I miei ricordi

 

In un momento stanco mi rilasso,

e i miei ricordi vaglio,passo,passo

fin dall’inizio,quando da bambino

il mio mondo era racchiuso nel giardino.

 

Oltre il muro di cinta,non andavo,

cosa ci fosse,non mel domandavo

poiché tutto il mio intento era racchiuso

magari su un giocattolo fuori uso.

 

Come un sogno,quegli attimi ricordo,

e dalla nostalgia le man mi mordo,

poiché io come allor,vorrei tornare

in giardino,a giuocar ricominciare.

 

Ah! Se ci ripenso attentamente;

un sorriso amaro mi vien spontaneamente,

e una domanda che mi vien dal cuore:

ma come!. Non sei felice come allora?

 

Felice come allora?Io rispondo:

”ma certo;in più ho avuto poi dal mondo

l’occasion di scartar le cose brutte,

mentre le buone mettere a profitto.”

 

Confrontando il passato col presente,

restar certo non posso indifferente,

anche se non è più tempo di rose,

in me vedo cambiate molte cose.

 

Da bambino ero sempre spensierato,

mentre oggi son preoccupato,

perché oltre quel giardino,ora ho scoperto,

che c’è da attraversare un gran deserto.

 

Deserto che è già stato attraversato,

da quei che la vita ci han donato,

per cui copiando ad essi con coraggio,

andiamo avanti,sfidando ogni miraggio.

 

Di tempo ne è passato da quel giorno,

che dal giardino uscii e guardando intorno,

vedeami sperduto tra la gente,

e quel che sapea non contava niente.

 

Cercavo di sfuggire tutti quanti,

illudendomi cosi,d’andare avanti,

poiché di tutti io aveo paura,

perciò la vita mia,era ancor più dura.

 

Indi a lottar io solo mi trovavo,

aiuto alcun da alcuno ricevevo,

e allora solo andavo avanti a stenti,

superando anche i più critici momenti.

 

Un giorno cominciai poi a capire,

che qualche amico dovevo pure acquisire,

non sempre si poteano confidare,

al genitor,le proprie pene amare.

 

Quindi mi mescolai con decisione

tra gli altri;e con circospezione,

cominciai a scrutare loro stessi,

cercando di guarir dai miei complessi.

 

Passando gli anni poi mi resi conto,

che se voleasi far di conto,

serviva oltre l’occorrente,

anche una fruttuosa mente.

 

Per poter agir con diligenza,

occorrea,però,molta esperienza

io non l’aveo;perciò costretto fui,

ad imparar con l’esperienza altrui.

 

Poi a sua volta anche io naturalmente,

feci dell’esperienza;e in essa solamente,

capir potei,da me,come la vita

fosse piena di inganni e di fatica.

 

Giorno per giorno poi mi ci adattavo,

le cose semplici e più giuste io sceglievo,

le cose assurde sempre io scartai,

nella speranza di non sbagliare mai.

 

Ma nella vita purtroppo si è soggetti,

sia a sbagliar,che a far difetti,

e certo,chi non è ben preparato,

può dichiararsi in partenza già fiaccato.

 

Ero riuscito a setacciar con cura,

l’azione brutta da quella pura,

e quando avevo sete di sapere,

non v’era cosa,a non voler vedere.

 

Giunto cosi all’età quasi matura,

ero riuscito a separar con cura,

gli atti,gli amici ed i pensieri,

quei falsi a scordar,da quelli veri.

 

Quindi col genitor a lavorare,

incominciai ben presto ad imparare,

e per non farmi rimproverar quel che facevo,

i suoi consigli,in pratica mettevo.

 

Col tempo il genitor,con indulgenza,

mi indirizzava secondo la sua esperienza,

ed io dovendomi a lui assoggettare,

oltre il suo sapere non potevo andare.

 

Ma a me ciò non bastava;indi deciso,

feci il mio primo passo;lo guardai nel viso,

e parlai al genitor che mi guardava,

ringraziandolo di ciò che egli faceva.

 

“Grazie”;gli dissi:”grazie,son contento,

però di tutto ciò non mi accontento,

molte più cose ho voglia di sapere,

anche il resto del mondo vò vedere.”

 

Egli mi disse:”vai,fa quel che vuoi,

ma ogni tanto ricordati dei tuoi,

che t’hanno amato e t’han voluto bene,

e han superato ancor lotte a catene.”

 

Dopo averlo ampiamente rassicurato,

e promesso che un uomo sarei stato,

lui mi sorrise e disse:”figlio; buon viaggio ,

ammiro molto il tuo coraggio.”

 

Quindi col cuore in gola,mi partii,

già ero lontano,e  l’eco ancor sentii,

del genitor,che mi diceva ancora:

“stai sempre allerta,non andare in malora.”

 

Io dicevo tra me;ormai son grande,

di sorprese non dovrei trovarne tante,

e guardando il mondo nella sua grandezza,

andavo sempre avanti con fierezza.

 

Un ampio prato stavo percorrendo,

sul quale molti fior,stavan fiorendo;

AH! Com’è bello dissi,non è vero,

che il mondo è tetro e pieno di mistero.

 

Ad un tratto però,arrestar dovetti il passo,

dinanzi a me,trovavasi ora un fosso,

e così all’improvviso,non sapevo

se saltarlo o guardarlo io riuscivo.

 

Mentre ero lì,intento a meditare,

e decider quel che doveo fare,

pensavo al genitore:come mai,

di tal pericoloso duol non parlò mai?

 

Tanti e tal’altri ostacoli trovai,

ivi preposti,innanzi ai passi miei,

ogni qual volta a sorpassar mi accinsi,

quando con brio e quando a stento vinsi.

 

Ma vinsi!e dinanzi a nulla arresi,

la trappola al nemico sempre tesi,

onde poter cantar vittoria al fine,

poiché vedea le mete ormai vicine.

 

Anche a me stesso dimostrar volevo,

che d’alcun cosa,paura non avevo,

se anche ora il mondo aveo scoperto tetro,

sarei per alcun cosa io tornato indietro.

 

Quando al passo,poi col tempo andavo,

piano piano mi ci abituavo,

ero ormai divenuto un lottatore,

i sentimenti spronavo con vigore.

 

Ora un lavor,cercarmi io dovevo,

di fronte a nulla,io retrocedevo,

siano essi leggeri che pesanti,

per me eran lavori tutti quanti.

 

Ormai non esistevan più problemi,

or che della vita,discernea gli emblemi,

del bene sia del male gli stendardi,

riuscivo a separarne,presto o tardi.

 

Con lena,con costanza,con pazienza,

da solo m’ero fatta un’esperienza,

e diligentemente e con decoro,

mi dedicavo al bene,ed al lavoro.

 

Col tempo allor capii:che lottare

Da solo un uomo deve,se vuol fare

Una corretta e logica esperienza,

e a modo giusto,crearsi un’esistenza.

 

La mia esperienza io credo,che sia

stata acquisita ognor lungo la via,

che ogni giorno da solo mi tracciavo,

indi deciso,poi,la percorrevo.

 

La strada che da solo disegnavo,

sempre con quelle altrui confrontavo,

e per saper se ero più perfetto,

cercavo di saper,l’altrui concetto.

 

Di consigli te ne davano a bizzeffe,

quelli sbagliati,io li prendevo a beffe,

e valutandone sempre i lor valori,

i buoni serbavo come dei tesori.

 

Basta sognare,adesso è tempo ormai,

di ritornare vivo più che mai,

apro gli occhi e rivedo questo mondo,

il passato;non è altro che un ricordo.

 

Ma per quanto al mondo abbia lottato,

ed il nemico,spesso,abbia annientato,

mi rendo conto di aver fatto poco,

ho preso,forse;tutto come un gioco.

 

I miei pensieri rendere perfetti,

cercai per larghe vie e sentieri stretti,

ed or rifletto e dico a pugni stretti:

“accidenti!son pieno di difetti.”

 

Paolo.     Index