Risulta che tra i libri annotati dal grande navigatore, Cristoforo Colombo, e conservati nella biblioteca colombina di Siviglia, si trova il Milione di Marco Polo (versione di Pipino edita ad Anversa nel 1485). .
Sembra evidente che, quando calcò il suolo americano, Colombo abbia avuto sotto gli occhi il libro del veneziano, che gli serviva da filo conduttore per identificare luoghi e persone. Così Colombo credette di identificare il mitico Zipangu (o Cipango) dapprima con Cuba e poi con Haiti.
La vicenda di Colombo, rinvia al carattere aperto di ciascun viaggio verso l'ignoto. Esso può schiudere sentieri alla comprensione o condurre in vicoli ciechi. Tutto dipende dal modo in cui si compie l'osservazione del reale e avviene l'incontro con l'altro. Nel caso della Cina e dell'Oriente, si vede che questi paesi "costituivano soltanto lo sfondo della concezione del mondo propria degli occidentali", quasi "uno specchio" in cui l'Europa guardava se stessa.
La lezione che si ricava dalla storia dei viaggiatori medievali vale dunque anche per noi: chi parte per terre lontane e diverse, deve abbandonare i filtri culturali già acquisiti e mettersi pazientemente all'ascolto dei nuovi messaggi e delle persone che incontrerà.
Ascolta il Prologo del Milione annotato da C. Colombo ( Biblioteca M.de Cervantes)

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