Costanza rimprovera i grandi direttori di giornali. 

Se non lo dite adesso, quando?


Costanza



5 Ottobre 2001

Caro Figaro, il direttore dell’Unita’ Furio Colombo ha titolato, quest’oggi il suo giornale a  sei colonne (su sette): “La legge Previti spacca il Paese. Giudici contro”.

 

Il titolo è sbagliato, almeno per meta’. E’ certamente vero che la maggioranza dei magistrati  italiani pensano peste e corna della legge governativa sulle rogatorie internazionali approvata ieri dal Senato, ma che il Paese sia spaccato proprio non mi sembra.

Temo piu’ probabile che il Paese, con cio’ intendendo la celeberrima casalinga di Voghera, sia in sintonia con il sovrano avvocato senatore Giovanni Agnelli, il quale, interpellato dai colleghi che gli chiedevano un’opinione sulla legge ha risposto:

“Io non ho votato. Non partecipo quando il mio voto non e’ determinante”. Perché’ sprecare utili energie quando l’esito di un confronto e’ già deciso in partenza? (Scusi avvocato, ma che c’e’ andato a fare in Senato allora?)

Se si puo’ comprendere l’assenza dal vigoroso dibattito politico degli ultimi giorni della casalinga pavese (che ha votato, ha scelto il suo deputato e senatore di collegio e non vuole piu’ scocciature), assai piu’ sconcertante è la dichiarazione dell’avvocato Agnelli che postula un glaciale “non mi interessa”.

E’ davvero un peccato che su materie così sensibili, in grado di accendere il dibattito parlamentare anche oltre misura (come si è ben visto ieri in Senato) i cosiddetti “opinion makers”, pronti a intervenire sui (molti) difetti dell’Islam e sul complesso di Edipo di Osama bin Laden, non facciano sentire la loro libera e preziosa voce che potrebbe aiutare gli italiani a capire cosa sta accadendo.

E’ un peccato commesso negli ultimi giorni da numerosi importanti e autorevoli quotidiani indipendenti. Con l’eccezione di Ezio Mauro sulla Repubblica (e della succitata Unita’, che rimane comunque un giornale legato ai Ds), a meno che non mi sia perso qualche pezzo fondamentale, non mi sembra di aver letto fiammeggianti editoriali (pro o contro) sul caso che ha portato i senatori di Palazzo Madama a un passo dalla rissa fisica.


E dire che di materia di discussione ce n’è da vendere. A parte le splendide battute di spirito che germogliano in queste ore (stamattina, per esempio, ho telefonato a un amico milanese beccandolo sul cellulare. “Sono in viaggio per Venezia, vado a fare un’intervista, sai…una rogatoria…”), le scelte del governo italiano hanno già prodotto alcuni risultati di cui troviamo riscontro nelle puntuali cronache da Bruxelles o da Washington

Per usare soffici eufemismi, l’Unione Europea è sconcertata, gli americani scrollano le spalle e dicono di noi: “i soliti italiani, che simpatici stronzi”.

La legge sulle rogatorie, qualunque cosa se ne possa pensare (una legge a tutela dei diritti della difesa o una porcata per salvare gli amici di Berlusconi) spinge il nostro Paese in una contraddizione che è sotto gli occhi di tutti.

La magistratura italiana è richiamata al rigoroso rispetto delle procedure formali (benché farraginose e superate dalla prassi della collaborazione fra diverse nazioni) nella formazione delle prove provenienti da altri paesi.

E nello stesso momento il nostro grande alleato americano ci chiede di aiutarlo a far fuori Osama bin Laden & soci, sulla base di prove “troppo riservate per essere rese note” (Tony Blair) . 

Per concedere l’uso di una base militare italiana forse a questo punto va fatta una rogatoria con gli Stati Uniti. Nel rispetto delle procedure formali e con tutti i timbretti giusti. (E’ l’interrogativo sollevato sulla Stampa di oggi dal giudice spagnolo Baltasar Garzòn)

Naturalmente non e’ questa l’unica contraddizione che mi viene in mente. Eccone subito un’altra. 

Il presidente del Consiglio ha annunciato l’arrivo di una legge che regolera’ il conflitto di interessi. Pare che verra’ istituito un organismo indipendente, un’autorita’ che dovra’ valutare gli atti del governo e giudicare se in essi si configura la fattispecie del conflitto di interessi. 

Mi chiedo: sara’ retroattiva anche questa legge (come quella sulle rogatorie), almeno fino all’inizio della legislatura? E cosa direbbe la nascente authority, oggi, della legge approvata ieri?

Ma torniamo al tema principale. I giornali, lo pensiamo tutti, debbono raccontare quello che succede, tentando di farlo nel modo piu’ sereno possibile e dando conto delle diverse interpretazioni degli atti del governo.

Ma poi hanno anche il compito di esprimere una linea, un giudizio, di offrire ai lettori una bussola di orientamento. Perche’ tanta parsimonia nel farlo sul tema che ha scosso il mondo politico fino a ieri e che continuera’ a scuoterlo per un bel po’? Perche’ il direttore del Corriere Ferruccio de Bortoli, Galli della Loggia, Marcello Sorgi, l’aureo Panebianco, e via elencando, non ci dicono come la pensano? Se non ora, quando?

Scusa lo sfogo, stimatissimo Figaro, forse un po’ lunghetto.

Concludo con una notizia che mi e’ caduta sotto gli occhi proprio ieri l’altro. Pippo Baudo sara’ il testimonial pubblicitario dell’Euro. “Ne sono onorato – ha dichiarato il popolare presentatore – Evidentemente si pensa che il mio sia un volto rassicurante, capace di spiegare le cose e dunque anche l’arrivo dell’Euro”.

Rassicurante? Peccato che Pippo Baudo abbia patteggiato una condanna a un anno e otto (o nove?) mesi di galera per concussione, falso in bilancio, evasione fiscale e maligni trucchetti in una porchetta storia di sponsorizzazioni televisive. Forse anche questo andrebbe raccontato alla casalinga di Voghera.
Sempre tua
Costanza



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