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Le dinamiche del fenomeno
Il pizzo è rivolto in genere ad operatori economici o a chi detiene la proprietà di un'azienda (negozio, cantiere, fabbrica) che produce reddito. Prima di giungere alla richiesta esplicita, e per essere certo che la risposta della vittima sarà positiva, l'estorsore applica una strategia di minaccia e intimidazione che ha il fine di spaventare l'operatore economico (senza tuttavia annientarlo: se lo fosse, non sarebbe più per il criminale una fonte di reddito).
Le minacce sono graduate, a seconda della minore o maggiore resistenza di chi viene preso di mira, e puntano ad impaurirlo facendogli capire quanto sia "insicuro" e in pericolo. Infine, arriva il momento in cui l'estorsore si manifesta chiaramente per offrire "protezione". Piegarsi alla paura e pagare vuol dire imboccare una strada che può condurre alla perdita della propria libertà, non solo imprenditoriale: cedere la prima volta può predisporre a successivi cedimenti (acquistare prodotti solo da certi fornitori segnalati, assumere qualcuno debitamente raccomandato, ecc.) che possono, col tempo, sconfinare in veri e propri comportamenti illegali, fino a trasformare l'iniziale vittima dell'estorsione in un soggetto più o meno coinvolto nel sodalizio criminale.
Non cedere e ribellarsi non solo è giusto ma, oggi, è anche conveniente. Perché chi si oppone al racket può contare, da una parte, sul sostegno delle istituzioni e delle leggi dello Stato e, dall'altra, sulla forza dell'associazione con altri operatori economici che hanno, anch'essi, deciso di ribellarsi.
Grazie a questa collaborazione, negli ultimi tempi l'azione di contrasto del racket ha messo a segno importanti risultati.