INCONTRO CON LA
PREISTORIA
(PROF. REMIGIO RUGGIERO)
La Preistoria così per definizione di
vocabolario è: "Il periodo che precede i tempi storici, in altre parole,
anteriore alle prime testimonianze e documentazioni scritte; il complesso delle
manifestazioni e delle vicende umane ricostruibili esclusivamente attraverso
ipotesi archeologiche".
Non credo che questo sia sufficiente per
classificare, o meglio, definire un tempo che ha visto il nascere, il crescere
e lo svilupparsi l'UOMO, la creatura per eccellenza.
A questo punto chi mi legge si domanderà: "E
allora che cosa è la Preistoria? -direi- Un tempo, un'epoca senza date che
dicono l'andare di esso, il suo continuo ed inesorabile trascorrere, il suo
fissare, il suo divenire".
Ma se non ci sono numeri che testimoniano, che
misurano e dimensionano il segmento ed il trascorrere del tempo, da questo a
quello stadio di evoluzione o di vita, vi sono prove che dicono più di una fredda
data.
L'avvento del cemento è succeduto a quello della
pietra prima del mattone dopo.
L'uomo ha pensato, voluto, creato. Quando? Non
importa. Il suo pensiero, materializzato, è una realtà e questo è ciò che
conta. Forse un giorno si saprà quando è avvenuto questo passaggio e, quella
che oggi appare una storia, potrebbe essere, per altre intelligenze,
preistoria; quella che per noi è civiltà potrebbe essere una qualsiasi cultura
alla quale sarà poi dato un nome, come oggi accade con altre culture che ci
hanno preceduto. Quando è avvenuto il passaggio dalla pietra scheggiata a
quella levigata, quando è stato scoperto il rame, per pervenire al bronzo ed al
ferro, non si sa e le date si possono solo arguire, anche perché, a volte,
pietra e rame convivono come indicato dal Rinaldone dove, pugnali di rame,
affiancano punte di frecce in selce, dandoci la realtà d'un tempo anonimo.
Spesso la Preistoria è identificata con l'uomo di Neanderthal, rozzo e incapace
come i suoi predecessori Pitecantropi e Sinantropi.
Ma la
Preistoria non è questa. La Preistoria è un tempo che precede la Protostoria e
la Storia, stando alle regole, è soprattutto
un tempo
di vita, d’intuizione, di ricerca, osservazione,
meditazione, realizzazione di cose che hanno permesso, ai successivi esseri, di
sperimentare e creare, materializzare il pensiero con oggetti ed utensili dando
vita, così, ad una storia di fatto.
La Preistoria, pertanto, è il susseguirsi di
esperienze intuite lasciate nel tempo per essere riprese e vissute nel continuo
divenire della condizione umana che nel suo andare è pervenuta, poi, alle
conquiste che hanno visto la supremazia dell'Uomo sulle altre creature e cose.
Di conseguenza, l'incontro con queste
manifestazioni, darà all'uomo la misura di quello che può e vuole un cervello
quando è posto di fronte ad un'esigenza che lo costringe ad agire.
Non a caso i crani degli ominidi man mano che i
millenni sono passati hanno assunto forme diverse. La massa cerebrale, con
l'acuirsi delle osservazioni, aumenta di volume cambiando la forma al cranio:
scompare il toro sopraorbitario, l'occipite si accorcia, il foro
occipitale si sposta e pone il cranio in posizione più centrale rispetto alla
spina dorsale.
La stazione eretta, l'andare bipede, l'uso degli
arti superiori, mani e braccia, sono una conseguenza dell'uso del cervello.
A questo punto il termine Preistoria
convenzionalmente usato, cade e giustamente come dice V.G. Childe: "La
Storia col suo preludio, la Preistoria, diventa una continuazione della Storia
Naturale". Perché tanto il Pitecantropo, quanto il Sinantropo, quanto
l'uomo di Neanderthal o Tautevel, hanno scritto il loro libro di Storia con gli
avvenimenti, le vicende vissute giorno dopo giorno, momento per momento, in un
continuo andare permettendo, poi, di ricostruire il tempo in cui sono vissuti,
dimostrando, fra l'altro, di non soggiacere agli eventi ma di usarli per i
propri bisogni.
Comunque, per comodità d'intenti, si continuerà ad
usare questo termine, visto che i tempi sono stati così classificati.
Studiare l'uomo nelle sue fasi di vita, indagare
nella bruma del passato, scavare fra i silenzi, fasciati di mistero, e risalire
all'origine prima delle cose per sconfinare così nel mito, è arduo.
Preistoria, Protostoria, Storia, tre momenti, tre
tappe scritte dall'uomo in millenni di esistenza, tracce lasciate da una
creatura mai ben descritta sulla base di una specie di tipo, di un essere che
non è definibile se non attraverso un certo tipo d'intelligenza che lo fa
differire dagli altri animali, facoltà questa che si estrinseca nella
osservazione della natura alla quale l'uomo chiederà aiuto per risolvere i suoi
molteplici problemi di sussistenza e sopravvivenza.
Sussistenza e sopravvivenza sono stati i primi
problemi che si sono posti all'uomo costringendolo ad essere raccoglitore. In
questo periodo l'uomo si nutre con la raccolta di tuberi e bacche varie. Ma
questa dieta, con molta probabilità, non era sufficiente e divenne cacciatore
forse per aver gustato avanzi di carne lasciata da predatori notturni.
Per l'attività di caccia non bastavano le mani: era
necessario assumere un utensile, un qualcosa che gli permettesse di offendere
la preda. Dapprima, credo, usò bastoni ed ossa lunghe degli animali uccisi
lasciati dalle fiere dopo essere stati spolpate, successivamente usò la pietra
più atta a rompere e meno fragile del legno, più idonea a spezzare e, perché
no, ad uccidere.
Nasce il chooper, parola inglese che designa
utensili primitivi ottenuti dalla scheggiatura di un ciottolo da un lato.
Questa operazione, rende il bordo del ciottolo tagliente e, se la scheggiatura
è effettuata su ambo i lati del ciottolo, l'utensile prende il nome di chopping-tool.
La nascita del chopper, forse, è stata casuale, e ciò poi ha originato
il chopping-tool, cosa questa che, senza meno, ha voluto l'uomo dopo
aver osservato l'efficienza dell'accidentalità ha poi realizzato,
intenzionalmente, l'oggetto.
Al chopper succede l'amigdala selce
scheggiata a forma di mandorla atta ad essere impugnata nella mano per
offendere animali, scavare tuberi, radici.
Sollecitati, quotidianamente, dall'uso di questi
utensili rudimentali e quindi soggetti a continue osservazioni che stimolano il
pensiero, l'uomo crea oggetti ed utensili atti ad usi specifici.
Nascono i raschiatoi, i bulini, le punte di frecce
ottenuti, tutti, dalla scheggiatura della selce. Presto, comunque, la natura
aiuterà l'uomo dandogli il fuoco.
Con il fuoco scopre i metalli e con essi sostituirà
la pietra; nota anche che la carne cotta è più buona della cruda, si accorge
che l'argilla a contatto col fuoco indurisce e ha capacità a contenere i
liquidi; ed ecco le prime stoviglie. Nel frattempo l'uomo è diventato
sedentario, sfrutta, come abitazione, la caverna e ripari sotto le rocce; si
unisce in gruppi ed il cibo è procurato attraverso la caccia e la raccolta.
Casualmente la donna scopre che da un seme, se
messo nella terra, nascono più semi: è l'avvento dell'agricoltura. In questo
tempo, che comunemente è chiamato Neolitico, l'uomo dissoda la terra, se pur
con aratri rudimentali, semina, coltiva e raccoglie il frutto del suo lavoro,
crea stoviglie che cuoce col fuoco, addomestica animali, ed ecco l'inizio di
quella che, con l'andar del tempo, si chiamerà proprietà - possesso.
Tutto questo
convince l'uomo ad uscire dalla caverna per costruire capanne e recinti, è
l'avvento, se pur rudimentale, dell'urbanistica perché l'uomo dà inizio ad
agglomerati con recinti di difesa: sorgono i primi villaggi. La sussistenza, a
questo punto, diventa più impegnativa, l'uomo si specializza nell'allevamento
di animali che dovranno dare carne a sufficienza, latte e lana; ci si è
allontanati notevolmente dalla Preistoria, e questo tempo è chiamato
comunemente Protostoria.
In questa età l'uomo esce dall'occasionalità per
entrare nel più specifico, avvalendosi delle esperienze tramandatogli dai suoi
predecessori. A lunghi passi percorre le distanze e crea. Ed ecco l' "Homo
Sapiens". Costruisce, scopre l'energia, la doma ai suoi bisogni, la
utilizza a suo piacimento. La macchina meccanica sostituisce l'animale;
l'alimentazione, le coltivazioni e l'allevamento, diventano razionali e
funzionali; si produce ciò di cui si ha bisogno e quanto effettivamente
necessita; si sfruttano il vento e l'acqua, si cercano nuove fonti di energia;
si utilizzeranno anche le risorse minerarie. Ora l'uomo è proiettato verso
qualcosa che lo condurrà molto lontano, scoprirà l'atomo ma non lo saprà
utilizzare, perché non sa misurare quanto gli è stato dato e si avvia verso
qualcosa che non so definire.