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Il racket
Prima te lo fanno capire e poi, se serve, te lo dicono apertamente: per continuare a lavorare hai bisogno di "protezione", e per averla devi pagare. Solo così i tuoi clienti non fuggiranno e la sicurezza, tua, della tua famiglia e della tua attività, non correrà pericoli. Aggiungono che, in fondo, il "pizzo" che ti chiedono è poca cosa rispetto al danno, non solo economico, che altrimenti potresti subire: la ribellione può costare cara. E poi, concludono, ribellarsi significa "mettersi da soli" contro certe richieste, mentre quelli che le hanno accettate ora vivono "tranquilli"…
Sono forti e chiari i messaggi del racket. Per questo il "pizzo", il racket, l'estorsione è un fenomeno molto diffuso, specie in alcune aree del Paese.
E tuttavia, quei messaggi sono falsi, dannosi per te e pericolosi per la collettività.
Falsi, o meglio frutto di una mistificazione, perché chi si presenta ad offrire "protezione", in realtà è l'artefice di quella violenza dalla quale dice di volerti difendere.
Dannosi per chi li subisce in prima persona: chi accetta di pagare il pizzo non conquista la tranquillità, ma imbocca una strada che può portarlo alla fine di ogni libertà, non solo imprenditoriale.
E pericolosi per la comunità: chi gestisce il racket, quasi sempre la criminalità organizzata, se ne serve per penetrare il tessuto produttivo e piegarlo alle proprie attività illegali, minando le basi di un corretto sviluppo economico e civile.