Press Kit
di Antonio Bettanini

 Antonio Bettanini e' un esperto "uomo comunicazione". Incorreggibile genovese, oggi Bettanini cura la comunicazione aziendale della Piaggio Aereo Industries e insegna teoria e tecnica della comunicazione. Gli abbiamo chiesto, nel nostro spazio riservato al mondo degli uffici stampa, di spedirci qualche notarella in libertà. Tonino ha gentilmente accettato e il Barbiere lo ringrazia.

30 Ottobre 2000 - Scusa Marzio, non volevo...
Caduta di stile.
Lunedì 23 ottobre sono stato sentito dall’Ordine dei Giornalisti di Roma in relazione ad un testo di questa rubrica comparso il 3 luglio scorso, da me firmato, intitolato Professione e/di umiltà. In esso erano contenute delle frasi di cui mi dispiaccio. Me ne scuso con il destinatario, Marzio Breda del Corriere della Sera, e con i visitatori del Barbiere.
 

Ho voluto che il procedimento avesse corso prima di riparlarne – per rispetto della persona ferita e della procedura - ed ho chiesto agli amici che mi ospitano di cancellare quel testo dall’archivio. Resta tuttavia per me molto vivo il tema affrontato, quello delle possibili distorsioni della relazione ufficio stampa-giornalisti, tanto vivo da far prevalere, nel linguaggio, la passione, e provocare una caduta di stile. Ne desidero parlare ancora, a tutti voi, al di fuori di una dimensione disciplinare.



La relazione fonte istituzionale-giornalista. Le possibili distorsioni.
La complessità ed il processo di differenziazione che attraversa il mondo della comunicazione ha di fatto prodotto non soltanto settori specializzati, all’interno delle redazioni giornalistiche, ma anche giornalisti deputati a seguire quasi esclusivamente un determinato tema, un determinato personaggio. 

Questa specializzazione – funzionale ad un criterio di copertura degli eventi – è alla base del costituirsi, nel tempo,  di relazioni interpersonali  privilegiate ed esclusive: esse fanno certamente la delizia dei direttori (e la croce della concorrenza) perché pongono la testata nella condizione di accedere ad informazioni esclusive, ma rischiano di produrre dei processi di identificazione, prevalentemente  tra fonte istituzionale e giornalista, che allontanano il prodotto giornale da quella che ( a mio parere e soprattutto verso il mondo istituzionale che è di tutti i cittadini) è la sua funzione originaria in una democrazia liberale: la funzione di controllo in nome e per conto della pubblica opinione.
Penso, positivamente, ai contributi di Gino Falleri e a quanto da lui scritto sulla professione interna agli uffici stampa.

La progressiva naturale deriva verso relazioni esclusive.
Che la specializzazione determini quasi naturalmente una relazione-esclusiva con la fonte lo rivela lo stupore di giornalisti (della cui correttezza nessuno dubita) che, sottoposti a critica, non si rendono più conto di partecipare ad un processo di produzione della notizia che in quanto ottenuta in esclusiva, oltre ad escludere appunto le altre testate, limita il potere-dovere di controllo dell’informazione e si presta ad un processo potenzialmente distorsivo della verità. 

Il recente stupore con cui il giornalista RAI Riccardo Cristiano reagisce allo scandalo provocato dalla sua lettera all’Autorità palestinese è il lato tragico e militare di questa stessa dimensione sulla quale intendo indirizzare la vostra attenzione. Non sfuggirà certo come un rapporto troppo stretto e decodificato con le fonti possa immiserire le ragioni professionali del giornalismo. E contribuisca a rinforzare il pregiudizio dei lettori dell’esistenza di una collusione giornalisti-poteri.
 

Il giornale ha ormai spaccato la mela del giudizio: da una parte il giornalista di fiducia, amico, di cui la fonte « può fidarsi », ridotto ad una appendice dell’ufficio stampa dall’interno della testata; dall’altra parte il critico-critico – così critico da ignorare il ruolo liberale del controllare per vestire i panni dello spirito di fazione. E perché i conti tornino si affiderà al bravo opinionista il compito di bacchettare qua e là, affidando ad un esterno l’occasionale visione di insieme.
Il dibattito e il discorso continuano. A presto.
 

Un po’ di attualità. Premio De Amicis.
Lo scontro tra leader degli schieramenti è agli inizi e già si scaldano le penne migliori, pronte a commuoverci.. Sentite questa: Poche parole, zero promesse: «Prima voglio inquadrare il problema, poi vi darò le risposte, questione di pochi mesi, stiamo studiando». Francesco Rutelli vuole farsi ricordare come persona concreta, come quelle che incontra e gli chiedono informazioni sul futuro. E continua a peregrinare per Milano chiedendo ai carabinieri di non usare la sirena, finisce la mattina con binomio che un tempo si sarebbe definito cattocomunista: messa alle 12 e partigiani dell’Anpi alle 13". 

Tonino Bettanini

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