Press Kit
di Antonio Bettanini

 Antonio Bettanini e' un esperto "uomo comunicazione". Incorreggibile genovese, oggi Bettanini cura la comunicazione aziendale della Piaggio Aereo Industries e insegna teoria e tecnica della comunicazione. Gli abbiamo chiesto, nel nostro spazio riservato al mondo degli uffici stampa, di spedirci qualche notarella in libertà. Tonino ha gentilmente accettato e il Barbiere lo ringrazia.

6 Novembre 2000 - Il fascino discreto della fonte affidabile
Uffici stampa: chi è più forte.
Dal punto di vista della possibilità della fonte di trovare accesso ai giornalisti ciò che conta è rappresentato dalla sua capacità di fornire notizie attendibili. Capacità che è maggiore per istituzioni, enti o apparati che possono programmare la loro attività così da soddisfare il bisogno continuo dei media di avere eventi da seguire, scadenzati in precedenza, e poter quindi organizzare la destinazione di mezzi e risorse disponibili (cronisti, operatori e tecnici di troupe tv). Questo vantaggio diviene ancor più forte per chi disponga di portavoce o uffici stampa che si rendano disponibili per i giornalisti, anche con poco preavviso, fornendo loro in tempo breve e reale le informazioni di cui hanno bisogno.

Perché i giornalisti preferiscono l’ufficio stampa istituzionale.
Che cosa convince il giornalista ad avvalersi di una certa fonte? La convenienza: le fonti che in altre occasioni hanno fornito materiali attendibili; la produttività: le fonti che forniscono materiali sufficienti a confezionare una notizia; l’attendibilità: la fonte deve essere attendibile in modo che l’informazione fornita richieda il minimo possibile di controlli. Se l’informazione poi può essere esplicitamente attribuita alla fonte il problema della sua attendibilità passa dal giornalista alla fonte che se ne assume ufficialmente la paternità. Ecco perché l’ufficio stampa di un’istituzione piace ai giornalisti.

L’affidabilità.
L’affidabilità o credibilità: ci riporta al punto precedente. Se l’attendibilità della storia non può essere velocemente testata dal giornalista, egli cercherà di basarsi sulla credibilità e sulla onestà della fonte. La fonte, con cui si hanno frequenti contatti, può esser testata nel corso del tempo (e questo è un motivo per cui i giornalisti preferiscono fonti stabili). Quanto all’autorevolezza: a parità di altri elementi, i giornalisti preferiscono far riferimento a fonti ufficiali o poste in posizioni istituzionali di autorità (sono ritenute più credibili, perché non possono mentire apertamente, inoltre rappresentano il punto di vista ufficiale e quindi anche più rilevante dal punto di vista del valore della notizia).

Il processo di scambio tra fonte e giornalista.
L’immagine del rapporto con le fonti è però nella realtà meno meccanica e rigida di quanto fin qui delineato. Tra fonte e giornalista si instaura un rapporto, un processo di scambio e negoziazione, sotto forma di consigli di comportamento per chi operi, come fonte istituzionale, negli uffici stampa. I giornalisti specializzati ( che seguono cioè abitualmente un tema, un argomento, un’istituzione) normalmente sviluppano relazioni strette e continuate con le proprie fonti, che finiscono per diventare fonti personali, fornendo loro indiscrezioni e notizie riservate. Si sviluppa così un rapporto di reciproca obbligazione che semplifica, ma nello stesso tempo complica, il lavoro. Infatti il costo di perdere un simile tipo di fonte diventa piuttosto alto per il giornalista, portandolo prima o poi verso una più o meno consapevole dipendenza, giustificata dalla produttività di informazioni-notizie della fonte stessa.

Fidarsi è bene, ma non di tutti.
I giornalisti generici (quelli che devono occuparsi ogni giorno di eventi diversi tra loro) sono, al contrario, più liberi da rapporti di reciproca convenienza e questo contatto casuale con le fonti incide sul loro modo di osservare gli eventi stessi, sulla informazione che richiedono alle fonti, sulle notizie che ne traggono. 
A volte aggiungono alla lista delle fonti anche altri cronisti, colleghi ritenuti autorevoli o esperti: una pratica, questa, finalizzata a ridurre ogni possibile ambiguità o incertezza sulle informazioni da ottenere e ad identificare quali siano i terminali di raccolta delle informazioni. I cronisti, infatti, non hanno il tempo di sviluppare contatti con fonti che non sono conosciute e di passare attraverso la routine con cui gli estranei diventano informatori, estranei che forniscono informazioni che non possono oltretutto esser verificate, creando incertezza nei cronisti.
 

I cronisti generici inoltre, proprio per le scarse conoscenze precedenti di cui dispongono, hanno un esiguo repertorio di prospettive interpretative disponibili per l’evento che occasionalmente si trovano a seguire. Un repertorio che non è in grado di reggere di fronte al peso di un eccesso di informazioni, provenienti da fonti diverse, magari contrastanti. Per questo le cosiddette fonti non-certificate vengono quasi sistematicamente trascurate. Ciò può provocare una incompletezza, ma anche una distorsione dell’informazione che non dipende necessariamente da manipolazioni consapevolmente perseguite.
 

Infine una fonte importante per i giornalisti è rappresentata dagli altri media che essi stessi consumano. Il modo in cui trattano una determinata informazione e la trasformano in notizia genera un effetto di rinforzo circa l’interpretazione di un evento: si determina, in sostanza, un generale, diffuso, approssimativo accordo circa la selezione delle notizie. 

Tonino Bettanini

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