Venezia

Nei progetti delle metropoli del futuro, si vede sempre più spesso apparire il modello veneziano, per esempio nelle proposte degli urbanisti per risolvere il problema del traffico di Londra: vie destinate ai veicoli che passano in profondità, mentre i pedoni circolano su vie sopraelevate e ponti. L'epoca in cui viviamo vede tutte le grandi città esistenti in crisi: molte città diventano invivibili; molte città dovranno essere ristrutturate o costruite ex novo secondo piani più conformi al modello veneziano. Ma progettare delle Venezie asciutte vuol dire amputare il modello di ciò che esso rappresenta di più profondo: la città acquatica come archetipo dell'immaginazione e come struttura che risponde a bisogni antropologici fondamentali. Io credo nell'avvenire delle città acquatiche, in un mondo popolato da innumerevoli Venezie.
L'acqua avrà sempre più posto nella civiltà metropolitana,per due ragioni: perché l'alimentazione dell'umanità sarà basata sulla coltivazione degli oceani più che sulla coltivazione dei campi, e si può prevedere che le città industriali del futuro saranno costruite nell'acqua, su palafitte o natanti; secondo, la prossima grande rivoluzione dei mezzi di trasporto abolirà quasi completamente sia le automobili che gli aeroplani per sostituirli con veicoli a cuscino d'aria; questo imporrà una differenziazione tra le strade a suolo duro che serviranno per il piccolo traffico e le grandi vie di comunicazione a cuscino d'aria anche nell'interno delle città; è logico prevedere che il traffico a cuscino d'aria si svolgerà meglio su vie a pavimentazione liquida, cioè su canali. Nel periodo di trapasso che stiamo per vivere, in cui tante città dovranno essere abbandonate o ricostruite da cima a fondo, Venezia, che non è passata attraverso la breve fase della storia umana in cui si credeva che l'avvenire fosse dell'automobile (un'ottantina d'anni soltanto) sarà la città meglio in grado di superare la crisi e di indicare con la propria esperienza nuovi sviluppi.
Una cosa Venezia perderà: il fatto d'essere unica nel suo genere. Il mondo si riempirà di Venezie, ossia di Supervenezie in cui si sovrapporranno e allacceranno reticoli molteplici a diverse altezze: canali navigabili, vie e canali per veicoli a cuscino d'aria, strade ferrate sotterranee o subacquee o sopraelevate, piste per biciclette, corsie per cavalli e cammelli, giardini pensili e ponti levatoi per pedoni, teleferiche. Naturalmente la circolazione verticale avrà altrettanta estensione e varietà mediante ascensori, elicotteri, gru, scale da pompieri montate su taxi o su natanti di varia specie. E' in questo quadro che va visto il futuro di Venezia. Considerarla nel suo fascino storicoartistico è cogliere solo un aspetto, illustre ma limitato. La forza con cui Venezia agisce sulla immaginazione è quella d'un archetipo vivente che si affaccia sull'utopia.

I. CALVINO, Venezia archetipo e utopia della città acquatica, (1974), Saggi, Mondadori, 1995,