La fantasia    i / iii

"In italiano...i termini fantasia e fantastico non implicano affatto questo tuffo del lettore nella corrente emozionale del testo; implicano al contrario una presa di distanza, una levitazione, l'accettazione d'un'altra logica che porta su altri oggetti e altri nessi da quelli dell'esperienza quotidiana (o dalle convenzioni letterarie dominanti)."(*)


Come sottolinea D.Scarpa "la fantasia, dunque, è visibilità. Fantasia vuol dire pensare per immagini, capacità di tradurre in immagini gli stimoli che il mondo ci propone; per cui essa è innanzitutto sguardo, in particolare quello sguardo straniato che ci permette di vedere il mondo (esterno ed interiore) diversamente dall'ordinario" (**) ma


"...E' soltanto su una certa solidità prosaica che può nascere una creatività; la fantasia è come una marmellata, bisogna che sia spalmata su una solida fetta di pane.... "


Per questo Calvino, che diffidava dell'ispirazione, avvertirà sempre la necessita' di porsi dei vincoli, delle regole ferree cui la scrittura deve sottostare:


"Al centro della narrazione per me non è la spiegazione d'un fatto straordinario, bensì l'ordine che questo fatto straordinario sviluppa in sè e attorno a sè, il disegno, la simmetria, la rete d'immagini che si depositano intorno ad esso come nella formazione d'un cristallo"(*)
la fantasia ii/ iii


(*): I.Calvino, La fantasia, Una pietra sopra, Mondadori   (**): D.Scarpa, Italo calvino, Bruno Mondadori, 1999