Post-infarto, strategie di prevenzione secondaria

Per iniziativa dell’ANMCO è da oggi a disposizione sia del medico di famiglia che del cardiologo un documento che racchiude raccomandazioni utili sul trattamento dell’ipercolesterolemia in prevenzione secondaria. La vera novità del documento, pubblicato ad Aprile sul Giornale Italiano di Cardiologia, consiste nel fatto che contiene indicazioni frutto di una attenta rivalutazione critica della letteratura ed adattate alla popolazione italiana, costituita da pazienti reduci da infarto miocardico acuto arruolati nello studio GISSI-Prevenzione. Una popolazione mediterranea sicuramente rappresenta una realtà diversa e non è paragonabile ai soggetti inclusi in altri studi di prevenzione secondaria.

La chiave di lettura del documento é l’approccio al paziente nella sua globalità: non ha significato trattare la sola ipercolesterolemia, ma bisogna attuare una strategia di prevenzione per ridurre il rischio complessivo del paziente. Tale rischio viene calcolato in base alla presenza dei classici fattori predittivi (età, fumo, ipertensione arteriosa, diabete, colesterolo-LDL>130 mg/dL, colesterolo-HDL<35 mg/dL, fibrinogenemia>370 mg/dL) oltre che alle evidenze clinico-strumentali che nel caso del paziente con pregresso infarto consistono nella presenza di segni e/o sintomi di disfunzione ventricolare sinistra, ischemia residua o instabilità elettrica. Il primo ‘step’ dell’intervento preventivo deve essere la modificazione dello stile di vita e delle abitudini alimentari. E’ fortemente raccomandata una attività fisica regolare in quanto determina un miglioramento del profilo metabolico e attenua il tono simpatico che esercita effetti negativi a livello cardiaco (aumento del consumo di ossigeno, ischemia, aritmie). Va abolito il fumo di sigaretta. Sul piano alimentare, il documento sottolinea quanto già ampiamente riconosciuto in ambito internazionale, ovvero l’importanza di una dieta a basso contenuto di grassi saturi e ricca di grassi insaturi (che prediliga quindi il consumo di pesce e di olio di oliva) e di vitamine antiossidanti contenute nella frutta e nella verdura. La dieta e l’esercizio fisico regolare aiutano a combattere il sovrappeso, altamente dannoso in quanto si accompagna ad aumento dei trigliceridi, diabete ed ipertensione arteriosa.

Per la valutazione del rischio associato al profilo lipidico é utile considerare i livelli di colesterolo-LDL che la letteratura internazionale riconosce come più strettamente correlati al rischio cardiovascolare. Valori inferiori a 100 mg/dL sono considerati ottimali. E’ consigliabile adottare comunque un corretto stile di vita e seguire una dieta bilanciata. Anche se il colesterolo-LDL é superiore a 100 mg/dL, il primo intervento deve essere dietetico. Come sottolinea il documento, invece, a tutt’oggi non esistono dati che indichino la superiorità in termini di sopravvivenza del trattamento farmacologico precoce (ovvero sin dalla fase ospedaliera) dei pazienti ipercolesterolemici con infarto miocardico.

La terapia farmacologica va considerata nel caso di fallimento della dieta seguita per circa tre mesi, soprattutto se il colesterolo-LDL rimane superiore a 130 mg/dL o se é compreso tra 100 e 130 mg/dL in un paziente definito a rischio globale elevato in base ai dati clinico-anamnestici.

Le statine sono i farmaci di prima scelta nel trattamento farmacologico delle ipercolesterolemie dal momento che i grandi studi clinici ne hanno documentato l’efficacia in termini di riduzione degli eventi cardiovascolari e di tollerabilità. Il trattamento, una volta iniziato, va continuato indefinitamente. E’ necessario individuare per ogni paziente la dose minima efficace per mantenere il colesterolo-LDL al di sotto di 100 mg/dL e sono consigliabili controlli periodici del profilo lipidico.

Le indicazioni contenute nel documento ANMCO sono evidentemente conformi a quanto raccomandato dai principali organi internazionali come il National Cholesterol Education Program e la European Atherosclerosis Society. Pur essendo riferite ai soli pazienti reduci da infarto miocardico, é ragionevole ritenere che il ‘target’ lipidico desiderabile e l’approccio terapeutico raccomandato siano validi anche per tutti i pazienti con patologia cardiovascolare nota. L’Area-Prevenzione dell’ANMCO sta comunque avviando studi di follow-up perché le raccomandazioni cliniche siano comprovate dall’evidenza dei dati scientifici in tutti i pazienti a rischio di eventi cardiovascolari.