pubblica e dei costumi: lo debbono far capire la Chiesa nella formazione delle coscienze, le sentenze dei giudici che debbono fare la parte loro nel senso giusto, le fonti di informazione di massa nei messaggi che danno, le leggi del Parlamento e gli atti di Governo nella forza che hanno di formare costumi attraverso le azioni che rendono obbligatorie.

Lo debbono sentire gli uomini, anche delle Istituzioni e delle Amministrazioni, a tutti i livelli.

Lo Stato ha certamente cominciato a fare. Ha fatto con la legge 108/96 e 44/99. La Legge 108/96 rappresenta un impegno dello Stato veramente, non solo importante, ma basilare. Quella legge fonda l'azione antiusura dello Stato, sui versanti sia della prevenzione, sia della repressione.

La scelta di fissare il tasso di usura, non condivisa da alcuni, a giudizio delle Fondazioni deve essere tenuta ferma, perché necessaria a stabilire quel diritto certo, necessario alla tutela delle parti deboli.

Lo Stato ha certamente fatto la parte sua con la istituzione del Commissariato antiusura e antiracket, molto benemerito particolarmente per opera del Commissario On. Tano Grasso.

Lo ha fatto oggi stesso, con la firma, da parte del Ministro dell’Interno Bianco e del Ministro del Tesoro Visco, del decreto previsto dalla ultima legge finanziaria, che rende disponibile il rifinanziamento del Fondo di prevenzione secondo l'art. 15 della legge 108/96.

Ci è doveroso esprimere ringraziamento per quanto il Commissario On. Tano Grasso e i detti Ministri hanno voluto fare in questo adempimento, e per la sollecitudine che hanno mostrato nel progettare e nel disporre il detto finanziamento.

  Ma lo Stato può e deve fare di più. Lo hanno detto oggi tutti i relatori, con onesta ed apprezzabilissima coscienza obiettiva e non propagandistica. Lo ha detto lo stesso Commissario.

Il cancro è tale male, che, o lo si toglie tutto, o lo si fa vincente.

E l'usura ed il racket sono terribile cancro.

Ogni sottovalutazione di questa sua natura maligna sarebbe, non contro l'usura, ma sarebbe a favore dell'usura.

Pertanto anche lo Stato deve fare la parte sua e deve farla interamente.

Per questo le Fondazioni applaudono per quanto lo Stato fa, che valutano essere non solo qualcosa, ma essere anche molto. Tuttavia anche quel molto non è tutto; non è quel tutto che è necessario fare continuamente e dappertutto.

Per questo crediamo di dover elencare alcune necessità, a cui bisogna provvedere e che ci sembrano di assoluta priorità:

         Bisogna equiparare racket ed usura nel rimediare ai danni dell'una e dell'altra. Come per il racket è stato previsto e disposto, non il prestito ma la elargizione, anche per la famiglia, in ben precise situazioni disastrose, deve essere disposta la elargizione per riparare ai danni dell'usura come si ripara ai danni del racket.

         Parimenti, bisogna considerare adeguatamente, non solo la impresa, ma anche e sopratutto la persona e la famiglia, che ontologicamente sono fattori e sostrato primo della società e della civiltà.

         Bisogna rifinanziare la legge antiusura, non solo nell'art. 14, ma, anche ed ugualmente, nell'art. 15: quello che consente di rendere operativa quella prevenzione, che a riconoscimento di tutti, è parte, non ultima, del migliore dispositivo della legge antiusura 108/96.

         Bisogna rifinanziare la legge 108/96, mettendola a regime di rifinanziamento automatico di anno in anno, e non a discrezione delle leggi finanziare annuali.

         E bisogna anche riflettere sulla reale portata del rifinanziamento. Bisogna domandarsi se 30 soli miliardi annuali, possano ritenersi, non dico adeguati, ma minimamente capienti per fare qualcosa  di veramente significativo, se si tiene presente non il caso particolare e la salvezza di persone e famiglie, ma il numero elevatissimo ed in crescita di famiglie vittima dell'usura, che ultimi dati, certo inadeguati, danno a livello di circa un milione di famiglie, senza contare le imprese. Si deve inoltre tenere presente che le sole Fondazioni antiusura regionali sono ben 25. E bisogna aggiungere le Fondazioni provinciali e le Associazioni che si stanno costituendo numerose ed attive su tutto il territorio nazionale.

         Se è doveroso che ciascuno faccia il suo e lo faccia totalmente, crediamo che si deve rendere coerente al fine antiusura tutta la legge ed tutta l'azione di governo, affinché non si incentivi con una mano l'usura, mentre con l'altra  si cerchi di prevenirla o di sanarla.

         Dobbiamo dire che abbiamo già dolorosi riscontri di umane tragedie a causa della febbre del gioco, organizzata per legge e propagandata ossessivamente anche dalla emittente di Stato, nei tempi di massimo ascolto. Ci addolora quello che accade e ci spaventa quello che accadrà certo, quando sarà dato avvio ad altri giochi di massa, progettati per entrare nella vita delle casalinghe e dei pensionati anche di minimo reddito, che se giocheranno, non si limiteranno certo alla innocente giocata di 3.000 lire.

         Auspichiamo, inoltre, che la presente legislatura, che si avvia al suo termine naturale, voglia portare all'ordine del giorno la proposta di legge presentata alla Camera a firma dell'allora On. Pecoraro Scanio.

Detta proposta, nella più assoluta salvaguardia da ogni insolvenza, darebbe possibilità alle banche di farsi vicine alle persone e famiglie più povere, in vista di obiettive e impellenti necessità, quali cure sanitarie, sfratti, decessi, incidenti, multe. La detta legge, distinguendo prestiti di investimento dai prestiti di soccorso, consentirebbe, senza oneri per le banche e garantendo queste di totale e tempestivo rimborso, di aiutare in massa i bisognosi, con prestiti di cinque, dieci, e massimo quindici milioni.

         Il debito per i poveri è male che uccide. Sarebbe auspicabile, che, anche in Italia, si provveda a prevedere e a regolamentare il fallimento familiare, analogo a quello previsto per le imprese.

10°       All'impegno antiusura necessita l'impegno della famiglia, della scuola, della chiesa pastorale, e della magistratura, che deve essere aiutata a individuare e a provare nei fatti,  il reato di usura, che tende a vestirsi di legalità, anche con la complicità di qualificati studi professionali. Bisogna anche ridurre i tempi processuali e porsi una domanda sui costi processuali, necessari al buon andamento dei  processi. Anche per questo le Regioni dovrebbero rendere disponibili fondi, affinché le stesse Fondazioni ed Associazioni se ne facciano carico.

11°       Chiediamo che dovendo apportare  miglioramenti alla legge, lo si faccia prevedendo adeguati tempi di audizione delle parti civili impegnate e competenti.

12°       Infine l'usura ed il racket sono fenomeni che, a monte, non sono sopratutto economici e finanziari. Sono soprattutto un fatto morale e culturale. La immoralità si cura educando alla moralità le coscienze. La Cultura si promuove mediante contatti e rapporti interpersonali. Questi chiamano in gioco persone, doti morali e culturali, capacità di impatto affettivo, efficace al fine di tirare fuori dalle paure e dalle emarginazioni frustranti che sono all'origine di quell'isolamento, che porta la vittima dell'usura a soggiacere e a soccombere.

13°       Per completare il quadro delle inderogabili urgenze, che più si avvertono, dobbiamo dire una breve parola su due fatti che costituiscono problema: i protesti e la occupazione.

Per i protesti bisogna riflettere su due fattori di patente ingiustizia.

Nei protesti si fa di tutt'erbe un fascio, senza distinguere insolvenze per disguido o per momentanea incapacità finanziaria da insolvenze progettate, volute ed erette a sistema. La esclusione dal prestito bancario è una effettiva condanna a morte finanziaria, per chi subisce il disastro di un primo protesto.

Il protesto in più non è una pena stabilita da legge, ma una prassi indotta da comportamenti bancari di banche che hanno, fino ad oggi, creduto di avere il diritto, ma non il dovere di concedere il prestito, anche in caso di richiedente, meritevole pur se bisognoso.

14°       Guardando ai problemi della occupazione crediamo che vadano smascherate e non propagandate le scuse campate e teorizzate, per non assumere gli impegni che competono a ciascuno. Riteniamo che tutti i discorsi che oppongono trasferimenti al Nord di lavoratori disoccupati, e impianto di imprese al Sud, per produrre dare lavoro, sono scuse che debbono essere superate. È facile vedere che dette esigenze, non sono antagoniste, ma complementari. Si portino al Sud le imprese, ma si garantisca alle imprese il sollecito espletamento delle pratiche necessarie e siano garantite assolutamente dalle terribili ingerenze della criminalità organizzata. Si provveda anche a risolvere il problema dei trasporti, per non onerare oltremodo le imprese di costi aggiuntivi di trasporto per trasferire i prodotti verso mercati, che hanno sbocchi prevalentemente al Nord Europa.

Intanto si agevoli il trasferimento al Nord di lavoratori disoccupati, provvedendo di incentivi le imprese, perché possano spendere per assumere e per qualificare mano d'opera non qualificata.

E si provveda a sollevare coloro che si trasferiscono al Nord dalle spese di affitto, non con "incentivo", ma con "premio", che valga ad evidenziare il riconoscimento del valore della loro scelta, di affrontare costi e sacrifici, al fine di trovare lavoro e di venire incontro a fabbriche che abbisognano di lavoratori. Un "premio" per alleviare il lavoratore dell'affitto agevolerebbe anche i proprietari di casa ad aprire loro la casa, essendo garantiti nel loro diritto di vedersi corrisposti i canoni di affitto.

15°       Infine una parola sulle banche.

Le banche sono necessarie e, per istituzione, sono chiamate a gestire il prestito migliore e a più buon mercato.

  Le banche debbono fare certamente più attenzione a valutare le obbiettive possibilità di superare quel momento di difficoltà che può affliggere anche la impresa valida, guardandosi dal creare fattori di rovina finanziaria, come purtroppo ci è dato di vedere, in qualche caso non così raro, senza organizzare ed attuare un gioco al massacro. Una impresa decennale che viene meno è un male per tutti e deve trovare tutti concordi e preoccupati di scongiurare quel male.

16°       Ringraziamo le banche che stringono buone e sapienti convenzioni antiusura. A tutti i grandi Istituti bancari va dato questo riconoscimento.

Abbiamo bisogno di rendiconti bancari almeno bimensili che ci consentano di operare e i sistemi informatici centralizzati debbono essere in grado di monitorare adeguatamente l'andamento dei prestiti.

 

  Un grazie a tutti voi, che siete qui presenti, e a coloro che sentono, nella coscienza e nel cuore, che la vita e la salvezza di ogni altro, è salvezza e vita della vita propria e di tutti coloro che si amano e che ci amano.

Certamente non sbaglio se dico che, salvare e generare vita, è vita anche per Dio stesso.

Dio, infatti, ha voluto generarci alla vita, perché in un mondo di viventi coltivassimo e custodissimo, bello e prospero, il giardino e sopratutto l'uomo. L'uomo è gloria del giardino stesso e sopratutto è gloria dell'uomo, che si impegna ad amarlo.

Tutti siamo chiamati a dare senso alla vita realizzandoci nel coltivare, in noi stessi e verso gli altri, lo stesso amore che è all'origine della nostra stessa chiamata all'esistenza e per cui prendiamo parte alla festa e alla gioia della vita.

 

Padre Massimo Rastrelli

Presidente nazionale della

Consulta nazionale delle Fondazioni antiusura