Non si vorra' mica censurare la diarrea della Palombelli?

Tre passi (anzi, di piu') nel delirio


  12 Dicembre 2000

Tenetevi forte perche’ ora si balla.

La trama innanzi tutto. Barbara Palombelli partecipa qualche sera fa a una cena organizzata dal Gambero Rosso. Digerisce male, vomita e si becca la diarrea. Nobile evento. Giacomo Leopardi, pensate un po’, fu portato alla tomba dai medesimi disturbi. Barbara fortunatamente si rimette subito e racconta i suoi fastidi sul sito che cura, www.barbarapalombelli.com

Roberto d’Agostino raccoglie e rilancia la notizia su www.dagospia.com, stabilendo un audace nesso di causa-effetto tra la cena e la crisi intestinale dell’aspirante first lady. L’indomani, il giornalista Lino Jannuzzi scrive sulla sua newsletter, il VeLino, che a lui della cacarella della Palombelli non glie ne frega niente. 

E spiega che, invece, lui alla medesima cena ha mangiato benissimo rendendoci partecipi dell’elaborato menu’("zuppa tiepida di ricotta di fuscella con triglie dei Galli e ricci di mare; paccheri di Gragnano mantecati con scampetti, calamaretti, vongole veraci; trancio di pescato di paranza con salsa di acciughe di Cetara eccetera eccetera..."), notizia, anche questa, che suscita nel pubblico un compunto interesse e tormentate riflessioni.

Il plot si fa piu’ incalzante quando venerdi’ 8 dicembre entra in campo il Messaggero. Sul glorioso quotidiano di via del Tritone appare un pezzo scritto maluccio e firmato da Mario Ajello, che svela i possibili retroscena. 

Cui prodest la cacarella?, si interroga il pensoso Ajello. Rilanciando la diarrea della Palombelli Dagospia ha (forse) voluto danneggiare il Gambero Rosso per fare il gioco del cuoco preferito di Massimo D’Alema, Gianfranco Vissani. Il delirio avanza inesorabile.

Le interpretazioni di questa guerra delle uova al tegamino servono poi sia a Jannuzzi che Ajello, che per brevita’ d’ora in avanti chiameremo Ajuzzi, a spiegare che esistono sulla rete alcuni siti che, a sentir loro "diffondono veleni, bugie e diffamazioni anonime, che inventano notizie in grado di turbare le Borse, montano presunti scoop in fatto di editoria, cronaca, mondanita’ (Ajello), o che (Jannuzzi) "sono come indiani in cima al canyon che sparano impunemente sulle carovane di passaggio". 

La diarrea di Barbara Palombelli (e il mistero che la ammanta) non sarebbe altro che (Ajello) l’episodio rivelatore di questo orribile stato di cose. Roba che, al confronto, quel piccolo capolavoro che e’ "L’inviato speciale" di Evelyn Waugh (se non lo avete mai letto correte a comprarlo), sembra il romanzetto di un dilettante allo sbaraglio.

E’ stato un week end (e poi uno sciopero) di risate incontenibili qui a bottega. Il Conte d’Almaviva, come sapete in esilio volontario a Caprera, ci ha telegrafato: "O tempora, o mores! Tutto questo guazzabuglio per un attacco di cacarella?". Scusate se interveniamo solo ora sulla faccenda (di’ la verita’, Ajello, quante volte ti sei affannato a cliccare sul Barbiere per controllare se era arrivata la risposta?), ma abbiamo dovuto portare i bambini allo zoo

Naturalmente, non varrebbe la pena di occuparsi di tutte queste baggianate (dicendo "baggianate", riteniamo di esercitare un legittimo diritto di critica garantito dalla Costituzione della Repubblica italiana). Ma poiche’ il collega Ajuzzi (o Jannello, e’ la stessa cosa) cita la nostra creatura, il Barbiere della Sera, non possiamo esimerci dal mettere giu’ qualche osservazione.

La prima che ci viene in mente e’ questa e riguarda il Messaggero. Se c’e’ un giornale che di rado (molto di rado) prende una posizione decisa su un problema, questo e’ il Messaggero, quotidiano che si distingue in genere per il suo raro equilibrio e che i maligni o gli invidiosi chiamano www.uncolpoalcerchioeunoallabotte.com

Non puo’ dunque non colpire il fatto che quando finalmente si sveglia e tenta di mordere (meglio tardi che mai), lo fa per colpire delle libere fonti di informazione, invocando l’intervento di qualche preside.

Chi risarcira’ , si chiede il Messaggero, "le 'vittime' del sito Il Barbiere della Sera?". Da notare che Ajello mette la parola "vittime" tra virgolette. Brutto segno. In italiano, quando sei costretto a mettere una parola tra virgolette vuol dire che non sei stato capace di trovare il termine giusto. Cinque meno.

Colpisce altresi’ che Ajello, in mezza colonna a doppia giustezza non sia stato capace di citare un solo caso, uno solo, in cui una notizia data dal Barbiere della Sera si possa considerare diffamatoria (a proposito, Graldi, tu che vieni dalla giudiziaria, spiega a Ajello la differenza tra calunnia e diffamazione, che la chiedono sempre agli esami da professionista). 

Facciamo cosi’, Ajello, tu trova una notizia diffamatoria, tanto il sito e’ tutto li’ e lo puoi leggere senza difficolta’, e il Barbiere ti paga una cena al Gambero Rosso o da Vissani, vedi tu. E se non la trovi? Chi risarcira’ i tuoi lettori delle 1500 lire spese cosi’ male l’8 dicembre per comprare il Messaggero? Le nostre puoi versarle sul conto corrente del Barbiere. Grazie. E poi non permetterti mai piu’ di attribuire al Barbiere, nemmeno indirettamente, "bugie, diffamazioni, turbative di borsa" e simili nefandezze. Questi sono insulti, non libere opinioni, ti pare?

Ma veniamo ora al cuore del problema. Noi crediamo di sapere cosa inquieta cosi’ tanto il collega Ajuzzi.

Vedete, il Barbiere della Sera fa una cosa semplicissima. Applica al mondo dell’informazione e ai giornalisti gli stessi criteri di informazione che i giornalisti applicano tutti i giorni al resto del mondo. Si ha una notizia, la si verifica, la si pubblica e, nel caso, la si commenta. Tutto qui. L’informazione e’ potere. E il Barbiere della Sera ne racconta i meccanismi, gli uomini, i conflitti, le debolezze, le umanita’, rendendo cosi’ un servizio di grande valore ai suoi lettori. 

Solo che, questo mondo, questo potere, aveva trovato fino a oggi il modo di proteggersi dall’informazione, ovvero da se stesso. E questo non e’ giusto. I giornali svolgono un servizio di pubblica utilita’ ed e’ necessario, noi pensiamo, che, per essere credibili, siano i primi a installare le loro redazioni in case di vetro. Siamo sempre pronti a impugnare la bacchetta del maestrino per raccontare e giudicare i politici, gli uomini pubblici, i giocatori di pallone, le forze dell'ordine, la magistratura, e quando si arriva ai giornalisti la rinfoderiamo di corsa? Eh no, troppo comodo.

E’ questo che vi manda al manicomio dalla rabbia, cari Ajuzzi vari. E’ questa idea che vi rimane nella strozza. Altro che le vongole delle cene mondane! Pensavate che questo nostro universo fosse immune, intoccabile, invulnerabile, che le sue collusioni e macchie fossero illeggibili se non dagli addetti ai lavori. E scoprite oggi con sgomento che le cose non stanno cosi’ perche’ quattro sciagurati hanno deciso di sollevare un pochino (o almeno di tentare) il velo. Storditi dallo stupore, chiedete l’intervento di qualcuno, che qualcuno vi aiuti, che qualcuno rimetta le cose a posto, che qualcuno li faccia tacere, per pieta’!

Lino Jannuzzi, con una ingenuita’ davvero sorprendente per un veterano si chiede: "Ce lo vedete voi un chirurgo che uscito dal suo studio o dalla sala operatoria si mette davanti al computer raccontando a tutti quello che ha fatto?". Ce lo vediamo si’, caro Jannuzzi. Forse ignori che nei migliori ospedali, gli interventi chirurgici vengono registrati su videocassetta e la cassetta consegnata poi al paziente. Proprio affinche’ chi e’ passato sotto i ferri, abbia la possibilita’ di verificare cosa e’ veramente successo, se il chirurgo ha commesso errori, se l’anestesista si e’ comportato bene. Incredibile no? Incredibile per te forse, a noi sembra una procedura civile. Sara' il caso che anche voi ve ne facciate una ragione.

Scusate, cari lettori, se siamo un po’ prolissi, ma la questione, come capite bene, e’ importante. Anche perche’ il 9 dicembre, sempre sull'arrembante Messaggero, abbiamo letto un interessante articolo del colonnello della Guardia di Finanza Umberto Rapetto, noto esperto di questioni legal-telematiche. Articolo in cui si pongono problemi veri, che sicuramente esistono e che vanno esaminati, e che Rapetto, dobbiamo dire, affronta senza evocare anatemi e censure. 

C’e’ pero’ un passaggio di questo articolo che troviamo inquietante (a parte l'espressione, ci scusi Rapetto, un po' obliqua: "spezzare le reni a un territorio avversario"), quando il colonnello parla di "informazioni lesive di altrui diritti o interessi". Comprendiamo il concetto di "lesione di diritti altrui". Meno quello di "lesione di interessi altrui". 

Facciamo un esempio che ci sembra calzante. Se, come ha fatto, il Messaggero relega nelle pagine interne la notizia del ritiro del consorzio Blu dall’asta per le licenze dei telefonini Umts, esercita sicuramente un suo diritto. Si potrebbe obiettare che, vista l’importanza della vicenda (ricorderete, la notizia campeggiava su tutte le prime pagine dei quotidiani e dei telegiornali) ad essere leso e’ stato pero’ il diritto dei lettori del Messaggero ad essere diffusamente e tempestivamente informati sulla questione. Se il Barbiere della Sera lo fa notare, esercita un diritto o no? O lede l’interesse di chi ha sepolto la notizia in quindici righe? Repetto, lei che ne pensa? Certo, prima della nascita del Barbiere, forse la cosa sarebbe passata quietamente sotto silenzio. Ora non piu'.

Se da un giornale se ne vanno 13 giornalisti tra cui le figure chiave del gruppo dirigente, e il Barbiere della Sera lo racconta, cos’e’ questo, un fatto incontestabile o una lesione di interessi altrui? E’ una diffamazione? O e’ libera circolazione di notizie e informazioni su cio’ che accade all’interno di un importante quotidiano letto ogni giorno da centinaia di migliaia di cittadini che gli affidano la responsabilita' di informarli? Vuoi dirci come la pensi, Ajello? Ma no, non c’e’ bisogno, l’abbiamo capito gia’.

Sono giorni amari quelli in cui i giornalisti scrivono articoli come quelli che abbiamo citato. Ma e’ un loro diritto, e non ci sogneremmo mai, noi, di negarlo. E’ un po’ sconfortante, certo. Ma lo sconforto che proviamo in questo momento (per loro, non per noi) si scioglie in attimo quando torniamo qui a bottega. 

I nostri lettori aumentano ogni giorno, ci seguono, ci scrivono, ci rispettano, si fidano di noi, hanno capito cos’e’ il Barbiere della Sera e qual e’ la sua funzione. Per noi tutti questa e’ una grande responsabilita’. Capirete dunque che abbiamo molto da fare, e quindi chissenefrega del collega Ajuzzi.

Bds


 


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