Signora mia, dove finiremo? Furio Colombo dirige l'Unita'

Un amerikano a Via Due Macelli 


 

29 Gennaio 2001

Ciao direttore…
“Calma”
In che senso?

”Nel senso che fino a quando gli avvocati non avranno firmato e controfirmato e fino a quando l’arrivo di un nuovo proprietario dell’Unita’ non sara’ stato perfezionato, non sono direttore di niente”.

Ricominciamo. Buongiorno “direttore forse-quasi-chi-lo-sa”. Come te la passi?
L’hai appena detto. Come un direttore forse-quasi-chi-lo-sa che in pubblico ha dovuto per mesi reggere un ruolo che non ha avuto alcuna corrispondenza nella vita reale”.
Basta far finta di niente in questi casi.
“E ti pare facile? Non e’ mica semplice sostenere il peso dell’immaginazione-identificazione in un ruolo e in un personaggio. In casa guardi i Tg e subito discuti con te stesso, ti chiedi con quali notizie avresti aperto e con quali no. Ti lanci in acrobazie mentali alla Fred Astaire, e magari inciampi. Sei diviso tra l’impulso di organizzare le notizie (‘ora ve lo faccio vedere io come si fa una bella pagina”) e quello di afferrare un argomento che ti appassiona e scrivere il tuo assolo”.

Scusa, dimenticavo un particolare importante. E cioe’ che tu sei Furio Colombo, articolista e editorialista della Repubblica, parlamentare Ds, giornalista di corso lungo e rango alto, che ora dovrebbe assumere la direzione della rinascente Unita’. Allora dicci subito come la vuoi fare, questa Unita’.
”La voglio fare bene”.
Buona questa.
”Posso dirti cosa chiedero’ ai miei giornalisti”.
Forza. Ma non piu’ di quattro comandamenti che sforiamo con gli spazi.
”Primo di non giocare col cervello dei lettori. Notizie e argomenti, in un pezzo debbono esserci tutti, anche quelli che non ci piacciono. Le cose si devono sapere. Piu’ i lettori ne sanno e piu’ ti rispettano”.
Ok. Andiamo avanti.
”Una lingua pulita, semplice e nitida. I lettori non possono arrampicarsi sugli specchi per acciuffare il senso di quello che hai detto. Un albero e’ un albero, un sasso un sasso. Uscire dalla nebbia della scrittura”.

Ne hai detti due, e fin qui ti seguiamo.
”Curare l’esposizione degli argomenti. Si puo’ anche essere aggressivi, ma mai caricaturali. Ieri ho letto un titolo strillato in prima pagina del Giornale: “ L’inflazione fuori controllo”. Una forzatura e una stupidaggine. Una caricatura, appunto. E infine il quarto punto, forse il piu’ importante. Sentire nel proprio lavoro una grande responsabilita’. Anni fa curavo su Panorama una rubrica di dialogo con i lettori. E affrontando un problema di pensioni lanciai li’ una frase che suonava piu’ o meno: “forse per risolvere il problema delle pensioni di vecchiaia dovremmo ammazzare tutti i pensionati e buonanotte”.  
Mi scrisse una signora: ‘Ho 82 anni. Si ricordi, non abusi mai dei paradossi perche’ qualcuno rischia di prenderla sul serio”. 
Ne ho detti quattro, ma vorrei aggiungere un quinto punto…”
Fai pure.
”Tutto questo e’ fumo. Vediamo poi che giornale siamo capaci di fare sul serio”.

Vera saggezza. Ora senti, tu vai a fare il direttore del piu’ importante giornale della storia della sinistra italiana. Ma che c’entri? Furio Colombo, l’inviato della Stampa di Torino, l’uomo della Fiat in America, un giornalista che ha coltivato la propria carriera nei velluti della ricca borghesia italiana. Uno che proprio con la storia della sinistra italiana c’entra come i cavoli a merenda. Come la spieghi?
“Certamente io non appartengo alla storia della sinistra”.
Non c’e’ dubbio.
”Pero’ sono il prodotto di quella cultura resistenziale e antifascista che ha nutrito i primi 50 anni della Repubblica. Borghesia illuminata? Si’, certo, quella borghesia che ha guardato sempre con rispetto alla sinistra e al suo ruolo nel Paese”.
Furio Colombo, l’uomo Amerikano alla direzione dell’Unita’, non riesco a crederci…
”Be’, quando il mondo era diviso in due, stai pur sicuro che io stavo dalla parte dell’America e, in America, dalla parte dell’America progressista, quella contro la pena di morte e per il welfare, quella dei democratici”.
Si’, ma vallo a spiegare al Cipputi che caccia le millecinque per il giornale.

”Senti, il Cipputi, ammesso che esista ancora, negli anni della Guerra Fredda mi ha visto dall’altra parte, ma quando il mondo dei blocchi e’ cambiato, mi ha visto sempre dalla parte che e' anche la sua, mi ha visto a sinistra, mi ha visto per le strade di Torino fare campagna elettorale porta a porta, mi ha visto (e mi ha letto) su una linea nettamente contrapposta al centro destra”.
Credo che dovrai convincere molti ex lettori dell’Unita’.
”Puo’ darsi. E’ vero che vado a dirigere un giornale che ha un Dna molto diverso dal mio. Ma non per questo conflittuale”.

Hai appena pubblicato un libro (un po’ saggio e un po’ romanzo) che si intitola Privacy. E’ la storia (lo spieghiamo per gli ignari) di un manipolo di scienziati che si dedicano all’esplorazione della mente altrui per prevenire i comportamenti socialmente dannosi di singoli individui. 
La privacy, e’ il messaggio, non ha futuro, nemmeno quella della mente e delle intenzioni. Interessante coincidenza, proprio nel momento che assumi la guida di un giornale, ottimo strumento, se lo si vuole, per violare la privacy altrui.

”Non sono d’accordo. I giornali e i giornalisti non debbono aver a che fare con la privacy delle persone. Noi la privacy la rispettiamo, ci mancherebbe, a meno che i comportamenti dell’individuo non abbiano rilevanza pubblica”.
D’accordo, questa e’ la regoletta. Ma la realta’ e’ molto piu’ scivolosa. Non chiederai ai tuoi giornalisti di mettere sotto schiaffo e se necessario di spiare gli avversari politici della sinistra?
”Ma figurati…Non per niente il protagonista del mio romanzo finisce come finisce (Alt, non diremo una parola di piu’ sulla trama del libro. N.d.f, cioe’ Nota di Figaro’) Chiedero' loro di monitorare la coerenza dei politici, e dei loro comportamenti, questo si,’ certo. E' il nostro compito. Sapessi quante ne vedo da deputato…”

Vedi cosa?
”Per esempio vedo come la Lega Nord riesce a trascinare dietro di se’ esponenti di Forza Italia e di Alleanza Nazionale sotto molti punti di vista insospettabili. Magari in privato ti dicono che la Lega e’ una iattura e poi in Parlamento la trattano con indulgenza, come un genitore che guarda con comprensione il figlio che sputa in testa ai passanti dal terrazzo. E allora qui un giornalista deve intervenire”.
E come?
”Tentando di saperne di piu’. Spiegando che quella a cui si assiste e’ una recita. Collegare elementi e fatti tra loro. Monitorare comportamenti e confrontarli con le affermazioni pubbliche. Vigilare”.
Veniamo al punto, direttore: Berlusconi ha un’amante. Lo scrivi o no?
”Dipende”.
Come dipende?
”Se lui si fidanza con discrezione, non vedo motivi per violare la sua privacy”.
E se invece non e’ discreto?
”Mettiamola cosi’: dell’amante di Berlusconi non parlo, a  meno che Berlusconi non si erga a paladino dei valori dell’unita’ familiare. Allora, ecco che l’uomo pubblico va messo di fronte alla sua finzione”.
E  zac, ecco la foto pubblicata sull’Unita’.
”In ogni caso, ti dico la verita’, cercherei di non farlo”.

Colombo, mi sorprendi. Proprio tu, il professionista che ha ben conosciuto la scuola del giornalismo d’inchiesta americano, il giornalismo che ha fatto fuori Gary Hart con la modella sulle ginocchia e che ha massacrato Bill Clinton per qualche innocente svago nello studio ovale.
”Io penso che in quelle occasioni il giornalismo americano abbia scritto alcune delle sue pagine peggiori. Dopo lo scandalo Whitewater e il Sexgate, mi chiedo se il giornalismo Usa tornera’ mai a essere quel mito che e’ stato per me”.
Colombo che rinnega il giornalismo anglosassone e’ una notizia mica da ridere…
”Ma vedi, la nobilta’ del giornalismo americano si e’ manifestata in ben altre occasioni. Penso ai famosi Pentagon Papers, quando il New York Times rivelo’ i piani americani per una eventuale invasione della Cambogia. E tieni presente che il New York Times e’ negli Stati Uniti parte importante del sistema nervoso dell’establishment. Ma lo ripeto, negli ultimi anni, la reputazione del giornalismo Usa e’ davvero precipitata”.
E la reputazione del nostro giornalismo come la vedi?
”E’ un giornalismo diviso. Nella rappresentazione della realta’ tutto va benissimo o tutto va malissimo. Com’e’ possibile?”.

Il vecchio problema del Paese diviso si legge anche nei giornali. Ma allora ti chiedo, visto che sei un deputato Ds, e’ compatibile il tuo status politico con la direzione di un giornale?
”Penso di no”.
Allora dovrai scegliere. Non ti ricandidi? Altra notizia...
”Di questo preferirei non parlare ancora. Ma e’ certo che l’atteggiamento mentale che deve avere un giornalista ha poco a che vedere con quello del politico”.
Be’, ma l’Unita’ rimane sempre un giornale vicino ai Ds
”Sicuro”.
E quale sara’ il rapporto con il partito?
”Vicinanza, amicizia, indipendenza”.
Senti, mettiamo che ti vedi a cena con Veltroni e lui ti dice: “A proposito, Furio, quel tal commentatore non e’ che mi faccia impazzire…”. Che fai?
”A questo punto vorrei fare un complimento a Veltroni e uno a me stesso”.
Sentiamo.
” Veltroni non direbbe cose del genere. Questo e’ il complimento a Veltroni”.
E quello a te stesso?
”Non credo che nessuno direbbe a me una cosa del genere”.
Buona fortuna, direttore.

Figaro


 

Barba e capelli - Una spia in redazione - Sempre meglio che lavorare?
Diritto di Replica - Bacheca - Sala stampa - PressKit - Curricula
Offerte e convenzioni - Cdr - Associazioni professionali
Inpgi, Casagit, Ordine dei giornalisti - Scrivici - Home