CRONACA DI UNA MISSIONE

 

DOPO UN PROGRAMMA APPROSSIMATIVO PREPARATO SULLA CARTA, IL GRUPPO SI SPINGE FINO ALLE ROVINE DI FERENTO PENSANDO DI POTER SCENDERE NELLA VALLE DEL FERRO DAL LATO NORD DISCENDENDO IL COLLE DI S. FRANCESCO, ATTRAVERSANDO IL FOSSO DELL'ACQUA ROSSA, IL FOSSO FRANCALANCIA E GUADANDO IL FOSSO DEL FORNICCHIO.

NELLA ZONA DI ACQUA ROSSA SI APRONO NUMEROSE CAVERNE NEI COSTONI TUFACEI. OLTRE IL CASALE MAGONI, SUL PIANORO, SI LOCALIZZANO I RESTI DELLA SPEDIZIONE SVEDESE: BASAMENTI DI VECCHIE COSTRUZIONI E MURAGLIE.

SI CERCA DI SCENDERE AL FIUME MA E' DECISAMENTE IMPOSSIBILE: IL FONDO E' UN AMMASSO CAOTICO DI ENORMI ROCCE LAVICHE, DI ANFRATTI E SPACCATURE TIPICAMENTE VULCANICHE FRA LE QUALI NON E' POSSIBILE PROCEDERE.

NON ESSENDO ATTUABILE IL TENTATIVO, IL GRUPPO RISALE E SI SPOSTA PER TENTARE LA DISCESA DA SUD IN PROSSIMITA' DI BAGNAIA.

DOPO UNA BREVE PUNTATA SUL COLLE DELLE FERCETE PER BEN INQUADRARE LA ZONA DAL VERSANTE EST, CI PORTIAMO AD OVEST ATTRAVERSO IL FOSSO DELLA CAVA PER ENTRARE DALLA VIA DI PIAN DEL CERRO CHE CONDUCE AL CASALE MANCA.

ATTRAVERSO L'OLIVETO VECCHIO INIZIAMO LA DISCESA DA QUOTA 358 CON IL PROGRAMMA DI GIUNGERE AL FONDO DEL VALLONE DI MACCHIA GRANDE, IMPROPRIAMENTE DETTO FOSSO DELLA FERRIERA.

E' UNA ENORME SPACCATURA DEL TERRENO GENERATA DA REMOTI ASSESTAMENTI GEOLOGICI, OVE FRA PARETI QUASI A PICCO, SLABBRATE E CONTORTE, RUMOREGGIA NEL FONDO UN TORRENTE.

LA SUA LUNGHEZZA E' VALUTATA DALLE CARTE IN CIRCA 7 CHILOMETRI. LA CONOSCENZA DI QUESTA VALLE, CHE ALCUNE LEGGENDE CHIAMANO CON IL NOME ESTRUSCO DI "CAJU", AD ECCEZIONE DI UN PAIO DI CHILOMETRI E' POCO NOTA. SOLO IL TRATTO NORD FU PARZIALMENTE ESPLORATO DALLA SPEDIZIONE SVEDESE.

CI RENDIAMO SUBITO CONTO DELLE DIFFICOLTA': LA ZONA E' IMPERVIA, MASSI CICLOPICI SEMBRANO ACCATASTATI DA IMMANI CATACLISMI. IL COSTONE OVEST DAL QUALE TENTIAMO LA DISCESA E' SCOSCESO E AFFOGATO DA UNA VEGETAZIONE RIGOGLIOSA; A TRATTI L'APPARENZA DI UN SENTIERO S'INTERROMPE IN STRAPIOMBI NEL CUI FONDO RUMOREGGIA IL TORRENTE NASCOSTO DALLA MASSA DI VERDE.

SI HA QUASI L'IMPRESSIONE CHE QUESTO COSTONE DI TUFO DOVESSE DELIMITARE I MARGINI DI UNA ESTESA ACROPOLI. INFATTI A DISTANZE REGOLARI LE PARETI PRESENTANO INCAVI TAGLIATI COME ENORMI TACCHE A PIOMBO CHE LASCIANO PENSARE A LUOGHI DESTINATI ALLO SCARICO NEL TORRENTE DI MATERIALI SOPRASTANTI.

UNO DEI COMPONENTI LA SPEDIZIONE TENTA LA DISCESA ATTRAVERSO UNO DI QUESTI ENORMI SCOLATOI LARGHI DAI 2 AI 3 METRI.

DOPO CIRCA 30 METRI RAGGIUNGE IL FONDO DEL VALLONE MA SI TROVA IMMERSO IN UNA VEGETAZIONE ALTISSIMA: FELCI, MALVE ENORMI E ORTICHE DI OLTRE UN METRO.

FALCIANDO CON IL MACHETE RIESCE A GIUNGERE IN VISTA DEL TORRENTE IN QUEL PUNTO MOLTO STRETTO, MA SI RENDE CONTO CHE L'IDEA DI PROCEDERE NEL LETTO DI QUESTO E' IMPOSSIBILE.

DAL FONDO LA VALLE SI OFFRE AD UNA VISIONE AFFASCINANTE: SULL'ALTRO VERSANTE, NASCOSTE NEL VERDE, SI APRONO NUMEROSE APERTURE. GROTTE NATURALI O CUNICOLI?

E' IMPOSSIBILE RAGGIUNGERLE.

E' INDUBBIO CHE LA ZONA IN EPOCHE REMOTE FU ABITATA DALL'UOMO, FORSE DI CULTURA NEOLITICA E PIU' TARDI ETRUSCA.

NEL COSTONE SI APRONO ANCHE PROFONDE SPACCATURE INVASE DA RADICI. LA ZONA E' PREVALENTEMENTE VULCANICA COME BEN LO DIMOSTRANO I MASSI DI PEPERINO E LE ROCCE ERUTTIVE DI COLORE BRUNO-GRIGIO.

TUTTO IL GRUPPO SI RIPORTA SUL TERRAZZAMENTO PER TENTARE PIU' AVANTI UNA NUOVA DISCESA DA QUOTA 348.

OLTREPASSATO IN BASSO IL CASALE MANCA, LA VIA E' PIU' AGEVOLE. IL COSTONE E' PITTORESCO MA NULLA VI E' D'INTERESSANTE A PARTE LE ROVINE DELL'ANTICO CONVENTO DEI FRATI CONVENTUALI DI VITERBO, VECCHIE DI CIRCA QUATTRO SECOLI. SI APRE SU DI UN AMPIO TERRAZZAMENTO ERBOSO, DELIMITATO AD OVEST DA UNA PARETE DI TUFO FERRIGNO CHE SI INNALZA QUASI A PICCO PER 90/100 METRI.

E' IL GRANDE COSTONE DI MACCHIA GRANDE, OVE LA LEGGENDA VUOLE SI APRANO I PASSAGGI SEGRETI DEL FANUM VOLTUMNA: LA CITTA' SACRALE DEGLI ETRUSCHI.

LA PARETE PERMETTE DI VEDERE NUMEROSE APERTURE AD ALTEZZA VARIABILE, ALTRE SONO CELATE ALLA SUA BASE.

PROCEDENDO VERSO NORD SI LOCALIZZANO ALCUNE GROTTE E POZZI DI MINIERA DAI QUALI GLI ETRUSCHI ESTRAEVANO LA MARCASSITE.

IN EPOCHE PIU' RECENTI LA BOMBRINI PARODI DELFINO NE RIPRESE LO SFRUTTAMENTO PER POI ABBANDONARE TUTTO DATE LE DIFFICOLTA'.

ALCUNI COMPONENTI DEL GRUPPO TENTANO DI SALIRE VERSO DEI COLOMBARI CHE SI APRONO NELLA PARETE MA L'INSUFFICIENZA DELLE ATTREZZATURE NON CONSENTE UNA ESPLORAZIONE PIU' APPROFONDITA.

LA SPEDIZIONE LASCIA IL TERRAZZAMENTO E RIPRENDE LA MARCIA SCENDENDO NUOVAMENTE NEL FONDO DELLA VALLE.

GUADATO IL TORRENTE SI LOCALIZZA SUL COSTONE OPPOSTO L'IMBOCCO DI UN'ANTICA MINIERA. E' UNA GALLERIA ASCIUTTA CHE SI PERDE NEL MONTE. IL CAPO SPELEOLOGO SI APPRESTA AD ENTRARVI QUANDO VIENE FATTA UNA SORPRENDENTE CONSTATAZIONE: LA GALLERIA E' INVASA DAL GAS.

E' UN GAS ACRE, PESANTE, VISIBILE COME UNA NEBBIA CHE SEMBRA SPRIGIONARSI DALL'INTERNO. L'ODORE E' SIMILE A QUELLO EMANATO DAL CARBURO; IN EFFETTI ALL'IMBOCCO SONO PRESENTI BLOCCHI DI CARBURO BRUCIATI, MA NON ESISTONO MINIERE DI CARBURO E QUESTA FORMA GASSOSA ATTIVA CI LASCIA ALQUANTO PERPLESSI. MANCA TOTALMENTE OSSIGENO ED E' COMUNQUE IMPOSSIBILE INOLTRARSI SENZA ADEGUATE PROTEZIONI.

CI TROVIAMO SUL COSTONE TUFACEO GEMELLO CHE FRONTEGGIA DAL VERSANTE OPPOSTO LA CITTA' SACRALE. ANCHE QUESTO FERRIGNO, A PICCO, SUL QUALE LE LEGGENDE FANTASTICANO DI CAVITA' INTERNE. LA SUA BASE E' RESA INAVVICINABILE DALLA FOLTA MACCHIA.

DOPO UNA BREVE SOSTA LA SPEDIZIONE SI RIMETTE IN MARCIA QUESTA VOLTA SUL LATO EST OLTREPASSANDO L'ESTREMA PUNTA NORD DI MACCHIA GRANDE CHE SI PROFILA ALTA NEL CIELO.

SI ESPLORANO CON I BINOCOLI LE COLLINE CIRCOSTANTI. OVUNQUE IL PAESAGGIO E' SUGGESTIVO, SULLE RUPI INTORNO, PIU' O MENO LONTANE SI INDIVIDUANO APERTURE DI VARIE GRANDEZZE. NE LOCALIZZIAMO NON MENO DI DIECI IN UN ARCO DI POCO PIU' DI UN CHILOMETRO.

FIANCHEGGIARE LA RUPE IN DIREZIONE EST PER RAGGIUNGERLE E' IMPOSSIBILE. TROVATO UN PASSAGGIO SINUOSO DISCENDIAMO UN ALTRO VALLONE PER TENTARE UN AVVICINAMENTO E TROVIAMO UN SECONDO GUADO AD UN ALTRO TORRENTE CHE SCORRE SUL FONDO.

MA ECCO CHE SENZA NECESSITA' DI ANDARE OLTRE, UN'INSOLITO PAESAGGIO SI APRE IMPROVVISAMENTE DAVANTI A NOI: SONO IMBOCCHI DI TUNNEL O GALLERIE DI MINIERE SU ENTRAMBI I LATI DELLA VALLE, TAGLI NEL TUFO COME APERTURE O SONDAGGI DI RICERCA PER UNA SUPPOSTA NECROPOLI.

LOCALIZZATA L'APERTURA DI UNA SUPPOSTA MINIERA CONSTATIAMO CHE E' INVASA DALLE ACQUE CHE SAREBBE POSSIBILE FAR USCIRE CON UN LAVORO DI DRENAGGIO.

SULLA PARETE DESTRA DELL'IMBOCCO, AD UN'ALTEZZA DI 2 METRI CIRCA SI APRE L'INGRESSO DI UN CUNICOLO ALTO CIRCA 1 METRO E LARGO 0,70, A VOLTA, TIPICAMENTE ETRUSCO.

IL CUNICOLO SI SPROFONDA NEL MONTE, MISURANDOLO IN PROFONDITA' FIN DOVE ARRIVA LA LUCE DELLE TORCIE, NE VEDIAMO UN TRATTO DI CIRCA 20 METRI.

IL CAPO SPELEOLOGO ED UNO DEI MEMBRI TENTANO DI INOLTRARVISI, MA UNA ENORME COLONIA DI GROSSI RAGNI NERI VI HA TROVATO RIFUGIO: SONO CENTINAIA, DALLE DIMENSIONI DI UNA MONETA.

RINUNCIAMO ALLA POSSIBILITA' ED ESPLORIAMO IL COSTONE E LE SUPPOSTE APERTURE DI TOMBE. INTORNO SI APRONO TANE DI ANIMALI SELVATICI, SFIATATOI………………NEL GRETO DEL TORRENTE SI RINVENGONO NUMEROSI RESTI DI COCCI D'INCERTA DATAZIONE.

CINQUANTA METRI PIU' A NORD E' L'IMBOCCO DI UN'ALTRA MINIERA ABBANDONATA. UN CARRELLO GIACE ROVESCIATO NEL TORRENTE, BINARI CONTORTI SONO ABBANDONATI SULLA RUPE. L'INGRESSO E' CELATO DA UN PESANTE TELO DI PLASTICA RICOPERTO DI TERRA E DA UN MURETTO.

L'INTERNO DELLA GALLERIA E' IN PARTE FRANATO SUL LATO DESTRO; LE ARMATURE COSTRUITE CON GROSSE TRAVI APPAIONO SPACCATE DAL PESO DELLA TERRA……………..OVUNQUE PASSAGGI S'INOLTRANO NELLE VISCERE DEL MONTE.

GIU', LUNGO IL TORRENTE SI APRONO ALTRI INGRESSI E PIU' AVANTI SUL LATO OVEST SI STAGLIA UNA NUOVA PARETE DI TUFO ROSSO.

SIAMO SOTTO LA QUOTA 253