Le cause del fenomeno. In primo luogo, a dispetto dei molti trial condotti sull'argomento, molti medici pensano erroneamente che le evidenze a supporto dell'anticoagulazione nella fibrillazione atriale non siano ancora definitive. E' poi diffusa l'esitazione a prescrivere un anticoagulante per il comprensibile timore di esporre i propri pazienti a complicanze emorragiche. Tra le altre ragioni vi sono la carenza di strutture espressamente dedicate al monitoraggio della terapia anticoagulante e la scarsa 'compliance' dei pazienti a sottoporsi ai frequenti controlli ematici indispensabili per un corretto aggiustamento posologico. Come risolvere il problema? "I medici" afferma Asteggiano "devono prescrivere senza incertezze un agente anticoagulante in tutti i casi ad elevato rischio tromboembolico. Per realizzare questo obiettivo è senz'altro necessario sviluppare un processo di studio e diffusione del messaggio 'anticoagulazione nella fibrillazione atriale'. E' ad esempio auspicabile che i cardiologi entrino in diretto contatto con i medici curante dei pazienti per sensibilizzarli su questo delicato aspetto terapeutico." Ma gli stessi pazienti, da parte loro, devono assumersi la responsabilità di controllare gli effetti della terapia. A tal fine, possono affidarsi alle cure di un centro specializzato o provvedere direttamente all'autocontrollo dell'I.N.R. con appositivi dispositivi.
L'anticoagulante: Quando il paziente si autodetermina Lauto-controllo domiciliare della terapia anticoagulante orale assicura una migliore qualità del trattamento rispetto ai sistemi di monitoraggio tradizionali. Sono questi i risultati definitivi del trial SPOG (Schulungs- und behandlungsprogramm fur Patienten mit Oraler Gerinnungshemmung).
"Lo SPOG" premette Artur Bernardo, ematologo presso l'Ospedale di Bad Berleburg, Germania, "è stato il primo studio prospettico e randomizzato che si è proposto di verificare lefficacia del controllo della anticoagulazione orale eseguito a domicilio tramite un apposito apparecchio portatile, il CoaguChek, dai soggetti in terapia anticoagulante cronica."
Il CoaguChek, ormai usato nel mondo da oltre 15.000 pazienti, è uno strumento che consente lautocontrollo domiciliare dellI.N.R. e rappresenta quindi per i pazienti scoagulati ciò che lautodeterminazione della glicemia costituisce da tempo per i pazienti diabetici. Il coagulometro è stato concepito proprio per rendere più agevole lanticoagulazione. Oltre a eliminare il ripetuto traumatismo delle vene" sottolinea Bernardo "il CoaguChek restituisce grande autonomia ai pazienti che hanno finalmente la possibilità di una immediata disponibilità del proprio I.N.R., cruciale quando si teme che sia necessario correggere il dosaggio dellanticoagulante."
I dati del trial SPOG hanno definitivamente dimostrato il valore diagnostico del coagulometro. La ricerca è stata condotta per oltre due anni presso cinque ospedali tedeschi e ha riguardato complessivamente 179 pazienti, metà dei quali, il gruppo cosiddetto CoaguChek, è stato addestrato a regolare la terapia anticoagulante in base ai valori di I.N.R. automisurati, mentre laltra metà è stata sottoposta dai medici curanti ai tradizionali controlli periodici. "Cruciale perchè lautomisurazione dellanticoagulazione si svolgesse regolarmente" ha spiegato Bernardo "è stata la partecipazione al previsto programma di training durante il quale i pazienti sono diventati rapidamente esperti nellottenere una goccia di sangue intero attraverso la puntura del dito con una lancetta e nellusare correttamente il coagulometro. Si è pure provveduto a dare informazioni sulle potenziali interazioni tra anticoagulanti e altre medicine, a fornire indicazioni su come modificare la terapia in funzione dei risultati dellI.N.R. e a illustrare come riconoscere tempestivamente eventuali complicanze tromboemboliche o emorragiche."
Nei primi tre mesi della ricerca, l'I.N.R. è risultato nel range terapeutico previsto nel 57% delle determinazioni eseguite dal gruppo CoaguChek ma solo nel 34% di quelle effettuate in modo tradizionale dallaltro gruppo. "Tale differenza" commenta Bernardo "è legata al fatto che il gruppo CoaguChek ha potuto controllare lI.N.R. molto più spesso (almeno 4 volte al mese) di quanto fatto dal gruppo seguito convenzionalmente (solo 1,5 volte al mese)."
In tutti i pazienti in trattamento anticoagulante è stata anche valutata la qualità della vita. "I pazienti del gruppo CoaguChek" ha sottolineato Bernardo "hanno affermato di non trovare fastidioso il controllo dellanticoagulazione, lamentala che è stata invece registrata in circa il 50% dei soggetti del gruppo di controllo." Decisamente interessanti, infine, sono i dati sulle complicanze verificatesi durante lo studio. "Lautocontrollo dellI.N.R." ha riportato Bernardo "non si è associato a un maggior numero di effetti collaterali. Sia nel gruppo CoaguChek che nel gruppo di controllo si sono verificate 10 emorragie leggere e un solo evento emorragico grave, mentre nessuno dei 179 pazienti ha avuto una trombosi, a dimostrazione che la terapia anticoagulante può risultare più efficace e sicura se monitorizzata autonomamente."