Relazione di servizio

sul numero verde

antiracket ed antiusura

 

 

 

5 gennaio 2001

 

 

INDICE

 

 

Il numero verde antiracket ed antiusura  2

L’organizzazione del servizio  3

Le telefonate al numero verde  3

Il servizio offerto dagli operatori 3

Chi ha telefonato per usura  3

Chi ha telefonato per estorsione  3

 

Il numero verde antiracket ed antiusura

 

 

 

In poco più di un mese al numero verde dell’ufficio del Commissario antiracket ed antiusura sono giunte più di 21.000 telefonate.

 

Vale a dire una media di 700 telefonate al giorno con punte, nei giorni di operatività del servizio, di 1.700 telefonate.

 

Circa il 78% delle telefonate (16.699) sono giunte durante l’orario di servizio (dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 21).

 

Il restante 22% (4.604) di telefonate sono giunte, invece, fuori l’orario di attività.

 

Sono state attivate 5 linee telefoniche con 10 operatori, divisi in due turni, che hanno servito il 61% delle telefonate (10.215) giunte al numero verde durante l’orario di operatività.

 

Le telefonate restanti non sono state servite per sovraccarico del sistema, abbandono dell’utente durante l’attesa, caduta della linea.

 

I tempi medi di attesa in linea, prima di parlare con gli operatori, sono stati di 35 secondi, mentre per oltre 4 minuti si è protratta, mediamente, la conversazione tra l’operatore e l’utente.

 

Quasi un terzo delle telefonate gestite hanno consentito agli operatori di tracciare un profilo degli utenti sia dal punto di vista dell’esposizione al fenomeno sia dal punto di vista delle ricadute psicologiche che la condizione ha determinato.

 

L’elevato numero di telefonate (21.489), il numero di utenti assistiti (10.215), la durata media della conversazione (più di 4 minuti) sono il segno inequivocabile di un successo straordinario, che va oltre le previsioni più ottimistiche rispetto alla sua utilità, ed offre lo spunto per un’analisi più articolata ed approfondita.

L’organizzazione del servizio

 

 

 

Il numero verde antiracket ed antiusura consta attualmente di 5 postazioni in operatività dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 21, esclusi i giorni festivi.

 

Sono impegnati, complessivamente, 12 operatori che sono stati reclutati dopo un attenta selezione in base al livello culturale, alla sensibilità ed alle capacità comunicative.

 

Tutti gli operatori sono stati preventivamente formati attraverso corsi di preparazione approfonditi attinenti:

 

q                        lo studio e l’analisi del fenomeno,

q                        la tipologia della vittima e la comunicazione con soggetti vittime o potenziali vittime,

q                        la comunicazione telefonica in generale,

q                        l’utilizzo di strumenti informatici.

 

Dopo i corsi e prima dell’inizio del servizio gli operatori hanno svolto un periodo di affiancamento presso l’URP dell’Ufficio del Commissario antiracket ed antiusura.

 

Attualmente 10 operatori operano in 2 turni giornalieri di 6 ore. Altri due operatori offrono il proprio servizio in caso di assenza di uno degli operatori in agenda.

 

Alla gestione del flusso telefonico provvede un sistema informatico che accoglie la telefonata e la indirizza al primo operatore libero.

 

Nel caso in cui tutte le linee risultino occupate un risponditore automatico (IVR) lascia in attesa l’utente fino a quando non si libera una linea.

 

L’IVR accoglie fino a 10 chiamate contemporaneamente, oltre alle 5 gestite, nel frattempo, dagli operatori stessi.

 

Tutti gli operatori sono assistiti da un PC su cui gira, collegato in rete, un programma di gestione che offre tutte le informazioni utili all’espletamento del servizio (ad esempio: gli indirizzi delle strutture territoriali).

 

Lo stesso programma consente agli operatori di registrare le informazioni date agli utenti e di annotare, ove lo ritengano opportuno, considerazioni di tipo psicologico e tipologico.

 

E’ bene sottolineare che non si tratta di un questionario a cui gli utenti sono sottoposti durante il colloquio. Tutte le informazioni che gli operatori registrano devono necessariamente emergere spontaneamente dalla telefonata e non possono, in alcun modo, essere sollecitate.

 

Tutte le informazioni raccolte sono anonime: non contengo, cioè, riferimenti a persone o a fatti che per loro natura possono far risalire a chi ha telefonato.

 

 

 

Le telefonate al numero verde

 

 

 

Come già detto le telefonate giunte al numero verde antiracket ed antiusura, nel periodo preso in esame (20 novembre 2000-3 gennaio 2001, equivalente a 31 giorni di servizio), sono state 21.489.

 

Il dato più rilevante è la costanza del flusso, come si deduce dall’analisi del numero minimo e massimo di telefonate per settimana.

 

                             MIN          MAX         settimana

 

I      settimana      707          1.765        dal 20   novembre al 24  novembre

II     settimana      782          1.476        dal 27   novembre al   1   dicembre

III    settimana       484          1.333        dal   4   dicembre  al   7   dicembre

IV    settimana      342             637        dall’11   dicembre al 15    dicembre

V     settimana      204             570        dal  18   dicembre al 22    dicembre

 

 

Nonostante un naturale calo di telefonate durante la settimana prefestiva, il flusso di telefonate è rimasto alto.

 

Mercoledì 20 dicembre, settimana precedente il Natale, sono giunte al numero verde 570 telefonate. Più di 300 telefonate sono giunte nei 3 giorni tra Natale e Capodanno e più di 400 tra il 2 ed il 3 gennaio 2001.

 

 

La concentrazione del flusso telefonico in determinate fasce orarie ha determinato che, specialmente durante i picchi, siano andate perse quasi la metà delle telefonate.

 

E’ evidente, da questi numeri, che la risposta dei cittadini al servizio offerto è sintomatica di un bisogno fino ad oggi impossibilitato ad esprimersi.

 

Bisogno che si esplicita anche dalle 4.600 telefonate giunte al numero verde fuori dell’orario di operatività.

 

L’avvio della campagna di informazione (vale la pena sottolinearlo: fino a 1.765 telefonate la prima settimana) ha fatto emergere attese ed aspettative che si sono rivelate superiori alle stesse previsioni di servizio più prudenti.

 

Il servizio offerto, infatti, ha messo lo Stato a fianco dei cittadini (sono stati gli stessi utenti più volte a sottolinearlo) ed ha avuto, da questi, una risposta straordinaria: un segnale forte di fiducia, una ritrovata speranza di non essere soli.

 

Ed è per rispondere ai tanti che hanno telefonato, ed ai quali non è stato possibile dare un’immediata risposta, che si è deciso, a decorrere dall’8 gennaio 2001, di aumentare di 4 postazioni le linee attualmente attive.

 

Uno sforzo organizzativo ed economico considerevole ma necessario, considerato che le 5 linee telefoniche non sono evidentemente sufficienti alla gestione del traffico telefonico.

 

Nel complesso, infatti, sono andate perse per abbandono durante l’attesa, 6.454 telefonate.

 

I tempi di attesa medi, come già accennato, sono pari a 35 secondi (l’attesa non dovrebbe comunque protrarsi oltre i 20 secondi). Ma nei giorni di picco l’attesa è stata molto più alta, anche più di un minuto (fino ad un massimo di 1 minuto e 37 secondi il 27 novembre).

 

Nonostante l’intasamento fisiologico, in determinate ore della giornata, il flusso delle telefonate è costante nel corso delle 12 ore di operatività del servizio. Questo ci fa dedurre che le telefonate perse non corrispondono effettivamente con utenti che non sono più riusciti a mettersi in contatto con il servizio operativo.

 

E’ assai probabile che molti abbiano tentato di contattare il numero verde in orari diversi da quelli di maggior afflusso, riuscendo a parlare con gli operatori.

 

La necessità di ampliare la recettività del servizio è, inoltre, confermata dal fatto che in nessuna fascia oraria della giornata media si riesce a servire tutte le telefonate che affluiscono al sistema. Nella fascia oraria con minor afflusso di chiamate (dalle 19 alle 20) in 31 giorni di servizio sono arrivate 1.235 telefonate, ne sono state servite 801 e ne sono andate perse 434.

 

 

Il servizio offerto dagli operatori

 

 

 

Complessivamente più di 729 ore di conversazione.

 

Questo è il risultato di 31 giorni di servizio nel numero verde: un dato quantitativo ma anche qualitativo. La “qualità” del servizio si fonda, infatti, sulla “comunicazione calda” degli operatori.

 

Mediamente ciascuna telefonata ha avuto un tempo di conversazione di oltre 4 minuti.

 

Questa cifra però racconta solo in parte il lavoro svolto in questo periodo.

 

Ad abbassare la media “vera” delle telefonate ci sono le chiamate di quanti hanno avuto bisogno solo di un’informazione (un numero di telefono, un indirizzo, ecc.)

 

Molti utenti hanno richiesto, invece, un sostegno più raffinato, di vera e propria assistenza umana, morale, psicologica e non solo tecnico-informativa.

 

Ed è su questi che si è concentrata l’attenzione.

 

Sulle vittime, e sulle potenziali vittime, gli operatori hanno lavorato per acquisirne la fiducia, facendoli parlare, ascoltandone gli sfoghi, tranquillizzandoli, valorizzando il gesto della telefonata che spezza l’isolamento.

 

La telefonata, infatti, ha rappresentato il primo approccio con la rete di servizi realizzata dall’Ufficio del Commissario antiracket ed antiusura.

 

Agli operatori, nella logica del sistema, è riservato il compito di accogliere gli utenti, tranquillizzarli, assisterli per poi indirizzarli verso quelle strutture territoriali che più rispondono alle esigenze ed alle problematiche che il singolo utente ha evidenziato.

 

Come già accennato gli operatori hanno avuto la possibilità di registrare le informazioni che, spontaneamente, l’utente ha fornito durante la conversazione.

 

Su un totale di 10.215 telefonate il 34% hanno consentito la registrazione della scheda da parte degli operatori.

 

Di 6.743 telefonate (corrispondenti al 66%) non abbiamo, quindi, una registrazione per tipologia.

 

E’ bene chiarire che percentuali analoghe sono registrate anche in altri tipi di servizio.

 

Fisiologicamente, infatti, una parte di telefonate a cui non corrisponde la scheda derivano da cadute nel corso della conversazione (che il contatore comunque annota).

 

Un’altra parte è da ricondurre a scherzi ed a errori.

 

Una parte considerevole, invece, deriva dall’impossibilità materiale, da parte dell’operatore, di compilare la scheda.

 

In alcuni giorni, ed in alcune fasce orarie di particolare afflusso delle chiamate, sono stati gli stessi responsabili di sala a suggerire agli operatori di sospendere la compilazione delle schede per poter ridurre l’attesa delle telefonate in accoglienza.

 

Complessivamente le schede complete (in cui è stata dichiarata la provincia di origine della chiamata e si fa riferimento esplicito al fenomeno dell’estorsione o dell’usura) sono 2.248 (22,2%). Quelle in cui non è dichiarata la provincia ma si fa riferimento, secondo quanto dichiarato dagli utenti, al fenomeno sono 88 (0,9%).

 

Vale a dire che, su 10.215 telefonate, il 23% degli utenti ha fatto riferimento esplicito all’ estorsione o all’usura in quanto vittima o potenziale vittima.

 

In altri 1.120 casi (l’11%) gli utenti hanno fatto richiesta di informazioni generali o specifiche ma non  hanno lasciato intendere di essere coinvolti personalmente dal fenomeno del racket o dell’usura.

 

Merita attenzione quest’ultimo punto.

 

E’ ovvio che una larga parte di telefonate sono da ricondurre, per tipologia e per modalità con cui si è svolto il colloquio, a persone coinvolte nel fenomeno racket ed usura.

 

Analizzando i dati risulta probabile che siano propria le vittime dell’estorsione a preferire  l’anonimato, anche psicologico, frapponendo un diaframma al coinvolgimento emotivo.

 

E’ apparso evidente, spesso, il rifiuto a svelarsi anche davanti un interlocutore telefonico. Ed è questo un carattere tipico del fenomeno.

 

D’altronde la sproporzione a favore di quanti si dichiarano vittime di usurai rispetto a quanti si dichiarano vittime di estorsori è spiegabile solo in parte con una diversa diffusione.

 

La differenza quantitativa dei casi non è, cioè, espressione dell’assenza del fenomeno ma il segno che questo tipo di servizio è, probabilmente, inadeguato a rispondere efficacemente alle esigenze di chi è vittima di estorsione.

 

La stessa localizzazione delle province di origine delle chiamate è emblematico. Le telefonate che fanno riferimento all’estorsione arrivano quasi esclusivamente dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Campania. Cioè, dalle 4 regioni a rischio.

 

Per chi vive in queste regioni la diffidenza è un carattere che si acquisisce nello svolgere della vita quotidiana. E spesso, come  sottolineano molte analisi in tal senso, la condizione di estorto finisce per diventare la normalità.

 

Questo tipo di considerazione ce ne suggerisce un'altra che evidenzia la differente caratterizzazione dei due fenomeni.

 

La metà delle telefonate per estorsione sono arrivate dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Campania a conferma di quanto questo fenomeno sia radicato (anche se preoccupante appare il dato del Lazio e della Lombardia)

 

Le telefonate per usura, al contrario, confermano una diffusione del fenomeno su tutto il territorio nazionale. Il dato del Lazio (276 telefonate) conferma quanto già è stato segnalato in altre sedi rispetto alla presenza del fenomeno nella regione. Sorprendono i dati  della Lombardia (302), del Piemonte (158), della Toscana (100), dell’Emilia Romagna (93), del Veneto (83).

 

Se da un lato la differenza quantitativa è espressione anche di una maggiore disponibilità ad aprirsi da parte degli utenti, dall’altra c’è l’inequivocabile penetrazione in alcune aree del paese del fenomeno usuraio che sorprende e che meriterebbe una accurata riflessione.  

 

 

 

Chi ha telefonato per usura

 

 

 

“ …E’ un avvocato. Ho firmato assegni perchè mi fidavo”.

 

Il 24% di chi ha chiamato al numero verde è già vittima o è stato vittima di usura. Come già accennato l’insidia veste spesso i vestiti buoni di persone, all’apparenza, affidabili.

 

“ …mi sono rivolto ad una finanziaria…”

 

Si cade in mano agli usurai per motivi facilmente immaginabili:

 

·     per problemi inerenti all’attività economica              44,7%

·     per problemi economici familiari                  42,4%

 

La vittima dell’usura sembra vivere due diversi processi di coinvolgimento psicologico:

 

1)   L’involuto che si apre più facilmente alla discussione, che cerca aiuto in modo non diretto, descrivendo il proprio disagio e la propria frustrazione:

 

telefona per sfogarsi proiettando all’esterno la responsabilità della propria situazione. Si sente solo, si lamenta delle istituzioni, minaccia il suicidio o di compiere azioni dimostrative.

 

2)   L’emancipato che descrive con maggiore resistenza la propria condizione psicologica ma cerca direttamente e personalmente le strade in grado di prospettare una soluzione positiva alla sua situazione:

 

telefona per avere informazioni su chi rivolgersi, se è nelle condizioni di godere delle agevolazioni, vuole avere riferimenti certi. Chiede direttamente e principalmente a chi rivolgersi sul territorio e dei fondi di solidarietà.

 

Accanto a chi già è in mano agli usurai c’è chi, invece, ha paura di diventarne vittima (38,5%). Il profilo qui cambia. Pur facendo da sfondo lo stesso tipo di problematiche economiche (relative all’attività od alla famiglia) emerge la percezione di trovarsi in fondo ad un vicolo cieco la cui unica via d’uscita, di cui hanno drammatica consapevolezza, è rappresentata dal rivolgersi agli usurai.

 

Per questo motivo l’aspetto psicologico risulta a tinte più forti:

 

“…sono venuti a portarmi via i mobili, anche la casa è pignorata…” (in sottofondo una bambina che piange)

 

Tra questi la richiesta di aiuto è più diretta così come più diretta è la rappresentazione che offre di sè, della propria condizione. L’ombra dell’usuraio è quasi visibile: è tra le parole, nei silenzi, nei pianti.

 

La richiesta di aiuto è più palpabile ma al tempo stesso più difficile, perché la condizione psicologica derivante dall’esposizione debitoria ed il consolidato economico, è risultata, nei racconti, spesso difficilmente gestibile.

 

Ma è proprio in questa linea d’ombra che si annida l’usuraio.

 

Le difficoltà economiche delle potenziali vittime, e di chi è già vittima, si autoalimentano.

 

Molti hanno chiuso ed aperto attività, accumulando esposizione economiche nei confronti di banche, finanziarie, privati in un avvitarsi senza fine.

 

In ambedue i profili (vittime e potenziali vittime) è apparso chiaro il tentativo di uscita dall’isolamento. Tentativo vissuto anche come rimedio per ritrovare dignità personale ed accettazione sociale. Chi telefona vive spesso con vergogna la propria condizione. Non si sente accettato, si percepisce alienato socialmente.

 

L’occasione gli offre il conforto di un nuovo protagonismo sociale, ridefinendogli un ruolo nel consesso civile. E’ per questo motivo che molti continuano a chiamare: superato il muro di gomma dell’autoesclusione, manifestano la necessita di consolidare la loro nuova condizione attraverso la condivisione, il protagonismo derivante dalla “comunicazione calda” del colloquio con gli operatori.

 

Ritrovata la stima di se molti hanno poi deciso di denunciare gli usurai.

 

 

Chi ha telefonato per estorsione

 

 

 

La maggioranza degli utenti che ha chiamato per usura aveva paura di diventarne vittima. Per l’estorsione chiama, invece, quasi esclusivamente, chi già ne è vittima (77%).

 

“… mi hanno distrutto l’attività perché non ce la facevo più a pagare…”

 

“…ho subito varie aggressioni, sono stato minacciato, mi hanno anche sparato”

 

Già questo dato spiega la differenza tra i due reati: tanto invasiva quanto invisibile è l’usura, quanto inaspettata (ma ugualmente invasiva) è l’estorsione.

 

L’89% di chi ha chiamato è stato minacciato od ha subito atti di violenza.

 

La leva della minaccia ha un suo codice comunicativo estremamente efficace. Tende a mettere la vittima nelle condizioni emotive di cedere al ricatto (il 19% ha subito danni alla proprietà, l’11% ha dichiarato che lui o i suoi familiari hanno subito violenza fisica da parte degli estorsori).

 

Ma il profilo psicologico che emerge è sostanzialmente diverso da quello di chi è vittima di usura. Non c’è vergogna, alienazione sociale, necessità di acquisire un ruolo.

 

La vittima di estorsione, infatti, sente minacciato il proprio ruolo, un ruolo che le vittime di usura hanno già perso.

 

Sotto questo punto di vista il cittadino è una preda assai diversa dalle vittime di usura. Questi ultimi sono loro stessi che vanno verso l’usuraio, i primi ne sono vittime ignare.

 

Chi ha telefonato perché vittima  di estorsione ha fatto emergere una quadro psicologico più solido, pur nella drammaticità della condizione, delle vittime di usura. Minaccia azioni dimostrative perché nessuno lo ha aiutato, perché le istituzioni sono assenti, ma soprattutto chiede informazioni tracciando da sé il percorso di uscita.

 

Infatti, la quota di quanti sono stati indirizzati alle prefetture ed alle associazioni è alta, il 75%.

 

Anche in questo caso è evidente che il numero verde rappresenta l’occasione di uscire da un isolamento che costringe la vittima a non poter condividere percorsi di emancipazione dalla propria condizione.

 

La vittima di estorsione non è in fondo ad un vicolo cieco, se non occasionalmente. E’ spesso ad un bivio in cui una delle due strade non ha uscite: attraverso il numero verde cerca di capire quale è quella giusta.