Il microcredito: uno strumento per uscire dalla povertà e prevenire l’usura.

 

In occasione della giornata mondiale della pace, il 1° gennaio 1998, Papa Giovanni Paolo inviò un messaggio che aveva un titolo molto responsabilizzante: “Dalla giustizia di ciascuno nasce la pace per tutti”.

Le tesi che il Papa ha voluto esprimere in questo messaggio sono molto chiare:

1.                  la globalizzazione dell’economia e della finanza è una realtà irreversibile per la società mondiale del terzo millennio, specie in rapporto ai progressi legati alle tecnologie informatiche;

2.                  la povertà è un fenomeno in persistente crescita che coinvolge più di due terzi della popolazione mondiale*;

3.                  la sfida per il presente e per il futuro si può esprimere con due slogan: “Sì alla globalizzazione ma nella solidarietà”, “Sì alla globalizzazione ma senza marginalizzazione”.

Quali sono le grandi forme di ingiustizia che mettono a rischio la pace?

· la situazione di grave povertà all’interno delle nazioni;

· la corruzione che mina lo sviluppo sociale e politico di tanti popoli;

· gli episodi di violenza nei confronti delle donne e dei bambini;

· l’assenza di mezzi per accedere equamente al credito.

Proprio su quest’ultimo punto intendo richiamare l’attenzione, rifacendomi alle parole del Papa. Se i poveri sono tante volte tagliati fuori dai normali circuiti bancari, me consegue che dovranno mettersi nelle mani degli usurai con sicuro peggioramento di una situazione già precaria.

Sorge il “dovere” per tutti di creare le opportunità che permettano alle fasce più deboli della nostra società l’accesso non a sole forme di elemosina bensì al credito con caratteristiche di “equità” e a “tassi favorevoli”.

Il pontefice fa, poi, riferimento alle esperienze di quelle istituzioni finanziarie che nel mondo praticano il “microcredito” a condizioni di favore.

Il pensiero va al Prof. Yunus, fondatore della Grameen bank, la così detta Banca dei poveri, che ha attuato con successo il microcredito nel Bangladesh a favore dei poveri sottraendo agli usurai ben 12.000.000 di persone e diventando un modello esportato con successo in 58 Paesi del mondo.

Su questa strada, dice il Pontefice, si può giungere a stroncare “la vergognosa piaga dell’usura” rendendo accessibile a tutti (famiglie e comunità) il ricorso al credito per realizzare l’obiettivo di uno sviluppo dignitoso nella vita di ogni giorno.

Si coglie la sintonia tra le parole del Pontefice e il pensiero del Prof. Yunus, quando quest’ultimo fa un esame del “libero mercato”.

E’ vero che il libero mercato ha il compito di liberare l’individuo, dischiudendogli un ampio ventaglio di opzioni: ma è altrettanto vero che il libero mercato non è la panacea di tutti i mali sociali.

Il motore della libera impresa deve sì mirare al guadagno e al profitto, ma coniugandoli con le finalità sociali:

Ecco quindi che il microcredito offre una opportunità unica per i poveri: quella di affrancarsi dalla schiavitù del denaro offerto dagli usurai, superando con l’ottenimento di un prestito, anche se esiguo, l’aspettativa della semplice elemosina.

La concessione di credito bancario svincolato dal rilascio di “garanzie” rappresenta veramente un principio “nuovo” e fortemente “rivoluzionario”.

E’ d’obbligo la domanda: l’esperienza Grameen è mutuabile nel nostro paese, pur con i necessari adattamenti giustificabili da un diverso contesto socio-economico e culturale?

La risposta affermativa – sul piano concettuale – è stata data nell’ottobre del ‘98 dal Dottor Matteo Russo, dirigente superiore della Banca d’Italia (Mondo bancario – sett.ott. ‘98).

Sul piano pratico, da più di un anno a Milano la Fondazione San Carlo, nata come fondazione antiusura, ha attivato un “Progetto microcredito” (utilizzando come provvista donazione di Banche) a favore di persone fisiche, italiane e straniere, tutte non bancabili, per l’avviamento di piccole imprese, di attività lavorative autonome e artigianali, senza richiedere garanzie.

E’ stato acquisito un benestare della Banca d’Italia – sede di Milano – dal quale risulta che le operazioni poste in essere non configurano l’esercizio di attività riservata agli intermediari finanziari.

Un progetto microcredito innovativo e rivoluzionario, nel contempo, può attecchire anche nel nostro Paese se ed in quanto il mondo bancario faccia propri alcuni principi:

1)        nel rapporto fiduciario Banca/Cliente devono accreditarsi come “valori” prioritari la “capacità progettuale” e quella di “iniziativa” del potenziale cliente;

2)        il finanziamento richiesto è concedibile in quanto di “qualità” ancorché non sempre assistibile da garanzie, specie reali;

3)        devono essere ridotte le tempistiche per concedere i prestiti facendo attenzione al costo di accesso al credito per determinate categorie e acquisendo una maggiore sensibilità nei confronti di piccole e medie imprese.

Anche il progetto Grameen si inserisce a pieno titolo nel tema attualissimo dell’“uso responsabile del danaro”, specie in una società fortemente consumistica come la nostra.

  Se pensiamo all’Italia dobbiamo constatare che, accanto a situazioni di ricorso necessitato all’usura, vi sono molti esempi di persone prive della capacità di programmare i propri impegni finanziari, attratte dai richiami ad acquistare beni spesse volte voluttuari, che, spendendo oltre le proprie possibilità e nel tentativo di restare a galla, vanno a bussare alla porta degli usurai segnando così il loro destino.

Ma quanto grande è la responsabilità della c.d. “società civile” che ha “divinizzato” il denaro ponendolo come fine unico della vita?

Diceva un illustre teologo (Gerardo Cardaropoli) che nel processo di finanziarizzazione dell’economia, il denaro non è più il misuratore per eccellenza del valore dei beni ma sta diventando un valore in se stesso: assistiamo alla “assolutizzazione del denaro” per cui con il denaro posso acquistare la quota di controllo di una SPA, strumentalizzare la politica a interessi personali, appropriarmi dei canali di informazione, con il risultato di manipolare le coscienze creando una cultura più libera.

  Auguriamoci che l’esempio del Prof. Yunus e della Grameen Bank possa trovare anche qui nella realtà italiana applicazioni concrete, grazie alla collaborazione tra enti ed istituzioni sensibili e persone motivate ed impegnate sul modello avviato dalla Fondazione San Carlo di Milano.

  Sarebbe il modo migliore per accogliere l’invito del Prof. Yunus di “raggiungere la schiera di coloro che credono nella possibilità di costruire un mondo senza povertà” siano essi “giovani o vecchi, rivoluzionari, riformisti o conservatori”.

Avvocato Antonio Rossi

 

 

 

 

*Secondo i dati della Banca Mondiale, 4.300.000.000 su 6.000.000.000 di persone, e cioè il 72% della popolazione del globo, vivono in stato di povertà (1.300.000.000 con meno di 1$ USA al dì e 3.000.000.000 con 1$ USA al dì).