GASTROEPATO e MIMMO ITALIANO HomePage PER  FON.CA.NE.SA.Catania(v.anche fondo pagina)

Con piacere e grande commozione riportiamo gli scritti di una ragazza che ammiriamo per l’amore ed il coraggio che dimostrava; con grande partecipazione abbiamo personalmente sperimentato il cuore della gente di Catania e, per questi motivi, Gastroepato, anche a nome e per volontà di mio fratello Domenico, si pregia di parlare nel proprio umile sito di questa Nobile Fondazione...per farla conoscere ai molti navigatori che con gioia ci seguono dal Web, rivolgendoci al loro cuore, come sempre.

dott. Claudio Italiano

 

HO VISTO ANCHE IO  L'INFERNO 

"Ho visto bambini magri come spettri, con le occhiaie nere,senza capelli e con la paura in volto; anziani e giovani senza speranza sdraiati su lunghi sedili con le braccia e le mani torturate dagli aghi delle flebo; gente che si lamentava e chiedeva di non soffrire più; mamme e padri col viso triste e le lacrime agli occhi per i loro cari; ho visto anche neonati attaccati alle flebo della speranza: che torto avevano? Ho visto infermieri dare coraggio anche se sapevano....; ho visto dottori che davano  speranze...anche se sapevano....;                  HO VISTO L'INFERNO SULLA TERRA ,ANCHE IO COLPITO  DAL MALE"

Mimmo Italiano da Milazzo

 

Parole di SANTELLA

"Se dovessi morire con questo nodo che mi uccide la gola,

lascio agli amici le mie parole di vento,

a Dio le mie speranze di vetro,

alla felicità dei miei diciannove anni rapiti

tutto il peso del mio silenzio."

" Il calore e l’affetto che si trovano nella propria casa e nella propria città

sono un bene insostituibile.

"Mamma, il mio desiderio sarebbe che Catania possa avere le strutture adatte ad aiutare i malati

che sono costretti ad affrontare la malattia con il peso della lontananza..."

 

Queste parole accorate, queste constatazioni di fragili speranze, questo messaggio di amore provengono da una ragazza, Santella, non ancora ventenne, ma conscia della fragilità della sua esistenza terrena e dell’imminenza di un destino inevitabile, forte nei sentimenti che l’animano e che la proiettano nella dimensione infinità della humanitas. I genitori della ragazza comprendono il messaggio di Santella e costituiscono a Catania una Fondazione, la FON.CA.NE.SA, che ha come compito lo studio e la cura della malattie neoplastiche del sangue. La FON.CA.NE.SA. opera da oltre dieci anni presso l’Istituto di Ematologia dell’Università di Catania e si propone non solo per il suo elevato significato umano e sociale per scopi divulgativi-conoscitivi ma anche come strumento di grande rilievo scientifico.

 

Noi di Gastroepato abbiamo personalmente potuto constatare l’affetto, la grande Professionalità e Disponibilità che l’Equipe diretta dal prof. Rosario Giustolisi, della Scuola di Specializzazione in Ematologia dell’Università di Catania profonde per i propri assistiti.. Siamo stati accolti in un abbraccio fraterno e ci siamo sentiti veramente a casa nostra presso "Casa Santella", cogliendo l’impegno dei Medici ed Amici che fanno della ricerca unico itinerario alla solidarietà.

 

L’Ematologia a Catania: una crescita costante.

(tratto da un articolo riportato nel numero 7/8/2001 di Catania Medica, redatto dal prof. Rosario Giustolisi, direttore dell’Istituto di Ematologia dell’Università di Catania e da noi liberamente adattato)

 

"Nella metà degli anni ‘70 l’Ematologia si stacca completamente come disciplina autonoma dalla grande madre della medicina generale all’interno della quale, al pari di altre specialità mediche, era storicamente vissuta e Catania ebe allora il privilegio di avere una delle prime cattedre di Ematologia istituite in Italia. Questa trovò allocazione in un piano della attuale struttura del presidio Ferrarotto e la sua direzione fu affidata al compianto Prof. Elio Cacciola che ne curò l’iniziale sviluppo e la crescita." La Scuola di Specializzazione di Ematologia dell’Università di Catania è diretta oggi dal prof. Rosario Giustolisi ed ha avuto un notevole incremento delle sue potenzialità. Nel 1985 è stato eseguito il primo trapianto di midollo osseo autologo e da allora molti giovani si recano all’estero per compiere stages di formazione presso lo MD Andreson Cancer Center di Houston nel Texas. E’ infatti con quella Università che nel 1990, per la tenace volontà del prof. Elio Cacciola, venne stabilita una affiliazione scientifica che fu siglata a Catania. Oggi combattere le malattie del sangue, curare la leucemia acuta mentre tre o quattro decenni fa di leucemia acuta si soccombeva nello spazio di pochi mesi, è divenuta una realtà, grazie ad un moderno impiego dei chemioterapici ed una ottimizzazione della cosiddetta terapia di supporto, che consente ai malati di superare la fase dell’aplasia midollare. Per questi malati una alternativa terapeutica è rappresentata dal trapianto di midollo sia autologo che allogenico. (...) Così il paziente seguito a Milano, o a londra, o Houston, viene trattato alla stessa maniera di uno curato in un centro di ematologia istituzionalizzato della nostra isola. "

La Cattedra/Divisione svolge una intensa attività assistenziale coprendo un bacino di utenza di 2.500.000 persone. I dati statistici sotto riportati e riferentesi alla sola attività svolta nell’anno 1999:

  • Trapianto di midollo n. 31

  • Ricoveri in Day-Hospital n. 12.000

  • Visite ambulatoriali n. 26.000

  • Esami di laboratorio di alta specialità n. 12.000

    Aiuta la ricerca Siciliana.

    Attività della FON.CA.NE.SA. a sostegno della ricerca

    (liberamente tratto da un articolo della dott.ssa Patrizia Guglielmo, dirigente medico Istituto di Ematologia)

    bullet

    Nel 1991 il dott. Filippo Buscemi, neo-specialista in Ematologia viene supportato dalla Fondazione per uno stage di un anno presso il Dipartimento di Oncologia Ematologica dell’Università di Little Rock (Arkansas, USA), ove si dedica allo studio di una delle più problematiche neoplasie ematologiche, il Mieloma Multiplo e acquisisce nuove tecnologie per il riconoscimento delle cellule staminali emopoietiche da utilizzare ai fini trapiantologici;

    bullet

    nel 1992 la sig.ra Francesca Corsaro, tecnico di laboratorio, usufruisce di un aborsa di studio della Fondazione affinchè si dedichi alla diagnostica delle malattie neoplastiche del sangue utilizzando le più moderne tecniche di citometria a flusso laser;

    bullet

    nel 1993 la Fondazione devolve una borsa di studio al supporto di un programma di ricerca sui meccanismi cellulari di chemioresistenza ai farmaci antiblastici. Il programma viene affidato al dott. Ugo Consoli, neospecialista in Ematologia e viene svolto presso il M.D. Andreson Cancer Center dell’Università di Houston (Texas, USA);

    bullet

    nel 1994 il dott. Giuseppe Palumbo, specializzando dell’Istituto di Ematologia, riceve dalla FON.CA.NE.SA. un aborsa di studio per uno stage presso il Dipartimento di Ematologia dell’Hadassah University Hospital di Gerusalemme, ove si dedica allo studio di una nuova classe di molecole ad attività antitumorale, le tirfostine ed inoltre svolge sofisticate indagini sui processi di metilazione del DNA coinvolti nella genesi di numerose neoplasie ematologiche e non;

    bullet

    nel 1996/97 la FON.CA.NE.SA. istituisce un premio annuale denominato "Premio di Laurea Santella Massimino", da assegnare ad un neo-laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Catania che abbia discusso una tesi su aspetti patogenetici, clinici o terapeutici delle malattie del sangue.

    bullet

    Argomenti trattati=Mieloma,Epatiti,Cancro colon retto.....Il mieloma multiplo o plasmocitoma.

    Si tratta di un'affezione che deriva dalla proliferazione di un singolo clone di cellule neoplastiche di natura B linfocitaria, differenziate, per così dire, in senso plasmacellulare, con infiltrazione delle stesse cellule nel midollo osseo, milza, fegato. Tali elementi mielomatosi producono una immunoglobulina monoclonale detta M proteina e/o catene leggere che si possono repertare nelle urine come proteine di Bence Jones.
    Incidenza. La malattia colpisce soggetti di 60 anni e costituisce il 10% di tutte le neoplasie di pertinenza ematologica;
    Etiologia.E' stata dimostrata un'eziologia nell'esposizione prolungata a radiazioni ionizzanti, cioè nel personale di radiologia, tra i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki; si ritiene inoltre che alterazioni cromosomiche siano alla base di questa neoplasia, per es. trisomie 3, 5,7,9,11 oppure riarrangiamenti cromosomici 1 e 14; presenza di una maggiore espressione del locus HLA B5; aumentata espressione dell'oncogene c-myc e mutazioni del proto-oncogene ras. Infine si segnalano casi di mieloma multiplo tra il personale che è venuto a contatto con asbesto (amianto), pesticidi, derivati del petrolio.
    Sintomatologia e clinica. L'esordio della patologia è subdolo; per nostra esperienza un soggetto di circa 65 anni, venuto alla nostra osservazione per caso, per una non ben precisata broncopneumopatia, presentava da circa 10 anni episodi di edema agli arti inferiori, versamento pleurico, dolori ossei e stato disprotidemico, con notevole riduzione dei valori dell'albumina ed incremento della frazione delle gamma globuline con picco monoclonale. Questi veniva affetto da episodi febbrili, astenia, dimagramento. Un'indagine radiologica del cranio evidenziò aree osteolitiche e, così pure, si avevano ulteriori aree di osteolisi a carico della colonna vertebrale, pelvi e coste, presenza di opacizzazioni confluenti polmonari come di infiltrato interstiziale. Dall'indagine di laboratorio, sulla base del riscontro di anemia normocitica e di gammapatia monoclonale e sulla base dle riscontro Rx fu posta diagnosi ed intrapreso trattamento con melphan. Lo scheletrico di questi soggetti presenta deformità ossee ed è soggetto a fratture patologiche, anche per schiacciamento costale, femorale, vertebrale. Una sindromne anemica è presente in questi soggetti per infiltrazione del midollo ad opera di elementi neoplastici mielomatosi ed anche per insufficienza renale ed azione mielotossica dei medicamenti. E' presente altresì iperdisprotidemia, ipercalcemia, una VES elevata.
    Altri segni e complicanze.
    Infezioni per deficit dei neutrofili e per presenza in circolo di plasmacellule neoplastiche che secernono immunoglobuline prive di effetto; tra le infezioni si segnalano polmoniti da streptococco pneumoniae, stafilococco aureo, pneumocystis carinii.
    Emorragie: epistassi, gengivorragie, emorragie della retina per calo delle piastrine e per anomalie della coagulazione probabilmente correlate al fatto che le M proteine interagiscono tramite il frammento Fab con i monomeri della fibrina, sicchè il coagulo diventa gelatinoso, con scarsi sostegni fibrosi e non si retrae. Inoltre si dimostra calo dei fattori della coagulazione, probabilmente per infiltrazione mielomatose del fegato che è la sede principale della loro sintesi.
    Effetti dell'aumentata viscosità del sangue: epistassi, cefalea, turbe del sensorio fino all'ottundimento paraproteinemico.
    Deposizione di amiloide e scompenso cardiaco, nefrosi e steatorre.
    Rene: ipercalcemia e proteinuria di Bence Jones, pielonefriti ricorrenti, tubulopatie ostruttive.
    Sistema nervoso: algie radicolari per compressione delle radici e lesioni spinali trasverse.Cefalea, sordità, nistagmo, radicolonevriti.
    Diagnosi.
    Criteri maggiori di diagnosi: biopsia del midollo con reperto di plasmacellule giganti superiori al 30%, cellule di Mott; B) tasso sierico di proteina M maggiore di 3,5 grammi/dl per le IgG, > di 2 g/dl per le IgA. C) proteinuri di Bence Jones maggiore di 1 grammo/24 ore per catene kappa o lambda.

    Criteri minori: A) plasmocitosi del midollo tra il 10 -30%; B) lesioni osteolitiche C)anemia D) riduzione dei valori di IgG, IgA ed IgM.

    Stadiazione. La patologia presenta una stadiazione per la prognosi ; lo staging più accettato è quello di Durie e Salmon che si basa sui criteri della anemia, ipercalcemia, lesioni scheletriche ed M proteina.
    STADIO I: Emoglobina > 10 grammi/dl; Calcemia normale; Rx scheletro al massimo con una sola lesione; bassa produzione di Proteine M : IgG < 5 g/dl; IgA < 3 g/dl; M proteinuria < 4 grammi/24 ore.
    STADIO II: internmedio
    STADIO III: emoglobina < 8,5 g/dl; calcemia > 12 mg/100 ml; numerose lesioni osteolitiche; produzione di proteine M: IgG > 7 g/dl; IgA > 5 g/dl; M proteinuria > 12 grammi/24 ore.
    Terapia. Si avvale di chemioterapia. Lo schema classico prevede l'impiego di Melphalan (6 mg/m2) + Prednisone (60 mg/mq) per 7 giorni al mese oppure di altri agenti alchilanti come ciclofosfamide e nitrosuree ma dagli anni 80 sono stati introdotti schemi combinati con adriamici, vincristina e desametasone (VAD) o ancora vincristina ciclofosfamide, melphalan, ciclofosfamide e prednisone. L'intento è quello di ottenere una remissione con riduzione del 50-76 della M proteine a valori < 25 g/l in due misurazioni a 4 settimane; riduzione della B.J. con valori di 0,2 g/24 ore ed assenza nella progressione delle lesioni ossee con normalizzazione della calcemia.
    Nel corso degli ultimi anni una speranza è data dal trapianto di midollo autologo ed allogenico, dopo terapia ablativa, mediante l'infusione di cellule staminali periferiche e di altri fattori di crescita emopoietici (G-CSF e GM-CSF).
    Il consiglio di Gastroepato è, dunque, quello di rivolgersi a Centri specialistici e di iniziare bene e presto con le terapie adeguate, non sottovalutando il rischio di complicanze infettive che, per nostra esperienza, sono allìordine del giorno compresi gli effetti collaterali pesanti delle chemioterapie.
    Macroglobulinemia di Waldrenstrom.
    La Macroglobulinemia di Waldenstrom (MW) è una proliferazione neoplastica a morfologia intermedia "linfo-plasmacellulare", che sintetizza immunoglobuline monoclonali della classe IgM, per trasformazione neoplastica di una cellula B linfocitica; la sintomatologia è subdola, con astenia, adinamia, dispnea, da imputare ad una sindrome infiltrativa con epatosplenomegalia e sindrome emorragica, con sanguinamento delle mucose ed iperviscosità dovuta ad un tasso elevato di molecole IgM; a ciò si aggiungono, come per il Mieloma Multiplo, complicanze infettive. Le IgM si riuniscono a formare complessi tetrameri con peso molecolare di 1.000.000, responsabili di iperviscosità. La diagnosi si avvale dello studio della biopsia del midollo che si caratterizza per elementi plasmacellulari; inoltre avremo proteinuria di Bence Jones dovuta a catene kappa, e rouleaux eritrocitari, cioè eritrociti impilati al vetrino.
    Crioglobulinemie.
    Le crioglobuline sono anticorpi che precipitano e gelificano con il raffreddamento e che si dividono in:
    monoclonali -> IgM, IgG, IgA, catene di Bence Jones
    miste, Igm + IgG
    policlonali, più proteine
    Esse sono dovute a produzione abnorme di proteine in corso di Mieloma multiplo, macroglobulinemia, malattie linfoproliferative, oppure si possono repertare in corso di LES, artrite reumatoide, vasculiti allergiche, sindrome di Sjogren; se si sospetta la presenza di crioglubine è necessario lasciare il siero di un campione di sangue dapprima a bagnomaria a 37° e quindi a 4°: a questo punto si osserverà un precipitato, criocrito. Le crioglobuline sono responsabili del fenomeno di Raynaud , ossia del rallentamento circolatorio delle estremità e del vasospasmo a frigore delle dita, punta del naso, lobi delle orecchie ecc, e di orticaria a frigore.

    Claudio Italiano

     


    EPATITE AUTOIMMUNE.
    E’ un’infiammazione cronica del fegato a causa sconosciuta, che si caratterizza per a) un’epatite periportale (infiammazione dello spazio portale); b) movimento di autoanticorpi c) esclusione di altre patologie epatiche ed epatiti croniche (per es. da virus HCV, HBV, emocromatosi, morbo di Wilson ecc., cirrosi biliare primitiva, steatoepatite alcolica). La malattia colpisce le donne (71%), in genere nella prima dei 40 anni. E’ un processo, dicevamo autoimmunitario, e pertanto si associa, talora, ad altri quadri autoimmuni (cioè caratterizzati da movimenti anticorpali rivolti verso le stesse strutture dell’organismo!) come la colite ulcerosa, il morbo di Graves (vedi link), la sinovite.
    Classificazione. Si è soliti classificare l’epatite autoimmune sulla base del riscontro degli autoanticorpi , che sono per il TIPO I rappresentati massimamente dagli ANA (antinucleo) e SMA (antimuscolo liscio), così come avviene in USA ed Europa; segue il TIPO II dove gli anticorpi sono i LKM1 che non coesistono con i primi citati, e si associano a patologie come la tiroidite autoimmune (vedi link), vitiligine, diabete insulino-dipendente e colite-ulcerosa. L’epatite autoimmune di tipo 3° si caratterizza per anticorpi anti-SLA. l’11% dei pazienti con epatite autoimmune di tipo 1 ha anti-SLA .
    Diagnosi. I criteri diagnostici per l’epatite autoimmune sono un rialzo di immunoglobuline > di 1,5 volte rispetto al limite superiore della norma e i titoli sierici di SMA ed ANA ed LKM1 > di 1:80. Non vi deve essere stato uso di alcool, nè epatite cronica virus B e C correlata , nè da virus di Epstein-Barr, nè Cytomegalovirus; Gli anticorpi antimuscolo liscio riflettono la presenza di anticorpi diretti contro l’actina, la tubulina, la vimentina, desmina e scheletina. Gli anticorpi anti-microsomiali del fegato/rene di tipo I sono reattivi contro l’antigene microsomiale 50 kDa del fegato e del rene identificato come la citocromossigenasi P450 IID6. Altri tipi di anticorpi riscontrati sono quelli diretti contro fegato e pancreas, anti-LP, e contro le asialoglicoproteine (anti-ASGPR), contro il citosol epatico di tipo 1 (anti-LC1), anticorpi citoplasmatici antineutrofili perinucleari (pANCA) che sono stati riscontrati specialmente nella colangite sclerosante (vedi link).
    Patogenesi del dannoi epatico. I meccanismi che sono alla base del danneggiamento epatico sono rappresentati dalla A) citotossicità cellulomediata anticorpo-dipendente; B) citotossicità diretta, cioè mediata dai linfociti citotossici. Nel caso A) esistono autoanticorpi diretti contro le normali proteine di membrana epatocitaria ed il complesso antigene-anticorpo sulla superficie dell’epatocito diventa bersaglio per i linfociti che hanno i recettori Fc per le molecole anticorpali (cellule natural Killer). Nel caso B), invece, un autoantigene malattia-specifico viene esposto in modo anomalo sulla superficie dell’epatocita in associazione agli antigeni HLA (cioè di istocompatibilità): ne deriva che il linfocita (linfocita citotossico) non riconosce più come self la struttura e si attiva per distruggerla. Le linfochine che vengono , per l’occasione liberata, facilitano la comunicazione tra le cellule e promuovono l’espressione di neoantigeni HLA di classe II. Esiste dunque in entrambi i casi un incremento dell’immunoreattività cellulomediata.
    Quando la cura. La gravità dell’attività infiammatoria viene valutata sulla base degli indici biochimici di citolisi, peres. un rialzo delle AST almeno di 10 volte (10X) la norma o più, oppure AST > 5X associata ad ipergammaglobulinemia. Il quadro istologico evidenzierà ponti necrotici o necrobiosi confluente. Invece non sarà necessaria la cura se le AST sono < a 5X ed il quadro istologico non depone per epatite periportale, oppure l’attività è bassa.
    Terapia. Si basa su cicli di cortisonici per 4 settimane, seguiti da cicli di mantenimento; tuttavia è possibile una terapia di combinazione con cortisonico+azatioprina, partendo da dosaggi medio-alti che poi si riducono settimana per settimana e dopo 4-5 settimane si effettua il mantenimento.

     

     


    IL CANCRO DEL COLON-RETTO, da appunti personali del dott. Claudio Italiano

    E’ la più comune neoplasia dei paesi sviluppati ed è responsabile di circa il 10% dei decessi per tumore maligno. Si manifesta a tutte le età, ma è più colpita la sesta e la settima decade. Colpisce i due sessi quasi con la medesima frequenza, ma è più comune nel maschio. Nel 2000 in Italia 37.733 nuovi casi di cui 20.457 maschi e 17.276 donne. E' stato responsabile di 16.646 morti; per il 73% dei casi il cancro si è avuto nel colon e nel 27% nel retto. Per quanto concerne l'età nel 3% dei casi erano soggetti con < 49 aa; 50-29 aa 9%, 60-69 aa. 20%, 70-79 34%, 80 e + 33%.
     Non è stata individuata un’unica causa ma le ricerche hanno portato ad acquisizioni importanti. La genetica della poliposi familiare adenomatosa (FAP) e la conoscenza degli oncogèni e dei geni di soppressione tumorale hanno permesso di capire che il locus p53 sul cromosoma 17 è anormale nel 70% dei casi. Nella maggior parte dei tumori sono presenti almeno 2 alterazioni cromosomiche. Altre condizioni associate a rischio di neoplasia colonrettale sono: la sindrome di Peutz-Jeghers, la poliposi giovanile.
    I fattori ambentali, inoltre, giocano il loro ruolo; l'attività fisica è importante e determina riduzione del rischio di cancro; l’alimentazione ha la importanza nella prevenzione del cancro del retto-colon, e deve contenere le fibre, come confermato da uno studio europeo (EPIC) dove RR=0.75; (vedi il link sulla dieta di questo sito). Per l'alcool, solo nei grandi bevitori vi è incidenza di cancro aumentata 1,41 contro 1, ma l'assunzione di alcool è > di 30 g/die. Il fumo si associa a rischio di cancro aumentato di almeno 2 volte (Giovannucci et al) . Per quanto concerne il sesso e gli ormoni, sembrerebbe che le donne abbiamo un aminore incidenza di tumore, d'altro canto, però non sembra che terapie ormonali nella donna in menopausa possona giocare un ruolo in questo senso. Invece un ruolo importante nell aprevenzione del caso è dato dalla terapia con farmaci antiinfiammatori non steroidei, per esempio l'aspirina. Secondo uno studio dell'American Cancer Society si ha una riduzione del 40% del rischio, ed in uno studio svedese del 37%; Crohn e RCU sono patologie ad alto rischio di cancro. Soggetti con colangite sclerosante primitiva e familiarità per cancro del rettale, possono avere un grande rischio di sviluppare il tumore se hanno una malattia infiammatoria intestinale. Lo stesso dicasi per Acromegalia che si associa a rischio di carcinoma, RR=2.04. L'infezione da papilloma virus nei rapporti sessuali anali è a rischio di cancro.
    Nelle popolazioni occidentali ad incidenza intermedia circa i 2/3 delle neoplasie sono localizzate nel sigma-retto, il resto uniformemente nel resto del colon. I tumori si propagano per invasione locale, per disseminazione a distanza attraversi i vasi ematici e linfatici e/o direttamente nel cavo peritoneale. L’organo colpito per eccellenza dalle metastasi è il fegato. La classificazione di Dukes, proprosta già nel 1932, è stata modificata ed aggiornata, ma è il sistema più utilizzato. La classificazione prevede la suddivisione nei momenti A, B C1 e C2. In A il tumore è confinato alla parete intestinale, in B si estende attraverso la muscolare, ma non coinvolge i linfonodi, in C1 interessa i linfonodi prossimali, in C2 anche i distali.
    Sintomi: quelli classici sono dati dall’alterazione dell’alvo mentre la rettorragia si manifesta in quelli più distali; i prossimali hanno un esordio tardivo, talora perfino con anemizzazione. Pertanto il solo cercare il sangue occulto nelle feci può rappresenatre un valido screening della popolazione.
    Diagnosi. La diagnosi si avvale dell’esame obiettivo che è normale solitamente, tranne la presenza di un’ anemia o una massa palpabile addominale; l’esplorazione rettale e la sigmoidoscopia sono gli esami di scelta, talora preceduti dal clisma opaco a doppio contrasto, oggi meno impiegato. In questo caso si evince dalla lettura della lastra l’aspetto a torsolo di mela, o la lesione polipoide o aplacca o a sella. Al momento della diagnosi i tumori sono piccoli, con margini rilevati ed arrotondati, oppure se di grosse dimensioni sono aggettanti nel lume (nel cieco) e/o possono dare stenosi a manicotto.

    Nuove tecniche di imaging, il ruolo della cromoendoscopia.
    L'evidenza che nel colon, le flat lesions, ossia le lesioni piatte della mucosa sono assai più frequenti e temibili di quanto ritenuto in passato perchè esse rappresentano adenomi e quelle depresse sono lesioni advanced, il fatto che oggi sia possibile valutare il "pit pattern", cioè è possibile discernere fra lesioni iperplastiche ed adenomatose che possono degenerare in maligne, tutto ciò ha permesso lo sviluppo della cromoendoscopia. Fino ad oggi con l’endoscopia tradizionale è stato possibile visualizzare solamente la superficie mucosa del colon, e a bassa risoluzione, non potendo ottenere informazioni sulla fine struttura o sulle caratteristiche istologiche dello strato mucoso e della sottomucosa. Lo sviluppo dell' endoscopio a magnificazione ha reso accurata la valutazione della superficie mucosa. Il fatto è, comunque, che questa tecnica è attualmente più diffusa in oriente, anche se in rapida diffusione nei paesi occidentali. Con la recente introduzione di queste nuove tecnologie che sfruttano principalmente l’alta risoluzione, la "magnificazione" (cioè l'ingrandimento dei nuovi endoscopi con maggior numero di pixel risolutivi, fino ad 850.000 contro i 200.000 dei vecchi endoscopi) e l’interazione tra alcune sostanze chimiche (o la luce) ed i tessuti sarà possibile entro breve tempo effettuare prelievi bioptici più mirati, aumentando l’efficienza diagnostica dell’endoscopia. Il termine “cromoendoscopia” indica l’utilizzo di una sostanza estranea alla superficie del tratto gastrointestinale per migliorare la visualizzazione di una o più caratteristiche della mucosa. Le sostanze impiegate sono coloranti chimici che reagiscono con gli elementi presenti nella mucosa (coloranti vitali) o che rimangono all’interno di piccole strutture sulla superficie della mucosa (coloranti di contrasto). Il colorante vitale più comunemente usato nel colon è il blu di metilene, che è assorbito dal citosol di tessuti come il piccolo intestino, la mucosa colica e gli epiteli interessati da metaplasia intestinale. La tecnica di colorazione vitale si basa sul principio secondo il quale la displasia ed il cancro assorbono il blu di metilene in misura inferiore. L’indaco carminio è invece un esempio di colorante di contrasto. Il colorante va spruzzato sulla mucosa con un catetere speciale. Al momento attuale la massima capacità di magnificazione raggiunta è di 170x. Con la colorazione per contrasto e la magnificazione, la mucosa del colon appare come un insieme di numerose fossette (pits) che corrispondono in realtà alle aperture delle cripte di Lieberkuhn. Queste possono essere osservate endoscopicamente solo con uno strumento a magnificazione. I minuscoli solchi sulla superficie mucosa, i più piccoli dettagli osservabili con un endoscopio standard, circoscrivono aree che contengono da 40 a 60 fossette. Numerosi sistemi sono stati proposti per la classificazione del pit pattern. La classificazione più conosciuta ne riconosce sei tipi ed è stata sviluppata da Kudo Tale classificazione è basate su una stretta correlazione tra il pit pattern, altre caratteristiche endoscopiche e l’istologia delle lesioni. Il medesimo autore, in uno studio pubblicato nel 2001, ha ottenuto una sensibilità del 93,8% ed una specificità del 64,6% nel differenziare lesioni contenenti o meno adenocarcinoma.

    “De novo cancer”
    Si tratta dello sviluppo del cancro colonrettale senza la sequenza adenoma-carcinoma (lesione di tipo IIc ) I tipi di cancro colonrettale depresso sono spesso riferiti alla malattia di Kudo di 15 anni or sono. Essi rappresentano il 2.3% di tutti i carcinomi colonrettali, e comunque tra i tumori con invasione della sottomucosa la percentuale del tipo depresso è del 33%. Se poi si considerano lesioni molto piccole, cioè sotto i 10 mm, allora si può dire che sono il 66%. Per i pattner tipo III L, IV e Vi è indicata la polipectomia endoscopica, come primo trattamento e l’indagine istologica che se dimostra invasione della sottomucosa e della parete muscolare, linfonodi e vasi, allora da indicazione assoluta alla chirurgia (sm1-a , ly+ oppure v+ sm1c , sm3); se invece la lesione è semplicemente limitata alla mucosa o appena estesa alla sottomucosa, con linfonodi e vasi negativi, si può eseguire follow-up (sm1a-b , ly – e v-). L'endoscopia convenzionale non consente l'identificazione di polipi piccoli ed , appunto, del cancro depresso o piatto;oggi però vediamo di più, grazie alla cromoendoscopia, cosicchè nel 59-62% dei casi vs 41-43% dell'endoscopia tradizionale repertiamo cancro depresso, che rappresenta addirittura il 23 ed il 30% dei casi totali delel lesioni cancerose, come appare da una recente casistica svedese. Le lesioni piatte sono in media 16 mm ma parliamo già di cancro invasivo o di lesioni con alto grado di displasia, specie nel colon destro (56% dei casi vs 42% delle lesioni polipoidi)
     Altre tecniche in fase di sviluppo.
    CTC ovvero la colongrafia TC, cioè una ricostruzione della colonscopia virtuale elaborata dal PC dopo indagine tac. Essa consente di visualizzare i polipi di < 6 mm con sensibilità dell’88,7%, e specificità del 79.6%.
     Ecoendoscopia .
    Già tecnica affermata che consente la visualizzazione dei 5 strati della parete del colon, con visualizzazione dell’invasione mucosale e sottomucosale (T1), dello strato muscolate (T2), perirettale T3, e parenchimale T4. In più consente di visualizzare o meno i linfonodi (N1 o N0) Se i linfonodi non sono evidenti, cioè sono isoecoici col contesto tissutale non vi evidenza della loro metastatizzazione.

     
    POLIPI DEL COLON
    I polipi del colon possono essere neoplastici, infiammatori o iperplastici, ma anche lipomi. I polipi amartomatosi sono caratteristici della poliposi giovanile e della sindrome di Peutz-Jeghers. I polipi infiammatori e quelli iperplastici si riscontrano nelle malattie infiammatorie intestinali.
    Polipi adenomatosi: possono causare rettorragie ed hanno potenziale neoplastico, specie se tewndono all’aspetto villoso (sfrangiati) od hanno dimensioni maggiori di 2 cm. Devono essere rimossi appena individuati durante l’esame endoscopico. L’adenoma tubulare ha dimensioni di 15 mm ed è peduncolato, l’adenoma villoso è largo e sessile, cioè senza peduncolo. Gli adenomi non hanno potenzialità metaplastiche fino a quando l’epitelio displastico non attraversa la muscolaris mucosae verso la sottomucosa. In questo caso vengono usati i termini di polipo maligno o carcinoma in fase iniziale (!)
    polipi iperplastici o metaplastici si riscontrano spesso, anche multipli e pur essendo innocui, talora celano il rischio di adenomi in altre sedi.
     
    CANCRO GASTRICO.
    Le neoplasie dello stomaco sono nella maggior parte dei casi maligni e rappresentano il 15% di tutte le morti per neoplasie; si tratta per lo più di adenocarcinomi, mentre linfomi, liposarcomi rappresentano una minoranza. Le neoplasie benigne sono rappresentate da polipi (adenomatosi, iperplastici e amartomi), leiomiomi e lipomi.
     
    Un esame endoscopico può salvare la vita del paziente che lamenta dispepsia: infatti in Giappone l’early gastric cancer, che rappresenta una neoplasia iniziale di aspetto ulcerato (diagnosi differenziale con ulcera gastrica!!) , viene diagnosticato per tempo; da noi la diagnosi è purtroppo più tardiva.
     
    Il quadro endoscopico del cancro gastrico -dicevamo- è quello di un’ulcera neoplastica con margini rilevati, o di un’ulcera benigna o di un tumore vegetante o nodulare. Meno comune è il tipo infiltrativo, noto come linite plastica, in cui la neoplasia si estende a tutta la parete gastrica.
     
    Quindi il carcinoma gastrico si divide nel :
    il tipo polipoide
    il tipo infiltrante diffuso
    Il tipo ulcerato
    Dal punto di vista istologico (dei tessuti):
    il cancro gastrico può presentare un pattern ghiandolare intestinale ed il tumore ha l’aspetto di una massa vegetante ed espansiva nel lume, essendo questa la forma più comune.
    LESIONI PRENEOPLASTICHE
    I polipi gastrici possono essere considerati lesioni precancerose ad alto rischio! Le altre condizioni precancerose sono l’anemia perniciosa, i polipi adenomatosi e la metaplasia intestinale e precedenti interventi di chirurgia gastrica. E’ stata chiamata in causa anche la gastrite cronica associata ad H.pylori. L’importanza dell’esofago di Barrett nella patogenesi dell’adenocarcinoma della giunzione gastroesofagea è indiscutibile.
    I polipi gastrici si classificano nei tipi :
    amartomatoso
    rigenerativo
    iperplastico
    adenomi (questi ultimi hanno potenziale maligno, con rischio elevato quando sono multipli o quando il diametro supera i 2 cm).
    ALTRI TUMORI:
    I leiomiomi sono i più comuni tumori benigni dello stomaco e studi autoptici dimostrano che sono i più frequenri tumori del tratto gastrointestinale. Originano dalla muscolatura liscia dello stomaco; sono di grosse dimensioni, peduncolati, di aspetto polipoide, ulcerati e sanguinanti; il problema è stabilire se esista una qualche possibile potenziale malignità, che talora è confermata dalla presenza di metastasi.
    I linfomi gastrici che può essere isolato o far parte di un processo disseminato; è stato associato all’AIDS e la biopsia è essenziale per la diagnosi.
    Altre neoplasie gastriche, nelle lesioni metastatiche a adenocarcinoma pancreatico, ovarico o mammario. Il sarcoma di Kaposi non raramente si può presentare nei pazienti con AIDS a livello gastrico. In questo caso l’aspetto è pseudopolipoide, sessile, rilevato, di colore rosso intenso, che spicca sulla mucosa di colore salmone.