Il clown innamorato

 

Se possibile lo fosse, lungo il corso della vita almeno un voto realizzare,

lo si scelga con giudizio, lo si pensi con la fede, e solo allora per chi crede, viver forse lo potrà.

Il cieco chiede di vedere o rivedere il suo riflesso; il malato ritrovare la salute; l’impotente nell’amplesso, riprovar la voluttà.

C’è chi chiede al paradiso pieno di angeli e di santi, di avere il loro stesso viso, o del nasino tutta la beltà.

Poi c’è chi ha péna, e il cuor che piange; eppure ridere far deve.

Allora in quei momenti beve; per infondersi coraggio, sembrar buffo e suscitare ilarità.

Io non ho espresso nessun voto, perché ho tutto!...Tutto o quasi;

vedo!... Ricco lo sono di stasi, rider fa il mio naso a tutti, di me ce ne son più brutti, che altro ancora avrei a desiderar?

Ci sarebbe qualche cosa che farebbe al caso mio, ma non oso di parlarne, farne il minimo brusio con i santi, con il bicchiere che ho davanti, o confidarmi a padre Pio.

Chi potrebbe esaudire ciò ch’io sogno, se il mio sogno non è altro che l’utopico desio d’un clown brillo e già in pendio, sognatore d’impossibili realtà?

Ma voi siete amici miei, solo a voi, ciò che ambirei ora vi voglio rivelar.

Senza il minimo rimorso potrei perder la fortuna, o il colore del mio naso,

contro solo un pò di spuma il bicchier di vin ceraso*, ma quando il fato mi avrà raso vorrei gli occhi un lungo istante nell’eterno conservar.

Non per rimirar la luna, o ammirare il paradiso, ma guardar negli occhi suoi l’espressione del suo volto, se gli manco poco o molto, se sia amaro il suo sorriso, o se mai un’altro potrà amar.

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* vino color ciliegio