C. Ossola i / iii
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C. Ossola  iii / iii

C. Ossola

Schema 2
schema 2 - struttura delle citta invisibili
          legenda

Ma migliore simmetria, procedendo verso l’interno, offre lo schema 2, che individua, incorporando le più 'esterne' delle sezioni a 5 occorrenze ai triangoli [ rispettivamente il capitolo 2 al capitolo 1 e il cap. 8 al cap. 9 ], tre sistemi in ogni lato quinari: i due triangoli laterali individuando le regioni dello 'scambio' e della 'convezione' - non a caso essendo definiti dalla prima delle Città e gli scambi (= e1) e dall’ultima delle Città e il nome (= g5) -, il quadrato centrale racchiudendo l’asse di simmetria e specularità, tracciato appunto, da f1 a f5, lungo la prospettiva institutrice dello spazio e della lettura: Le città e gli occhi.
Sarà così agevole osservare che mentre sino ai margini del primo triangolo equilatero è il regno dell’arbitrarietà e della permutazione – come appunto in e1, in «Eufemia, la città in cui si scambia la memoria a ogni solstizio e a ogni equinozio »  (1)-, così pure, usciti dal «quadrato magico»(2) la simmetria diviene solo più replicata tautologia, come denuncia il replicarsi, dall’incipit all’explicit, della riflessione del Kan appunto lungo l’ottava sezione:

A forza di scorporare le sue conquiste per ridurle all’essenza, Kublai era arrivato all’operazione estrema: la conquista definitiva, di cui i multiformi tesori dell’impero non erano che involucri illusori, si riduceva a un tassello di legno piallato: il nulla ... (3)
[...] La quantità di cose che si potevano leggere in un pezzetto di legno liscio e vuoto sommergeva Kublai.  (4)

Per converso il perfetto « quadrato magico », delimitato dai capitoli 3 - 8, individua lo spazio di una compiuti simmetria: non a caso ritorna il Leitmotiv, già citato, del «disegno perfetto » del cristallo, collocato esattamente tra il primo occorrere, in f1, dell’asse ordinatore di simmetria (Le città e gli occhi . 1) ed il contiguo ed estremo apparire, in c5, dei segni che la dovranno descrivere, trasporre in parole:

Eppure io so, - diceva, - che il mio impero è fatto della materia dei cristalli, e aggrega le sue molecole secondo un disegno perfetto. In mezzo al ribollire degli elementi prende forma un diamante splendido e durissimo, un’immensa montagna sfaccettata e trasparente.[…] (5) 
Nessuno sa meglio di te, saggio Kublai, che non si deve mai confondere la città col discorso che la descrive.

Nel quadrato centrale inoltre si esaltano tutti gli elementi di specularità: così la città posta al centro della propria serie è sempre anche la propria immagine riflessa; si veda, ad esempio, in h3, Eusapia:

E perché il salto dalla vita alla morte sia meno brusco, gli abitanti hanno costruito una copia identica della loro città sottoterra. [... ] Dicono che nelle due città gemelle non ci sia più modo di sapere quali sono i vivi e quali i morti  (6) 




1: Le città e gli scambi, le citta invisibili torna al testo
2: Come contiguamente Calvino definisce «l’incrocio centrale dei racconti» per il proprio Castello dei destini incrociati, ed. cit., p. 125; e quale figura, centro vuoto di ogni storia, alla p. 98, rappresentando la conclusione di Parsifal: « in fondo al gral c'è il tao, - e indica il rettangolo vuoto circondato dai tarocchi » torna al testo
3: cornice VIII A, cit.torna al testo
4: cornice VIII B, cit.torna al testo
5: cornice IV A, cit.torna al testo
6: Le città e i morti. 3,cit. torna al testo

C. OSSOLA, L’invisibile e il suo ‘dove’: “geografia interiore” di Italo Calvino, in “Lettere italiane”, XXXIX (1987), I, pp. 242-48

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