La foglia persistente

 

Era di primavera: ben salda sul mio ramo, io mi sentivo forte;

del marzo pazzerello sfidavo i malumori,

dopo che al rude inverno aveo chiuso le porte,

 non temevo a-priori né l’afa dell’estate né il soffio della sorte.

Oggi che in pieno autunno, fine della verzura.  

vedo le altre foglie cadere, ad una ad una,

le une al piè dell’albero, le altre prese dal vento,

svolazzare nell’aria e atterrar con sgomento,

non sono più spavalda, quanto al mio bel coraggio.

Che il volo mio sia breve, corto sia il mio viaggio.

Per l’ora spero soltanto, a l’ora d’esser forte,

e se più sostener non posso di non temer la morte,

pur non dirò il contrario, o seppure sottovoce,

per cui che non s’affretti; non sia troppo precoce.

Qualche autunno ancora mi lasci sul mio ramo,

poi come nella fiaba mi lasci cader lenta,

 serena, senza gramo, fuori d’ogni tormenta.

 Cioè, faccio per dire;

Venga pur quando vuole; preferirei soltanto non sentirla venire.

Tanto; che sia nell’aria spenta o nella tramontana,

come varcata avrò la soglia del di là, a nessuno lo dirò;

 resterà cosa arcana.

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