Voglio fare un apprezzamento per questa Conferenza. E’ una riflessione importante nei contenuti delle cose discusse, ma anche un supporto molto forte per la stessa campagna di comunicazione: fare comunicazione su questi temi è assolutamente essenziale, perché si è riscontrato in altre occasioni un aumento delle denunce in corrispondenza di campagne di informazione; si pensi al treno organizzato dalla Confesercenti nel 1996 contro l’usura.

 

Ogni volta che si verifica un episodio, un delitto ed i mezzi di comunicazione ne parlano, c’è aumento dell’attenzione  e della denuncia. E quindi anche la campagna che il Commissario ha voluto tenacemente mi pare assai azzeccata.

 

Credo che giustamente il Commissario abbia sottolineato i risultati: l’erogazione dei Fondi antiracket ed antiusura e le testimonianze rafforzano questa comunicazione.

 

Ma dobbiamo dire che non bisogna accontentarsi dei risultati raggiunti e dei passi avanti fatti: la strada da fare è ancora molta, abbiamo qualche risultato importante, ma siamo all’inizio e ci vuole un grande impegno da parte di tutti. Bisogna alzare il tiro, colpire le reti criminali che gestiscono il racket e l’usura, dobbiamo sapere che l’obiettivo della denuncia è centrale: è attraverso la denuncia che si scombinano le reti della criminalità, sempre più organizzata, un nemico non semplice, flessibile, che sa cambiare.

 

E allora dobbiamo sapere che tipo di nemico abbiamo di fronte e dobbiamo convincere le vittime che subire in silenzio vuol dire la loro fine sul piano imprenditoriale, ma anche su quello personale e psicologico. Invece la denuncia, la reazione, dà nuove opportunità e possibilità di rilanciare la propria impresa e di liberare se stessi e la propria famiglia da un incubo che va avanti da molto tempo.

 

Dobbiamo aumentare i soggetti che si impegnano nel contrasto a questi fenomeni. Si incominciano a vedere (la Conferenza lo testimonia) gli aumenti; anni fa eravamo assai pochi e la Confesercenti era uno dei pochi soggetti impegnati: nel 1996 il treno antiusura, quello che ha portato alla legge, la costituzione di S.O.S. impresa e poi il “ciclone Tano” con cui abbiamo costruito l’ambulatorio antiusura ed il centro studi “Temi”.

 

Ma dobbiamo andare avanti ed impegnare altri soggetti: le associazioni, i sindacati, i comuni, le regioni. Abbiamo fatto un tentativo pochi mesi fa con il treno per la legalità. Nella tappa di Napoli, abbiamo cercato di mettere insieme tutte le associazioni del mondo imprenditoriale per dare una risposta comune e prendere insieme un impegno nella lotta alla criminalità. Sono rimasto molto deluso perché non c’è stata una risposta positiva su questo piano e non siamo riusciti a riunirci. Non è un fatto positivo, ma non dobbiamo rinunciare a questo obiettivo e a questa prospettiva: dobbiamo lavorare perché tutti i soggetti sociali stiano intorno ad un tavolo; finora l’impegno complessivamente è stato scarso, sporadico o semplicemente mass-mediatico.

 

Chiamo in causa il Commissario affinché si faccia promotore di un tavolo sociale che impegni direttamente i Presidenti ed i segretari delle associazioni e dei sindacati in modo che ci sia un impegno diretto e forte di questi soggetti a lavorare insieme con l’obiettivo di moltiplicare le associazioni antiracket ed antiusura, gli ambulatori antiusura, e di creare coordinamenti territoriali. Parlo di associazioni autonome, perché non c’è da mettere il cappello: dobbiamo ottenere risultati e dare speranza a gente disperata ed umiliata.

 

Anche i Comuni devono mettere a disposizione strumenti di tipo logistico e pratico. Lo Stato dovrebbe provvedere a garantire l’assistenza legale alle associazioni perché solo così si spingono i cittadini a rivolgersi loro. E le banche non si sottraggano a questa necessità: la priorità è quella di prevenire l’usura e loro sono i primi interlocutori di imprenditori in difficoltà.

 

Le banche non sono usurai, è vero, ma devono prendere atto della loro responsabilità sociale, del ruolo che hanno nel non far cadere gli imprenditori ed i cittadini nelle mani degli usurai, nel credito illegale.

 

Questa è la responsabilità: la L. 108/96 non è la Caporetto delle banche, è una legge importante che ha dato grossi risultati.

 

Tra nord e sud ci sono differenze di tassi anche significative. Oltre che di certezza e garanzia, questa legge ha ottenuto il risultato di effetto calmieratore dei tassi di mercato. Credo che con le banche si può chiedere una collaborazione forte e giudico apprezzabile anche l’invito del Governatore della Banca d’Italia ad abbassare i tassi di interesse; questa è una parte importante, ma non la più importante. La più importante è garantire l’accesso al credito, perché il problema che spinge all’usura è questo: ci si cade se non si ha l’accesso al credito.

 

Un’economia sana e legale conviene a tutti i soggetti, incluse le banche, ed il Fondo di prevenzione è uno strumento su cui possiamo lavorare insieme alle banche, e già lo facciamo.

 

Bisogna puntare sui fondi di prevenzione in modo forte. I confidi devono essere valorizzati; hanno risorse attivabili per molti miliardi: i soggetti a rischio, attraverso questo meccanismo possono trovare risposte. Ma c’è un problema: questi strumenti sono più sviluppati nelle zone dove meno sviluppata è l’usura e meno nel Mezzogiorno dove c’è bisogno di una maggiore spinta. Per questo stiamo lavorando alla costituzione di 10 nuovi confidi nelle regioni del Sud.

 

C’è una novità: l’apertura del confidi di Messina, costituito tra le associazioni antiracket della Sicilia e la Confesercenti cittadina; già si caratterizza e può dare risposte rilevanti alle imprese in difficoltà per evitare l’usura perché la prevenzione è l’elemento chiave.

 

Dobbiamo gestire le situazioni di rischio, insieme alle banche, le associazioni, il Commissario, dobbiamo fare un’azione forte e decisiva, sapendo che ci sono resistenze alla denuncia perché l’usurato sa che dopo la denuncia l’usuraio potrà versare gli assegni in bianco o gli verranno chiusi i conti correnti, oppure che l’impresa alla fine chiuderà: c’è non la paura ma la sfiducia.

Dobbiamo spalleggiare, incoraggiare a denunciare gli imprenditori, dandogli sostegno e risposte. Dobbiamo pensare a nuove forme di incentivo, anche fiscali, come una sospensione delle imposte per un certo numero di anni.

 

Dobbiamo andare avanti sapendo che non possiamo accontentarci di 40.000 denunce fra il 1993 ed il 1999 sommando racket ed usura: una cifra inconsistente.

 

Dobbiamo far restare le risorse nel Mezzogiorno: dei 23.000 miliardi che i commercianti pagano di racket ed usura la gran parte riguardano il Sud ed appena 4000 circa rimangono in quella parte del Paese, le altre risorse vanno via per investimenti mobiliari ed immobiliari, in azioni. Bisogna andare oltre la L.108/96 per quel che riguarda i protestati e, sul piano della giustizia, i processi devono essere veloci, non possiamo rischiare una amnistia di fatto.

 

Serve un impegno da parte di tutti: quello della Confesercenti ci sarà come c’è sempre stato.

 

 

Marco Venturi

Presidente Confesercenti