Compleanno
A trenta mi dicevo che altrettanti avrebbero già fatto al caso mio,
quando arrivai a sessanta un po’ mi ravvisai
e mi dissi: ora che profittare d’una giusta quiescenza posso anch’io,
perché non fare ancora un passo avanti,
chiedendo un’altro decennio al nostro Dio?
Ne ho settanta già da più di un anno,
e non ho voglia ancora di partire,
tanto più che a quest’età non reca più alcun danno,
anzi più che recare danno, ha voglia di dormire il socio mio.
Ora non son più io che lo comando
e sebbene perduta tutta non ha l’educazione,
fa sempre come vuole, cioè di quando in quando,
e a volte mi lascia solo lì come un coglione.
Comunque io mi rimetto a chi di giusto,
senza più far pronostici sbagliati,
di quest’ozietto mo’ ciò preso gusto,
passino pure gli anni come son passati
poi se meno è la pratica e più la teoria,
per me rimane grande la passione.
In conclusione, quando uno dei soci è affètto d’apatia,
l’altro da sol ben poco pòte; ma sempre nel cuor rimane l’illusione.
nello020201 Indice