.

Il mio amico

 

Prima ero l’uomo più felice

raccontando la sua storia Paolo dice,

e resta incomprensibile il perché,

felice come prima più non è.

 

Cerchiamo di seguire il suo racconto,

cosicchè ci facciamo un resoconto,

per scoprir se quel che dice è vero

o se nasconde in se un po’ di mistero.

 

Dunque: (egli inizia) : un giorno me ne stavo

a passegiar soletto, e pregustavo

della natura il delizioso aspetto,

offrendo ad essa tutto il mio rispetto.

 

Or mentre a capo chino procedevo,

la mia felicità io valutavo,

e valutavo ch’essa, era abbastanza,

anche se avevo in cuor qualche speranza.

 

La vita mia scorrea così tranquilla,

anche se abitavo ancora a Villa

di nulla io avevo ancor bisogno,

bè; non lo nego, avevo qualche sogno.

 

Ma per colmare una piccola lacuna

per me bastava una notte di luna

mentre or mi faccio il cuore a pezzettini,

per cercar di capire nei destini.

 

Si, nei destini; perché il mio era tale,

che un giorno dovea essermi fatale.

Ma andiamo in ordine, e tutto vi racconto,

 fino dal primo all’ ultimo momento.

 

Dunque dicevo: avete mai sentito

parlar di un uomo la cui vita

era gaia , bella e spensierata,

e d’ alcun’ ombra l’èra mai macchiata?

 

Bene signori quell’uomo la ero io,

ed al mio mondo mai dare l’addio

avrei voluto; e mi difendevo

da ogni triste incontro che facevo.

 

Ma come avrete già capito,

la sorte mi avea gia segnato a dito,

quando a tornare indietro mi disposi

mi resi conto che il piè in fallo posi.

 

Come! Dite voi: per una storta?

presa per la tua mente ancora assorta,

che non vedeva ove il piè mettevi,

perché con il pensier ti distraevi?

 

No, amici miei, se permettete

seguitemi un istante e capirete,

il fallo come simbolo l’ ho detto

perché capir potreste il mio concetto.

 

Mentre il mio pensare era un pò vario,

vidi un passante , anch’ egli solitario,

che a passi lenti, e anche un po’ pesanti

a guisa di elefante veniva avanti.

 

Arrestai un momento i miei passi,

mi sembra di conoscerlo, mi dissi;

ma si, è Edoardo, è quel ragazzo

che tutti qui lo credono un po’ pazzo.

 

Un desiderio allora in me s’ accese:

di conoscerlo; e quando egli mi chiese:

cosa ci fai tutto soletto?

io mi affrettai a dir: faccio un giretto.

 

Tornammo insiem verso il paese, e in un baleno

parlavamo già del più e del meno,

e come è un’amicizia ad esser destinata,

pel successivo dì, avevamo la puntata.

 

Ineccepibilmente ognun di noi fu puntuale,

come un preciso randevù spaziale

e come se conosceasi da vecchia data

ci divertimmo tutta la giornata.

 

Edoardo; come ho detto, si chiamava,

e di sorprese nel cuore ne serbava!

per farmi nel futuro poi pentire

d’aver con lui diviso l’ avvenire.

 

La vita mia è legata a te: cantammo;

quando un bel giorno poi ci accorgemmo,

d’ aver l’un dell’altrui bisogno vero,

per realizzar un affetto sincero.

 

Egli non era affatto pazzo, come

lo definivano alcune persone

ma il suo cervello era un vulcano acceso,

da molti altri era ammirato e conteso.

 

La nostra amicizia d’altro canto,

era basata su un unico sentimento,

i vuoti miei li riempiva lui,

i miei pieni erano i vuoti suoi.

 

Man mano che il tempo poi passava  a volo

non eravam più due, ma uno solo,

e notte e giorno insieme noi stavamo

le gioie e i crucci ci dividevamo.

 

Di tanto in tanto qualche incomprensione,

creava qualche piccola discussione,

ma il nostro legame era talmente forte,

che a separarci ci volea la morte.

 

Sono stati proprio i nostri difetti ,

a farci diventare più perfetti

poiché essi si sono amalgamati

e l’un l’altro sono stati controllati.

 

Son passati ormai tanti anni,

e superati molti affanni

e quel vulcano di Edoardo

è diventato credo come un dardo.

 

S’è talmente affezionato

che da me , lui s’è accasato,

lui or comanda, e spadroneggia,

e imperiosa la sua voce eccheggia.

 

Ora amici non so se mi spiego,

la mia voce non è che il suo eco,

ma se mi gira, in un minuto

lo rimando d’onde l’è venuto.

 

I particolari non vo a raccontarvi,

anche perchè non voglio annoiarvi

ma voglio dirvi che soprattutto

l’amicizia resta; malgrado tutto.

 

Paolo                INDEX