Diritto di replica
dal 28 maggio
al 16 luglio 2000
Nessun regalo piu’ bello poteva accompagnare Figaro e la sua banda verso le meritate vacanze. Un messaggio al Barbiere della Sera addirittura da parte delle due Veline di Striscia la Notizia, ovvero, per dirla alla Barbiere, delle due gnocche da paura, con rispetto parlando naturalmente, che allietano le nostre serate davanti alla tv.
Grazie Veline, scriveteci ancora. Il Barbiere della sera ne sara’ sempre onorato.
Bds

16 Luglio 2000 - Elisabetta Canalis e Maddalena Corvaglia, ovvero Le Veline
Dopo aver letto cio' che e' stato pubblicato in questo ultimo mese dal sito Il Barbiere della sera  a proposito di Striscia la Notizia abbiamo deciso di dire la nostra partecipando a questo forum.
Per quanto riguarda il video sulla Missione Arcobaleno, forse il signor Suber del Tg 5, non si e' accorto che la videocassetta regalata da Panorama il 24 settembre e il filmato in onda su Striscia la notizia il 27 settembre (giorno di programmazione dei varieta' di Canale 5), parlavano sostanzialmente dello stesso scandalo con la differenza che le immagini mostrate erano diverse.

Quindi Suber oltre ad non aver confrontato le cassette non ha letto neanche i giornali. I maggiori quotidiani italiani hanno dedicato, molto spazio alla faccenda mettendo in evidenza proprio questo fatto. Per sua informazione la cassetta sull'Albania e' arrivata a "Striscìa" nel mese di luglio.

Forse Suber e' uno spettatore solo dell'ultima edizione perche' sulle gravi conseguenze delle onde elettromagnetiche gia' prima che il prode Ghione realizzasse questa inchiesta, a "Striscia la notizia" nelle edizioni passate era gia' stato affrontato piu' volte il problema. Lo sappiamo perche' anche da non velíne guardavamo la trasmissione e se e' necessario possiamo  chiedere a Rìccì di fornirci le date).

La Corte Dei Conti preferisce contattare noi mensilmente per avere aggiornamenti sulle 64 "cattedrali nel deserto" piuttosto che avvalersi degli organi di stampa. Abbiamo notato che proprio in questo periodo il Corriere Della Sera ha lanciato una iniziativa insieme al WWF per scoprire gli scempi edilizi.

Al capoverso dedicato a Sanremo dalla signora Serena lannicelli ci viene spontaneo rispondere con una domanda: "Striscia la notizia che trasmissione e'? La risposta e’: "un varieta'. E a noi non possiamo mancare di rivolgerle la domanda che ci sorge spontanea: "Come mai lei c'era? Non fa informazione?'.

All'ultima domanda della Iannicelli diamo l'ultima risposta. Il costo di uno spot all'intemo di "Striscia la notizia" e' inferiore a quello di uno spot nella stessa fascia oraria applicato da Raiuno all'interno della Zingara o di un programma di Carlo Conti. Lo abbiamo letto da una tabella pubblicata dal settimanale l'Espresso.
Un saluto dalle Veline
Elisabetta Canalis - Maddalena Corvaglia


16 Luglio 2000 - Simonetta
Gentili amici, con tutto il rispetto per i colleghi di Radio 101, bravissimi e professionisti, vorrei precisare: non è vero che Radio 101 (una volta si chiamava Radio Milano International..) è la prima radio libera italiana. La diatriba è in atto da anni ma il primato spetta a RADIO PARMA, emittente per la quale orgogliosamente lavoro da alcuni anni, la prima in assoluto. Iniziò le sue trasmissioni il 1 gennaio 1975, mentre la suddetta emittente milanese aprì i microfoni parecchi mesi dopo. Tra l'altro, mi narrano i veterani del luogo, Radio Milano International venne in gita istruttiva proprio qui, a Parma, accordandosi poi per rilevare il nostro trasmettitore (un vecchio aggeggio militare, mi dicono). Va bene che poi loro sono diventati più grandi di noi, però non sono stati i primi. Un abbraccio a tutti i Bds Radiofonici.
Simonetta 
16 Luglio 2000- Andrea Buoso

Vi mando il link all'ultimo editoriale di Gente Veneta, settimanale cattolico di Venezia, che elogia il nuovo TG1 di Lerner. Lo abbiamo messo nel nostro sito Gente Veneta on line.
www.genteveneta.it/blocco
Ci sarebbe piaciuto anche segnalarlo via e-mail al TG1, ma ahimè, abbiamo scoperto che non c'è traccia di una e-mail diretta alla redazione. E non c'è nemmeno un numero di fax facilmente rintracciabile. Considerazione a latere: ma che redazioni sono queste, santuari irraggiungibili dai comuni mortali? E che contatti hanno col mondo? Solo con chi vogliono loro, o con un numero ristretto di addetti stampa? Se io voglio telefonare al Gazzettino basta che sfogli il giornale. Se cerco il TG1 (ma vale anche per 2, 3 4, 5...) chi chiamo? Ah, per inciso, ho mandato la e-mail a raiNews24...
Andrea Buoso  responsabile del sito www.genteveneta.it 
16 Luglio 2000 - Enrico Ferrari

Molto bella l'intervista alla Francescato, ma il Barbiere si è scordato la  domanda principale che sempre andrebbe fatta quando si intervista un  politico: quanto guadagna? Perchè alla fine la polemica è sui giornalisti, sulle beghe tra sinistra e destra sul presenzialismo, ma un aspetto importante è che nessuna di queste persone fa un piacere particolare a qualcuno svolgendo il lavoro che fa, nè sembra animata da una "passione" politica importante non appena viene reso noto il loro stipendio. E punti sul vivo spesso sbracano, come  fosse un diritto guadagnare 10 milioni al mese per fare la PR. Che in genere è una offesa per qualsiasi lavoratore legga delle loro beghe. E allora, perchè non mettere in barbiere un bell'elenco di stipendi di politici, ma anche dei loro addetti PR e dei loro portaborse, spesso  giornalisti che si sono riciclati in un mestiere ben più danaroso?
Enrico Ferrari 
16 Luglio 2000 - Baball

Gli stagisti non sono tutti uguali. Arriva l'estate e per gli studenti delle scuole di giornalismo si aprono le porte delle redazioni pronti a ospitarli. Capita però che gli stagisti non siano tutti uguali e non dipende dalle conoscenze che ciascuno di loro ha, ma solo dalle Scuole. Ecco così che Panorama dice alla Scuola della Cattolica: "Non possiamo prendere nessuno per motivi sindacali" (maggio 2000). Poi (luglio 2000) si scopre che gli stagisti a Panorama ci sono, ma solo quelli dell'Ifg di Milano. E' solo un esempio: ogni estate si verificano episodi di questo tipo in molte redazioni di giornali, radio e tv.
Baball 
16 Luglio 2000 - Francesco Piras

Intervengo al dibattito sulle scuole di giornalismo perchè sono tra quelli che hanno toccato con mano la prassi nelle selezioni della scuola di Urbino. Ho avuto anch'io la netta sensazione che la raccomandazione fosse un requisito dell'Istituto. Sarà perché ho visto superare prove a persone incredibili. Sarà perché al mio ritorno a casa sono stato redarguito dal giornalista 'molto potente', conosciuto, ma non scomodato: "Ma non lo sai che per entrare lì ci vuole il calcio in culo"? Ho visto il sito della scuola ed il giornalino che vi si produce. Non mi sono perso niente. Giusto la possibilità di fare l'esame di Stato.
Francesco Piras 
16 Luglio 2000 - Fabio de Luigi

Cari amici del Bds, sono un vostro "assiduo" lettore e, pur non essendo un giornalista,  trovo il vostro sito di estremo interesse. In tempi come questi in cui chi vuol pensare con la propria testa trova ben pochi supporti, è  davvero lodevole la vostra inziativa. Sto assistendo al vostro "travaglio" interiore sul problema dei  finanziamenti; comprendo perfettamente il disagio al pensiero di un  editore che in qualche modo possa condizionare la vostra attività e  mi permetto a questo punto un piccolo suggerimento: visto che  state usando molto bene la rete, fatelo fino in fondo! Usate i newsgroup, attivate qualche mailing list tematica; questo vi  farà conoscere di piu' e, forse, vi consentirà una sopravvivenza piu'  libera dai condizionamenti... Per ora buone ferie e .. tenete duro!
Fabio de Luigi

Grazie della tua partecipazione. Ma volevamo farti sapere che non siamo affatto travagliati. Siamo tranquillissimi e convinti dela bonta’ della nostra iniziativa. A presto.
Bds



14 Luglio 2000 - Un giornalista lombardo, sì, ma della... "terra di mezzo"
"Sei solo chiacchiere e distintivo!
Chiacchiere e distintivo..."
(Robert de Niro a Kevin Costner, dal film "Gli intoccabili")

E così, caro Frank (o "Ciccio") Abruzzo, vedo che ti vanti e vai fiero di aver fatto togliere una multa a una nostra collega "priva di documenti di identificazione" e comminatagli dal solito "pover ghisa", quando invece la "suddetta collega" era in possesso di "regolare tesserino dell'Ordine giornalisti". Wow! Ma questo - il fatto cioè che tu, presidente del "nostro" Ordine, riesca a far togliere le multe ai colleghi - sarebbe ancora nulla rispetto all'acutissimo commento che hai rilasciato agli organi d'informazione, "Barbiere della Sera" compreso.
"La vicenda è sconcertante", hai scritto come al solito severo, "in una metropoli dove circolano migliaia di extracomunitari senza documenti di identificazione. Il Consiglio dell’Ordine avvierà tutte le azioni legali a tutela della collega e contro il sindaco e il comandante dei vigili urbani".

Ora, a prescindere dal fatto che il tesserino, almeno a Milano, serve sostanzialmente solo a entrare gratis a qualche concerto o a qualche spettacolo teatrale di secondo e terz'ordine (per quelli di primo ci vuole l'accredito, e lì non basta esibire il tesserino, bisogna saper scrivere della materia) - molti di noi si chiedono perché qualche quotidiano o settimanale o mensile o bimestrale di quella pseudosinistra che - come e peggio di te - sa invocare solo becere ricette "legge e ordine", in una città come Milano, non conduce invece una bella inchiestina su quanto ci costano e a cosa realmente servono questi benedetti Ordini "professionali" e soprattutto su quali interessi e bisogni reali difendono.

Il diritto di lesa maestà, di sicuro, e poi? La dignità e il rispetto per tutti i cittadini - regolari e non - che vivono, producono e alle volte pagano persino le tasse, in questa città e in questa regione, non le difendono di sicuro, "gli strumenti preposti" dell'Ordine, considerate le tante tristi e convulse vicende di vero vilipendio della categoria (tipo giornalisti licenziati senza che nessuno mai fiati...) e ora, considerate queste tue frasi post-razziste e pre-xenofobe che, per difendere una giornalista, non sai far di meglio che attaccare dei poveri e ignari extracomunitari, contribuendo - nel tuo piccolo - ad alzare i tassi d'intolleranza (già alti di loro) di questa uggiosa città.

Ma ricorda, presidente, che anche tu sei "sbarcato" in terra straniera proveniente da un altro "continente" e da una civiltà - quaggiù al Nord - considerata rozza e barbara, inferiore e incivile. Solo che il Sud d'Italia di ieri è diventato il Sud del mondo di oggi, e tu - forse troppo preso dall'aggiornare l'ennesima versione del pur pregevolissimo e utilissimo "Codice dell'informazione", da tutti noi meglio noto e apprezzato come "l'Abruzzo" - non te ne ne sei dato cura, nonostante le tue affermate convinzioni "democratiche". Prego Dio - e Allah e Javhé e Manitù - che anche tu, prima o poi, te ne possa accorgere, anche se per farlo non dovrai consultare codici e codicilli, ma solo la tua coscienza.
Un giornalista tuo iscritto, sì, ma della... "terra di mezzo"


14 Luglio 2000 - Mammamia
Martedi 11.7 è uscito un brevissimo articolo sul Foglio.Tredici righe di lodi sperticate a Gad Lerner, neo direttore del tg1, super sponsorizzato dal direttore del Foglio, Giuliano Ferrara. A fronte dei complimenti a Lerner,l'attacco al tg5 di Enrico Mentana è molto secco. Tg1 intelligente. Tg5? mah...Tg1 al 30,4%, Tg5 al 21,84%. Mentana avrà capito cosa gli manda a dire l'uomo di Berlusconi?
Mammamia
14 Luglio 2000 - La Coop Editoriale Giornali Associati

Abbiamo letto con attenzione e un po' di amarezza la vicenda raccontata da "dopobarba" sul caso Agr-Donati. Ma c'è una piccola imprecisione, per noi grande. La Coop Editoriale Giornali Associati (Cega Scarl, 40 soci e 61 dipendenti fra cui 41 giornalisti art 1 cnlg) che edita il Corriere Romagna nelle sue 6 edizioni (Rimini, San Marino, Cesena, Forlì, Ravenna, Imola) non solo non ha niente a che fare con Donati, ma si ritrova "in casa" (per la precisione a Rimini) un quotidiano concorrente (La Voce di Rimini) che ha Donati come socio al 50% e amministratore delegato, con la volontà ora di far nascere nuove iniziative concorrenti a noi nel resto della Romagna. Dunque, a meno di pensare che tutti i quotidiani che si chiamano "Corriere" siano di proprietà o sotto il controllo di Donati, vi chiediamo di non citarci nelle altre comunicazione che farete in merito alla vicenda Agr. Per il resto, in bocca al lupo. E saremo curiosi di conoscere altre novità da colleghi finiti loro malgrado in una vicenda tanto spiacevole.
La Coop Editoriale Giornali Associati
14 Luglio 2000 - Il cronista di campagna

Una buona notizia, cara Rosina, sta al giornalista doc (sic!) come l’aglio a una strega se è la sola ad avere riconosciuta dignità. In altre parole, potrebbe essere accettata l’idea rosa della Bonsanti se facesse parte di un progetto di "racconti" a tutto campo sulla regione (la Toscana).
Non è detto, perché siamo d’estate (e anche il cervello può sudare), che debbano essere trattati solo argomenti leggeri. E’ vero: questa, da qualche anno a questa parte, è una leggerezza dei quotidiani. In particolare, di quelli regionali e provinciali. Ma non può essere accettata.
Sia chiaro: ben vengano gli inserti estivi, le love story di vip. Ma non a scapito delle pagine dedicate ai problemi: al traffico (d’estate aumenta, e aumentano i pericoli), inquinamento (d’estate è più evidente), notti dei giovani che finiscono in tragedia (d’estate sono di più), crudeltà varie (solitudine degli anziani, degli emarginati, abbandono degli animali). Questi temi non possono essere ridotti alle dimensioni di un trafiletto, o poco più.
Tutto questo per dire che un quotidiano, impegnato a mantenere credibilità (e non perdere lettori, che sono più intelligenti di quel che noi riteniamo), non deve mai abbassare la guardia, non deve farsi condizionare dall’estate. Anzi, deve dare di più perché la gente, in ferie, ha più tempo per leggere e per riflettere. Non esistono argomenti pallosi: basta saper scegliere il taglio. Come, del resto, negli argomenti leggeri possono esservi piani diversi. Per rimanere al Tirreno, ha ben altro spessore il viaggio estivo di Aldo Santini lungo la via Francigena in Toscana rispetto alle love story, presentate finora. Se il primo è godibile, pieno di curiosità, le altre appaiono stiracchiate, noiose (e dire che qualche anno fa - sembra un secolo - si rideva di giornali come Novella 2000).
A meno che, cara Rosina, non si voglia rifuggire dall’impegno (e dalla politica) a ogni costo e far finire sul rogo i giornalisti doc (sic!), nuove/i streghe/i. Attenzione, di questo passo, rischiamo di trovarci in mezzo a qualcosa che potrebbe assomigliare a Farhenheit 451. Sento già puzzo di bruciato. Non ti fa paura, Rosina, l’arrivo in tv di una trasmissione come "Il grande fratello", che ha quale motore il disimpegno e le persone ridotte a burattini, in mano a manipolatori dell'informazione?
Il cronista di campagna
14 Luglio 2000 - Anonimo

Quanti fratelloni ci sono? Questa è la domanda che i lettori del Corriere della Sera e del Messaggero si sono posti ieri sfogliando i giornali. Per documentare l'articolo sul Grande Fratello in prima pagina Il Messaggero sceglie una foto di un incrocio con una coppia in Vespa (senza casco a dimostrazione delle potenzialità nefande per gli spiati). La didascalia recita: "Una delle centinaia di postazioni con telecamere installate a Roma". Sul Corriere della Sera stessa foto con seguente didascalia: "Un grappolo di telecamere a un incrocio di Napoli, una delle città più spiate". Perché Il Barbiere non lancia un concorso, magari scopriamo che la scena si ripete a Bologna, Torino e Palermo?
Anonimo
13 Luglio 2000 - Milano - La tessera dell’Ordine vale come la carta d’identità

ma i vigili urbani di Milano non lo sanno e multano una giornalista
(Dopo 24 ore il comando annuncia la revoca del provvedimento)

Una pattuglia di vigili urbani (verbale di contestazione n. 3193242-3 del 5 giugno 2000) ha multato una giornalista (£ 36.360) perché circolava senza un documento di identificazione.
In verità la giornalista ha esibito la tessera professionale, rilasciata dall’Ordine. I vigili hanno risposto che "l’Ordine non risulta essere un organo dell’amministrazione dello Stato".

La tessera dell’Ordine vale come la carta d’identità. Questo principio si ricava dall’articolo 293 (II comma) del R.D. 6 maggio 1940 n. 635, il quale dice: "Si considerano equipollenti alle carte di identità le tessere di riconoscimento munite di fotografia e di timbro a secco da chiunque rilasciate, quando l’identità del titolare risulti convalidata da dichiarazione scritta da un organo dell’amministrazione dello Stato". L’Ordine dei Giornalisti, persona giuridica di diritto pubblico (art. 1, ultimo comma, della legge n. 69/1963) ed ente pubblico non economico (Dlgs n. 29/1993), fa parte dell’amministrazione statale. Le tessere dell’Ordine, quindi, sono equiparate alle carte di identità.

Franco Abruzzo, presidente dell’ordine della Lombardia, ha dichiarato: "La vicenda è sconcertante in una metropoli dove circolano migliaia di extracomunitari senza documenti di identificazione. Il Consiglio dell’Ordine avvierà tutte le azioni legali a tutela della collega e contro il sindaco e il comandante dei vigili urbani. Voglio solo ricordare che, ad esempio, sulle tessere degli avvocati - e quindi anche sulle tessere degli avvocati del Comune - è stampigliata questa dicitura: <Tessera con valore equipollente a quello della carta d’identità ex Rd n. 293/1940>". I vigili urbani evidentemente non hanno consultato l’Avvocatura comunale.

Dietrofront dei "ghisa"
Il comando del distaccamento di Dergano dei Vigili urbani ha annunciato telefonicamente alla segreteria dell’Ordine che annullerà "in autotutela" la multa inflitta alla collega. Si è trattato di un "errore".
F.A.


13 Luglio 2000 - Un giornalista veterosocialista (e dalle mani pulite)
Caro Barbiere, e va bene sostenere che "Milano DuemilaUno", il giornale dei giovani progressisti milanesi, quei ragazzotti lo fanno con i soldi di Milly Moratti (moglie di Massimo, presidente dell'Inter e probabile candidato - a capo di una lista civica o del centrosinistra o di tutte e due, ancora non si sa... - alla carica di sindaco di Milano) e non col sudore della loro fronte, filodiessina e filomorattiana. E va bene dire che "Milano DuemilaUno" è un giocattolino del quale la Moratti si sarebbe stancata (ma la signora fa politica, bontà nostra e sua, non giocattoli, anche perché i suoi figli sono tutti grandicelli, oltre che bellocci - ovvio - oramai).

E va bene decretare il de profundis per il giornalismo militante di sinistra, milanese e non.
Ma scrivere che il mensile "Due Punti", coordinato dalla brava e volenterosa Elisabetta Pavanello, sarebbe "privo di finalità politiche" è proprio una gran balla.

"Due Punti" è il mensile di Italia Democratica, un movimento (politico, of course) fondato da Nando Dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto, professore di sociologia e poi uomo politico, il quale si era fatto un gran nome per le sue battaglie pro Mani Pulite e anti - Tangentopoli.
"Due Punti" usa r-e-g-o-l-a-r-m-e-n-t-e i rimborsi elettorali del parlamentare Dalla Chiesa per fare campagna e battaglia - politica, civile e democratica, s'intende - a Milano, città dove Dalla Chiesa vive, dove è stato più volte eletto deputato e soprattutto dove sostenne - anni orsono - una lotta al fulmicotone contro il cattivissimo Marco Formentini, sempre per la carica di sindaco della città, lotta che vide contrapposti fino all'ultimo voto i "progressisti" buoni di Nando e i leghisti beceri e "cattivi" di Bossi (che allora, col suo solito tatto, disse: "I Dalla Chiesa sono come le patate. I migliori stanno sottoterra"...).

Vinse Formentini, allora leghista e ancora marito della indimenticata "sciùr Augusta" (tanto per dire delle donne in politica...), ma oggi trasformatosi in un "sincero democratico", nel senso tecnico del termine, al punto da diventare "compagno" di partito proprio di Dalla Chiesa, a sua volta trasmigrato dalla Rete ai Verdi e ora approdato ai Democratici (omnia munda mundis...).
La giovane Elisabetta - e con lei tutti i redattori, collaboratori e impaginatori di "Due Punti" - fanno politica con Italia Democratica da anni, sono iscritti a quel partito e il loro giornale conduce (da anni) una martellante campagna sia contro la vecchia sinistra che contro la nuova destra. Poi, farà anche dei simpatici scoop sull'avvocatura del comune di Milano, ma il suo fine principale è condurre aperte e legittime battaglie politiche prima pro domo sua e poi contro tutti gli altri. Questo per onore della verità e perché se è giusto dire che "Milano DuemilaUno" lo foraggia "anche" la Moratti, va detto anche chi paga "Due Punti" e perché.
Altro che "senza fini politici"...
Ben altro - e più serio, ma anche più produttivo argomento - sarebbe invece ragionare del giornalismo politicamente impegnato e delle sue difficili sorti in una città come Milano.
Ma questo sarebbe veramente chiedere troppo, sia ai ragazzotti morattiani di "DuemilaUno" che alle fanciulle fans di Dalla Chiesa di "Due Punti". Figuriamoci al "barbieredellasera"...
Un giornalista veterosocialista (e dalle mani pulite)


11 Luglio 2000 - Dimitri Buffa
Carissimo direttore, quello che è successo a Vittorio Sgarbi durante la parata del gay pride, cui per la cronaca a titolo personale e di pura simpatia mi onoro di avere partecipato anche io, è sintomatico: la sinistra, lasciata libera da una destra (o almeno dalla parte più chiassosa e reazionaria della stessa) di pascolare nei campi delle libertà individuali si sente minacciata dagli outsider dell'altro schieramento e quindi li pesta prima che rompano loro le uova nel paniere della speculazione politica e dell'appropriazione indebita.
Questo senza avere mai chiesto scusa per il male fatto (si parla di gulag) ai gay nei paesi comunisti.
Un atteggiamento simile a quello delle Br che sparavano alle gambe e al cuore di quei riformisti che davano più credibilità allo stato che loro volevano abbattere e che venivano, solo per questo motivo, considerati nemici ancora più temibili degli stessi odiati ma caricaturizzabili fascisti. Come a dire: buon sangue non mente.
Ma tant'è.
Un centro destra prono, anzi supino, ai diktat del Papa (che fa benissimo a fare il suo mestiere ma malissimo a scambiare Roma per la capitale dell'ormai grazie a Dio defunto regno pontificio) e che allontana tanti elettori laici in nome di un'etica cattolica che poi nel privato dei propri leader si guarda bene dal rispettare, incoraggia e produce un doppio circolo vizioso: da una parte di autoghettizzarsi a riferimento politico dell'oscurantismo più improbabile, dall'altra a lasciare al centro sinistra anche il monopolio delle libertà individuali, che si aggiunge a quello che la stessa già vanta sulle cooperative, sul buonismo, sull'Enel e sulla Telecom.
Di questo passo non vorrei che finisse come con l'Italia di Zoff: si vince e si merita la vittoria per oltre 90 minuti, si becca il pareggio a tempo scaduto e poi si regala ai compagni anche il golden goal. Meditate gente, meditate.
Dimitri Buffa
10 Luglio 2000 - Fabrizio Colarieti

Per prima cosa complimenti per il sito. Mi chiamo Fabrizio Colarieti ho 22 anni e sono un pubblicista di Rieti, collaboro con la redazione locale del Messaggero. Vi vorrei segnalare il mio sito dedicato alla strage di Ustica "LA STRAGE DI USTICA VENT'ANNI DOPO", l'ho realizzato con circa un anno di lavoro attualmente è stato visitato da oltre 11000 navigatori (è on-line dal 23/2/2000) e raccoglie gran parte dei documenti moderni e ufficiali sulla strage (7000 pagine circa). Vi ringrazio moltissimo per l'ascolto e ancora complimenti.
Fabrizio Colarieti
gli indirizzi del sito:
http://www.rietionline.tws.it/ustica
http://www.stragediustica.3000.it
10 Luglio 2000 - Filippo

Sono d'accordo, al Barbiere non servono orpelli e cotillons: quanto a grafica va strabenissimo così. Giustezza a parte. La giustezza è di quelle che stroncano. Dopo aver letto un paio di pagine la testa mi si stacca e gli occhi si buttano allo strabismo spinto. Non si può fare qualcosa per venire incontro ai lettori? Peraltro complimenti al Barbiere capo e ai suoi aiutanti.
Filippo
10 Luglio 2000 - Cip e Ciop

La nomina di Trapattoni a ct della Nazionale per Cip e Ciop non è una novità. La notizia che il buon trap avrebbe guidato gli azzurri circolava, almeno negli ambienti giornalistici specializzati, fin dalla vigilia dell' incontro amichevole Italia-Svezia che si è svolto a Palermo alcuni mesi fa. Già allora si parlava di Trapattoni e delle dimissioni di Zoff, ma nessuno ha mai scritto di tutto ciò. Forse il successo inaspettato della formazione capitanata da Maldini avrà messo fuori strada la Federazione, la quale non si aspettava l'ingresso in finale. La variante Berlusconi, che riteniamo fuori luogo e di bassa cavalleria, ha rimesso in strada il vecchio piano. E i giornalisti sportivi tacciono.
Cip e Ciop

10 Luglio 2000 - Dimitri Buffa
Caro direttore, ho letto i commenti di alcuni colleghi  sulla recente ma pur sempre tardiva decisione di un ministro della Sanità (Veronesi nella fattispecie) di vietare il fumo attivo (perchè chi non fuma eviti i danni da quello passivo) nei luoghi aperti al pubblico. Vedo che si confonde tra proibizionismo attivo e passivo. Per fortuna che lavoro da casa mia e al massimo devo litigare o mettermi d'accordo unicamente con me stesso.
Tutti in Italia possono fumare e persino drogarsi (che poi è la stessa cosa, in fondo): però lo facciano a casa propria. Perchè si pretende che chi non fuma o non si droga possa venire contaminato dalle altrui inalazioni o esalazioni?.
Il vero problema piuttosto, sarà creare aree per non fumatori anche in quei siti istituzionali come la Camera dei deputati e la sala stampa ad essa annessa dove per quieto vivere coloro che fanno le leggi danno il solito pessimo esempio di non rispettarle; insieme ai loro corifei di regime. E' nota, a tal riguardo, la polemica che mi vide opposto giusto un anno fa ai vertici dell'Associazione stampa parlamentare. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa e come prevede di adempiere alle nuove norme il suo attuale presidente Enzo Iacopino.
Dimitri Buffa

8 Luglio 2000 - Da "La Padania", che ci invia queste righe
Gad Lerner ormai è come Allah e Maometto (pardon Giuliano Ferrara) è il suo profeta. Sul "Foglio" il nobile Elefantino si spende nel beatificare il neo direttore del TG1. Qualche volta esagera. Sabato 1 luglio, tema amnistia: "Come ha detto con coraggio Gad Lerner, ieri sera, alla immensa platea del TG1...". Il TG1 delle ore 20: il tutto pubblicato  su un giornale che, come è scritto in prima pagina, è stato "chiuso in redazione alle 19.45". Ben prima quindi di quel TG di cui si dà contezza a pagina 3. Di fronte alla capacità profetica della strana coppia Lerner-Ferrara anche la Madonna di Fatima, con i suoi segreti, fa soltanto la figura della dilettante...
La Padania
8 Luglio 2000 - La redazione di Bloomberg investimenti

Caro Barbiere, seguiamo con interesse i tuoi servizi di barba e capelli, ma questa volta la sfumatura è venuta un po’ alta. Prendiamo pettine e forbici e proviamo a sistemare l’acconciatura di Bloomberg anche perché ci teniamo a fare bella figura uscendo dal barbiere.
Intanto, Bloomberg Italia non esiste. Esiste Bloomberg Investimenti, il settimanale di informazione finanziaria frutto di una joint venture paritetica tra Bloomberg lp (la holding americana di informazione finanziaria internazionale presente in 75 paesi nel mondo con oltre 2 mila giornalisti) e Euroinvest Editori (una società interamente italiana di cui i giornalisti di Bloomberg Investimenti possiedono il 35%).
Inoltre sono presenti in Italia Boomberg News, l’agenzia di notizie finanziarie del gruppo con sedi a Milano e Roma, e Bloomberg television, il canale televisivo monotematico sulle notizie finanziarie nel mondo che va in onda via satellite su Tele più e Stream, e che si avvale di una collaborazione con l’Ansa.
E adesso arriviamo a Start up che non è un settimanale ma un mensile. Anzi il primo mensile dei nuovi imprenditori e del venture capital che viene allegato il primo sabato di ogni mese a Bloomberg Investimenti. Start up è curato da Pietro Balducci, redattore di Bloomberg Investimenti. Matteo Cioffi non è stato assunto come redattore, ma sta effettuando un periodo di borsa di studio al settimanale Bloomberg Investimenti, mentre Isabella Lamera, un tempo volto noto di Telereporter, è stata ingaggiata da Bloomberg television. Questa volta, caro Barbiere, la forbice ti era davvero scappata di mano.
La redazione di Bloomberg Investimenti

Il Barbiere si scusa per le imprecisioni. Cercheremo di azzeccare meglio la sfumatura alla prossima occasione.
Bds


7 Luglio 2000 - Giovanni Rossi, ex-fiduciario sindacale della redazione regionale emiliano-romagnola de l’Unità
Ho pensato di scrivere anche a il Barbiere della sera poichè ritengo che la situazione che si trovano a vivere i 36 giornalisti ed i 16 poligrafici licenziati dall’Unità editrice multimediale (Uem), la società editrice de l’Unità, è emblematica e vale la pena di essere conosciuta, specie da coloro che lavorano nel mondo dell’informazione. L’impressione (anzi, è ben più di una impressione) è che questa vicenda la si voglia rimuovere, cancellare del tutto, non solo per l’imbarazzo che crea in una determinata area politica, ma perché è la testimonianza, potremmo dire davvero esemplare, di come si comportano (o si vorrebbero comportare) non pochi editori.

Dunque, il più brevemente possibile, i fatti: l’Unità, a fine 1999, chiude le redazioni di Bologna e di Firenze, licenziando tutti coloro che vi lavorano. Lasciamo perdere il fatto che un’azienda in crisi operi in modo tale da aumentare le proprie difficoltà colpendo il suo migliore mercato: in primo luogo l’Emilia-Romagna e, poi, la Toscana. Nulla di nuovo: negli ultimi anni molte scelte aziendali hanno avuto questa singolare impostazione ed il risultato di bruciare ogni risorsa, comprese quelle provenienti dalle sottoscrizioni. Non è colpa del destino cinico e baro se l’Unità oggi viene normalmente accreditata per una quota di mercato inferiore alle 40.000 (quarantamila) copie reali vendute in tutta l’Italia.

Andiamo oltre e stiamo alla questione occupazionale. L’Unità ha licenziato sulla base di intese (sostanzialmente imposte un anno prima della chiusura col ricatto di cessare le pubblicazioni immediatamente, come fece alcuni giorni nel corso del gennaio del ‘99) che prevedevano cose che poi non ha fatto.

Andiamo ancora oltre: in violazione delle leggi dello Stato e dei contratti di lavoro, a sette mesi dal licenziamento, il trattamento di fine rapporto (la cosiddetta liquidazione) e gli altri crediti che i lavoratori vantano nei confronti dell’azienda non sono stati pagati. L’azienda di cui i Democratici di sinistra sono i principali azionisti - almeno nel momento in cui scrivo queste note - e della quale sono, comunque, il riferimento politico (portandole in dote i miliardi del finanziamento pubblico), cosa credete abbia fatto? Si è messa a discutere con i sindacati e con i licenziati per vedere come affrontare l’emergenza economica che vive e che fa vivere ai suoi ex-dipendenti, in quale modo rateizzare i propri debiti nei loro confronti, tenendo le organizzazioni sindacali ed i colleghi informati dei  passi compiuti per uscire da questa situazione?

Macchè! La Uem ha assunto la linea del silenzio, di un arrogante silenzio, sostanzialmente comportandosi come se il problema di cui sopra non la riguardasse. Non ha risposto a lettere, prese di posizione, richieste d’incontro. Del resto, non è una novità: basti pensare che tra i licenziati c’è anche una collega in maternità. Reintegrata a seguito del ricorso alla magistratura, l’azienda ha continuato a far "orecchie da mercante".
 

Domanda: dov’è lo strapotere dei sindacati e dei lavoratori dipendenti di cui anche qualche autorevole collega scrive ad ogni piè sospinto? Le regole valgono solo per le parti più deboli della società? Dove si esprimono - in questa vicenda - tutti quei valori e quelle funzioni positive di cui anche nel dibattito sul futuro del giornale fondato da Antonio Gramsci abbiamo letto nei vari articoli pubblicati dalla stessa Unità?
Spero che i licenziati dall’Unità non debbano chiedere ai posteri oltre all’ardua sentenza anche il denaro di cui hanno diritto.
Giovanni Rossi, ex-fiduciario sindacale della redazione regionale emiliano-romagnola de l’Unità



5 Luglio 2000 - Re Publico
Caro Figaro, sul finire della carriera leggo finalmente qualcosa di strepitoso. Ho trovato straordinariamente centrato il tuo intervento su chi "dice pur senza aver nulla da dire", insomma sul 90 per cento di tutti noi. Mi piacerebbe partecipare al dibattito, tuttavia, contestando una parte delle tue conclusioni.

Vedi, caro Figaro, sono d'accordo con te che non è la mancanza di notizie a produrre le cialtronate che leggiamo ogni giorno sui giornali, ma respingo l'ipotesi che la causa sia la rapidità. Le fast news sono un prodotto televisivo, è vero, notizie guarda e getta che i giornali stupidamente rilanciano cadendo nella trappola dell'informazione televisiva, che infatti ha fatto calare drasticamente il numero di lettori.

No, purtroppo sono più pessimista: la cialtroneria dell'informazione è generata, purtroppo, dalla nostra cialtroneria e basta. Il livello professionale di chi fa questo mestiere è precipitato negli ultimi quindici anni, e oggi se ne vedono gli effetti perchè chi ha superato l'esame di Stato quindici anni fa senza averne merito oggi è diventato come minimo capo di un servizio, spesso caporedattore, se non vicedirettore o direttore.

E allora come ti gestisce la macchina-giornale? Con gli strumenti di cui dispone, cioè pochi e incompleti. Eccoti così lanciato l'ordine di scuderia agli inviati: scrivete quel che vi pare purchè gli altri non ce l'abbiano. "Ma non è successo niente...." E allora inventa, idiota! E se non inventi resti al desk, oppure a casa ad aspettare un servizio che non ti affideranno, perchè c'è sempre meno spazio per chi vuole essere rigoroso.

Perchè il problema della verità non è di essere scomoda ma spesso di essere piatta, mentre la storia inventata è per circostanze ovvie più scoppiettante, più attraente, vendibile meglio come un gigantesco, coloratissimo ma sintetico e indigesto Hot Dog. Sì, è questa la Fast News che sta avvelenando i nostri giornali. C'è un conformismo pauroso ai vertici dei nostri giornali. Piace da morire come Tizio o Caio siano riusciti a inventare questa o quella dichiarazione, ci si ride, si telefona al collega e gli si fa i complimenti. E' ganzo, è figo, è una specie di machismo professionale che contagia tutto e tutti, ed è perciò ridicolo pretendere che in questo banale gozzovigliare dell'informazione qualcuno si affanni nel trovare la notizia vera, nell'indagare e scovare lo scoop.

Purtoppo l'unico scoop che conta è - generalmente - la balla meglio costruita, quella inghilandata con gli aggettivi e la prosa più effervescenti, straordinariamente accattivante purché non macchiata dalla notizia. E' triste scrivere tutto questo, caro Figaro, ma ho conosciuto decine di colleghi (per fortuna) che a tutto questo si ribellano e che proprio per questo non scrivono, non contano, non pesano.

Io urlo, nella nostra bella sala da barba, sperando che qualcuno "TRA LORO" mi senta. Urlo sapendo di non essere solo, convinto che dietro di me, che affianco a me, altri abbiano la stessa rabbia in gola. Credimi, non sono un frustrato, ho finora avuto dalla vita - grazie al mio mestiere - soddisfazioni impagabili, stipendi onorevoli, persino promozioni e opportunità di ulteriore carriera. Mi rammarico però di non aver visto, nonostante i miei sforzi, un solo cambiamento. Il marcio nei giornali è talmente radicato che non basteremo nè io ne' te per cambiare qualcosa.

Eppure urlo, perché facendo questo mestiere un giorno ho visto farlo persino da un uomo caduto tra le mine, rimasto senza gambe nè braccia, un tronco vivente che non si rassegnava alla morte. E lì ho capito quanta speranza si nasconda in ogni agonia. Fu una storia da venticinque righe, neppure una in più. Il tuo
Re Pubblico 


5 Luglio 2000 - Andrea Sperelli
Caro Figaro, so di dire una cosa un po' impopolare, ma è possibile che a nessuno sia venuto in mente che nella incresciosa gazzarra tra giornalisti italiani e poliziotti olandesi la colpa degli incidenti non possa essere attribuita, almeno in parte, non solo a quest'ultimi? Voglio dire, l'Olanda la conosciamo tutti, è uno dei paesi più tolleranti d'Europa e quindi del mondo. Non sarà che il nostro italico comportamento abbia trasceso sorprendendo poliziotti di un paese non abituati alla sicumera di chi crede che con una telecamera in mano si possa fare di tutto?
Mi sembra anzi che la lunga polemica che ha visto questo sito criticare "Striscia la notizia" volesse mettere argine proprio a questo genere di comportamenti. Voglio dire: possibile che su questa vicenda non sia stato possibile leggere un resoconto attendibile che riportasse non solo le fonti italiane e più specificamente della Rai? Insomma tutta la solidarietà a chi se la merita (ma anche lì: che fastidio questo starnazzare per un delitto di lesa maestà ogni volta che un giornalista viene sfiorato! Come se questa fosse una professione "da signorine") ma essere giornalisti vuol anche dire fare il possibile per accertare la verità. Anche nel caso che questa non sia quella che ci si aspettava. Saluti
Andrea Sperelli

Caro Andrea Sperelli, le tue osservazioni ci sembrano assai sensate. E vorremmo aggiungerne delle altre che la nostra Rosina ha espresso qui a bottega. Senza nulla togliere alla gravita’ dell’accaduto si chiedeva, Rosina, se la notizia e’ diventata tale perche’ in gattabuia, pare malmenati, sono finiti questa volta i giornalisti.
Ma a quei poveracci strappati dalle sedie a rotelle e trascinati di peso al secondo piano dello stadio, ci ha pensato veramente qualcuno? E per chi i politici italiani stanno ora reclamando le scuse: per i disabili, per i quali non erano stati allestiti posti decenti e accessibili in carrozzina, o per i giornalisti strapazzati?
Bds



5 Luglio 2000 – Il cronista di campagna
Caro Figaro, sempre a proposito dell’aggressione subita a Rotterdam dai giornalisti italiani per mano della polizia olandese, ti segnalo l’iniziativa del giornalista fiorentino Mario Lancisi, autore di una lettera aperta alla Regina d’Olanda pubblicata in prima pagina sul "Tirreno" . Nella lettera, Lancisi chiede alla sovrana un gesto di riparazione, che potrebbe anche essere, suggerisce, l’incontro della regina con tutti gli offesi, magari con i bicchieri colmi di vino nella sua cantina toscana.
La scelta di far partire proprio dalla Toscana una lettera alla sovrana olandese, non e’ causale: qui Margareth e’ considerata un po’ una concittadina, visto che da almeno trent’anni trascorre le sue vacanze dividendosi tra Porto Ercole (Argentario) dove possiede una villa affacciata in una delle baie piu’ suggestive, e Tavarnelle (Chianti), dove ha un’azienda che produce vino. Brutta storia, l’aggressione. Alcuni giornalisti hanno raccontato di aver vissuto la stessa paura provata, da inviati, nei Paesi retti da dittature nell’America Latina
L’aggressione, rileva Lancisi, ci inquieta e ci sorprende anche perche’ abbiamo sempre considerato l’Olanda un paese simbolo della democrazia, della liberta’ e della tolleranza. E’ un po’, secondo Lancisi, come essere offesi da un amico. Ma quel che appare intollerabile e’ il trattamento riservato ai giovani disabili. Le offese pronunciate da un poliziotto appartengono alle cose che non vorremmo ne’ ascoltare ne’ leggere. Sappiamo, conclude Lancisi, che l’invito e’ un sogno. Ma solo i grandi sogni possono cancellare le amarezze.
Il cronista di campagna

5 Luglio 2000 - Lorenzo Rossetti
Nascondere la notizia delle dimissioni di Zoff a causa delle offese di Berlusconi come avete fatto nel tg4 di stasera è assolutamente inqualificabile. Tutti i tg hanno aperto con questa notizia e voi avete evitato di parlarne, inventando una notizia sull'incendio di Ostia (erano solo sterpaglie) e parlando del caldo in Turchia. Il signor Fede si dovrebbe vergognare: e lui sarebbe un giornalista libero? Si vergogni! Per quanto mi riguarda, avete perso un telespettatore del vostro tg oltre che un elettore di Forza Italia. Mi vergogno di voi, di questo giornalismo un tanto al chilo e di Berlusconi, che ha scoperto di aver fatto una stupidaggine, dà la colpa ai giornalisti come al solito e il vostro inviato ad Arcore, autore di una classica intervista in ginocchio su mandato del vostro coraggioso direttore, 'osa' iniziare una domanda così: 'forse i giornali hanno esagerato'... Ma vi guardate allo specchio quando gestite le notizie in questo modo? Saluti.
Lorenzo Rossetti
5 Luglio 2000 - Davide Gambale

Dio ci salvi dalla Scarnati! E chi la sente ora che è stata pure arrestata a Rotterdam? In fin dei conti, non era meglio che la polizia olandese se la trattenesse per qualche anno risparmiandoci una celestiale visione durante i servizi sportivi?
Davide Gambale 
5 Luglio 2000 - Giuseppe Spezzaferro

Ha ragione Figaro. Ma non va a monte, come soleva dirsi in assemblea. Se il cronista rifiuta la funzione pedagogica (i fatti senza l'opinione sono un'astrazione) scende incontro alla gente. E' inevitabile una rincorsa all'ingiù. Fanno premio gli istinti basso ventrali. Li solletichi. E c'è osmosi. La trash tv è illuminante al riguardo. Ma chi se la sente di dire al popolo che è bue? La platea del Costanzo show insorgerebbe. L'applauso si prende accarezzando e vellicando. Domanda: chi dà il diritto al cronista di ergersi a maestro? Risposta: la coscienza, quando c'è.
Giuseppe Spezzaferro

4 Luglio 2000 - Danilo Della Mura
Caro Barbiere, vorrei fornire un piccolo spunto di riflessione su quanto accaduto domenica 2 luglio in occasione della finale degli Europei di Calcio. In particolare circa il ruolo di Carlo Azeglio Ciampi, personaggio di alto profilo, ma che nell'occasione più che come Presidente della Repubblica d'Italia mi sembra si sia comportato come il Presidente "dell'Italietta".
Di quella parte del nostro Paese che ancora si rifiuta di levarsi di dosso la patina di nazione terzomondista, dove basta una finale di calcio vinta o persa per influenzare gli umori di un intero popolo. Di quell'Italia che invece di indignarsi per il patetico spettacolo di 22 "bambinoni" viziati e capricciosi (e miliardari) e piagnucolosi, li abbraccia per consolarli. E non solo, li premia anche, con il titolo di Cavaliere. Certo 22 "cavalieri" che non hanno neanche avuto il buongusto di indossare una tuta per ricevere il Presidente della Repubblica accompagnato, tra l'altro, da una signora (io quando apro la porta la postino, se sono in mutande cerco almeno di infilarmi l'accappatoio).

Ma tutto ciò non basta. Mentre questo squallido teatrino aveva luogo, alcuni nostri colleghi giacevano dimenticati in un cellulare della Polizia, rei di aver documentato la mancanza di rispetto da parte degli organizzatori olandesi verso nostri connazionali, per giunta portatori di handicap. Giornalisti, voglio sottolineare, della Rai, mica del giornalino della parrocchia. Giornalisti, trattati come pericolosi teppisti, che sono stati rilasciati alle 3 del mattino, mentre i nostri 22 valorosi cavalieri, asciugate le lacrime e con le lenzuola rimboccate, dormivano sonni tranquilli.
Non voglio certo passare per il moralista guasta feste, ma avrei di gran lunga preferito un Presidente che fosse intervenuto prima della partita, in difesa dei portatori di handicap, e dopo per accertarsi di cosa stesse accadendo ai suddetti giornalisti. Un Presidente che, se proprio avesse voluto, si fosse recato dai 22 bamboccioni un pò più tardi permettendo loro, tra l'altro, di lavarsi e vestirsi, risparmiandosi (e risparmiandoci) uno squallidissimo spettacolo. Viva l'Italia.
Daanilo della Mura


4 Luglio 2000 - Dimitri Buffa
Centro destra e centro sinistra invocano "law and order" e "tolleranza zero" ma allo stesso tempo permettono ai neonazisti di Forza Nuova (vedere sito Internet per credere) di manifestare invocando tranquillamente i leoni per gli omosessuali che vorrebbero sfilare vicino al Colosseo. In compenso nessuno si accorge (oppure tutti fanno finta di non accorgersi) che il detentore del copyright sullo slogan "zero tolerance", cioè il buon Rudolph Giuliani, a New York sfila proprio insieme ai "finocchi" per festeggiare con loro il "gay pride".
Cosa dedurre da cotanta incoerenza?
Stamani ho provato una tristezza infinita nel vedere camionette di polizia a presidio dell'hotel Cicerone dove si stava svolgendo un convegno su omosessualità e religione. In quanti paesi al mondo i "gay" hanno bisogno della scorta per manifestare o per riunirsi? Giro la domanda al responsabile dell'ordine pubblico, il ministro Bianco, il quale, tra una comparsata televisiva e l'altra, potrebbe anche spiegare come mai per i nazi di Forza Nuova non viene applicata la "legge Mancino" invece usata per sciogliere "Meridiano Zero"!?
Non è ovviamente una buona legge, ma visto che la maggioranza ha tanto insistito per farla approvare dal Parlamento, almeno la applichi. Per il resto, come avrebbe detto il poeta, "viva li froci e abbasso li proci".
Dimitri Buffa
4 Luglio 2000 - Lorenzo Marchiori

Scrivo ancora sconcertato per lo spettacolo a cui ho assistito domenica sera su Rai Uno. Non mi riferisco alla sconfitta dell'Italia, la palla è rotonda..., nè alla pessima prestazione di Alessandro Del Piero, questi juventini fanno sempre dannare..., ma alla decisione di affidare i commenti della partita al cantante Andrea Bocelli.
Lo confesso, a me piace un altro genere musicale, ma non riesco a comprendere come un non vedente, o cieco che dir si voglia, possa commentare a caldo una partita di pallone. Seduto tra Bruno Pizzul ed Eraldo Pecci, ripreso addirittura dalle telecamere mentre dondolava la testa, mi ha ricordato più un servizio sulla trash-tv che su una partita di pallone.
Prima ha intonato l'inno di Mameli al posto dei calciatori azzurri, poi è rimasto praticamente zitto durante l'intera partita, alla fine ha commentato dicendo di aver visto (!) una bella partita affidandosi, e non poteva essere altrimenti, a frasi fatte del tipo "la palla è rotonda" e via dicendo.
Temo di beccarmi l'accusa di scarsa sensibilità verso i ciechi, o non vendenti che dir si voglia. Tuttavia mi ostino a pensare che sarebbe stato meglio affidare il commento della partita a una persona competente e non a un cantante, tanto che ci potrebbe essere anche qualche maligno capace di pensare che la sua apparizione sia servita solo a scopi pubblicitari. Concludo con una domanda. Quando la Rai affiderà a Pavarottii resoconti dal Parlamento?
Lorenzo Marchiori - Udine
3 Luglio 2000 - ricc@libero.it

Trash. Orrore alla Rai. Per controbattere il Grande Fratello di Mediaset, a via Teulada stanno preparando un programma - sara' sui  teleschermi a settembre - che supera veramente ogni limite umano. Il  format e' questo: hanno preso un certo numero di italiani (una sessantina di milioni) e li hanno rinchiusi (con ogni comfort, beninteso: e liberi di andarsene in qualsiasi momento, se ce la fanno)in un posto chiamato Italia. E li' telecamere ventiquattrore su ventiquattro; non solo, ma anche giornali, radio, interviste volanti, internet, tutto - sotto osservazione globale e continua, insomma, e  sempre in tempo reale. I telespettatori potranno cosi' (una ventina,  protetti da apposite invalicabili barriere) seguire momento per momento  la vita *reale* dei poveri soggetti del programma: come parlano, come  vivono, come si fanno le corna, come fanno carriera, come dicono  "signora mia", come invano cercano di scoparsi le donne a vicenda, come s'insultano per la strada, come votano Berlusconi. Nulla verra'  risparmiato, insomma: tele-verita', finalmente, in tutta la sua crudezza  e il suo orrore. Altro che le trovatine fighette di MediasetTelecinco.  Fra i telespettatori che sopravviveranno all'intero ciclo  (originariamente erano previste venti puntate: ma forse si andra' avanti  fino ad esaurimento) verra' sorteggiato (se i sopravvissuti saranno piu' di uno) il premio finale, consistente in un viaggio - senza ritorno -  nella Nuova Zelanda o in Danimarca.
(ricc@libero.it)

3 Luglio 2000 - Antonio Sagheddu
A titolo personale e della famiglia Salis vi ringrazio per l'ospitalità concessa sul vostro obiettivo e onesto giornale. Qualora desideriate venirmi a trovare ho una piccola casetta nel centro storico a disposizione (una settimana a La Maddalena non è poi male). GRAZIE DI CUORE E CONTINUATE A LAVORARE ONESTAMENTE COME AVETE FATTO FINO AD OGGI.
SALUTI
Antonio Sagheddu antsag@tiscalinet.it
3 Luglio 2000 - Shampoo

Caro Figaro, Gazzetta vergognosa. Quell'otto a Toldo grida vendetta. Così come Del Piero che per la rosa ha giocato benissimo. Mah...
Shampoo
3 Luglio 2000 - Antonella Mariotti

Vi leggo spesso ma questa sera, di ansia da partita, di Francia che pareggia  all'ultimo minuto (DISGRAZIATI), di lunga la domenica, insomma questa sera, ho scoperto "Il giornalismo in 50 parole". GRANDE. Ciao grazie e a presto
Antonella Mariotti
1 Luglio 2000 - Remigio Russo

Ciao Bds, guarda qua cosa si trova nel numero odierno (30/06/2000) de «Il Messaggero», pagina degli annunci di lavoro in un  box di offerte di Caltanet: «Redattore web (economia, sport, viaggi e turismo): "Contributo alla individuazione e alla elaborazione dei  contenuti del portale. Ricerca e recensione di notizie, siti ed eventi in Internet". Per quanto riguarda i requisiti basta documentare esperienza in una redazione web, avere capacità di  scrittura ed essere competenti nelle materie d'interesse». Perché non parlano pure di "essere giornalisti"? Ciao
Remigio Russo
30 Giugno 2000 - Bds

La Fiat è uscita oggi allo scoperto sulla vicenda dei guasti al cambio della Punto e di altri modelli. Non riguarda 23 mila auto nuove di zecca ma, secondo la casa torinese, solo 393 vetture consegnate.

In contemporanea con l'inchiesta di Quattroruote, come il Barbiere ha rivelato, e’ stato sostituito il direttore Mauro Coppini. Probabilmente solo una coincidenza temporale. Per diffondere le sue precisazioni, la Fiat ha acquistato oggi un grosso spazio pubblicitario su tutti i maggiori quotidiani (in quelli di formato tradizionale, l'annuncio era a 8 colonne per 20 centimetri di altezza).

Sotto il titolo "Fiat auto informa", appaiono tre ordini di precisazioni. Primo: "E'in atto un'operazione di richiamo per un difetto sui cambi di velocità che coinvolge esclusivamente 393 vetture consegnate". Secondo: "Tutti i clienti interessati hanno già ricevuto comunicazione relativa alla sostituzione del pezzo in oggetto". Terzo, su alcuni organi di informazione "è stato fatto riferimento anche a numeri di telaio in realtà non interessati dall'azione di richiamo". Per chiarimenti, viene fornito il numero verde 800-815015. Punto e basta. Almeno per il momento. Se altre segnalazioni arriveranno alla nostra bottega, come sempre ne verificheremo la validità e le pubblicheremo.
Bds



30 Giugno 2000 - Andrea Rovelli
Amici del Barbiere, informato da Giacomo Amadori di Panorama, leggo sulle vostre pagine la notizia secondo la quale ho trascinato in Tribunale la mia ex Società. Avete bruciato tutti sul tempo, persino me. Arriverò probabilmente alla causa civile fra un paio di settimane e il fatto che l'azione sia stata preceduta dalla notizia non sposta di una virgola le mie intenzioni, anzi. Starei pure scrivendo un libro-bomba sul mondo del calcio, sempre secondo Panorama. A questo punto, potrei pensarci davvero. Anche se vi assicuro che non ho ancora scritto un rigo. Non escludo sorprese.
Andrea Rovelli
30 Giugno 2000 - Cip e Ciop

Salve ragazzi, dopo aver letto il pezzo sull' Unità e l' incontro con Folena, non  abbiamo resistito a segnalarvi che il "mitico" giornale 'L'Ora' di  Palermo venne chiuso dai 'compagni' di Roma, provocando decine di  disoccupati, proprio dopo l' intervento di Pietro Folena. Sarà una  coincidenza?
cip e ciop
29 Giugno 2000 - Gambadilegno

Ha ragione Gianni Barbacetto a gettare il sasso nello stagno dell'ALG. Sentite cosa capita a Milano a chi ha deciso per ragioni diverse di non rinnovare la sua iscrizione all'Associazione.
Ho smesso di pagare le quote all'ALG qualche anno fa. Diciamo che la ragione fondamentale stava nella profonda disistima nella gestione dell'Associazione. Del resto mi ha sempre fatto un po' paura l'adesione bulgara dei giornalisti al sindacato unico. Non c'è categoria professionale che possa vantare un tale tasso di iscritti. Comunque non mi dilungo sui motivi. Ognuno ha i suoi e tutti sono rispettabili.
Cosa fa l'Associazione a chi non paga più le quote?. Anziche espellerlo per morosità come peraltro previsto dallo Statuto (per quel che vale: cfr. Barbacetto su come si approvano gli statuti a Milano) fa finta di niente e un paio di volte all'anno scrive una letterina del tipo: Distrattone, probabilmente ti sei dimenticato di dare alla tua azienda l'ordine permanente di versamento della quota, sei sempre in tempo, fallo subito. Nessuno viene sfiorato dal dubbio tipo: non è che per caso non vuoi essere più dei nostri? Se è così perchè, cosa è successo, cosa possiamo fare per convincerti etc. (qualche elemento basico di marketing non guasterebbe all'ALG). No, si dà per scontato che tu devi essere iscritto.
Cosa fa l'Associazione a chi non paga più le quote da anni? Un bel giorno ti scrive una bella letterina firmata dal Presidente in cui in sostanza si legge: Ah brighellone! Lo sappiamo bene che da molti anni non paghi le quote, ma siccome siamo generosi ti facciamo una super offerta speciale per l'estate. Ti offriamo un bel condono! Ci paghi (alla faccia degli altri iscritti che hanno versato regolarmente) una cifrettina ridicola, circa un decimo di quanto ci dovevi e saniamo la tua (scomoda) posizione. Attento però, se non paghi entro 30 giorni, sai che facciamo noi? Ti deferiamo ai probiviri (Barbacetto non farlo!) e poi iniziamo una bella azione legale per recuperare tutto l'arretrato. Avete letto bene: una bella azione legale!
L'unico commento che mi viene da fare è che uscire dal Sindacato Unico Onnipotente sia stata una scelta azzeccata. Così se passo indenne questo scoglio (magari con la prossima amnistia) non rischierò mai più di finire in tribunale citato dal mio ex sindacato.
Gambadilegno
29 Giugno 2000 - Pubblichiamo questa lettera, come sempre, ma con una piccola premessa che consentira’ ai lettori del Barbiere della Sera di capire meglio a cosa essa si riferisce. Il 16 aprile scorso, sull’isola della Maddalena, due ragazzi in motocicletta sono stati travolti da un’auto lanciata a grande velocita’ e guidata da un dipendente, un infermiere, della base americana della Maddalena, un certo James Kennedy.

Uno dei due ragazzi, Fabrizio Salis, 20 anni, ha perso la vita. L’altro, Luca, e’ tutt’ora ricoverato in ospedale. Subito dopo l’incidente, sono accorsi sul luogo numerosi militari americani. James Kennedy e’ stato trasferito immediatamente all’ospedale militare di Napoli. Le autorita’ navali Usa hanno subito seguito il caso insieme con il comando dei carabinieri della Maddalena.

L’ammiraglio di Divisione S.J. Tomaszeskj ha scritto una lettera alla famiglia Salis, in data 8 giugno, per assicurare che il caso e’ e rimarra’ di competenza dell’autorita’ giudiziaria italiana. Secondo il lettore che ci scrive, dopo un primo interessamento da parte della trasmissione di Michele Guardi', "I Fatti vostri", la Rai ha deciso di non rilanciare la storia.

Ma intanto James Kennedy e’ stato subito allontanato dalla Maddalena. La vicenda ha occupato per molti giorni le pagine dei giornali locali in Sardegna, ma non ha avuto ricevuto grande attenzione sulla stampa nazionale. Non sappiamo, noi del Barbiere, come le autorita’ italiane stiano seguendo il caso, e siamo certi che lo faranno con la massima attenzione. Ma non vorremmo che la disgrazia della famiglia Salis della Maddalena diventasse un piccolo caso Cermis, con i colpevoli che alla fine la fanno franca.
Bds

28 giugno 2000 - Antonello Saggheddu
Strano ma vero. Quante volte siamo stati attratti dalla pubblicità della RAI che cercava di ‘convincere’ il cittadino a pagare la stramaledetta quota da abbonato? Frasi come questa non possono essere dimenticate: ‘UN POSTO IN PRIMA FILA’, oppure ‘RAI, DI TUTTO E DI PIU’’. Ahimè, come siamo caduti in basso. Noi, piccoli giornalisti (pubblicisti), che diamo un notevole contributo ai nostri editori a mantenere in piedi il giornale a costo sottozero, strani esseri ‘bugiardi’ e ricattati, venduti e umiliati senza poter reagire, come si potrà mai convincere i lettori che non siamo tutti uguali?

E’ facile non solo per il prode Guardì strappare lacrime alle povere casalinghe con ‘I fatti vostri’. Nel caso specifico che piu’ avanti ricordero’, un redattore della trasmissione diretta da Guardi’(Luca degl’Innocenti), non ha ritenuto di occuparsi di un caso che ha commosso e colpito la Sardegna.

Mi riferisco alla tragedia del 15 aprile consumatasi nella piccola isola dell’arcipelago di La Maddalena, dove una ragazzo di 20 anni ha perso la vita e un altro (16 anni) cerca di recuperare dopo numerosi interventi. Entrami sono stati travolti dall’auto di un marinaio della base americana della Maddalena, lanciata a tutta velocita’. Il dipendente della Marina Usa (marinaio o infermiere), ha compiuto un atto che in America avrebbe avuto riscontri diversi. Noi, colonia Usa (vedi il caso Cermis) siamo amici di tanti americani perbene e vogliamo continuare ad esserlo. Dopo l’incidente, l’infermiere e’ stato trasferito all’ospedale militare di Napoli.

La Rai, dove in un primo momento si era mostrata interessata alla faccenda chiedendo a una delle famiglie colpite la disponibilità di presentarsi in trasmissione, ha fatto marcia indietro. Non vogliamo credere che hanno voluto evitare un incidente diplomatico ma la ‘giustificazione’ rilasciata dalla Rai a firma di Luca Degl’Innocenti lascia perplessi chi fino ad oggi ha creduto in Guardì (I Fatti vostri). La serietà e dedizione, come riporta la ‘giustificazione’ della redazione, offende chi come il sottoscritto ha sempre lavorato con onestà e al servizio del lettore. Il Comando Americano di Napoli, ‘sentito’ dalla redazione dei Fatti vostri, in una lettera inviata alla famiglia tragicamente colpita, smentisce categoricamente quanto ‘giustificato’ dalla Rai.

A questo punto, nessuno potrà restituire il figlio alla famiglia colpita, nessuno potrà ridare la completa guarigione al giovane di sedici anni ma almeno possiamo evitare di essere presi in giro. L’informazione è una cosa seria, condivido su quanto dichiarato da Antonio Ricci (mostrare al pubblico ciò che è stato taciuto dai telegiornali), la registrazione delle trasmissioni comporta lo stravolgimento della notizia, la realtà e la cattiva informazione, la preparazione del caso ‘surgelato’, al 99%, sicuramente crea compassione ma diventa una vera fiaba. Se tutto questo è informazione conviene cambiare mestiere, se desideriamo vedere una fiaba acquistiamo una cassetta video. L’unico consiglio che posso dare è quello di leggere attentamente il manuale dei giornalisti per salvare il salvabile, chi non è in grado di lavorare onestamente e senza sponsor possiamo offrirgli un posto nelle miniere del Sulcis, sicuramente sarà più produttivo.
Antonio Sagheddu


28 Giugno -Il Barbiere della Sera
Ci riferiamo alla notizia relativa alla trasferta dell'inviato del Tg5 Daniele Moro in Eritrea. Alcuni colleghi ci hanno fatto notare che un'assicurazione da 125 mila lire al giorno per un inviato in zona di guerra non e' poi questa straccionata. Anzi, e' superiore alla media delle assicurazioni stipulate in queste circostanze. Ne diamo quindi atto al Tg5.

Quanto al corrispondente dell'Ansa dal Corno d'Africa Stefano Poscia ci corre l'obbligo di precisare che Poscia ha un passaporto eritreo, avendo sposato una donna eritrea. Il Barbiere chiede scusa se il suo rasoio non e' stato, in questo caso, sufficientemente preciso. Grazie della vostra attenzione
Bds


28 Giugno 2000 - Enrico Ferrari
Se persino Ricci rosica tanto da prendere carta e penna per scrivere al  Barbiere, lui che è un intoccabile e che non concede interviste, vuol dire  che il sito ha fatto proprio centro. E che la critica gli da fastidio a Ricci, manco poco. Ricci è abilissimo  nel dribblare le interviste, ma quando si tratta di attaccare chi critica  Striscia è in prima fila. Ancora gli rode per il pezzo del Sole 24 ore....
Enrico Ferrari

28 Giugno 2000- Marina Martorana
Ciao a tutti e grazie per l'attenzione., Mi chiamo Marina Martorana, sono una giornalista freelance impegnata socialmente da tanti anni per la giustizia della categoria, tanto gloriosa all'estero quanto ancora out in Italia.

Ero responsabile nazionale delle relazioni esterne di Penne Alai Cisl, la sezione sindacale dei giornalisti freelance nata in Cisl e per cui Sergio D'Antoni chiede ora il tavolo contrattuale alla FIEG. No comment. D'Antoni, nel giugno 1998, ha offerto ospitalità sindacale in casa Cisl ai giornalisti freelance distrattamente snobbati per troppi anni dalla FNSI e ha sempre parlato democraticamente di doppia affiliazione: la categoria deve riconoscerlo.

Ma "est modus in rebus". E in che modo... D'altronde mi sono dimessa irrevocabilmente il 5 giugno scorso e oggi un mio caro amico mi ha consigliato di ufficializzare qui, nel sito "Il Barbiere della sera", le mie motivazioni.

In effetti tantissimi colleghi mi hanno chiesto perchè mai abbia abbandonato un progetto in cui credevo molto e che ho cavalcato sin dall'inizio (ottobre 1998). Così, per chi fosse interessato all'argomento, eccomi qua.

In sintesi: 1) In Cisl si fa troppa politica e poco, anzi, pochissimo sociale 2) Ero e sono favorevole al pluralismo sindacale, sancito d'altronde dalla nostra stessa Costituzione. Ma non sono proprio disponibile alla dequalificazione professionale: al momento delle mie dimissioni il coordinamento nazionale di Penne Alai Cisl - oltre che dalla sottoscritta - era composto dal presidente Alai Cisl (un ex venditore ambulante che - con tutto il rispetto lavorativo del caso - tra le altre pecche ha pure grosse difficoltà con congiuntivi e condizionali) e dalla responsabile organizzazione Penne Alai Cisl. Una giornalista? Ebbene no: è un'impiegata del Comune di Torino (certo, con tessera dell'Ordine in tasca, ma proprio in tasca nel senso che, per fortuna dei media, non ha mai esercitato il mestiere), recuperata dalla Cisl col distacco sindacale.

Insomma, era praticamente impossibile ragionare, dialogare, varare iniziative ad hoc con detti personaggi ben distanti testa, anima e corpo dal mondo mediatico. Stesso discorso per i presidenti Alai Cisl regionali. Purtroppo, si fa per dire, non avendo io altra esperienza professionale (da 20 anni) che quella giornalistica, trascorrevo più tempo a litigare con tutti per dare almeno una parvenza giornalistica a Penne Alai Cisl che a rendermi socialmente utile per i colleghi.

Credo che questi motivi siano più che chiari e sufficienti per spiegare il profondo disagio umano e professionale che ho vissuto durante questa intensa avventura pro giornalisti freelance. Spero - la speranza è sempre l'ultima a morire - serva concretamente a ottenere qualcosa per la categoria, visto che la FNSI è composta sì da autentici giornalisti, però... troppo impegnati a farsi la guerra tra correnti interne e non ultimo, troppo arroccati in posizioni da corporativismo medioevale, per poter svolgere una efficace funzione sindacale.

Adesso mi piacerebbe creare un'Associazione culturale per giornalisti freelance. Ci sto pensando con alcuni autorevoli colleghi. Non desidero tediarvi oltre, ma un obiettivo sarebbe quello di diffondere la cultura, annessi & connessi del giornalismo freelance all'anglosassone: oramai, più della metà degli iscritti all'Ordine nazionale dei Giornalisti lavora in modo autonomo. E il futuro volge sempre più in questa direzione. Chi fosse seriamente interessato a questa iniziativa, molto sentita ma ancora embrionale, può contattarmi al mio indirizzo e-mail: studio.martorana@usa.net I miei più cari saluti giornalistici a tutti coloro che amano il mestiere come me,
Marina Martorana



28 Giugno 2000- Stefano Sacconi
Corsaro, serioso e senza casa (ma, quando mi gira, anche pantofolaio, sganasciante e beneabitante) aderisco di cuore, accettando la non paga ma non la questua (disponibile acquistare coriandoli futura OPV). Ottima l'iniziativa anche se ritengo (prove provate alla mano) che vi siano fuori della benemerita categoria altrettanti se non più ottimi gazzettieri che non... dentro (absit iniuria...) comunque, l'intenzione è splendida: come non aderire?
Stefano Sacconi Roma ste.sac@tiscalinet

28 Giugno 2000- Carlo Faricciotti
Caro Barbiere  la catena di montaggio ha fatto un'altra vittima. OG e’ stato stritolato, e i giornalisti che vi lavoravano con esso. Peraltro, a quanto leggo stamane sul sito, quest'ultimo verra’ 'seguito' da un altro soggetto (altra redazione?). Forse, piu’ che di catena di montaggio, occorre parlare di circolo perverso. O forse non c'e’ niente da dire. Forse anche esprimere solidarieta’ ai colleghi di OG e’ inutile. Tanto la ruota gira, come direbbe Mike. Buona giornata
Carlo Faricciotti

28 Giugno 2000 - Giuseppe Spezzaferro
Il container non l'ha scoperto "Striscia". Antonio Ricci fa bene ad inalberarsi. Ma so per certo che il caso Simonelli (il container nel giardino di casa di un membro della Missione Arcobaleno) è stato scovato da "Il Giornale d'Italia" e che "Striscia" non l'ha detto. Ricci non può smentire ciò (fanno fede le date di pubblicazione). Per il resto, "Striscia" è una trasmissione tv che ha aperto la strada ad una sorta di controinformazione. Se altri la imitassero, sarebbe un bene anche per la carta stampata.
Giuseppe Spezzaferro
27 Giugno 2000 - Anonimo genovese

Letto sul Vostro sito della prematura scomparsa del giornale di Alfio Caruso, vorrei informarvi che il record di brevità editoriale resta saldamente nelle mani di un quotidiano sportivo genovese. Uscì nell'autunno di due anni fa e si intitolava «Citysport». Fondatore e direttore era Piero Sessarego, ex capo dello sport del «Secolo XIX», da poco pensionato. Presentando l'iniziativa, Sessarego disse: «faremo bene, perché il punto di pareggio è a mille copie e se mi metto all'angolo della strada a vendere a mille lire un foglio con un mio "fondo", mille genovesi che me lo comprano li trovo».
E aggiunse: «se fallisco, mi dedicherò finalmente ai miei hobbies, al giornalismo ho già dato abbastanza». Citysport costava poco, mille lire, ma aveva questa sinistra caratteristica: non usciva alla domenica e al lunedì, il che per un giornale sportivo costituisce un handicap non da poco.
Difatti è uscito solo per undici numeri, che adesso sono contesi dai collezionisti. Sessarego, ottenuto il poco invidiabile primato, naturalmente, si è dedicato ai suoi hobbies: ora fa l'editorialista per il «Giornale».
Anonimo genovese

27 Giugno 2000 - Giuseppe Spezzaferro
A proposito di Remigio di Latina. E' vero. Sono tantissimi i colleghi che covano dentro la passione pura. E sono tanti quelli che la eruttano anche. La paura di essere sconfitti frena e umilia, ma - e questo è il parere di un cronista qualunque - Aruna, il guerriero, combatte non pensando né alla vittoria né alla sconfitta: lo fa perché è un guerriero. E se per fare il giornalista devi scrivere per il bollettino condominiale va bene uguale. La carriera, a volte, t'impedisce di essere giornalista. Tantissimi anni fa, un caporedattore navigato mi disse: "Giornalista vero è chi sa quando scrivere e quando non scrivere...", indicandomi il percorso per "arrivare". Non l'ho ascoltato, e non me ne pento. Remigio - e tanti come lui - mi convincono vieppiù di aver avuto ragione. In bocca al lupo, Remigio!
Giuseppe Spezzaferro
26 Giugno 2000 - Una collega precaria

I miei più sfrenati complimenti (per lo stile e per il contenuto) all'autore
del pezzo Adornato-Scalfari.
Una (precaria) collega
24 Giugno 2000 - Alessandro Cossu

Grandi!! Si, solo questo il possibile commento!
Alessandro Cossu Responsabile relazioni con i media Cittadinanzattiva onlus Sede nazionale

24 Giugno 2000 - Una di quelli
Caro Barbiere, tra i "successi" di Ferdinando Adornato dimentichi il magistrale affossamento, tra una Alleanza Democratica e un Liberal, del mensile ambientalista La Nuova Ecologia. Adornato era un ascoltato ispiratore della direttrice del mensile, Fulvia Fazio. Ed e’ finita che dopo un paio d’anni, per una inarrestabile scivolata delle vendite, La Benetton Group si e’ liberata del giornale dopo aver indotto giornalisti e poligrafici a malpagate dimissioni.
Una di quelli
24 Giugno 2000 - Anonimo romano

A proposito delle nuove assunzioni in Mondadori.... Forse è vero che la direzione del personale non ama gli over 35.... Ma va segnalato che la diabolica strategia prevede per i più giovani gavetta e anticamera (a forza di collaborazioni pagate dopo sei mesi e sostituzioni varie) in dosi tali da farli passare dalla culla ai 35 inoltrati! Certo, Segrate è una preziosa «nave scuola», ma dopo molti anni di «schiavitù» è un peccato dover emigrare per ottenere un praticantato o un tanto agognato contratto definitivo, non vi pare?
Anonimo romano

24 Giugno 2000 - Segator
Prendo spunto dal solito, breve, fulminante intervento di Andrea Marcenaro sul Foglio di oggi, in riferimento a quei giornalisti che si sono "ingrassati", dalla fine della prima repubblica (1992) ad oggi, con il concime di tangentopoli e nel grande merdaio del pentitismo, scambiando favori con magistrati inquirenti e funzionari dell'investigazione: la quotidiana violazione del segreto istruttorio in cambio della visibilità pubblicitaria sui media degli "eroi" della lotta alla corruzione e alla criminalità. Il risultato utile, conseguito da questo triangolo complice, è sotto gli occhi di tutti: modesti cronisti di nera diventati giornalisti superpagati con ambizione alla direzione di prestigiosi quotidiani; magistrati inquirenti aspiranti, almeno fino a ieri, alle supreme cariche dello Stato; celebrati funzionari di polizia in ascesa costante. Agli amici del Barbiere interessa il primo lato del triangolo. Tutti conoscono i giornalisti protagonisti di questa tragedia (commedia?) all'italiana. Le prove? Basterebbe rileggere e collegare gli articoli pubblicati o i servizi trasmessi per capire lo "scambio" di favori, al di là del legittimo diritto di cronaca. Chi avrà il coraggio, all'interno della corporazione, di ricostruire la storia di queste "prestigiose" carriere e di segnalarle ai giovani praticanti, come un esempio degradante di opportunismo, di cinismo e di carrierismo? I grandi giornalisti del passato costruivano le loro carriere come inviati speciali sui fronti di guerra; i grandi giornalisti di oggi (almeno la genìa citata) hanno costruito le loro, brigando nei corridoi delle Procure.
Segator
24 Giugno 2000 - Dimitri Buffa

Caro Barbiere, visto che ti sei occupato del fallimento di Adornato e della disavventura del primo "Liberal", che ci ha fatto piangere in molti (me, l'amico Francesco Bei, l'amico Giancarlo Loquenzi, l'amico Giuseppe Cruciani, credo anche la conoscente Pialuisa Bianco, non pagandoci il dovuto, personalmente, a me un tubo di niente), ti prego di ospitare questo appello in rima per il divo Berlusconi che si sta mettendo in casa l'ennesimo cavallo di Troia
"Cavaliere sta attento ad Adornato/ o come noi ti ritrovi addobbato,/ sarà bravo e d'intelletto assai elevato/,saprà fare anche il bucato,/ sarà pure assai educato/ ma di sicuro l'uomo in "liberal" a noi nun c'ha mai pagato..".
Dimitri Buffa
23 Giugno 2000 - Pan

Caro Figaro,  credo che questa volta tu sia proprio scivolato su una buccia di banana. Prima di criticare (peraltro con scarsissima classe, insolito per il Barbiere) un giornale come Liberal, ti invito a rileggere alcuni numeri di quel settimanale, soprattutto quelli usciti durante la tragedia del Kosovo. Perche' tanto accanimento? Non e' che anche al Barbiere ci sono degli intoccabili (Scalfari)? Con stima e riconoscenza per il vostro lavoro, un saluto cordiale.
Pan
Caro Pan, come avrai probabilmente capito qui c'e' spazio per tutte le voci. Se vuoi intervenire su Scalfari, accomodati pure sulle poltrone del Barbiere.
Bds
22 Giugno 2000 - Topo Gigio

A destra c'e' sempre qualcosa da bonificare. Una volta e' l'Agro pontino un'altra la Rai...Casa loro, e magari Maurizio Gasparri, direttore di Destra,it, mai. Essi' che ci si accontenterebbe anche di una modesta pulizia di Pasqua.  A chi ha memoria Rai, suonano stonate alcune considerazioni su chi deve restar dentro e chi no, soprattutto ripensando a chi magari e' nato socialista ed e' cresciuto Alleanza Nazionale, o Forza Italia, assestandosi in posizioni dirigenziali in un battito di ciglia.

Oppure ha vagito a destra per poi diventare "qualcuno" a sinistra. A chi, per meglio dimostrare la teoria dei vasi comunicanti, si travasa allegramente da un partito all'altro almeno una volta a semestre. A chi vince sempre, comunque vadano le elezioni.  E nessuno a destra si senta escluso. Magari lo sara' dai salotti dei pericolosi intellettuali comunisti bolscevichi ( fosse che rosicano...Si mangia mica bene, sapete? E ci si annoia pure..), ma nel giochetto "ti vendo mamma con papa' in omaggio", non si contano assenti illustri. Solo qualche sfigato. E orfano.

Sulle agenzie di oggi, leggo or ora (che delizia) una telefonata fatta da Maurizio Gasparri , a Gad Lerner:"Caro Gad, avrai apprezzato che sono tra i pochi politici che non hanno attaccato la tua nomina". E l'altro, con un affilatissimo "lei" ha risposto: "Ho molto apprezzato. Ma la prego: la prossima volta nella lista di proscrizione ci metta pure me. Tanto stia tranquillo, non censurero' le notizie che la riguardano. Compresa questa".

A parte le reazioni indignate e paludate dell'Usigrai, di Nino Rizzo Nervo, di Giulietti, della Rai stessa che saggiamente si appella al buon senso, il sorriso di chi qui dentro ne ha visti passare tanti (oh, quanti!) nasce come alba di sole. Anche perche' i bersagli della bonifica (Meloni, Cannas, la Milella...) sono palesemente frutto di qualche nomina mancata, di qualche turno inviso, di qualche pezzo cassato... Roba di bottega, insomma. Spiatine di gentina con complessini e rivendicazioncine. Che' altrimenti, se proprio dobbiamo agropontinizzarci, ben altri sono i nomi. Quelli indicati dalla rubrica Tolleranzazero (ma pensa te...) sono gente brava, che lavora, che fa informazione con serieta'...Altro che epurarli: se hanno posti di responsabilita', ci sono arrivati con delittuoso ritardo.  Comunque il sito Internet di Gasparri, deputato della Repubblica, e' assai divertente. Per noi. Per Fini credo meno.
Topo Gigio


22 Giugno 2000 -Antefatto. La rivista telematica Destra.it, indica una serie di nomi di giornalisti Rai che, a suo avviso, dovranno essere "epurati". Il sindacato dei giornalisti Rai, l'Usigrai, risponde piuttosto incazzato. La redazione di Destra.it, invia una controreplica al Barbiere della Sera. Che la pubblica qui. Facendo notare tuttavia ai ragazzi di Destra.it che se la loro rubrica "epurativa" si chiama "Tolleranza zero", al Barbiere la tolleranza e' tanta. E per questo vi diamo spazio. Pensateci un po' su.
Bds

La redazione di Destra.it comunica:
Evidentemente, ai componenti dell'Usigrai, tanto intenti a cercare un nemico da colpire a tutti i costi, è sfuggita questa agenzia proprio di oggi:

13:43 ASCOLTI TV: CANALE 5 PRIMA RETE NELLA FASCIA PRESERALE
(ASCA) - Roma, 20 giu - Nella giornata di ieri, lunedi' 19 giugno 2000, Canale 5 e' stata la rete piu' seguita della fascia preserale (dalle 18.00 alle 20.29), facendo registrare un ascolto medio di 3 milioni 194 mila telespettatori pari ad una share del 27.15% a fronte di un ascolto di Rai 1 di 2 milioni 898 mila telespettatori pari ad una share del 24.63%. Questo risultato - si legge in un comunicato - e' stato ottenuto grazie a ''Verissimo'', il rotocalco del Tg5, a cura di Carlo Rossella e condotto da Cristina Parodi, che e' stato seguito da 2 milioni 061 mila telespettatori pari ad una share del 31.09% e da ''Passaparola'', il game-show condotto da Gerry Scotti, che ha totalizzato 3 milioni 012 mila telespettatori pari ad una share del 26.49%, superando il diretto concorrente su Rai 1, ''In bocca al lupo'', seguito da 2 milioni 695 mila telespettatori, share 22.50%.

Non è la prima volta che accade. Ci sarebbe da riflettere. Prima riflessione, ricordiamo il più antico ed elementare proverbio del calcio: "Squadra che vince, non si cambia". Va da sè che una squadra che prende batoste da mesi, andrebbe cambiata.
Seconda riflessione, la Rai in certi casi fa schifo. Quello che si è visto in questi ultimi anni, è davvero il fondo. E a dirlo, sono innanzitutto i telespettatori. Che non hanno diritto di parola, ma ne hanno uno più esplicito: quello di cambiare canale.
Ma lo ammettono anche i vertici della tv di Stato, visto che chiedono trasmissioni più di qualità, e dunque si rendono conto che il prodotto della loro azienda fa alle volte pena. Giusto cambiare gli uomini, dunque. Ma prima di cambiarli, sarebbe opportuno che gli stessi vertici dell'azienda se ne fossero andati. Hanno sempre il tempo di riparare. Il sindacato, infine, se davvero difendesse i lavoratori dovrebbe anche preoccuparsi, almeno un pochino, che la Rai non giunga ad un passo dalla Caporetto.
La redazione dei Destra.it



22 Giugno 2000 - Gigi Moncalvo
Caro BDS, vorrei, se è possibile, intervenire sul contributo dato da Lorenzo Scheggi Merlini, portavoce del "Vittorio Cecchi Gori Group", a proposito della assurda decisione dell'Authority sulla "inesistenza di posizione dominante di Sipra e Publitalia '80 nel mercato pubblicitario tv".

Il fatto che Scheggi Merlini si sia rivolto al "Barbiere della Sera" dimostra ancora una volta l'importanza e l'autorevolezza raggiunta dal vostro sito. Lo conferma il fatto che molti operatori del mondo dell'informazione sono venuti a conoscenza della incredibile decisione di Enzo Cheli proprio grazie al BDS che ha giustamente violato quella sorta di embargo dato a quella notizia.

Ma questo, io credo, rivela anche un altro aspetto: mi sbaglio o il "Cecchi Gori Group" può contare su due reti televisive nazionali - TMC e TMC 2 - e su una TV locale a Firenze? E allora perchè, oltre a informarci della decisione incredibile dell'Authority attraverso il "Barbiere della Sera", questa notizia non viene data e ridata, con un bombardamento a tappeto, sulle due reti tv del senatore? Ad esempio basterebbe qualche efficace spot negli intervalli delle partite degli Europei, che anch'io come moltissimi italiani guardo su TMC attratto da Bulgarelli e Caputi: questo spot sarebbe visto da qualche milione di persone e consentirebbe una adeguata informazione che, così come ha raggiunto a fatica gli addetti ai lavori, sicuramente non è arrivata all'opinione pubblica nel suo complesso.

In sostanza mi chiedo e chiedo a Scheggi Merlini, perchè Cecchi Gori non "usa" i suoi mezzi di comunicazione per informare su questa vicenda in cui, mi pare, ha tutte le ragioni del mondo? Perchè Cecchi Gori non impara da Berlusconi e dalle sue campagne (quella contro la par condicio, o il "Vietato Vietare", o tante altre ancora riguardanti la bottega e gli interessi del Cavaliere) come si utilizzano i propri media per tutelare i propri interessi, ma soprattutto, come in questo caso, per informare gli italiani dell'ingiustizia che si è subìta e per denunciare la "torta" che esiste tra RAI e Mediaset per strozzare qualunque tentativo di terzo Polo?

Perchè Scheggi Merlini non consiglia il senatore di darsi una mossa? Si è mai visto uno che ha due reti tv e ha subìto un'ingiustizia tacere e subìre il boicottaggio e la congiura del silenzio da parti dei media?
E poi c'è un altro aspetto: quanto conta davvero il senatore Cecchi Gori se, pur facendo parte della maggioranza di governo, non riesce neanche a fare un lavoro di lobby, come fanno Letta & C., e si vede penalizzare proprio da un'Authority nominata dal "suo" governo?

E' tutto: nel frattempo chiedo al BDS se, per favore, si fa dare da Scheggi Merlini e manda in rete, le parti salienti della decisione di Enzo Cheli. Così, tanto per essere compiutamente informati... Grazie.
Gigi Moncalvo - gtmon@tiscalinet.it



22 Giugno 2000 - Andrea Sperelli
Caro Figaro, scusa, ma mettiamoci d'accordo sul senso del termine "inedito". Voi sbertucciate il povero D'Agostino (vostro concorrente, tra l'altro, e quindi non mi sembra neanche giusto!) dicendo che le sue rivelazioni inedite erano già state pubblicate due anni fa da altro giornale.

Ma il sito Dagospia dice molto chiaramente che quel brano è tratto da un libro il quale libro è regolarmente pubblicato e, come si può facilmente vedere sul sito del Bookshop Italia (Diario dell'assenza; Llera Moravia Carmen; Bompiani L. 7.000 (Prezzo di copertina L. 10.000), ordinabile e reperibile nel giro di quarantotto ore.

Ora trovo detestabile vezzo della categoria quello di considerare edito solo quello che viene pubblicato da loro (i giornali) come se un libro pubblicato in Italia fosse una sorta di samidzat destinato a un pubblico clandestino. O no? con immutata stima
Andrea Sperelli

Caro Andrea dal cognome dannunziano. Te lo assicuro, non volevamo davvero gettare discredito sul sito di Roberto d’Agostino che anzi troviamo divertentissimo. Poi, figurati, si sa bene che non c’e’ nulla di piu’ inedito del gia’ pubblicato. Se abbiamo dato questa impressione facciamo subito un pubblico mea culpa.
Quanto a D’Agostino nostro concorrente, be’ su questo avrei qualcosa da ridire. Innanzi tutto il Barbiere non si propone, benche’ molti lo citino a sproposito nella categoria dei siti di gossip, come un ricettacolo di pettegolezzi. Noi cerchiamo di dare notizie e analisi. Che ci riusciamo o no e'un altro discorso. In secondo luogo il Barbiere ha l’ambizione di spiegare, non solo agli addetti ai lavori, cio’ che accade e si muove in un universo cosi’ importante come quello dell’informazione. Se dovessimo dar retta al puro pettegolezzo, credici, non butteremmo nel cestino almeno la meta’ delle informazioni che riceviamo: letto, soldi, piccole e sottili perfidie.
Figaro


22 Giugno 2000 - Andrea Sperelli
Caro Figaro, un'altra piccola osservazione. Leggo oggi sul "Giornale" due editoriali dove si esibiscono due delle penne più brillanti oggi in forza a quella testata. Si parte da argomenti diversi ma l'obiettivo è lo stesso. Si vuole sparare a zero contro Eugenio Scalfari. E di seguito sulla "Repubblica" l'"Espresso" e tutto un modo di far giornalismo. Ora, un lettore disattento potrebbe pensare che questi due editoriali siano stati scritti da tenaci nemici di Scalfari o gente che ha subito, con l'ascesa di Scalfari e di Repubblica, gravi torti per la propria concezione della professione giornalistica.

E invece, noi che siamo lettori maliziosi sappiamo, in base alla nostra esperienza, che quei due signori, Paolo Guzzanti e Ferdinando Adornato sono probabilmente i giornalisti più "miracolati" da Scalfari, dalla "Repubblica" e dall'"Espresso". Paolo Guzzanti poi, che se la prende con la vocazione "giustizialista" è quello che costruì la sua carriera sul vetero giustizialismo del caso Lockheed. Ferdinando Adornato era considerato da tutti un tipo piuttosto modesto tranne che proprio da Scalfari che costruì per lui una carriera fulminante.

E poi, pensate che nei pezzi vi sia un breve accenno, magari con relativo pentimento, alla loro passata militanza nel "partito di Repubblica" (come viene chiamato da Guzzanti)? Neanche mezza parola. La mia breve segnalazione per proporre i due, ex aequo, per l'istituendo premio "Senza vergogna" Mi sembra che lo meritino entrambi: in coppia.
A. S.



22 Giugno 2000 - Anonimo
Soliti complimenti a Figaro e a tutti i collaboratori del Barbiere :))  Un altro sito (nato credo poche settimane fa) ha iniziato a rompere le scatole ai "pezzi grossi" italia: è Dagospia. Certo, i suoi sono un po' gossip alla Novella 2/3mila, però l'ultima cosa che ha pubblicato è degno di menzione (soprattutto per la sua memoria storica). Si tratta di un abstract del libro di Carmen Llera in cui si descrivono le doti amatorie del direttore del Tg1 Gad Lerner. Assolutamente imperdibile la descrizione del suo membro circonciso. Sempre navigando in Rete in un altro sito (per la precisione Affari Italiani) si trova uno strano sondaggio nel quale si domanda con chi andreste a letto, Gad Lerner (aridaje) o Mentana? Per la cronaca sta vincendo Mentana (nonostante la critica positiva di Carmen Llera a favore del direttore del Tg1).  A presto
Anonimo
22 Giugno 2000 - Gio’ Barbera

Complimenti per il sito...Un consiglio: date più spazio a coloro che credono in questo lavoro, ma che non possono esprimersi sino in fondo per colpa dell'incoscienza dei direttori e soprattutto degli editori che continuano a sfruttare noi free-lance e corrispondenti alcuni dei quali vivono solo ed esclusivamente di questo lavoro e che ancora oggi sono senza un contratto...FATECI DA AMBASCIATORI VOI DEL BDS...I GIORNALI DOVREBBERO RISPETTARE LE TABELLE DELL'ORDINE SE PROPRIO NON CI SENTONO PER FARCI UN CONTRATTO....
Gio’ Barbera

22 Giugno 2000 - Giuseppe Spezzaferro
Dicono che siamo una corporazione. E pure forte! Perdoniamoli, perché non  sanno cosa essi fanno (e dicono). Siamo un villaggio di barbari. Ci sono totem e tabù. I vincoli di famiglia e i patti di amicizia alimentano lunghe faide e guerricciole condominiali. Ciascuno cerca il padrino giusto per scalare le palafitte migliori. Il giornalista è animale da preda che, spinto dalla fame, divora i propri figli. La legge della giungla è un codice d'onore se rapportata alle "regole" seguite dal giornalista. Per carità, ci sono eccezioni. Ma bisogna stare attenti a fare le giuste discriminazioni. Un esempio, la corruzione. Ci sono molti che si vantano di non essersi mai venduti: per la maggior parte di costoro è la verità, perché nessuno ha mai avuto interesse a comprarseli. E allora?, non c'è speranza?, è inutile parlare? Boh. Per il momento, ciascuno risponda alla propria coscienza. E nel frattempo cerchi di avere rapporti con chi faccia altrettanto. Una sorta di mafia dei buoni. Ipocriti, imbroglioni, lecchini, avidi eccetera ecceterone, teniamoli lontani. O, comunque, teniamoci noi a distanza da loro. Sarebbe un bel primo passo.
Giuseppe Spezzaferro
20 Giugno 2000 - Il Titolare

"Vorrei, innanzitutto, il rispetto dell'antico 'habeas corpus' vorrei quindi il corpo del reato", chiede il garantista Scheggi Merlini riguardo alla nomina di Sonia Raule in TMC. L'esigenza è giusta, ma la citazione è sbagliata. Il principio dell' 'habeas corpus' si riferisce alla libertà personale e nasce nell'Inghilterra medievale come garanzia dall'arresto arbitrario. Nulla a che vedere con i corpi di reato, più o meno formosi.
Il Titolare
20 Giugno 2000 - Elio Gabalo

Ritengo che i giornalisti siano i moderni monatti. Come loro gioivano del perdurare della peste, cosi’ i giornalisti gioiscono per guerre, stragi, epidemie e incidenti.
Elio Gabalo
 

Caro Elio Gabalo, sei proprio un cretino.
Bds


20 Giugno 2000 - Enrico Maria Ferrari, Kataweb
Molto bella l'iniziativa sulle Revolving Door e chi ci passa attraverso. Mi  viene in mente quando giovanetto collaboravo ad Agorà Telematica e con Emma  Bonino andammo a New York (una decina di anni fa circa) , a presentare  alcune parti del sito Agora' (multilingue e rivoluzionario in tempi  pre-Internet) all'Onu, dove Emma tentava appunto di vendere colà i servizi  del sito radicale. Venni ospitato a casa di Lucio Manisco, all'epoca inviato di Tg3, in  seguito poi passato attraverso la famosa Revolving Door.
Parlar male  dell'Emma e del Lucio? Assolutamente no, mentre lei infaticabile passava  dall'Onu al Municipio di New York, dove si fece volontariamente arrestare  distribuendo siringhe ai drogati locali (cosa per la quale ancora la voto),  Manisco copriva la notizia con un servizio al Tg3, concordato la sera prima  con la Bonino stessa, ad una cena a base di spaghetti con bottarga,  presente l'ex radicale Taradash. Grande cortesia e scambio di favori tra  due persone evidentemente lontane sul piano politico ma con buon esempio di  professionalità politica dell'una e giornalistica dell'altro. Ma come non scordare l'attico con terrazza (non terrazzo, si badi bene..)  nel centro di New York dove abitava Manisco? Il quale, giustamente, faceva  notare che una casa con terrazza a New York è più preziosa di un negozio a  Via Montenapoleone. Mi chiesi allora non solo quanto guadagna un inviato (quanto guadagna?), ma  quanto costa ad una azienda mantenerlo sul luogo (quanto costa? Chi ce lo  confessa?). Me lo chiedo ancora oggi. Quanti attichetti ci sono in giro per  inviati televisivi? E a proposito di revolving door: naturalmente come spesso accade più sono a  sinistra e più abitano in centro, e Manisco passò infatti alla sinistra di  Rifondazione, ma dovette lasciare l'attico di centro New York. Forse adesso  abita a Piazza Navona?
Enrico M. Ferrari
20 Giugno 2000 - Demian

Ma guarda guarda che ti trovo, di ritorno da una vacanza sempre troppo breve: Giorgio e il suo palpitante anelito verso le lune e i bottoni in discesa. Bellissimo deragliamento del treno informativo implacabile e implacato, la vittoria di Salammbo contro Moloch, dell'Imprevisto (pane dei giornalisti) contro la Macchina (caviale degli editori). Consiglio: fate come Pecoraro Scanio, svelate il Giorgio in voi, i vostri augusti interlocutori, abituati a consegnare al grato cronista le loro perle di saggezza, capiranno che tenete in mano un registratore, un taccuino ma in realta' lavorate non gia' per la sola gloria ma anche per la di Giorgio amica.  Ps In gergo noi chiamiamo l'agenzia del Sole Radiocore, e quindi il destino dimostra di non perdere mai d'occhio le cose.
Demian

19 Giugno 2000 - Fabrizio Carbone, Panorama
Cari amici (della terra), il giorno 14 giugno appena trascorso padre Angelo Pansa, il nostro missionario che da 43 anni è in Amazzonia, ha tenuto una conferenza, a Roma, alla fondazione Basso. Pochissimi gli intervenuti. Pansa, che ora vive con gli Xavantes alle sorgenti dello Xingù, mi ha detto che le acque dei fiumi che formeranno poi il grande affluente del rio delle Amazzonia, sono fortemente inquinate dal Tordon 155, un diserbante pesticida ricco di diossina, proibito nel mondo Primo, fabbricato negli Usa e da lì esportato in Brasile. Lo usano i mandriani del dott.Romao, un fazendero che possiede 35 mila ettari di pascoli nella zona a monte dei luoghi abitati da comunità indigene. Padre Pansa ha anche detto che l'unica via per avere acqua decente è scavare pozzi artesiani, cosa che lui sa fare e fa. Questa e' una delle notizie di Padre Angelo. L'altra, confermata da diverse voci, è che il governo brasiliano sta per varare una legge che prevede il taglio del 50 per cento della foresta amazzonica. Una notizia bomba che non ha dignità di essere riportata dai giornali. saluti
Fabrizio Carbone
19 Giugno 2000 - Mimosa Martini

Caro Giorgio , spero vivamente che tu sia riuscito a metterti in salvo dall'attacco delle guerriere che -una volta letta la tua prosa- avranno certamente indossato l'elmo ma anche impugnato le armi. D'altronde ,saro' sincera : anch'io, pur non conoscendoti ti trovo irresistibile. Un maschio giornalista di razza che conosce perfettamente i nostri punti deboli e sa confezionare l'esca perfetta.Che fortuna questo errore che ci ha concesso di scoprirti. Ebbene sì ,caro Giorgio, tra tutti i cuori che hai conquistato, c'e' anche il mio! La trafitta
Mimosa
19 Giugno 2000 - Mr Reporter

A pochi giorni dall'anniversario della nascita di Ernesto Che Guevara, salutiamo il nuovo eroe rivoluzionario del 21° secolo: Giorgio. Siamo pronti a imbracciare le armi per difenderlo e proteggerlo. Hasta la victoria, siempre, Giorgio !  may god bless you forever young
Mr reporter

19 Giugno 2000 - Lettera a Montanelli, girata al Barbiere della Sera
Gentile dott. Montanelli, leggo sul Corriere di oggi, 15 giugno, la sua "Stanza" dedicata a Riccardo Lombardi. L'articolo contiene alcune inesattezze. Lombardi entrò nel PSI nel 1947 all'epoca della scissione di Palazzo Barberini e non di quella dello PSIUP; morì, sicuramente povero, nel settembre 1984 (e non nel 1964), avendo così tempo di prevedere le degenerazioni del craxismo (è sua l'amara battuta: "ci sono più socialisti in galera oggi che ai tempi del fascismo"). Ma non è questo il punto. Mi pare che il ritratto che lei ha fatto di Lombardi risponda pienamente al suo canone storiografico preferito. Gli italiani sono corrotti e disonesti; quando non lo sono, sono stupidi e noiosi. Solo così ci si può permettere di essere contemporaneamente antiitaliano e arciitaliano, fascista e antifascista, liberale che invita a votare DC (turandosi il naso, s'intende ..), conservatore, anticomunista, ulivista, antiberlusconiano e quant'altro. "Che cosa è essenziale per la nascita di una democrazia in Italia? E' essenziale che il Paese sia attivizzato, che il piu' gran numero possibile di lavoratori di tutti i ceti sia interessato politicamente ed economicamente ad uno Stato democratico, al punto che tutti si sentano minacciati quando la democrazia è in pericolo; abbattere le strutture corporative che sono le eredita' piu' persistenti del fascismo e che ancora oggi sono profondamente radicate nella coscienza non soltanto dei singoli ma perfino dei partiti e dei partiti sedicenti rivoluzionari; riformare l' apparato burocratico dello Stato; frenare le inframmettenze clericali. Io so benissimo che nella competizione elettorale il PDA avra' una possibilità infinitamente piu' ridotta che nella fase cospirativa e nella guerra di liberazione; indiscutibilmente il numero dei suoi deputati sarà infinitamente inferiore al numero dei suoi fucilati: tuttavia io so che se questa forza mancasse la democrazia italiana sarebbe impoverita perché sono profondamente convinto che le forze tradizionali italiane, da sole, sono troppo legate costituzionalmente ad una concezione, ad una pratica ed a una mentalità che potranno anche essere occasionalmente utilizzate per la democrazia, ma non sono necessariamente e solo democratiche, e sono incapaci di tenere il loro posto in qualunque situazione e davanti a qualunque pericolo". La lettera è del 7 novembre 1945. L'autore è Riccardo Lombardi. La prosa (mi sembra) chiara e con poche subordinate. Che il contenuto possa non piacere ai critici vecchi ("Fessuccio" Parri, ricorda?) e nuovi dell'azionismo non mi stupisce affatto. Cordialmente
Giovanni Scirocco
16 Giugno 2000 - Simonetta Collina

Gentili amici, realizzate il più bel sito del mondo. Grazie
Simonetta Collini
16 Giugno 2000 - Dario Laruffa, Tg2

Cari colleghi del Barbiere, era un afoso pomeriggio romano. a Saxa Rubra rovente. trascorso  nella preparazione della conduzione del tg e soprattutto (confesso)  nell'attesa della partita dell'Italia. arriva una collega di antica  militanza professionale, come chi scrive. "guarda qui, che bellezza!". Radiocor del primo pomeriggio. per farla breve: Giorgio e la sua e-mail  galeotta. E allora. amo i ristoranti silenziosi, il rosso, il bianco  pugnace, il secondo bottone e anche cantare. Viva giorgio, e le agenzie  di stampa che, sbagliando, fanno più umani i pomeriggi di chi le legge.  Soprattutto di chi legge un bell'italiano come quello di Giorgio. ciao
Dario Laruffa Tg2
16 Giugno 2000 - Salvatore, Lucia, Daniela, Andrea, Stefania e Stefania, Alessandra, Annalisa

Forza Giorgio!  Per un momento ci hai liberati dallo stress di giornate fumose, stressate da guerre di parole vuote, inutili. Ci hai ricordato la nostra natura di esseri umani, che possono sbagliare (e il tuo è stato sicuramente un errore se qualcosa di personale, di intimo, ha toccato sentimenti sopiti di altri), innamorarsi, arrabbiarsi, rimanere delusi. Forza Giorgio, sappiamo che cercheranno di fartela pagare, ma noi siamo tutti lì con te, anzi dentro di te, nella tua testa e nel tuo cuore. Sappi che non sei solo.
Salvatore, Lucia, Daniela, Andrea, Stefania e Stefania, Alessandra, Annalisa
16 Giugno 2000 -Il Rasoio

Caro Barbiere, in preda alla disperazione ho cercato conforto professionale buttandomi nel lavoro, ma scorrendo l'Ansa ho trovato conforto spirituale. Non ci crederete, ma in una notizia da Damasco sulla morte di Assad, l'Ansa  ha messo in rete le strofe del 5 maggio. Ecco a voi la copia del take del 11 giugno 2000 anno domini: (richiamo l'attenzione sulle  ultime righe!!!!!!!!)

 MORTE ASSAD: I SIRIANI PIANGONO IL 'GRANDE PADRE' /ANSA (DI FURIO MORRONI) (ANSA) - DAMASCO, 11 GIU -
Con la scomparsa, ieri, del presidente Hafez el Assad tutta la Siria e' oggi in lutto ed i suoi oltre 17.000.000 di abitanti sono rimasti come tanti orfani dell'uomo che negli ultimi 30 anni e' stato per loro un padre autoritario ma benevolo, oltre che un sagace e accorto leader politico. Profonda tristezza e sgomento sono da ieri scavati nei volti della gente che si incrocia camminando nelle vie di Damasco. Lacrime silenziose rigano il volto di molti, uomini e donne di tutte le eta', mentre altri - senza ritegno - piangono e si disperano invocando il nome del 'grande padre' che ha ormai raggiunto l' 'al-janna', il Paradiso islamico.
Sembra impossibile, qui a Damasco, dove i ritratti sorridenti e benevoli di Assad ti guardano da ogni angolo di strada, dalle vetrine dei negozi, dai finestrini degli autobus, praticamente onnipresenti, che il vecchio 'Leone' se ne sia andato per sempre. La vita e il traffico di auto, sempre abbastanza intensi nella capitale siriana anche la domenica, sembrano oggi come sospesi in una calma attonita e quasi irreale che da Damasco si irradia a tutto il Paese. Tornano alla mente i versi iniziali della poesia '5 Maggio' di Alessandro Manzoni scritta per la morte di Napoleone:
 ''Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro. Cosi', percossa attonita
la Terra al nunzio sta''.
(ANSA)
Rasoio

Caro Rasoio, che vuoi.... Probabilmente l’Ansa aveva avuto sentore del prossimo lancio poetico di Radiocor a cura del grande Giorgio e ha voluto bruciare l’agenzia concorrente sparando in rete un Alessandro Manzoni.
Bds


16 Giugno 2000 - L'ex cronista di campagna
Caro Barbiere una breve, sintetica riflessione sulla lettera del collega che si firma "cronista di campagna". Per esperienza personale ho bazzicato per qualche tempo uno dei giornali del Corriere dell'Umbria (che hanno più di due soli giornali locali: oltre al Corriere di Firenze, quello di Siena, Viterbo, Rieti, Terni, Fermano, ecc) e posso garantire che dato il numero dei redattori assunti in redazione (e mettiamoci anche quelli non assunti) è grasso che cola se si producono 15 pagine al giorno.....Mai fatto un giornale in 3? E' un'esperienza mistica, come sa chi ci sta. Ci manca solo il nazionale. E una botta al bagno prima di uscire dalla redazione. Con affetto
L'ex cronista di campagna
16 Giugno 2000 - Silvana Ferrante

Vi scrivo per darvi ufficialmente la mia adesione...:-)) Effettivamente  mancava un prodotto del genere, non solo web, in Italia. Chissà che non si  riesca anche a sviluppare qualche idea per dare risposte concrete in  termini di proposte innovative per il lavoro che, ovviamente, non c'è....  Una vostra recente e perdurante fan...:-)
Silvana Ferrante
p.s. sono giornalista e vi scrivo dall'Abruzzo.
16 Giugno 2000 - Il Titolare

Rosina ha molte ragioni, ma non ha ragione. Ruggero Orlando, deputato socialista dal '72 al '76, era Ruggero Orlando. Emilio fede restera' sempre Emilio Fede, anche se non dovesse mai passare alla politica.
Il Titolare
15 Giugno 2000 - Lorenzo Scheggi Merlini

O Signore della Carta stampata; Supremo Essere delle Tv; Mente Eccelsa che  domini su Internet, illumina (se ce la fai) i miei(ex?) colleghi! Fa che tutti coloro (cronisti, commentatori, fustigatori di costume  eccetera) che nelle scorse settimane si sono occupati dell'arrivo di Sonia  Raule a Telemontecarlo dedichino un terzo (va bene anche un quarto) del  tempo e dello spazio impiegati nel raccontare e commentare quella vicenda, al Provvedimento dell' Authority presieduta da Enzo Cheli, con il quale i  Ricchi Epuloni Rai e Mediaset sono stati assolti da ogni responsabilita’ nell'aver fatto terra bruciata nella raccolta pubblicitaria, lasciando ai  poveri Lazzari le bricioline del lauto pasto, destinato evidentemente a durare in aeternum. Tu che regni sulla democrazia, sulla completezza dell'informazione, sul  pluralismo e sul "Chi piu ne ha piu ne metta", nei secoli dei secoli. E  cosi' sia.
Lorenzo Scheggi Merlini, tessera Ordine giornalisti Roma 056485

Per completezza di informazione, aggiungiamo che Lorenzo Scheggi Merlini e’ uno stimatissimo collega che da qualche anno fa il portavoce di Vittorio Cecchi Gori, proprietario, tra l’altro, di Telemontecarlo. Non tema, il buon Lorenzo: ci occuperemo anche della curiosa decisione dell’Authority di Enzo Cheli. Anzi, se desidera mandarci un commento in proposito, lo pubblicheremo volentieri sul Barbiere della Sera. E tuttavia, proprio perche’ sappiamo chi e’ Lorenzo Scheggi, gli chiediamo anche l’interpretazione autentica dello sbarco a Telemontecarlo di Sonia Raule, compagna del presidente dell’Enel Franco Tato’. Lorenzo, chi meglio di te ce lo puo’ spiegare?
Bds


15 Giugno 2000 - Grifo
Caro Barbiere, quella di Elkann a Tatò è una di quelle interviste che un bravo caporedattore dovrebbe buttare nel cesso, hai ragione. Ma apprezza la dignità del nostro Alain: con che faccia poteva proprio lui fare dell'ironia sugli sponsali della signora Raule?
Grifo
15 Giugno 2000 - Gaetano

E se anche Mastella fosse trombato, tra un ribaltone e l'altro? Tornerebbe al suo posto al TG2 in quota DC!
Gaetano
14 Giugno 2000 - Il Barbiere della Sera ringrazia l'International Herald tribune

Segnaliamo a tutti i nostri fedeli lettori che nel numero di ieri, 13 giugno, l'International Herald Tribune, in un articolo dedicato al sito del bravo Roberto D'Agostino, ha dedicato la sua attenzione anche al Barbiere della Sera, definendolo "un sito di successo che indaga e mette a nudo le collusioni tra i media e il potere".Perfetto. E' proprio quello che vogliamo fare. Un grazie al corrispondente dell'Herald Tribune che ha capito tutto.
Bds
14 Giugno 2000 - Vincenzo Ammendola dal Messico

Quando Enzo Biagi venne in Messico negli anni ’80 con una delegazione italiana (tanto di Rai eccetera), gli consigliai di presentare agli italiani le Sim messicane nate nel 1975, la cui legislazione e’ servita e si e’ diffusa dopo molti anni in Europa. Ma a chi interessa questo? In Italia non e’ una notizia. Oggi vado all’ Istituto italiano di cultura e scopro che c’e’ lo sciopero degli insegnanti. Questo si’ che interessa agli italiani. Dicono che si deve scrivere per i lettori ma la verita’ e’ che si e’ solo filogovernativi e cio’ spiega il perche’ in Italia non si leggono i giornali
Vincenzo Ammendola
enzomex@mail.internet.com.mx
vammendola@value.com.mx
ammendola@value.com.mx
www.value.com.mx
14 Giugno 2000 - Dimitri Buffa

Caro Barbiere, sono tornato da vacanze a Barcellona dove, avendo accuratamente evitato di leggere i giornali italiani, mi ero quasi disintossicato. Purtroppo stamane non ho potuto fare a meno di notare, sul "Messaggero", nella cronaca di Roma, con tanto di richiamo in prima pagina, un articolo che fa rabbrividire in materia di privacy, decenza e in genere su tutto quel campo minato in cui si incontrano magistrati, sbirri e giornalisti questurini, dando quasi sempre il peggio di sè stessi. Il pretesto era quello di sputtanare senza pietà un rampollo della Roma bene, di cui evito di fare il nome per non ri - danneggiarlo, per il solo fatto di avere detenuto, badi bene detenuto, non spacciato, qualche pianta di marijuana a casa sua. Il suo torto maggiore? Essere l'erede di una grande dinastia industriale. Per caso lo scavezzacollo è anche il figlio (lo vidi quasi nascere) di un mio caro amico di gioventù, poi perso di vista una quindicina di anni fà.  Legga l'articolo, se le capita,  è veramente istruttivo su come non si dovrebbe fare giornalismo oggi in Italia: un arresto di routine spacciato, questo sì, per "brillante operazione di polizia", con tanto di foto e nome di un ragazzo di 22 anni.  Tanto, se verrà rovinato, deve essere stato il pensiero recondito del giornalista e del direttore, ci penseranno i suoi nonni a dar lui un posto di lavoro.  Alla fine, come si scopre leggendo nelle ultime righe del pezzo, il ragazzo è stato semplicemente condannato a 80 giorni di arresto commutati in sei milioni di multa.  Poco più di un incidente stradale grave, quindi, ma intanto la faccenda è stata resa nota per la morbosa curiosità del lettore amante di stronzate del genere. Il classico pezzo che si legge durante l'evacuazione mattutina. Un ragazzo messo alla gogna per una bravata che tutti da giovani potremmo avere fatto.  Bollato con il marchio d'infamia per il non reato di uso e coltivazione di canapa indiana.  Nota "non droga". Naturalmente non manca la citazione del poliziotto che ha compiuto la "brillante operazione" e l'esperienza mi fa dire che tale pubblicità viene di solito richiesta in cambio della "dritta"al giornalista. Qualcuno si chiederà: dove sta la notizia?  La prima risposta che mi viene in mente è: chiedetelo al "Messaggero". Poi arguisco che  tutto questo casino nasce solo perché il malcapitato, invece di abitare in un'anonima strada di Roma, vive all'Olgiata e porta un cognome famoso.  Circostanza su cui tanto i giornalisti questurini quanto i questurini veri e propri  si buttano a pesce per ottenere visibilità e carriera.  Magari l'ordine pubblico della capitale rimane quello che è, cioè inesistente o quasi, ma vuoi mettere il nome sul giornale accostato all'arresto del nipote di...?  Si ricorda dei primi anni '60, quando le polizie d'Italia si contendevano una facile preda come il compianto pittore Mario Schifano, notoriamente eroinomane e cocainomane fino alla sua prematura morte, per poi appunto passare il suo arresto ai giornali della sera? Altri tempi?  Mica tanto a giudicare da questi rigurgiti stile anni '50 fatti di moralismo senza la relativa morale. Per quanto riguarda il "Messaggero", non nuovo a ridicole campagne moralistiche, tipo "sette sataniche", centri estetici a luci rosse e chi più ne ha più ne metta, sono arrivato alla seguente conclusione : se questo è il giornalismo di oggi, mi dichiaro "pentito" di avere affrontato l'esame sei anni fa e d'ora in poi sul biglietto da visita metterò la dizione "giocatore amatoriale di tennis", almeno non farò vomitare la gente.
Dimitri Buffa
14 Giugno 2000 - Marzio Quaglino

Perfettamente d'accordo con Rosina.
Marzio Quaglino giornalista Rai
14 Giugno 2000 - Iaia Caputo

Cari amici Barbieri, vi seguo fedelmente dagli esordi: sempre con curiosità, comunque tifando perché questo "nostro" sito cresca, soprattutto nella capacità di farci discutere, ogni tanto in profondo disaccordo (la lettera tanto celebrata di Ultimo speravo fosse uno scherzo, il suo è il linguaggio della guerriglia urbana, lo definirei sovversivo, trattandosi di un militare non ho dubbi, è eversivo).

Mi sono però decisa a scrivervi oggi perché lanciate finalmente un'idea che da tempo ho nel cuore: IL PREMIO INTERNAZIONALE "SENZA VERGOGNA". Il motivo del lancio e’ ottimo. L’intervista da prono dell’ineffabile Elkann a Kaiser Tato’. Pero’, perdonate il suggerimento: qualora lo attribuiste al direttore della Stampa Marcello Sorgi e al condirettore Gianni Riotta, il premio andrebbe retrodatato. Almeno al giorno, non lontano, in cui il quotidiano torniese apriva sparato (era la notizia del giorno) con la bisessualita’ del rocambolesco ministro Pecoraro Scanio. Comunque, non e’ mai troppo tardi. E allora, cari Barbieri, che aspettiamo? Via al premio internazionale "Senza Vergogna", che potrebbe davvero diventare un appuntamento fisso, di quelli nei quali, purtroppo ne sono certa, troverebbero posto un giorno si’ e l’altro pure, tanti famosi colleghi. Trasformiamolo in una bella vetrina. Ma di quelle che fanno arrossire. A voi un caro saluto e molti auguri.
Iaia Caputo


14 Giugno 2000 - Paolo Jugovac
Cari colleghi,  innanzitutto, complimenti: senza voler fare retorica, il Barbiere della Sera era un tassello che mancava nel giornalismo italiano e che - cosa che non guasta - la sua lettura e' sempre gustosa.
Sono un giornalista 26enne (www.univ.trieste.it/gbuts/pj/curric.htm) che vive a Trieste e opera da otto anni nel settore del giornalismo e della comunicazione in generale. Una passione, prima ancora che una professione: fin dai tempi del liceo ho avuto l'inclinazione verso la bella notizia, il gusto del raccontare (senza sbrodolarsi, come purtroppo insegnano a fare invece nei temi), la soddisfazione del comunicare.

Sono un freelance, ossia incarno uno dei tanti paradossi della categoria del giornalismo: in tutte le professioni del mondo che ci circonda, chi intraprende un'attivita' indipendente lo fa perche' guadagna di piu', o almeno altrettanto, rispetto a un dipendente. Io, insieme a molti altri, mi ritrovo a guadagnare forse un decimo rispetto ai "dipendenti", stretto tra aziende che pagano "in nero", altre che pagano dopo estenuanti rincorse (ogni mio lavoro, l'ho detto spesso, e' triplice: cercare commesse, realizzare il lavoro, rincorrere i committenti per farsi pagare), e le poche che pagano come si deve e che permettono quindi di tirare avanti la carretta.

Aziende che comunque ci guardano e ci trattano come pezze da piedi, assecondate in questo dai loro dipendenti, ufficialmente nostri "colleghi", che una volta raggiunto il "professionismo" si trincerano dietro i privilegi del contratto dimenticando la gavetta, e sputando addosso agli "inferiori" in un perfetto esempio di quel "vincolo di colleganza" imposto dall'Ordine. Si badi, non sono avvelenato dal rancore, ma solo disilluso sulla realta': nel mio piccolo ho saputo farmi apprezzare, miracolando piu' di qualche testatina locale di minor conto (quasi gratis, al contrario dei responsabili delle testate "vere", e con l'ulteriore svantaggio che nessuno ai livelli che contano lo sapra' mai, per chiamarmi e propormi qualche ruolo "come si deve") ed entrando di tanto in tanto tra i "papabili" per qualche posto di maggiore rilievo, sempre comunque nella categoria "lotta tra poveri".

Ma, al contrario dei miei colleghi che alla disillusione sommano la frustrazione, con il risultato di finire in stato di depressione, non resto silenzioso. Non mi va di stare zitto sapendo che il mio giornale paga le trasferte doviziosamente (550 lire a km) solo ai professionisti, mentre i collaboratori (come me, critico musicale e quindi spesso in viaggio) devono limitarsi a un forfait massimo di 25, 30 mila lire autostrada inclusa, finendo inevitabilmente per rimetterci. Come non mi va di vedere le istituzioni distinguere "professionisti" da "pubblicisti" per "scremare" concorrenti validi nei concorsi, vedere l'Ordine che prima lancia geremiadi per non venir abolito promettendo una profonda riforma subito dopo il referendum (l'avete vista?), o l'INPGI chiedere un contributo integrativo esorbitante mentre Cescutti ci guarda sornione, o il Sindacato che ci obbliga a scioperare per chi gia' guadagna cifre (per noi) da favola, e invece non si muove di un passo per migliorare la nostra situazione.

E non mi va nemmeno di vedere che a un Enrico Mentana (che professionalmente apprezzo) che fa pubblicita' a una collana di libri non succede niente, mentre una Licia Colo' che la fa per le caramelle viene sospesa dall'Ordine. Altro che "sudditanza psicologica" nel mondo del calcio...  Per questo ho pensato che forse sul "Barbiere", che «appartiene ai giornalisti italiani», si potrebbe riflettere anche su questi temi, altrimenti "dimenticati" dagli altri media. Saranno questioni banali, sono tante piccole cose che molti di noi, dimenticati dal mondo, nel nostro piccolo vorremmo fare presente ai colossi dell'informazione. Se vi va, io sono qui: fatemi un fischio. Telematico, s'intende.  Cordialmente,
Paolo Jugovac jugovac@univ.trieste.it


13 Giugno 2000 - Redattore dell’Unita’
Bravi. Il vostro è un ottimo lavoro. Però io farei una riflessione, all'inizio del vostro sito. Sarà perchè il giornalismo si gioca come un risiko, o come un gioco da salotto romano e milanese (che voi giustamente siete gli unici a raccontare), che in Italia si legge meno che in Armenia e che c'è il 15% di disoccupati nella categoria (più di ogni altra professione) dei giornalisti?
p.s.  sono uno di quelli (disoccupati), mandato via da Mattina-Unità in un tentativo maldestro si salvare la testata tagliando dove si lavorava e si producevano pagine (Firenze, Bologna) e non dove c'erano i costi (Roma) e si produceva un po’ meno. L'esito di questo tipo di salvataggio è sui giornali in questi giorni...  Io ora faccio l'addetto stampa in un Comune, ad incarico.
Ex redattore dell’Unita’
13 Giugno 2000 - Giulio Castelli, AdnKronos

Cari amici, sono il responsabile della sezione multimediale di AdnKronos e vi segnalo che sul sito Italy Global Nation di Adnkronos (http://www.adnkronos.com) è in linea da sabato sera un forum su questo tema. Saremmo lieti se voi ne deste notizia ai colleghi e a tutti gli operatori dell'informazione che visitano il vostro sito. La pagina sulla quale si trova il forum è: http://www.adnkronos.com/news/interat/forum/forum.htm o più semplicemente si può raggiungere tramite il puntatore "Il forum" sulla home page. Grazie per l'attenzione, saluti e auguri
Giulio Castelli
13 Giugno 2000 - Effevu

Un saluto a tutti voi e grazie per il servizio.
Effevu
12 Giugno 2000 - Roberto Donghi

Minchiagiovanni che schianto di sito che ho scoperto questa sera!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Altro che cazzeggiare nel letto!!!!!!!!! Continuate così
Roberto Donghi, drsed@iol.it
12 Giugno 2000 - Gigi Moncalvo

Cari amici di BDS, mi dispiace deludervi. Io non ho detto no a Ignazio La Russa, che è un amico e una persona perbene (e quindi non gli si può dire di no, mai) e non mi sono ritirato sulle colline di Ovada. Sono con la mia Anthony, una bella signora bionda con gli occhi verdi, sulle colline di Novi Ligure. E non mi sono per niente ritirato. A presto, sentirete parlare ancora di me... Un affettuoso saluto,
Gigi Moncalvo
12 Giugno 2000 - Antonella

Stavo per inviarvi il mio cv, poi invece ciho ripensato... non servono a niente.. si entra per conoscenza. Anche alla free lance, non sarei potuta entrare se Antonio Russo di Radio Radicale e rappresentante sindacale nazionale dei free lance non avesse garantito per me. Ormai se non hai un parente in Vaticano nel campo editoriale, si è destinati a fare i free lance per sempre, e non so fino a che punto la cosa sia nociva, visto il tipo di malessere che si trova nelle redazioni (ne ho girate diverse). Meglio liberi e sereni ma sempre accannati che odiati e circondati dalle invidie dei colleghi e con uno stipendio fisso in tasca. La cosa che mi fa star male è che bisogna per forza conoscere qualcuno per avere uno schifo di patentino, sia pure da free lance. A me è andata bene, ma molti come me, giornalisti di fatto ma non iscritti all'ordine, hanno accesso negato pure nella FLIP. Scusate lo sfogo, era più per me che per farlo sapere in giro. a presto
Antonella
10 Giugno 2000 - Ettore Colombo - Rettifica

Caro Barbiere della Sera, sono Ettore Colombo, giornalista professionista (nonché inveterato veterocomunista) e vi scrivo in merito a quanto pubblicato dal vostro corrispondente "Shampoo" sul mensile che dirigo, "Milano 2001, il giornale della Giovane Giunta":

1. Non è vero che "Milano 2001", l'unico periodico attualmente esistente della sinistra milanese, stia per chiudere: dopo quattro numeri, distribuiti gratuitamente nelle librerie Feltrinelli e in altri importanti luoghi politici, associativi e ricreativi della città, numeri che sono stati tirati in diecimila copie l'uno, "Milano 2001" si prende una pausa di riflessione. Il numero di giugno, che uscirà (in ritardo) venerdì 15, sarà anche il numero estivo di luglio-agosto, in quanto il direttore, l'art director e la redazione (che lavorano tutti gratis et amore dei) vogliono ripensare a loro stessi e alle ragioni che li hanno spinti a fare un giornale per giovani. di sinistra, ma giovani.

2. Non è vero che Milly Moratti (che non è solo la moglie di Massimo, oggi presidente dell'Inter e domani chissà, ma anche una donna impegnata in politica, nei Verdi, il suo partito, ma anche a favore di tutta la "nuova" sinistra milanese) ci da i soldi per fare questo giornale (costi di stampa e tipografia: di questo si parla). Di certo la signora Moratti è molto vicina ai ragazzi della Giovane Giunta, la controgiunta ombra a quella Albertini. Ma il nostro editore, come dice anche il nome del giornale, sono loro, i ragazzi della Giovane Giunta, che ha sede (anche legale) in via Carroccio 12.
Come trovino i soldi per finanziarci - loro - non starebbe a me dirlo, ma tant'è: autofinanziamento, feste, abbonamenti (anche al giornale), sottoscrizioni di deputati (italiani ed euro) e di consiglieri regionali, provinciali e comunali della sinistra, di tutta la sinistra. Più, qualche elargizione di qualche munifico mecenate, che preferisce restare nell'ombra, ma che ancora esistono, vivaddio, anche in una città abbrutita da Albertini, Colli e Formigoni come Milano.
Nella speranza di vedere pubblicata questa mia, vi saluto e vi ringrazio con una speranza: di ricevere un abbonamento sostenitore a "Milano 2001" anche da parte del "barbieredellasera". Ne avremmo proprio bisogno.
Ettore Colombo
PS. complimenti. vi seguo dal primo giorno e avrei voluto scrivervi di ben altre cose. Ettore Colombo, direttore responsabile di "Milano 2001"


10 Giugno 2000 - Giovanna Brambilla.
Il 2 giugno bds ha affermato che Paolo Frajese non aveva firmato per passare al tg5. Enrico Mentana aveva ,perciò,annunciato un arrivo prestigioso con troppo anticipo. L’Espresso aveva successivamente confermato che Frajese non aveva firmato per trasferirsi al tg5. Oggi Frajese è morto e si è scatenata una orribile serie di dichiarazioni: da Zaccaria a Mastella tutti ne parlano bene...ma la rai prima lo voleva prepensionare,poi l'aveva convinto a rimanere. ma nel frattempo il corrispondente rai da Parigi è morto.ed Emilio Fede,direttore del tg4,che la sa lunga ha confermato: Frajese non aveva ancora firmato con Mediaset. tira di qua, minaccia di prepensionare di là ,Paolo è morto. Tutti tranquilli?
Giovanna Brambilla
10 Giugno 2000 - Flavia Landolfi

Caro barbiere sono una collega. Due righe solo per farvi i complimenti: sito gradevole, stimolante e anche pungente. Un suggerimento. Perchè non creare uno spazio dedicato all'attività (non ufficiale, ovviamente) della Fnsi?
Un saluto e buon lavoro
Flavia Landolfi

Per esempio? Cosa intendi per attivita' "non ufficiale?".
bds



9 Giugno 2000 - Franco Abruzzo risponde a Gorky che aveva risposto a Franco Abruzzo che aveva risposto a lui. Ora pero’ facciamola finita.
Caro Gorky, ti ho letto con attenzione. Potrei dirti che la Lombardia è da sempre ...terra di asilo e di libertà. La sanatoria fatta dall'Ordine della Lombardia poggia sull'articolo 36 del vigente Cnlg. Il pubblicista che lavora a tempo pieno ha due diritti: essere pagato da professionista ed essere ammesso all'esame di idoneità professionale. Le leggi (il Cnlg ha forza di legge dal gennaio 1961) camminano sulle gambe degli uomini e delle donne, che se ne occupano.

Voglio dire che spetta a questi uomini e a queste donne far rispettare le norme. Il Consiglio di Milano, sui praticanti d'ufficio, segue una sua linea da 30 anni e per i free lance da 11. Facciamo anche altre cose buone: assistiamo gratuitamente i colleghi sul piano legale e tributario. Puntiamo a recuperare i crediti dei giornalisti (free lance soprattutto) e a togliere agli editori l'impunità.

Se un free lance è in credito di 800mila lire, è evidente che non può fare causa (l'avvocato costa due-tre milioni). L'Ordine di Milano da tre anni mette a disposizione un legale per il recupero delle somme dovute. Quest'azione è preceduta dalla stesura di un parere di congruità da parte del presidente. Una volta scritto e notificato il parere, l'avvocato procede con decreto ingiuntivo nei confronti dell'editore.  Va detto detto che il parere di congruità è un mezzo previsto dal Cpc.

Come vedi, caro Gorky, utilizziamo tutti gli appigli offerti dall'ordinamento per garantire un po' di...giustizia. Facciamo altre cose sul piano della cultura: il premio alle migliori tesi sul giornalismo; il Premio Max David per l'inviato speciale; le mostre Tobagi e Corradi; attraverso Tabloid cerchiano di diffondere una maggiore consapevolezza sul terreno dei diritti. Gabriele Moroni, consigliere segretario, cura le istanze dei praticanti d'ufficio; Letizia Gonzales, come consigliere responsabile dell'Urp, è a disposizioni di quanti chiedono informazioni sui problemi della categoria; il vicepresidente Brunello Tanzi si occupa delle domande degli aspiranti pubblicisti; il consigliere Sergio d'Asnasch delle istruttorie disciplinari. Non siamo assenti sul piano disciplinare tanto da meritarci l'attenzione di grossi editori, che cercano di intimidirci portandoci in tribunale. Noi resistiamo e non molliamo. Cordialmente,
Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine dei giornalisti della lombardia


9 Giugno 2000 - Vera Paggi risponde a Gorky che aveva scritto a Franco Abruzzo che gli aveva risposto, ottenendo una replica di Gorky e suscitando l'attenzione di Vera.
Caro Gorky, a questo punto mi tocca proprio. E così "ufficialmente", ti dico quello che penso, ma anche quello che è accaduto finora nell'Ordine e anche nel sindacato.

Dunque, cominciamo dall'Ordine. Due anni fa a Milano Nuova Informazione-Gruppo di Fiesole, vince le elezioni per il rinnovo delle cariche all'Ordine Nazionale. Lista di firme più o meno note della professione, parola d'(O)rdine: RIFORMA. Obiettivo minimo per attuarla: cambio al vertice della presidenza. Giù Mario Petrina, sù Vittorio Roidi. Risultato, che molti conoscono, all'Ordine siamo e restiamo minoranza. Con noi i romani, toscani e veneti, altri alleati di altre regioni, ma fra tutti i numeri non bastano: siamo in minoranza. Una minoranza peraltro fatta di professionisti, nel senso di colleghi che vivono della professione giornalistica. Dico minoranza, perché all'Ordine nazionale oggi, chi (non) decide è la componente maggioritaria espressione di chi questa professione (scusa il bisticcio fonetico) non l'ha mai fatta o l'ha fatta per corrispondenza (senza offesa per nessuno).

Sarò troppo cruda? Non direi. Per noi minoranza sono stati due anni difficili. Abbiamo posto più volte la questione della riforma, ma interessa proprio quattro gatti. La maggioranza preferisce che tutto resti così com'è (anche se qualcuno ha cominciato a rompere le fila) probabilmente confidando in quel quasi 48% (se la memoria non mi tradisce) di rappresentanti in Parlamento che hanno in tasca a vario titolo il tesserino dell'Ordine. Ciononostante abbiamo continuato a dare battaglia. Ma personalmente ritengo che sia ora di cambiare davvero: l'Ordine così com'è va abolito, la legge di riforma va fatta subito e non potrà prescindere dalle nuove frontiere del giornalismo, come l'on-line. Chi vive di questa professione è giornalista, gli altri fanno un altro mestiere, e si facciano rappresentare dalle loro professioni.

Libero accesso per tutti, a condizione di un'alta scolarizzazione e percorsi formativi dedicati. Il controllo della deontologia e del rispetto delle regole, nella tutela dei soggetti deboli, nell'interesse dei cittadini e del loro diritto ad essere informati non può essere demandato esclusivamente a un organismo autoreferenziale, e/o alla magistratura. Va trovato un intreccio che garantisca le tutele più alte e rappresentative, ma anche l'applicazione delle sanzioni quando le regole non vengono rispettate. Il tutto in tempi rapidi, con meccanismi agili magari di arbitrato. Fantascienza? Forse no, ma a questo punto, caro Gorky, vorremmo avere il contributo di tutti, perché restare fuori per prendere meglio la mira non serve granché.

E tu sollevi un'altra devastante questione, quella dei liberi professionisti, freelance dell'informazione, il popolo del 10 per cento. Dici: come dobbiamo fare per farci dare quello che ci spetta? Su questo, sulle regole per il lavoro autonomo, che solo apparentemente sembra una contraddizione di termini, l'Fnsi si sta giocando parecchio. Come sull'on-line. Oggi (8 giugno) la commissione contratto decide come continuare questo duro scontro con gli editori e ti garantisco che in gioco non ci sono soldi. Gli editori non fanno questione di prezzo, il costo del lavoro non è un problema per gli associati Fieg, ma avere giornalisti che fanno i giornali questo sì è un problema.

Ma torniamo ai freelance. La piattaforma contrattuale (è sul sito dell'Fnsi, basta andarsela a leggere) comprende anche un allegato che chiede poche ma semplici cose per i liberi professionisti: tariffario minimo (non quello dell'Ordine inapplicabile e base esclusiva di riferimento nelle controversie che finiscono in tribunale), tempi di pagamento certi, nel comitato di redazione un referente per i collaboratori, lettera di incarico, diritto alla firma (e al suo ritiro in caso di rielaborazione non concordata), fra quelle più significative.

Ce la faremo? Ce la faremo se ce la facciamo tutti insieme. Dentro e fuori le redazioni. Ma, caro Gorky, permettimi di insistere, c'è bisogno del contributo di tutti. Di idee, ma anche di disponibilità personale a mettersi in mezzo. La partecipazione non è mai roba vecchia.
VERA PAGGI (della serie le rogne non vengono mai sole)
Consigliere nazionale Ordine dei giornalisti
componente dipartimento Freelance Fnsi
componente Commissione Contratto Fnsi
componente Comitato amministratore Gestione separata Inpgi


9 Giugno 2000 - Anonimo redattore
Caro barbiere, ammiro la tua iniziativa e quando capirò come posso aiutarti lo farò ben volentieri. Il quesito che sottopongo alla redazione e ai lettori è questo. Lavoro in una redazione di una tv privata e sono assunto con regolare - o quasi - contratto di lavoro Fnsi-Fieg. Sono professionista da undici anni e di fatto sono il capo redattore. ma la qualifica non risulta da nessuna parte. Sono pagato da redattore ordinario e non so più come comportarmi visto che l'editore non sembra intenzionato a riconoscermi la qualifica. Che cosa devo fare ? come mi devo comportare ? Gradirei suggerimenti e naturalmente gradirei l'anonimato.
Ciao

Caro redattore anonimo. Come puoi aiutarci tu, e tutti coloro che scrivono, te lo spiego subito. Per esempio scrivendo le lettere con tutte le maiuscole al posto giusto, senza doppi o tripli spazi, senza refusi, insomma, come se stessi scrivendo un pezzo. Senno’ il nostro lavoro di editing ci mandera’ presto al manicomio.
Veniamo al tuo problema che e’ poi il problema di molti colleghi. Esistono vie soft e vie piu’ dure. La strada soft, che va sempre tentata per prima, e’ di parlar chiaro con l’editore, fargli presente che le tue mansioni meritano un riconoscimento eccetera eccetera. La strada tosta e’ farsi due chiacchiere con un avvocato della Federazione della Stampa di zona. Vedi tu. In bocca al lupo.
Bds



9 Giugno 2000 - Un altro anonimo
La lettera di 'Ultimo' è uno scherzo? O il carabiniere ha letto troppi comunicaro BR ?  saluti
luaccoma@libero.it

9 Giugno 2000 - Laura Barsottini
Caro don Basilio, avete centrato perfettamente il punto della questione. e questo vale non solo per un giornale blasonato come l'Espresso, ma anche, in maniera ovviamente differente, per uno come "Sorrisi e canzoni". Questa mattina, pensando alla mia lamentatio di ieri (e mi scuso con tutti i colleghi disoccupati che - forse - ambirebbero anche a un posto da "crossinaro", in questi tempi di vacche scheletriche), ho pensato che il mio lavoro, quello che so fare meglio, è raccontare quello che vedo. L'ho fatto e so di poterlo fare. anche se si tratta di raccontare solo come nasce un'idea televisiva invece di una guerra in prima linea. E come si fa a raccontare senza vedere? Come si fa a farsi venire le idee, chiusi fra il video del computer e le tendine parasole per non avere riflessi di luce esterna sullo stesso? "La modernità, bellezza" è una gran cosa, ma dovrebbe servire a svolgere meglio il compito di testimoni (e forse, così, i giornalisti diventerebbero anche più simpatici alla gente), e non solo a far entrare più pecunia nelle tasche degli editori-industriali e direttori-giornalisti-manager. dove va la nostra professione? a fare un brodo!
lb
9 Giugno 2000 - Carlo Faricciotti

Cari compagni di barberia, mi permetto di dare un piccolo contributo alla "psicoterapia" della collega Barsottini. Avendo lavorato sia in un quotidiano di provincia sia in un settimanale televisivo come addetto al crossing (che solo ora scopro chiamarsi cosi’) posso dire di essermi divertito in entrambe le situazioni. Nel primo caso, mi capitava di seguire il caso della vecchietta investita da un ciclista pirata (!), di intervistare la gente per strada chiedendo il parere sul tema del giorno, ma anche di andare sul luogo di un incidente,  sulla provinciale, e di "interrogare" i testimoni manco fossi il Tenente Colombo... Nel settimanale tv, poteva accadere di dover parlare in un tv movie americano con regista sconosciuto e attori ignoti di cui anche l'ufficio stampa della rete ignorava tutto. Allora non restava che compulsare il Mereghetti, il Farinotti, il Maltin.... e affidarsi all'estro. Insomma, dove lo trovate un altro mestieraccio cosi’?! Grazie per lo spazio
Carlo Faricciotti - Milano
9 Giugno 2000 - Grifo

Caro barbiere, nel tuo negozio come in tutte le botteghe di una volta, quelle che odorano di pulito e di lozioni Playboy e la Gazzetta non mancano mai. Non ti sarà quindi sfuggita quella simpatica notizia di Treviso: un giocatore, Rambaudi, non più utile alla squadra è stato cortesemente invitato a rescindere il contratto, altrimenti... Altrimenti il direttore sportivo e il presidente avrebbero inviato alla moglie le prove documentali di sue presunte scappatelle sentimentali. Guarda un po' che tonti gli editori: se usassero lo stesso sistema con i giornalisti non ci sarebbe più bisogno ne' della 416 ne di chiedere che per i capiredattori valgano i contratti a termine. Sarebbe un autonomo fuggi fuggi generale.
Grifo
9 Giugno 2000 - Lettera aperta al senatore Giulio Andreotti

Caro Senatore, nonché caro collega,
le esprimo solidarietà per la bizzarra iniziativa del Consiglio dei giornalisti Lazio-Molise. Non c'è solo il potere a logorare chi non ce l'ha, anche il senso del ridicolo ha effetti analoghi. Tanto più che molti giornalisti-giornalisti fanno pubblicità e devolvono in beneficienza,come se questo lodevole fatto cancellasse ogni problemi di ordine professionale.

Mi permetto peraltro di suggerirle di non prendere la cosa sottogamba. Le possibili conseguenze sono poca cosa per chi ha visto di tutto, e sarebbe paradossale sospendere il diritto di un parlamentare ad esprimersi attraverso i giornali; ma non creda che tutto si possa chiudere sul piano del diritto e del buon senso.

Il buon senso avrebbe impedito di sollevare la questione. E il diritto non è il punto forte del consiglio Lazio-Molise.

Giovanni Minoli non aveva ricevuto alcuna comunicazione quando il 10 luglio 1996 lesse sulle agenzie che era stato condannato (sei mesi di sospensione); tutte le comunicazioni erano state recapitate ad un indirizzo sbagliato. Allora chiese copia del provvedimento per preparare il ricorso, ma incontro’ molte difficolta’ perché l'atto era ancora "segreto", per quanto possa essere segreto un atto diffuso dalle agenzie di stampa.

E non pensi a un caso isolato. Il 14 febbraio 2000, una giornalista del Mattino condannata in contumacia ha penato non poco per poter consultare gli atti del procedimento a suo carico.

Altro consiglio: non si affidi agli avvocati. Un po' perché costano (ma questo lo sa), un po' perché sarebbero controproducenti. Invertendo il principio per cui la legge non ammette ignoranza, mi viene da dire che è l’ignoranza a non ammettere la legge. Le poche decisioni del Consiglio che ho letto sono piene di affermazioni a mio avviso assai opinabili su principi come il diritto alla difesa, il giusto processo e il contraddittorio, la libertà sindacale, il diritto di ricorrere in giudizio senza subire ritorsioni eccetera. Tutto condito da seriosi richiami alla deontologia professionale.

Diceva Meazza che è pericoloso tirare rigori contro i portieri meno bravi, perché non capiscono la finta e parano il tiro. Se e quando si troverà davanti al collegio, non vada troppo per il sottile. Faccia il buon giornalista, che sa comunicare in maniera comprensibile per tutti. E lasci qualche soddisfazione a quei giornalisti (sempre meglio che lavorare?) che hanno ancora voglia di giocare a fare i giudici (sempre meglio che fare i giornalisti?). Anche se io, al suo posto, non avrei più molta voglia di giocare a fare l'imputato.  Con stima
IL TITOLARE



9 Giugno 2000 - Stefano Sambiase
Complimenti però una piccola precisazione dovreste farla. MASS MEDIA si pronuncia proprio come si scrive ossia MASS MEDIA. La parola MEDIA è latina quindi rimane media. E allora perchè i super-soloni-acculturati-intelligentissimi si ostinano a dire MASS MIDIA? E' semplice: poiche gli americani (o inglesi che siano) pronciano "I" la "E" quindi MIDIA. In fondo come il MARE DEL CARIBE o le ISOLE DEL CARIBE. La pronuncia esatta è CARIBE (come si scrive). Ma poiche' in inglese la "I" si pronucnia "AI" ecco che loro dicono CARAIBI e noi tutto dietro come pecore. Grazie, Ciao a tutti e buon lavoro
Stefano Sambiase

8 Giugno 2000 - Laura Barsottini - Sorrisi e Canzoni
Caro Barbiere, ho bisogno di un po' di psicoterapia, non so se a titolo privato o con dibattito pubblico. Ma voi colleghi "seri" capita a volte di avere dei momenti di scoramento totale? Io sono una (relativamente) giovane collega, comunque sempre con l'idea di "poter fare di più"; sono vicecaposervizio alla parte programmi del giornale e mi trovo invischiata in una spiacevolissima vicenda professionale: sarei dedicata al "crossing", apparentemente innocua parola che nasconde quel perverso elenco di film del giorno, con tanto di foto e trama, che tanto sembra dilettare i direttori del giornali televisivi. Chissà i lettori? Fatto è che si passa la giornata a dibattersi nei meandri della tecnologia per portare a casa elenchi pressochè infiniti di boxini che di giornalistico non sembrano avere poi molto. O meglio, hanno molto, ma il fatto che si moltiplichino all'infinito, li rende terribilmente ripetitivi e - perdonatemi l'ardire - sterili. Insomma, anche a costo di sembrarvi irriconoscente nei confronti del Mestiere più bello del mondo, se solo sapessi cosa fare, cambierei volentieri lavoro. e pensare che il mio ideale era quello di lavorare in un quotidiano di provincia e raccontare della vecchietta a cui è stata rubata l'unica capra che aveva! Aiuto!!!
Laura Barsottini


8 Giugno 2000 - Gorky
Caro Barbiere, ringrazio il presidente dell'Ordine della Lombardia per la risposta che ha voluto dare al mio sfogo e che tuttavia conferma il caos che regna nell'Ordine dei giornalisti. Se dovessi accusare l'Ordine di qualcosa non direi che è insensibile, piuttosto lo accuserei di conservatorismo. Considerare come professionisti esclusivamente i giornalisti assunti in un giornale significa credere di vivere ancora nel 1963, anno in cui l'Ordine ha visto la luce e io non ero ancora nato. Sono passati 37 anni, siamo nell'era di Internet e del Barbiere della Sera, e sono evidentemente anni passati invano per l'Ordine di Roma e per tutti coloro che si ostinano a vedere nel giornalista professionista un mero dipendente di una ditta, titolare di un contratto che è una contraddizione in termini.
Da un lato si usano concetti come "libertà di stampa" "professione", "autonomia", "deontologia professionale", e dall'altro si pretendono le garanzie dell'impiegato statale, la tredicesima, le ferie pagate, gli straordinari, il posto a vita e la ricca pensione. Certo, per molti anni è stato un bell'andazzo: professionista di qua e impiegato di là, ma anche questo modo di intendere la professione ha contribuito a fare dei giornalisti quello che sono oggi.

E se c'è scarsa considerazione dei giornalisti nella nostra società uno dei motivi sarà pure quello derivante dall'attaccare pedissequamente il ciuccio dove vuole il padrone, visto che tengo famiglia e il posto mi serve... altro che raccontare la realtà e sfidare i poteri forti, svolgere una funzione civile e tutte le altre amenità che i giornalisti amerebbero raccontarsi e che attualmente sono appannaggio esclusivo del giornalista centenario e miliardario e di altri pochi bravi e fortunati.

Adesso il presidente dell'Ordine lombardo ci viene a dire di rivolgerci con fiducia al suo cospetto e siccome la voce già si è sparsa, è da tempo che c'è una discreta fila di aspiranti professionisti che improvvisamente decidono di trasferirsi a Milano. La sua è un'iniziativa lodevole ma già il fatto che dalle altre parti (non) si risponde che con un'alzata di spalle la dice lunga sulla polvere che si è accumulata su certi monumenti. Dimitri Buffa, che non vive nel passato, si chiede: ma che dobbiamo fare per avere i compensi che ci spettano, dobbiamo menare qualcuno? Quello dei compensi ai free lance è un problema serio, almeno altrettanto quello dei contrattualizzati. Mi piacerebbe leggere qualche risposta di qualcuno dell'Ordine o del sindacato, ma capisco il loro terrore a trasferirsi nel presente, non avendo idea da che parte cominciare. Molto meglio continuare a discutere di deontologia professionale, minimi contrattuali e tredicesime con i nostri editori. Grazie dell'invito, caro presidente dell'Ordine della Lombardia, ma io non farò finta di trasferirmi a Milano per togliermi lo sfizio di prendere per il culo quelli di Roma. Ma continui così. Hai visto mai, dovesse succedere qualcosa?
Gorky



8 Giugno 2000 - Vip
Caro Luigi, per la verità quanto tu racconti è vero a metà. Nel senso che l'articolo in questione raccontava una serie di mezze verità. Insomma, era un articolo che tirava acqua a qualche mulino e anticipava un'intenzione seria e vera di fare davvero trasparenza nei criteri di assunzione alla Rai.   Allora, visto che ho seguito la vicenda da vicino ti racconto, fin qui, come stanno effettivamente le cose. Nell'ultimo congresso Usigrai (il sindacato giornalisti Rai, ndr) venne votata quasi all'unanimità, una mozione che diceva in sintesi: per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e per i contratti a termine in Rai, si facciano i concorsi.

A chi non conosce o conosce poco la Rai, può sembrare un'affermazione banale. Per la verità, il mastodonte, di concorsi non solo sono anni che non ne fa, ma l'ultimo che fece era destinato ai praticanti e aveva dunque tagliato fuori tutti i già professionisti. nel frattempo da quel concorso a oggi, chi lo vinse è entrato non senza lungaggini diciamo di natura "aziendale", e da quel momento in poi, le altre assunzioni, sono arrivate dal ripescaggio di un listone di 53 (mi pare) precari storici (colleghi per anni a tempo determinato), gli ultimi due o tre "esauriti" nel senso di finalmente assunti credo da pochissime settimane.

Ora, in teoria, siamo all'anno zero. Così l'Usigrai ha cominciato a discutere con l'azienda del nuovo fabbisogno che nell'era della flessibilità, anche alla Rai dei grandi numeri negli anni passati, oggi significa un piccolo, modestissimo fabbisogno (questo almeno dice l'azienda). I numeri? I 150 citati dal messaggero, ti garantisco, sono pura fantasia, o meglio, fanno parte dei desiderata legittimi degli oltre 200 precari Rai (diciamo 200 giornalisti professionisti impiegati con contratti giornalistici a termine, ma ai programmi sulle reti ce ne sono altre centinaia), che da un minimo di anzianità di 3 mesi a un massimo di quasi 10 (DIECI!!!!) anni, fanno parte del servizio pubblico, lo sostengono con la loro professionalità e per la maggior parte aspetteranno (aspetteremo) un'altra vita prima di avere garanzie di uscire dal precariato.

Ma dicevo Luigi si chiede che ne è stato di quel concorso. Il dibattito interno è sempre in corso, rallentato da alcune incombenze contrattuali che hanno impegnato i vertici della Rai e li hanno distolti, ainoi, dall'andare avanti sulla definizione di modi e di tempi. Forse qualche pretestuosità non manca, ma via, abbiamo fiducia. Quello che preoccupa i vertici aziendali oggi è l'assetto futuro dell'azienda, insomma la Fondazione, la terza rete con il canone e le altre sul mercato, il disegno di legge 1138 che giace come la bella addormentata in attesa di essere svegliata e tutte cose che non puoi non aver letto in giro, quà e là.

Ciò detto il concorso lo vogliamo in molti: parte dei precari Rai, l'Usigrai, l'azienda (a modo suo), i tanti colleghi che stanno fuori e che vorrebbero avere un'opportunità in più di concorrere con pari opportunità. Il problema è che c'è anche chi non lo vuole, ma sono convinta che non resterà lettera morta. Quello che mi auguro è che si faccia in fretta, perché, sai, in assenza di nuovi criteri valgono quelli vecchi, ma vecchi di quanto non si sa. Vigilate compagni, vigilate!
VIP



7 Giugno 2000 - Segator
Viaggiavo sulla metro romana, nel tardo pomeriggio di ieri. Stavo seduto sbirciando, a caso, nel fascio dei quotidiani. Ingannavo il tempo, l'aria afosa e la puzza di un mix-sudori, alitante nel vagone. Ad una fermata, una vecchia signora (sui settanta), con ventaglio, profumata, ben vestita senza eccessi, si è seduta di fronte a me e, dopo avermi interrogato, per qualche secondo, con uno sguardo vivace, forse stimolata dal chilo e più di carta che reggevo, mi ha sparato a freddo la domanda: "Scusi, mi sa dire cosa è la bisessualità?". Preso di contropiede e superato il primo imbarazzo (il caldo, intanto, era diventato torrido!), ho imbastito, senza alcun riferimento agli outing ministeriali di questi giorni, una spiegazione, la più scientifica possibile, sperando di non offendere il pudore della veneranda. Non avevo concluso il mio complesso (sic!) argomentare, che la gentile signora, con un gran sorriso, tra l'ingenuo e l'ironico, ha esclamato: "Pensi, credevo che la bisessualità significasse andare a letto con due uomini! ". La provvidenziale stazione, dove dovevo scendere, mi ha salvato dal prosieguo.
Segator


7 Giugno 2000 - Comitato per Pino - comunicato n° 2
Cari Barbieri, lo scandalo si è compiuto. La Figc e le multinazionali ad essa collegate ha sigillato il  concorso indetto per dare un nome al pupazzo-mascotte della nazionale azzurra (un leone, animale molto diffuso in Italia, isole comprese...).
Nella mattinata di martedì 6 giugno, improvvisamente, il concorso è stato dichiarato concluso, con qualche ora di anticipo sul previsto. Impossibile inviare messaggi e contribuire alla vittoria finale di PINO, il diminutivo più amato dagli italiani. “Stranamente” il concorso è stato chiuso nel momento in cui Italo, il diminutivo sponsorizzato dai papaveri federali (e tanto popolare nel Ventennio più bieco della nostra storia) era in vantaggio su Pino. Da notare che nella notte Pino, grazie alla massiccia azione del Comitato per PINO, era nuovamente passato in prima posizione.
Da notare, ancora, che il regolamento del concorso stabiliva la chiusura genericamente in data 6 giugno (quindi, per convenzione, si presuppone alle 24 e non poco dopo l'ora di pranzo come è avvenuto). Poiché il concorso si è svolto con regolare autorizzazione del ministero delle Finanze, chiediamo che venga insediata una commissione d'inchiesta parlamentare... PINO è vivo e lotta insieme a noi. Abbasso Italo, abbasso i leoni.
Comitato per Pino


7 Giugno 2000 - Enrico Ferrari
Lunedì sera Striscia ha aperto con un servizio su un presunto bidone di un documentario trasmesso da Discovery Channel. Si urlava al falso perchè le zanne di un mammuth erano state riattaccate prima del trasporto, esibendo foto esclusive. Non capisco dove sia la notizia: chiunque abbia seguito quel documentario, in due parti, sa che è stato girato un anno dopo l'altro e che le zanne sono state volutamente attaccate solo in fase successiva per "rispetto" all'animale. Bonolis e soci mi hanno fatto morire dal ridere con le loro scenette, sono bravissimi a fare uno show, ma perchè cercare notizie inesistenti a tutti i costi? E' il preludio ad un attacco ai canali tematici satellitari come Discovery Channel?
Enrico Ferrari


7 Giugno 2000 - Dimitri Buffa
Caro Barbiere, scusa l'invadenza ma il mio "cahier de doleances" con la professione e alcuni suoi indegni rappresentanti è pressochè infinito. Vogliamo ad esempio parlare di un settimanale, "Liberal", che ha chiuso dopo avere sfruttato per mesi, se non per anni, alcuni poveri sfigati come me che hanno scritto e pubblicato fior di articoli senza mai venire pagati? Meglio: "Liberal" non ha chiuso, "si è trasformato" in bimestrale e "chi ha dato ha dato" (cioè noi, compresi redattori e capiredattori come l'amico Loquenzi che non ha neppure avuto la liquidazione pagata) e "chi ha avuto ha avuto", cioè lui (Ferdinando Adornato, che adesso fa l'editorialista per il "Giornale" e per "Avvenire", avendo costruito buona parte delle sue fortune sulle nostre disgrazie).
Tramite te caro Barbiere girerei volentieri una domanda ai vertici della Fnsi: ma noi collaboratori, redattori, free lance e quant'altro per farci pagare da questi personaggi che dobbiamo fare? menargli? A titolo di esempio ti racconto cosa mi ha risposto l'amministratore di "Liberal" quando timidamente dopo i primi 6 mesi di collaborazioni gli avevo telefonato per chiedere: quando scuciva? Dopo non essersi fatto passare le mie telefonate per un paio di settimane alla fine è sbottato così: "non c'è trippa per gatti, si chiude".
E il bello è che poi quelli come Adornato si rifanno il look con "Liberal" o con altre iniziative fallimentari del genere. Liberal ma non prodigal, raffinati nella cultura coatti nei rapporti professionali.
Dimitri Buffa


6 Giugno 2000 - Comitato per Pino
Cari Barbieri, come è noto la Federazione italiana gioco calcio in collaborazione con Tim ha indetto un concorso per nominare la nuova mascotte della nazionale italiana (un leoncino: che c'entra un leone con l'Italia?), ma il punto è un altro... La Figc, d'accordo, con i suoi sponsor tecnici ha secondo noi già stabilito il nome del pupazzo: lo vogliono chiamare Italo. Un operazione nazionalista e che rimanda ai gloriosi anni del Ventennio, perciò si è organizzato un movimento di resistenza in tutto il Paese: VOTATE PINO. Questa è la procedura: entro domani sera alle 8, dovete inviare uno o più messaggi script tim al numero 9696 scrivendo le seguenti due parole EURO PINO. Nonostante l'invio di migliaia di messaggi, attraverso una rete di cellulari sempre più fitta, ogni volta che Pino va in testa stranamente Italo rinviene e lo risorpassa dopo pochi minuti, per questo vi chiediamo di affiancarci nella nostra lotta di libertà e di salvaguardia del diminutivo più diffuso in Italia. Votate, votate,  votate, Italo non ci piace e soprattutto ci dà gusto mandare a monte un'operazione commerciale miliardaria travestita da concorso nazionalpopolare.
Comitato per Pino
Milano, 4 giugno 2000 - Franco Abruzzo, presidente dell’Ordine della Lombardia

Caro Barbiere, ho letto il lamento del free lance. E' ingiusto accusare l'Ordine di insensibilità. E' evidente che io parlo dei fatti prodotti dall'Ordine della Lombardia, di cui sono presidente da 11 anni. A Milano accade questo (da 11 anni): i free lance, che dimostrano di vivere di giornalismo con il 740, vengono ammessi all'esame di idoneità professionale.

La Procura generale non ha mai impugnato le nostre delibere sui free lance (la prima è del 1989). Siamo stati minacciati di denuncia (da parte del Consiglio nazionale e in particolare dalla Commissione ricorsi). Abbiamo tenuto duro. Il Consiglio di Milano iscrive anche nel Registro i praticanti assunti con un contratto a termine: ci siamo attirati i fulmini del sindacato, che non legge il contratto in vigore e le leggi n. 230/1962 e n. 56/1987.

Le leggi sono una cosa seria (come diceva Paolo Barile). Da Piero Calamandrei e dallo stesso Barile ho appreso che le leggi vanno interpretate anche con passione civile e nel contesto della Carta costituzionale. Abbiamo cercato di tutelare il diritto al lavoro (professionale) consapevoli dei nostri limiti. Sappiamo di essere soli, ma recentemente la Corte di Cassazione, con una sentenza memorabile, ha riconosciuto il potere degli Ordini di certificare il praticantato anche retroattivamente. Ed è quello che l'Ordine di Milano fa da 30 anni. Parola di primo praticante d'ufficio della (piccola) storia della professione.
I free lance possono rivolgersi all'Ordine di Milano con fiducia. Pubblicizzate questo messaggio. Seguiranno i fatti. Complimenti per il vostro lavoro e cordialità
Franco Abruzzo


4 Giugno 2000 - Fausto Carioti
 Il database del "Barbiere" ha qualche lacuna. Fausto Carioti, ad esempio (articolo "Stefano e' piu' Libero" di venerdì 2 giugno), non ha mai lavorato alla "Voce Repubblicana", ma ha preso il praticantato all'"Opinione", dove è entrato nel 1991, quando la testata era organo del Pli sotto la direzione di Rossana Livolsi. Ha scritto per "L'Italia settimanale", "Il Tempo", "Ideazione" e, di recente, su "il Giornale". L'ultimo incarico lo ha ricoperto al Giornale Radio Rai - Gr Parlamento.
La confusione dell'anonimo articolista del "Barbiere" è probabilmente dovuta alla presenza "storica" sull'organo del Pri dell'eccellente collega Antonio Carioti. Siamo gli unici Carioti iscritti nell'albo dei professionisti, entrambi abbiamo scritto per "Ideazione", abbiamo numerose conoscenze in comune ma continuiamo con reciproca soddisfazione a essere due persone diverse. C'è di più: cosa rara nel giornalismo italiano, non siamo nemmeno parenti. La vita, si sa, è una cosa strana. Con simpatia.
Fausto Carioti

Pardon.
Bds


4 Giugno 2000 - Paola De Carolis
Caro Barbiere, porto alla sua attenzione uno caso di brutto giornalismo.
a) la notizia
il 4 dicembre 1999 scoppia in Gran Bretagna lo scandalo sui cuori rubati. La denuncia arriva da un genitore: stava per seppellire il corpo di sua figlia, una neonata morta sotto i ferri, quando scopre che dentro la bara il cadaverino non c'e'. I medici avevano preso gli organi, senza il permesso dei familiari. Si scopre che e' una pratica molto diffusa. In particolare due ospedali, uno a Liverpool, uno a Bristol, hanno vere collezioni di organi, per un totale di 8.000 cuori, polmoni, reni, cervelli 'rubati'.

b) i giornali
Il 5 dicembre i maggiori quotidiani di tutto il mondo riportano la notizia, anche i nostri, con ampio risalto.

c) il problema
l'1 giugno 2000, sei mesi dopo, l'Agi manda in rete quattro lanci - presi dall'Associated Press - con straziante intervista a genitore che denuncia lo scandalo dei cuori rubati. Non ci sono riferimenti al fatto che la notizia e' gia' uscita, che e' un caso vecchio. Leggendo il pezzo dell'agenzia, e' legittimo pensare che si tratti di un nuovo, dolorosissimo episodio di malasanita' in Gb.

d) il risultato
Repubblica ci fa una pagina. Possibile che il secondo quotidiano d'Italia non abbia pensato di controllare i suoi archivi, di verificare le fonti della notizia, di accertarsi che la notizia, in realta', ci fosse?
Paola De Carolis, collaboratrice da Londra di varie testate.



4 Giugno 2000 - Dimitri Buffa
Dopo il caso Contri adesso c'è anche quello rivelato su "Panorama" in edicola a non far discutere i disertori della notizia. Massimo d'Alema premier indagato nel 1994 e prosciolto nel 1995 dal Gip su richiesta conforme della procura di Bari. Motivo del proscioglimento? Prescrizione del reato di finanziamento illecito dei partiti in relazione all'inchiesta sulle cliniche riunite di Francesco Cavallari. Il pm Alberto Maritati poi è diventato sottosegretario agli Interni del suo governo. Dalla motivazione del proscioglimento del Gip viene fuori che lo stesso D'Alema avrebbe "lealmente" ammesso di avere preso 20 milioni. Io aspetto che qualche collega apra il dibattito sul perchè i maggiori giornali oscurino queste notizie e ci riempiano la testa di cazzate tipo la posizione dei vescovi sul gay pride, le gemelline siamesi e il professor Marcelletti e amenità varie. Non ho mai avuto la pretesa di dare notizie nuove (e perchè le dovrei dare a voi? mi pagate?) ma solo di suscitare un dibattito su come non si fa giornalismo in Italia. Spero che la "coda" sia finita e di vedere questa mia riflessione pubblicata da qualche parte, perchè ancora non l'ho trovata. Io poi non sommergo nessuno, semplicemente mando i contributi che vengono sollecitati dal vostro sito, che forse sarebbe ora che uscisse allo scoperto perchè un bel gioco dura poco. Vostro affezionatissimo e inesorabile
Dimitri

Questa storia  che un bel gioco dura poco e' una delle piu' grandi idiozie che si insegnano ai bambini. Un bel gioco, piu' dura e piu' tutti si divertono. Figurati noi!
Bds


4 Giugno 2000 - Dimitri Buffa
Vogliamo parlare di un altro argomento che fa incazzare molti nostri colleghi, più o meno autorevoli o presunti tali? Il fumo passivo nei posti di lavoro, e segnatamente nella Sala stampa attigua al Transatlantico di Montecitorio ( e anche nei corridoi dello stesso Palazzo) è un problema che interessa decine di giornalisti, come il sottoscritto. Però è vietato parlarne: troneggiano i cartelli con su scritto "vietato fumare", ma in quella sala stampa tutti se ne fregano e intossicano il prossimo con puzzolentissime sigarette e sigari.Questo io lo chiamo "politically correct" all'italiana, malinteso senso di quieto vivere. Il modello è quello stile Humphrey Bogart in sedicesimo: battute sconce, piedi sulla scrivania e sigaretta perennemente accesa. Le notizie, magari, sono un "optional". A me ovviamente dello stile di vita altrui non importa granchè, purchè non affumichino anche chi non vuole morire di cancro a 60 anni, come nella media del giornalista italiano tipo. Per avere una volta scritto di queste cose ( e di altre amenità che riguardano la casta della Stampa parlamentare) ho dovuto subire minacce e vessazioni.
E a proposito, vogliamo anche parlare della prassi, non sostenuta da alcuna pezza d'appoggio legislativa nè dal regolamento della Camera, di subappaltare alla suddetta Stampa parlamentare gli ingressi dei giornalisti alla Camera?  Io dico che è incostituzionale e non ha senso: c'è un ufficio sicurezza, dia esso i permessi. Punto. Perchè dobbiamo essere obbligati a iscriverci a questa associazione che non riconosce neppure il diritto a un articolo 2 come me di avere accesso a tempo pieno alla Camera? Perchè una privata associazione, che ha lo stesso status giuridico di un circolo di tennis o di una bocciofila, nel tempo ha assunto tutto questo potere?
Se la presidenza della Camera avesse il coraggio di interrompere questa inutile tradizione con annesse cerimonie tipo quella del "ventaglio" (ma non erano le odalische quelle che lo usavano? o forse i giornalisti sono le vestali del potere?) forse riuscirebbe anche ad evitare che giornalisti che scrivono articoli scomodi possano essere soggetti a ritorsioni come quelle che poi hanno dato, nel mio caso, il via a denunce all'Ordine dei giornalisti nei confronti dei colleghi Enzo Iacopino presidente della Stampa parlamentare e Paolo Corallo, segretario della medesima associazione.
Un caso analogo accadde anche al collega Luca Telese, che ha poi raccontato la sua vicenda a Radio radicale. Ci si lamenta tanto del mancato rispetto del potere e delle istituzioni verso la categoria giornalistica, ma i peggiori nemici di essa stanno al suo interno. E' una triste verità che scopro giorno dopo giorno.
Dimitri Buffa 
3 Giugno 2000 - Gorky

Caro Barbiere, Come la mettiamo coi giornalisti free-lance? O meglio, come la mette l'Ordine dei giornalisti? Beh, loro la questione la risolvono molto semplicemente: pubblicista. Non che sia un'offesa: personalmente conosco molti pubblicisti che in realtà sono degli ottimi professionisti, in fatto è che la legge se non erro, dice: è giornalista professionista colui che svolge come attività principale e continuativa la professione del giornalista. Bene. Ma sei assunto? No. E allora che vuoi? Ma io scrivo su settimanali nazionali e, guarda un po', mi pagano pure... Vabbè, ma sei abusivo? hai un desk? Ti fanno fare lo schiavo? Beh, veramente avrei una dignità personale che mi fa comportare in una certa maniera: vado in redazione, parlo con il caposervizio, concordo il pezzo e me ne vado nel mio studio, che mi pago da me e nel quale lavoro, faccio quello che devo fare e nei tempi allucinanti riservati esclusivamente ai free-lance, mando per e-mail il pezzo (e guarda un po', ogni volta devo pure fare un corso accelerato al caposervizio che si vanta di non capire e non voler capire nulla di Internet) e a fine mese faccio fattura.

Pensa un po', ogni anno faccio la dichiarazione dei redditi e pago pure le tasse. Vabbè, ma noi non possiamo fare niente, dovresti essere assunto da un giornale come praticante col contratto giornalistico, allora sì che saresti in regola...oppure cerca di infilarti da qualche parte come abusivo, dopo 18 mesi vieni da noi che ti riconosciamo il praticantato.
Altre vie non ce ne sono? No. E la mia dichiarazione, dalla quale risulta che i miei redditi sono derivanti dalla professione di giornalista? Non è sufficiente. Dovresti infilarti.... Vabbè, ma non ho capito, devo per forza diventare un dipendente? Ma non posso lavorare per cavoli miei ed essere un giornalista iscritto all'elenco professionisti? No, coi professionisti non si può...

Ed eccolo il contratto da praticante: vogliono fare un settimanale nazionale, ci staresti ad essere assunto? Solo che, sai, paghiamo al minimo sindacale... Tu sei già professionista? No, sono pubblicista...(grrrr). Perfetto, ci serve giusto un praticante, lo stipendio netto e di 1.600.000. Uno e sei? Ma se io guadagno 2,5-3 al mese che è il minimo per mantenerti in una città come Roma? Vabbè ma mica ti chiediamo l'esclusiva... puoi continuare a lavorare per conto tuo. Vabbè, facciamolo 'sto contratto.
Vado all'Ordine a consegnare la richiesta di iscrizione al registro dei praticanti con il solo allegato della lettera d'assunzione (mentre per le prime due richieste di riconoscimento del praticantato allegavo una montagna di scartoffie, articoli, ritenute, Unico ecc) ed ecco, potenza del contratto, l'iscrizione all'agognato Registro. Mi arrivano a casa lettera di congratulazioni del presidente dell'Ordine e pure del segretario, il fascicolo "regole deontologiche del giornalista", "carta di Treviso", "Altre regole del giornalista", bravo di qua, ottimo di là, benvenuto tra noi, finalmente ce l'hai fatta ecc ecc.

Ma tu guarda: prima ero uno stronzo che guadagnava 3 testoni al mese scrivendo su giornali che erano pure letti, ora faccio il praticante, guadagno la metà, non mi legge nessuno perché chi ce l'ha il tempo di scrivere quando devi correggere bozze e fare titoli per sei giorni alla settimana, super lavoro senza straordinari ("stiamo stretti, ma dopo vedrai..."), però, mi sto avviando a diventare giornalista... Diventare giornalista? Ma se da 7 anni lavoro con i giornalisti e scrivo come gli altri giornalisti e soprattutto guadagno come gli altri giornalisti.

Passare altri 12 mesi così? Mentre mi arrovellavo sui miei primi sei mesi da praticante e se ce l'avrei mai fatta a passare altri 12 mesi, il giornale ha chiuso. Mentre i colleghi si stracciavano le vesti, si deprimevano o promettevano battaglie legali sanguinose, io sono semplicemente tornato alla mia normale attività: telefono, propongo, scrivo, invio e faccio fattura. Mi spettano pure sei mesi di sussidio di disoccupazione dall'Inpgi. E sono tentato di acchiapparmeli, visto che se le regole sono queste...  Caro Barbiere, sarò mai un giornalista professionista iscritto all'elenco professionisti dell'Ordine dei giornalisti?
Gorky



3 Giugno 2000 - Grifo
Eh no, caro barbiere, non si scherza sulla fede. Non si può dare del doriano a un rossoblù, altrimenti la setta dei genoani giornalisti milanesi ti boicotta e sceglie un altro Figaro. E sono tanti: Massimo Donelli Ciaoweb, Maurizio Donelli Gentemotori, Enrico Currò e Luca Pagni La Repubblica, Giancarlo Marini Fit For Fun, Marco Pastonesi e Sebastiano Vernazza La Gazzetta, Pietro Cheli Diario, Emilio Randacio Avvenire. Capito?
Grifo


3 Giugno 2000 - Silvia
Sono una giornalista free lance, ho pregato il mio dio, che è gay, anche se io non lo sono, di farmi scrivere per voi, con voi, almeno qualche volta
Silvia


3 Giugno 2000 -
Caro Barbiere, avrei una storiella da raccontarti. Nel marzo scorso la Rai fece uscire su alcuni quotidiani (Il Messaggero e Corriere della Sera compresi) la notizia di un imminente bando di concorso per 150 giornalisti. Il bando - si disse - sarebbe uscito di lì a poco, all'insegna della trasparenza. Insomma sembrava davvero una buona opportunità soprattutto per i colleghi giovani...non se ne è saputo più niente, alla faccia delle dichiarazioni tipo: "Basta con le raccomandazioni in Rai", "Inizia una nuova epoca di trasparenza", ecc. Morale: i lobbisti della Rai (perchè si sentono ancora tali), hanno sotterrato ancora una volta tutto sotto tonnellate di sabbia, e mi viene spontaneo pensare che quelle assunzioni siano state fatte attraverso i "soliti" canali...e non mi si dica che esistono centinaia di precari in attesa dell'assunzione, perché in quel caso non ci sarebbe stato bisogno di strombazzare a destra e manca le nuove assunzioni: tutto si sarebbe svolto all'interno di Viale Mazzini e amen. Ma questo, ahimé, significa creare aspettative inutili in tutti i giovani che ambiscono a fare questo mestiere, anche con qualche "soddisfazione dello spirito, compensatrice di qualche mortificazione della carne"  Potresti venire a capo tu della faccenda, magari con una rasoiata delle tue? Saluti.
Luigi

Caro Luigi, vedremo cosa si puo’ fare.
Bds



2 Giugno 2000 - Maurizio Donelli
Leggo con raccapriccio tra le vostre news che mio fratello, Massimo Donelli, sarebbe uno sfegatato sampdoriano. Tutto si può dire di lui, ma assolutamente non una cosa del genere. Nelle sue vene, nelle mie, e in quelle di tutti i componenti del nostro albero genealogico ligure (tranne uno zio, ma mica tutto si può avere dalla vita...) scorre esclusivamente sangue rossoblù. Genoa, per chi non avesse capito. Alla Sampdoria siamo allergici. Chiedo la pubblicazione della smentita ai sensi della legge sulla fede calcistica.  Cordialità
Maurizio Donelli
2 Giugno 2000 - Silver

A proposito di Ciaoweb probabile sponsor della Juve, se gli aveste dato una coltellata, temo, gli avreste fatto meno male. Per chi lo conosce, dare dello «sfegatato sampdoriano» a Massimo Donelli, rumorosamente e allegramente genoano è pìù che un vulnus. Correte ai ripari prima che se ne accorga e commetta qualche sciocchezza come scendere in campo al Delle Alpi in casacca rosso blu dei Grifoni.
Silver
2 Giugno 2000 - Dimitri Buffa

Caro Barbiere, voglio segnalarti la penosa latitanza della stampa italiana sul caso di Fernanda Contri, l'attuale giudice costituzionale nominato da Scalfaro il 4 11 1996 alla Consulta senza che possedesse i requisiti previsti dall'articolo 135 della Costituzione, cioè 20 anni pieni di esercizio della professione di avvocato. Su questo caso il 31 maggio c'e’ stata anche una conferenza stampa tenuta dal senatore Piero Milio della lista Pannella, dallo stesso Marco Pannella e dall'onorevole Filippo Mancuso di Forza Italia. I giornalisti brillavano per la loro assenza. In America, se Clinton avesse compiuto un gesto simile oggi sarebbe sotto impeachment, in Italia per Scalfaro questo non avviene anche perchè i giornalisti sono quasi tutti disertori della notizia per compiacere il regime. Vorrei aprire un dibattito su questo argomento. Grazie
Dimitri Buffa
2 Giugno 2000 - Arietta dell’inutil precauzione

Caro Barbiere, Trovo che il dibattito sulla nostra professione e sul suo futuro stia diventando appassionante ma ancora venato qua e la' da sottili ingenuita'. Tante le cose che vorrei dire,tante le questioni da sollevare, e le tentazioni di inserirmi con foga nel dibattito.Troppe da rischiare di perdersi. Allora mi accomodo un momento nella tua bottega per fornire una prima pillola, una pillola di realta',anzi di realta' forte,ma che dico ,fortissima ,almeno stando alle convinzioni sedimentate nel nostro ambiente .Mi e' giunta voce che nella forte realta' Mediaset in piena discussione-trattativa sul passaggio al sistema digitale, i giornalisti abbiano accennato ad una richiesta economica in cambio di una trasformazione radicale delle loro mansioni e un aggravio del loro impegno.I soliti venali,insomma. Prontamente ,e a quanto mi dicono anche seccamente,e' arrivata la risposta aziendale: "la nostra remunerazione consiste nelle 40 ore di corso che vi faremo fare (extra orario di lavoro) per poter assolvere alle nuove mansioni tecniche!" Crepi l'avarizia!
Arietta Dell'Inutil Precauzione

31 Maggio 2000 - Felice Leone
Caro Barbiere, ma chi sceglie chi, in Italia, quando c'è da assegnare un premio giornalistico?. Prendi, per esempio, il premio Ussi "alla memoria". Tra gli eletti c'è anche Ezio Luzzi per le sue "inimitabili radiocronache". Inimitabili come quelle in cui faceva credere agli ascoltatori che una squadra avesse segnato quando questo non era vero (cfr. Mai dire Maik del 26 maggio 2000)? Inimitabili come quelle in cui elenca le formazioni come gli vengono consegnate sul foglietto senza curarsi di mettere i giocatori al posto giusto ma snocciolando attaccanti in difesa e difensori in attacco (cfr. Ternana-Monza del 28 maggio 2000)? Che siano inimitabili, forse, per comicità impropria? Solo in quest'ultimo caso potremmo essere d'accordo sulla liceità del premio perché, purtroppo, le cronache del Nostro sono imitabilissime. Dal momento che, con doverose eccezioni, piccoli Luzzi crescono saluti e complimenti per il sito.
Felice Leone


31 Maggio 2000 -Simona
Nei giorni del confronto all'americana tra Alessandro Geri e il supertestimone minorenne un pensiero feroce mi ha attraversato la materia grigia: se fossi stata io la supertestimone, Geri l'avrei riconosciuto subito. Per forza, la sua foto era su tutti i giornali da giorni.... "hai voglia a difendere tutte le privacy, i minori, le mamme, le gemelline, le prostitute! Qualcuno da sbattere in prima ce lo devi pur avere... ": real audio da conversazione tra colleghi. Per fortuna il brivido mi è passato subito: avevo da chiudere le pagine.  Un deferente ciao a Sandro Provvisionato.
Simona
ps: meglio, molto meglio questo carattere! Grazie Barbiere


31 Maggio 2000- Felice Leone
Caro barbiere, m'unisco al vostro plauso nei confronti del direttore Vittorio Zucconi, autore del cazziatone sulla vicenda Geri. Adesso, a me ascoltatore fedele di Radio Capital, non viene però concesso un solo giornale radio privo di interviste esclusive, rivelazioni e rumors vari. Tutto con il tono un po' saccente da maestrini, da primi della classe, da chi dice "v'insegniamo noi come si fa il giornalismo d'inchiesta". Che, alla fine, mi sembra molto un sano realismo più realista del re, tanto per obbedire a Zucconi, il cui richiamo rimane (ripeto) benemerito. Ma, dubbio personale: avremo un simile impegno e un simile garantismo per vicende giudiziarie future o per l'analisi di vicende passate non ancora consegnate alla storia? Verranno affrontate con lo stesso animus indagatore o saranno affidate al sano manicheismo (buoni da una parte, cattivi dall'altra) che ha contraddistinto il giornalismo italiano degli ultimi anni? Uno spiritello maligno mi suggerisce la seconda ipotesi.
Leone Felice




30 Maggio 2000 - Daniela Franzo’
Bello il nostro mestiere, che ci proietta nella realtà e ci rende spettatori privilegiati di eventi e accadimenti anche unici, ma a volte noi cronisti perdiamo proprio la bussola! Ho seguito da casa, essendo responsabile della cronaca per una fascia della Sicilia alquanto lontana da quella occidentale, dove ricade Palermo, e non essendo stata inviata nel capoluogo regionale per seguire appunto l’”Evento”, come credo tantissimi altri italiani che hanno avuto la ventura (o sventura!) di ascoltare in televisione venerdì sera e sabato mattina i resoconti giornalistici accompagnati da fiumi di immagini sulle due sventurate gemelline peruviane, e sono rimasta indignata.

Flotte di cameraman, telecamere, inviati, corrispondenti, cronisti veri ed altri improvvisati ma tutti rigorosamente d’assalto invasi dal furore sacro di riprendere il viso della madre che alla vigilia tradisce la sua comprensibilissima preoccupazione per la sorte delle sue bambine già gravata da un presente pesantissimo, il turbamento del padre assalito da centinaia di fotografi e quant’altro al suo arrivo all’aeroporto e quindi all’ospedale assieme all’altrettanto sgomento figlioletto di quattro anni, ed ancora addirittura l’intervento in sala operatoria e poi le lacrime alla notizia atroce della morte, quelle della madre, quelle del padre, quelle del fratellino, costretti ad un’inaccettabile “fuga” sotto scorta dall’ospedale per raggiungere un luogo finalmente lontano dagli sguardi e dagli obiettivi delle impietose telecamere.

Sono indignata perché in questo caso credo si siano superati tutti i limiti della decenza: quanto vale, mi sono chiesta e torno ancora adesso a chiedermi, una notizia a fronte del dolore umano? E che fine hanno fatto tutti i vincoli, a noi cronisti tanto sgraditi lacci e lacciuoli, imposti a ragione o a torto dalla legge sulla privacy e da quella tanto sbandierata della tutela dei minori? Si potrebbe obiettare che l’”Evento” ha attirato tutta la stampa nazionale e che non raccontare oppure raccontare in modo diverso, cioè senza immagini o fotografie, avrebbe avuto come unico risultato quello di fare apparire agli occhi del direttore o del capo redattore inesorabilmente <scadente> il resoconto giornalistico finale.

Oppure ancora che le immagini e le fotografie nonché le interviste sono state raccolte perché avevano ottenuto il consenso della famiglia delle due bambine peruviane. Io credo che noi giornalisti dovremmo fare un’analisi di coscienza, ponendoci davanti ad avvenimenti come questi, e se è il caso fare un passo indietro e contare fino a dieci prima di raccogliere e raccontare per arrivare a fornire all’opinione pubblica un resoconto dignitoso di un accadimento tragico, senza creare sensazionalismi (gemelline trattate come fenomeno da baraccone) che in un caso come questo suscitano soltanto una  profonda vergogna.
Daniela Franzò



30 Maggio 2000 - Grifo
Ma caro barbiere che piacere poter accedere alla tua bottega e leggere i giornali in tutta calma, senza la fretta della riunione che incombe, i corrispondenti che (giustamente) premono, i free lance (che ancora più giustamente) ti tempestano di telefonate per sapere quando li pagano. Così, con calma, capita che l'occhio vaghi sulle pagine alla ricerca di qualche titoletto o sommarietto che ti porti a leggere in attesa della tua sforbiciatina. E cosa ti capita di vedere? Che nel gran baillame sulle gemelline peruviane, la Stampa dedichi un bel catenaccio alla notizia che la Fiat ha regalato allo sfortunato papà un taxi mi sembra uno di quei fatti che dovrebbe fare riflettere sugli autocondizionamenti che viviamo nella nostra professione. Non credo mai che da viale Marconi sia arrivato un fax che invitava a dare risalto alla notizia, credo piuttosto che il titolista, provando ad essere più lealista del re, abbia voluto soltanto dare prova di fedeltà aziendale, perlatro forse non richiesta. Che tristezza
Grifo


30 Maggio 2000 - Giuseppe Spezzaferro
Bene. Mi piace la piega che sta prendendo. Lo sfruttamento dei collaboratori esterni (free-lance è espressione che suppone dignità professionale e soldi adeguati), l'appiattimento sulle veline poliziesco-giudiziarie (caso Geri), l'irruzione delle nuove tecnologie che incoraggiano la pigrizia invece di stimolare la creatività (brutta parola questa, se riferita alla nostra categoria, ma l'unica che mi viene in mente per definire concetti tipo autonomia di pensiero & collegati), etc. Riassumere tutte le tematiche renderebbe più completa l'argomentazione, ma prenderebbe troppo spazio. Hoc satis; per dire che la crisi contemporanea (il vecchio è crollato, il nuovo tarda a definirsi) coinvolge anche noi "operatori dell'informazione". Perciò, ciascuno se la deve sbrigare da solo; con la propria coscienza. E fortunati sono quelli che la coscienza l'hanno messa a riposo. Comunque, toccato il fondo non si può che risalire.
Giuseppe Spezzaferro


30 Maggio 2000 - Marco 73
Ho letto con attenzione l'intervento del "mitico" Paolo Frajese e sono d'accordo con lui: il giornalista si fa in "bottega". Forse perchè anche io mi sto facendo in bottega, ma credo che la vecchia arte valga ancora. O no?  Marco '73


28 MAGGIO 2000 - GIOVANNI MORO
Cari amici barbieri,  per favore, potreste utilizzare caratteri maiuscoli e minuscoli secondo le noiose e utili convenzioni da tutti accette? E' così faticoso leggere gli articoli scritti con sole maiuscole. Grazie, ciao
GIOVANNI MORO


28 MAGGIO 2000 - ALDO MAGGIONI
Cari autori del Barbiere, vi scrivo con le lacrime agli occhi. Il carattere di stampa che avete scelto è infame. Visto che vi si legge con piacere, non potreste rendervi più leggibili?
ALDO MAGGIONI

Va bene, ci avete convinto. D’ora in avanti verra’ cambiato il carattere in tutte le pagine. Avevamo scelto il taglio a sfumatura alta perche’ profumava di telescrivente e il Barbiere e’ nato proprio fra questi misteriosi congegni. Ma forse e’ il momento di passare alla sfumatura alta e bassa. Contenti? Nella bottega del Barbiere il cliente ha sempre ragione.
BDS


28 MAGGIO 2000 - SANDRO PROVVISIONATO - TG5
La stampa italiana c'è cascata un'altra volta.  Solo tre titoli del 17 maggio 2000, apertura su tutti (o quasi) i quotidiani d'Italia:  Il Corriere della Sera: "Br, il telefonista era nel sindacato"  Il Messaggero: Delitto D'Antona, preso il telefonista. Il Manifesto: Il doppio lavoro delle Br.  Inutile citare le altre aperture perché il concetto è sempre lo stesso.

E la stampa italiana c'è cascata un'altra volta. Arrestato il 16 maggio, Alessandro Geri diventa subito un mostro sanguinario, salvo poi tornare in libertà dieci giorni dopo.

Nessuna cautela, nessuna forma di garantismo per l'accusato. Gli investigatori hanno sempre ragione, i magistrati non possono sbagliare.  Eppure, bastava fermarsi un solo attimo a riflettere per capire che l'arresto realizzato il 16 maggio, dopo una fuga di notizie pilotata (la solita lotta a coltello tra polizia e carabinieri) era soltanto l'ennesimo gesto propagandistico nell'ambito di un'inchiesta che da quasi un anno non aveva raggiunto alcun risultato.

Le scadenze della festa della Polizia (18 maggio) e l'anniversario dell'assassinio del povero D'Antona (20 maggio) erano troppo ghiotte per non strombazzare un colpo straordinario messo a segno, guarda caso, proprio dalla polizia.

Al di là del ruolo giocato in questa vicenda dal ministro dell'Immagine (pardon: della Propaganda, ma che dico: dell'Interno) Bianco, resta la vergogna per una stampa che non sa riflettere, ma che continua a sdraiarsi sulle "preziosi fonti" degli investigatori e ad appiattirsi su qualsiasi atto della magistratura.

E non è solo colpa dei cronisti giudiziari (anch'io lo sono stato e a lungo), naturalmente portati ad ossequiare le divine fonti e proni al volere dei magistrati, anche a rischio di cadere nel forcaiolismo.  Che quell'inchiesta fosse troppo perfetta, che Geri fosse solo un capro espiatorio, era facile intuirlo.  Perché non avanzare almeno un dubbio? I dubbi sono arrivati, ma non a tutti i giornali, giorni dopo, di fronte al suo alibi che di dubbi ne ha fatti venire persino alla procura di Roma, nota (vedi caso Marta Russo) per la sua assoluta correttezza.

Tra i pochi a comprenderlo subito (non dovrei dirlo perché lavoro nella stessa testata) il direttore del Tg5 Enrico Mentana che, a caldo, in diretta (edizione delle 20 del 16 maggio), dichiarò tutte le sue perplessità.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un giovane esposto inutilmente ad una vergognosa gogna. Certamente più vergognosa per chi l'ha promossa.  Evidentemente il passato non riesce ad insegnarci nulla.   Mettiamo, per un attimo solo, che Geri, quel 20 maggio di un anno fa, anzichè lavorare al computer con un'amica se ne fosse stato solo, soletto in casa a dormire. Mettiamo che quel ragazzino, il supertestimone, di cui (per fortuna) non conosciamo quasi nulla, di cognome si fosse chiamato Rolandi. E che suo padre di lavoro facesse il tassista. Che piega avrebbe preso il caso Valpreda (pardon: Geri)?  Complimenti colleghi, avanti così.
SANDRO PROVVISIONATO



28 MAGGIO 2000 - ARIETTA DELL’INUTIL PRECAUZIONE
Caro Barbiere, quando stamane ho letto la tua tirata,il tuo sfogo ,il tuo appello, la tua  sana incazzatura, ho risentito nell'aria quel profumo di libero pensiero che  francamente era rimasto sepolto nella memoria.E' vero,tranne la solita (lo  dico con stima) Natalia Aspesi, nessuno dei Grandi Pezzi Forti della  categoria si e' accorto ,si e' voluto accorgere del clima da oscurantismo  nel quale siamo caduti.Compensato,mascherato (per carita':siamo nel 2000!)  da una esasperazione social-modaiola alla Sodoma e Gomorra.Abbiamo il  Giubileo (dei santi,dei peccatori,delle donne,dei giornalisti- quelli  buoni,solo quelli bbuoni- degli operai edili ,delle prostitute,dei  bambini,dei ggiovani-ggiovani,dei cani ,dei gatti,dei polli, ma non dei gay  ) ma abbiamo anche i club prive', i calendari delle Sabbrine Fferilli,le  trasmissioni televisive con trans-omo-bisex presentati come 'uno di noi' ma  esposti come fenomeni da baraccone ,le pubblicita' con tette e culi per  telefonini e autoradio e soprattutto i Grandi Settimanali di Politica e  Attualita' del Belpaese gran promotori del sesso democratico da  ipermercato.Come dici : Storace contro Grillini, il Papa contro Jessica  Rizzo.Il Buono e il Cattivo,il Bene e il Male. E' piu' facile,e' meno  faticoso e certamente e' piu' redditizio (questa e' old economy,oldissima  economy) . E allora ,perche' non scendere anche noi in piazza con gli  omosessuali,perche' non fare con loro un Freedom Pride,un Dignity Day, una  manifestazione per la liberta' di pensiero-di parola-di azione. Noi, i giornalisti italiani,che non siamo certo tra i piu' intrepidi. Forse  ci tornerebbe voglia di lavorare, lavorare sul serio.
ARIETTA DELL'INUTIL PRECAUZIONE


28 MAGGIO 2000 - GIANCARLO RICCIO
Cari colleghi del Barbiere, condivido la vostra iniziativa sul Gay Pride, proposta all'insegna di "Ich bin ein Gay".  Sono eterosessuale, fidanzato, affannato, ma la domanda è naturalmente se la nostra categoria (chiamiamola pure così) debba o meno prendere posizione (diciamola pure così)sulla faccenda e difendere idee e scelte di tutti. Mi permetto di aggiungere che il vostro riferimento è alla frase "Ich bin ein Berliner" che il presidente John Kennedy scandì a Berlino, davanti alla porta di Brandeburgo e accanto all'allora borgomastro Willi Brandt nel giugno 1963. Allora, Berlino era divisa in due (anzi, in quattro, ma non facciamola troppo complicata, per ora) e quella affermazione suonò come un gesto di solidarietà e di tolleranza, ovviamente con un duro riferimento al Muro.  Credo che l'abbiate parafarasata per questo. Vi ringrazio di averlo fatto.
GIANCARLO RICCIO
Vai indietro alle lettere dal 29 aprile al 27 maggio 2000

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