Diritto di replica


Lettere, contributi, smentite, errata corrige. Il Barbiere è a disposizione. Non solo per farvi pelo e contropelo, ma anche per ascoltarvi. Accomodatevi in poltrona, prego. E' chiaro che non sempre il Barbiere condivide la sostanza delle lettere pubblicate, ma tutti, nella nostra bottega hanno ugualmente diritto di ospitalità, almeno fintantoche' si comportano con cortesia e nel rispetto delle opinioni altrui.


11 Ottobre 2001- Enrico Mentana ci regala uno scoop. Il suo stipendio

Caro Barbiere della Sera, capisco tutte le esigenze di lancio di una legittima battaglia contrattuale. Ma mi sembra si stia francamente esagerando con le balle relative ai miei guadagni. 

Ho assistito a continui "rilanci" sulla cifra che - a detta dei colleghi dei CdR - mi sarebbe corrisposta da Mediaset: non ho mai ritenuto opportuno precisare come stanno davvero le cose, pensando che un po' di esagerazione avrebbe dopotutto fatto il gioco dei miei giornalisti in sede di rinnovo di contratto. 

Ma non posso permettere a nessuno di dire - neanche per scherzo - che i soldi per gli aumenti se ne sono andati con il mio nuovo contratto. In parole più povere, che mi sarei pappato io gli aumenti previsti per i miei giornalisti, arrivando addirittura a guadagnare tre miliardi e mezzo.

Sfido allora tutti i protagonisti di questa bella campagna di disinformazione a cominciare a dire quanto guadagnano loro, a cominciare dai membri dei CdR. Io intanto voglio dare l'esempio: la mia retribuzione annua dallo scorso mese di giugno è salita a seicento milioni netti (trecentomila euro, per cominciare ad abituarci). 

E' una bella cifra, beninteso, ma anche il lavoro che ho fatto e continuo a svolgere al tg5 non è poi poca cosa. Certo che il mio "outing" sarà seguito massicciamente da direttori e giornalisti vari, vi saluto 
Enrico Mentana

11 Ottobre 2001- Il prezzo della dignita'

Caro Figaro, il pezzo di Nicola Borzi sugli sciacalli alla caccia dei parenti delle vittime è sacrosanto. E una volta tanto il termine sciacallo ben si addice non tanto a chi viene mandato a microfonare il dolore appena nato, ma a chi lo manda. 

Personalmente ho sempre provato disgusto di fronte a simili "servizi", e se qualcuno un giorno mi venisse sotto a chiedermi cosa penso, beh, credo proprio che finirei in galera. 

Questa piaga del "cosa prova?" si elimina soltanto in un modo: rifiutandosi categoricamente di effettuare simili sciacallate. E' un rifiuto che può costare caro, ma alla propria dignità ognuno attribuisce il prezzo e il rischio che crede.
 Grazie dell'ospitalità 
Gianni Franchini


11 Ottobre 2001- Cercavi una di destra? Eccomi qui

Cara Maria Elisa, mi cercavi, ed eccomi qua. Sono apprendista a bottega ormai da qualche tempo. Figaro sembra contento. Faccio barba e capelli coscienziosamente a tutti. Anche se sono alle prime armi, ho già piazzato qualche buon taglio. E sono di destra

Ecco, l’ho detto. Ho fatto il mio bravo outing politico. In questa Italia dove ormai si è o di qua o di là, sono di là. E non me ne vergogno. Ma non ne vado neppure fiera.

Diciamo che, turandomi montanellianamente il naso (ma al contrario), ho scelto di seguire, tra due schieramenti, quello più vicino alle mie convinzioni, alla mia educazione, ai miei valori.

Che, senza dubbio, sono degni di rispetto quanto quelli di Figaro, o di Mata Hari, o di Vittorio Feltri. Una banalità, questa che ho scritto, ma forse neanche troppo. 

Perché se chi è al governo grazie anche al mio voto (oh! la logica distorta delle coalizioni!), si dibatte in un conflitto di interessi ingombrante e imbarazzante, io pretendo che lo risolva.

Perché se in Parlamento siedono una trentina di deputati, eletti nel Polo, con sentenze di condanna (alcune passate in giudicato) o procedimenti in corso, mi vergogno per loro. 

Un movimento o un leader politico non si devono seguire supinamente, ma criticamente. Altrimenti non siamo più cittadini in una democrazia, ma sudditi più o meno consapevoli di un regime.

Quando il governo D’Alema si schierò per l’intervento in Kosovo, ci furono fior di elettori dell’Ulivo che si dissociarono da quella scelta. Così come oggi si sono divisi nell’appoggiare il nuovo conflitto globale contro il terrorismo (a proposito di “Libertà duratura”: qualcuno mi sa dire chi titola le operazioni militari agli americani?).

Allo stesso modo, io non voglio né vorrò mai accettare per buono a priori tutto quello che proviene da destra, né bollare come sbagliato tutto ciò che arriva da sinistra. Un’ingiustizia è un’ingiustizia in sé, indipendentemente dall’ambito in cui accade.

Un giornalista mobbizzato è tale a Studio Aperto come a Repubblica. Un luogo, come questo, dove se ne può parlare, è un luogo di libertà e civiltà, e come tale prezioso per tutti. 

Vorrei confortarti dicendoti che ho sempre potuto scrivere su questo sito tutto quello che volevo. Non una riga è stata tagliata, non una frase è stata cambiata, o sfumata. Non ho mai avuto alcun dubbio sul fatto di trovarmi in uno spazio indipendente e aperto alle opinioni. Le mie, le tue e quelle di chicchessia. 

Per inciso, non ho toccato la questione, da te sollevata, della normativa sulle rogatorie perché (confesso!), distratta dagli echi di guerra, l’ho seguita davvero poco. Faccio fioretto di approfondirla, anche perché una pulce nell’orecchio è rimasta, e non se ne vuole andare via.  

Si è insinuata, guarda un po’, ascoltando Fausto Bertinotti suggerire che, forse, la maggioranza ha cercato di approfittare del calo di attenzione dell’opinione pubblica, concentrata sugli avvenimenti americani, per far passare sotto silenzio una legge che, altrimenti, avrebbe provocato polemiche furiose. 

Guarda un po’… Che coincidenza: proprio ieri è apparsa sul Corriere della Sera la notizia di un’e-mail con la quale un funzionario del governo Blair (remember Terza via?) “complottava” per far trapelare notizie poco edificanti sull’operato di detto governo, confidando che gli inglesi se ne sarebbero comunque disinteressati, impegnati come sono a sperare e pregare che i loro soldati tornino sani e salvi dall’Afghanistan. 

Quell’e-mail sarebbe finita, per errore, nella casella di posta elettronica di un cronista. E il cronista, rendendola pubblica, ha fatto il suo lavoro. Come la maggior parte di noi. Indipendentemente da come ci comportiamo nel segreto dell’urna.
Gelsomina


11 Ottobre 2001- Falvo precisa

Caro BdS, la mia prima frase si riferiva a quanto scritto da "Pennina":

"Lungi dal rifiutare le preziose segnalazioni dei lettori, quello che chiediamo è di scrivere nelle e-mail che mandate riferimenti con nomi e numeri di telefono, che, naturalmente, assicuriamo non verranno resi pubblici, ma che a noi servono per verificare (di far questo non ci siamo ancora rotti) la fondatezza di quanto ci scrivete." 

E volevo, a titolo personalissimo, esprimere questo concetto: l'anonimato nel giornalismo, perchè in altri contesti può anche essere comprensibile (vedi chat e newsgroup), è come un virus.  Se la Redazione resta anonima  hai voglia a fare verifiche su chi "anonimamente" scrive...

In sostanza: credo fermamente e amichevolmente che se vorrete assumere piena dignità di giornale dovreste rinunciare all'anonimato. Lo penso sia per ragioni "deontologiche" sia per quegli stessi motivi che spingono "Pennina" a scrivere:

"Dateci anche qualche esempio di virtù giornalistiche miracolosamente sopravvissute al cinismo ed alla superficialità dilaganti. E' di esempi positivi che abbiamo bisogno, non di lagne. Abbiate pietà dei giovinastri che stanno imparando 'sto mestiere... ci vuol davvero coraggio a volerlo fare ancora nonostante quello che si sente in giro e si legge pure su questo sito."

Il virus dell'anonimato si alimenta delle lagne e dei piagnistei, produce "venticelli" che corrodono i rapporti fra i giornalisti e che avviliscono, alla lunga, lo stesso dibattito importantissimo sul giornalismo.
Rodolfo Falvo


11 Ottobre 2001- Un accento di troppo

Cari colleghi del Barbiere, mi siete molto simpatici e siete una ottima fonte di pettegolezzi (e anche di informazioni più serie!) sui giornali e i giornalisti italiani, con i quali ho perso un po' i contatti da quando sono venuto negli USA. 

E proprio perché vi voglio bene vi imploro di fare una cosa: togliete quell'accento che NON ci vuole da "Caro Giampaolo, il direttore c'est moi", nella homepage. Merci!

U
n vostro lettore affezionato alla CNN


10 Ottobre 2001- Rho versus Paffumi

Saverio Paffumi, dopo aver partecipato negli ultimi cinque anni alle riunioni di redazione di 'Giornalismo' OCCUPANDOSI SOLO DI CHIEDERE SPAZIO PER ARTICOLI DI NUOVA INFORMAZIONE (peraltro sempre pubblicati) ora utilizza il 'Barbiere' per attaccare in campagna  elettorale quelli che non la pensano come lui e, pertanto, sarebbero poco democratici e/o poco attenti a Cencelli.

Correggo solo alcune imprecisioni che mi riguardano: alle riunioni di 'Giornalismo' HO SEMPRE PROPOSTO RUBRICHE, INCHIESTE DA SVILUPPARE E ARTICOLI PROVENIENTI DA CDR O DA COLLEGHI SCHIERATI IN TUTTE LE COMPONENTI, compresa Nuova Informazione, chiedendo di dare spazio a tutti quanti volevano intervenire nel dibattito. Nelle riunioni, inoltre, si è sempre discusso il timone del giornale (in quante redazioni viene fatto?)

Teso nello sforzo (cui purtroppo Paffumi ha partecipato assai poco) di migliorare 'Giornalismo', ho accettato dal 1998 al 2000 L'INCARICO, COMPLETAMENTE GRATUITO, DI VICEDIRETTORE OPERATIVO: in quel periodo penso di aver contribuito a realizzare un vero giornale per l'Associazione lombarda (consultate le collezioni...) anziché un bollettino illeggibile com'era stato in passato.

Mi sono dimesso da Vicedirettore di Giornalismo non 'negli ultimi tempi' come scrive Paffumi ma un anno e mezzo fa, e non per ‘dedicarmi alla creazione di Quarto Potere’ (che era già nato da tempo) bensì perché gravato da maggiori carichi lavorativi con la joint venture Panorama-

Sole 24 ore: infatti sono un giornalista che fa il giornalista, non il sindacalista di professione, e il tempo oltre al lavoro che dedico al sindacato l'ho riservato per oltre un anno solo alla COMMISSIONE CONTRATTO, DOVE HO CERCATO D'IMPEDIRE LA SCIAGURATA FIRMA DELL'ULTIMO RINNOVO CONTRATTUALE  (quello che, invece, Nuova Informazione difende a spada tratta).

Infine ricordo che a 'Giornalismo' l'ultima parola, come è ovvio, è sempre stata del Direttore (quando mai è del Vicedirettore?)  e che il Condirettore super partes proposto da Nuova Informazione è un Ufo: non è mai stato fatto un nome in proposito, era solo una proposta strumentale da riproporre in campagna elettorale.

Comunque, a proposito di informazione SUPER PARTES, VI RICORDATE COME E' STATO GESTITO IL SITO DELLA FNSI DURANTE IL DIBATTITO SUL CONTRATTO? SEMBRAVA IL SITO PERSONALE DEL SEGRETARIO SERVENTI LONGHI. Altro che pluralismo e democrazia... 

Edmondo Rho, del movimento 'Quarto Potere'


9 Ottobre 2001- Non fate i finti tonti, siete di sinistra

Alcune premesse. Non sono una giornalista anche se indirettamente opero nel mondo della comunicazione (lavoro in una società di pubbliche relazioni); seguo spesso il vostro sito; sono un'elettrice di Forza Italia.         
           
Ho letto l'articolo di Mata Hari sulle rogatorie e non c'è bisogno di essere dei geni per intuire quali siano le sue idee politiche. Liberissima di averle e di metterle per iscritto. 

Idee peraltro che non credo siano dissimili da quelle della Ragazza del bar, di Figaro, di Costanza, del Conte di Almaviva, insomma di tutte le firme di quelli (e quelle) che con una certa continuità scrivono sul vostro sito. Diritto sacrosanto di voi tutti.

La cosa che però non mi va proprio giù è che ci tenete a rivendicare la vostra indipendenza. A mio avviso invece siete tutti "schierati". Anche qui nulla di male (vedete, anche noi siamo democratici). Ma se siete schierati ditelo apertamente. Se invece non lo siete spiegatemi perché mai, dico mai, vedo una parola di consenso su atti, scritti o azioni che provengono dal Polo.

Ma vi sembra possibile che mai, dico mai, il governo o la maggioranza facciano qualcosa di buono? Avrò mai il piacere di leggere sul Barbiere della Sera un pezzo non dico di plauso ma quanto meno non di critica feroce e preconcetta verso Silvio Berlusconi, verso il Giornale, verso le Reti Mediaset e via andare?
Maria Elisa 

Cara Maria Elisa, ragioniamo sulle tue osservazioni, una per una.

1) Hai ragione. Non c’è dubbio che i collaboratori piu’ assidui del Barbiere manifestino opinioni piuttosto lontane da quelle del tuo sentire politico. C’è da chiedersi perche’.

La risposta è semplicissima. Come sai il Barbiere della Sera e’ una tribuna aperta a tutti. Ma purtroppo, e lo dico sinceramente, sono troppo rari i colleghi che scrivono al Barbiere offrendo punti di vista, per dir cosi’, di “centro destra”.

Eppure chi lo ha fatto ha trovato (e continuera’ a trovare) il suo spazio. Preciso inoltre che non esistono, al Barbiere, “accessi privilegiati”, nel senso che chi si fa sotto con interventi interessanti di qualunque orientamento, conquista il suo spazio sul campo. E’ successo cosi’ per tutte, dico tutte, le firme che leggi piu’ frequentemente.

Mesi fa, per esempio, ci scrisse l’editorialista del Giornale Antonio Socci, anch’egli rimproverandoci di non essere sufficientemente “contro” il potere (allora c’era il governo Amato). Ne fummo tutti felici e io stesso ho personalmente sollecitato Socci a continuare, purtroppo senza esito. Te lo potra' confermare egli stesso.

Vige nei giornali una implacabile regola. A chi fa una proposta si risponde: “meravigliosa idea, procedi e scrivi il tuo pezzo”. Di solito, la proposta si squaglia immediatamente nella pigrizia intellettuale dei più. E’ triste ma e’ cosi’.

Se tu dici che oggi il Barbiere “ha un sapore di sinistra” (osservazione peraltro non nuova) io ti rispondo dicendo che se le intelligenze di centro destra (o di destra) si dessero una mossa, il Barbiere potrebbe facilmente acquistare un “sapore di destra”. 

A quel punto, mi aspetterei una reazione dalle intelligenze di sinistra, di centro e cosi’ via. La nostra povera bottega ne avrebbe tutto da guadagnare in liberta’, ricchezza e completezza.

Per chiudere questo punto, dunque, voglio applicare a te la regola del “chi lo propone lo fa”. Quindi procedi e scrivi i tuoi pezzi. Ponti d’oro a te e a tutti coloro che la pensano come te. E ti do’ anche una primizia: nel nuovo Barbiere prossimo venturo e’ prevista una sezione chiamata “Desk politico”. Staremo a vedere insieme che succede.

2) L’indipendenza. Anche il nostro concetto di autonomia e’ assai semplice. Per il semplice fatto di non dover rispondere ad altri se non alla nostra coscienza, ci sentiamo indipendenti. 

Essere indipendenti non significa dare un colpo al cerchio e uno alla botte, un buffetto a sinistra e una carezza a destra. Nel nostro caso significa una cosa banalissima: non essere pagati ne’ da Silvio Berlusconi, né da Gianni Agnelli, ne’ da Carlo De Benedetti, ne’ dalla Confindustria, ne’ da Franco Caltagirone e nemmeno dalla tua azienda di pubbliche relazioni.

Pensa un po’, noi siamo pagati (appagati) solo dal piacere immenso che ci da’ l’avere a disposizione uno spazio dove poter dire quel che accidenti ci pare e piace. Non so se rendo l’idea. E’ una delizia che, ancora una volta, ti invito a condividere.

2) Avrai il piacere di leggere interventi di plauso o consenso nei confronti dell’operato del governo Berlusconi? Ancora una volta dipende da te e da chi la pensa come te. Se mi permetti tuttavia vorrei osservare che lo spunto da cui muovi (il pezzo di Mata Hari sulle rogatorie) non mi pare particolarmente felice.

Personalmente, sono convinto che la nuova legge sulle rogatorie, pur affermando un principio sacrosanto (e cioe’ che le documentazioni investigative in arrivo dall’estero debbono essere di certificata autenticita’), vada contro una prassi di collaborazione fra le magistrature dei diversi Paesi (sulla quale prassi esiste ampia giurisprudenza positiva) che ha consentito di smascherare molti traffici illeciti. Nel caso del senatore Previti, ti invito a leggere gli articoli del Corriere della Sera (non del Manifesto) che il Barbiere ha ripubblicato.

Sono altresi’ convinto che il movente principale del governo Berlusconi, nel far approvare la legge, sia stato quello di infliggere un colpo al lavoro della magistratura e di mettere in salvo dai guai gli avvocati del presidente del Consiglio, il presidente del Consiglio stesso e le sue aziende. La mia e’ naturalmente un’opinione come un’altra. Qual e’ la tua?

Grazie di nuovo per averci scritto.
Figaro
9 Ottobre 2001- Voglio un giornale in "salvanese"

Cari colleghi, dopo il friuliano non sarebbe il caso di fare anche un telegiornale in lingua "salvanese" (diffuso tra 25 mila abitanti dell'area di San Salvo, provincia di Chieti): poichè sono l'unico giornalista professionista di detto territorio mi candido a dirigerlo...
Tanto ormai non c'è più limite a nulla....
Uno


8 Ottobre 2001- Non abbiamo capito bene

Cara "Pennina", ma per quale misteriosa ragione le "preziose segnalazioni" che pubblicate dovrebbero essere "fondate" se cade l'anonimato solo nei vostri confronti?

E anche il resto delle "Raccomandazioni" è privo di senso se si rimane in un contesto di anonimato. Il giornalismo anonimo, la "soffiata", la "velina" sono al di fuori – ed in modo radicale- dalla deontologia, ammesso che si stia parlando della stessa cosa: il giornalismo, sia che lo intendiamo secondo la tradizione anglosassone (watchdog etc. etc.) sia secondo quella italiana (Pannunzio, i Barzini, Montanelli). La "firma" è la garanzia del pezzo se, ripeto, stiamo parlando di "giornalismo". Cordialmente
Rodolfo Falvo
rodfalvo@tin.it
Via Emilio Lami, 22
00151 Roma Italia 

Caro Rodolfo, non abbiamo capito la prima frase. Ti dispiace ripetere?
Bds


8 Ottobre 2001- Manca solo il mandolino

Ciao Barbiere! veloce e stringato: complimenti a chi produce il TG5 per il bellissimo servizio di stasera (3 ottobre - edizione prima serata) con Bush padre. Tanto per non scordarci mai che, alla fin fine, sempre di Italiano, spaghetti e pizza si tratta. Peccato per l'assenza del mandolino. Saluti
Leo


8 Ottobre 2001- Diritto di replica per Gabriella Mancini

La pubblichi questa? Credo di no! Gentile redazione de il Barbiere della Sera, ho letto sono l'altra: Gabriella Angela Mancini:  laureata in comunicazione alla Sapienza di Roma con una tesi della fine della democrazia cristiana, alla quale ho lavorato due anni, specializzata in marketing editoriale.

Per quanto riguarda la rubrica dell'Adnkronos : quella  rubrica era nata per ironizzare, vista la quantità di 'scoppiati' che ci tocca sopportare. I problemi si risolvono dall'analista. 

Per quanto riguarda il mio presente professionale, ho appena concluso una sostituzione estiva a tvSette (con headline) diretto da Antonio Bozzo e scrivo per il sito web del Corriere della Sera., faccio recensioni di libri di psicologia...sono interessata profondamente  e umanamente ai problemi della gente, alla gente umile. 

E a Milano ho vissuto in un pensionato di frati per cinque mesi, dove alloggiavano malati di cancro, extracomunitari, studenti lavoratori, esperienza che mi ha arricchito umanamente. In sostanza l'umiltà per me è tutto. Vi ringrazio.
Gabriella Mancini

E ancora...

Visto che ho diritto ad una controreplica e che spero esercitate come stile il rispetto e la correttezza, vi prego di pubblicare la mia lettera, è nel mio diritto.

Caro Barbiere, esistono gabrielle false e vere? se il ragazzo spazzola ha coraggio, dovrebbe firmare i pezzi che scrive. Di che cosa mi devo vergognare, di avere curato una rubrica di posta sentimentale che non esiste più da due anni? un lavoro che ho fatto onestamente e mi sono anche divertita.  

Mi devo vergognare di avere studiato duramente all'università? di avere scritto una tesi di laurea ciclopica, perché immaginavo una società libera, trasparente, dove il rispetto è alla base dei rapporti umani, una società dove non esistono cittadini di serie a o b, ma esistono purtroppo, una società dove non devi farti raccomandare per lavorare. 

Questo era quello in cui speravo eppure mi sono capitate risposte tipo: "i raccomandati sono più intelligenti". Oggi prendo un treno e vado a Milano a lavorare,
Gabriella Mancini, quella che ha grinta

Cara Mancini, prendo atto di quanto scrivi ma non vedo cosa c'entrino i tuoi indubbi meriti con quanto da me scritto.

Ho scritto che trovavo la tua rubrica melensa: lo pensavo, lo penso e lo riscriverei forte di un sacrosanto diritto della nostra professione: quello di critica. Così come, se mi occupassi di critica cinematografica mi sentirei in diritto di dire che un film è brutto; di critica libraria che un libro è illegibile; di calcio che una squadra ha giocato malissimo.

Va da sé che si tratta di giudizi ovviamente personali ma non per questo meno autorizzati.
Può darsi che i fra mille lettori della tua rubrica io sia stato il solo a trovarla melensa, ma ripeto, il diritto di critica fa parte del mestiere così come il dovere di accettarla.  Tuo

Ragazzo spazzola


8 Ottobre 2001- Troppo inciucio con il potere

Caro Figaro, leggendo il pezzo di Costanza mi è venuto in mente un amico storico che l'altro giorno mi poneva questa domanda:

come faccio a spiegare ai ragazzi che leggeranno il manuale di storia del Novecento che sto scrivendo, e senza fare un riferimento alla situazione italiana di oggi, che una grande parte della classe dirigente tedesca all'epoca della crescita nazista era perfettamente consapevole di quel che stava accadendo ma 'faceva finta di nulla' poichè non voleva essere accusata di 'essere sempre contro' e di non 'voler vedere le cose buone che il governo sta facendo' ?

Già... affermazione del tutto politically incorrect e che se lo sapesse Storace farebbe intervenire la Santa Inquisizione. Ma i nostri figli e nipoti che ne diranno della ignavia un pò lasciva, cheek to cheek, pacca sulle spalle di gran parte dei nostri opinionisti troppo avvezzi a inciuciare col potere?

Almeno Beppe Severgnini lo dice francamente, pur conservando il senso della  misura (vedi la rubrica su Io donna di sabato). E tutti gli altri (a destra, ma anche a sinistra) che -lautamente retribuiti ma forti della popolarità acquisita grazie agli schermi televisivi in cui appaiono o alle prima pagine dei giornali in cui scrivono- si fanno pagare somme astronomiche (c'è chi arriva ai 50 milioni, ma la base è comunque oltre i 10 milioni) per ogni apparizione a un convegno, o a una tavola rotonda: il tutto attraverso agenti che hanno sede fiscale a Montecarlo?

Come fa chi guadagna da queste apparizioni da cinque a dieci volte il suo rispettabile stipendio annuale, a mantenere un minino di autonomia di giudizio?
Pistino


8 Ottobre 2001- Quelle rogatorie buie e tempestose

Cari Barbieri, siamo in giorni bui e tempestosi, con la guerra alle porte, va bene. Comprensibilissimo che i tg dedichino i primi titoli alla vicenda, anche se in altri paesi - la Francia, per fare un esempio - si fanno scelte diverse, privilegiando in certi casi questioni di più stretta rilevanza nazionale.

E tra le "questioni nazionali" credo che possa essere inserita a buon titolo la vicenda parlamentare del disegno di legge sulle rogatorie, oggi approvato dal Senato. Ecco il punto. Ieri sera, il Tg1 - il tg Rai, azienda notoriamente dominata dalla sinistra... - ha trasmesso il servizio sulle rogatorie, e sull'acceso scontro in aula etc. etc., alle 20.25. Le scelte spettano al direttore (certo, quel comunista di Albino Longhi).

Eppure, credo che la questione sia di "scottante attualità", come si dice, a prescindere dalle diverse opinioni politiche; credo che il tema sia uno di quelli che divide il paese (altro che bipartisan, la parola più citata e storpiata degli ultimi anni tv), e che dunque meritasse un po' più di rilievo.

E dunque non posso credere che si sia trattato di una scelta politica, una censura soft, non tanto per dare rilievo a un tema che disturba il centrodestra, ma anche solo per non far vedere i senatori, di solito così composti, che si sgolano per gridarsi insulti...

Anche se poi, dopo le 22, vedere Bossi ospite di quel terrone di Massimo Ranieri, che recita la poesia di Eduardo mi ha fatto venire qualche dubbio, tanto più che la notizia della "apparizione a sorpresa" (ma quando mai!) del siur ministro chez Ranieri è stata oggi argomento di ampi servizi sia sul tg1 che sul tg5, alle 13 e alle 13.30...
Danny Getchell


8 Ottobre 2001- Bisogna capire la rabbia della Fallaci

Il tono della Fallaci è forse sopra le righe. Per capire la sua rabbia, però, bisognava esserci. Sapere cos'è la guerra vera. Cos'è una montagna di macerie, cadaveri e formalina come sono le torri adesso con il loro odore, l'unica cosa (la più forte) che la televisione non trasmette.

Sapere cosa significa sigillare la bara di tuo figlio o tuo padre. Allora puoi odiare chi non rispetta la vita. E la morte. Oriana scrive semplicemente (a modo suo, e bisogna saperlo leggere) che la nostra società è troppo civile, troppo aperta, che deve difendersi da chi non da valore al dolore altrui.
Antonio


4 Ottobre 2001- La Fallaci a scuola mi spaventa

Mi inserisco anch’io nel “tormentone Fallaci”. Al di là del fatto che sottoscrivo al 100% il <W il political incorrect>, mi associo anche a Francesca Longo visto che ho avuto un’esperienza analoga. Anche mio figlio di 15 anni, liceo scientifico, di primo acchito ha espresso grandi entusiasmi. Poi abbiamo cercato di ragionare insieme. Ed è stato lui a dirmi che forse il peccato originale delle 4 pagine di alta letteratura della grande Oriana è (cito testuale): l’autoreferenzialità.

Parola orribile, concetto che certo non ha appreso a scuola, ma che da tempo ho cercato di spiegargli da mamma-giornalista nel tentativo di fornirgli strumenti di lettura dei media. Ognuno di noi può essere o meno d’accordo con quello che ha scritto la Fallaci. Difficile poi levare voci fuori dal coro se discutiamo di una scrittrice-giornalista assurta ormai a mito intoccabile.

La cosa grave, credo, è che quelle 4 pagine sono entrate (giustamente da un certo punto di vista) di prepotenza nelle scuole italiane. E non so quanti docenti abbiano rilevato che, al di là dei concetti, dietro la splendida prosa dell’Oriana sembrano esserci più conti personal-professionali da saldare che giudizi storico-politici (vedi le accuse ad Arafat o Komehini);

più banalità da posta del lettore al giornale di provincia (vedi gli ambulanti a Firenze o le puttane albanesi) che un’analisi delle politiche dell’immigrazione; più vanità personale nell’esporre la sua drammatica vicenda umana (vedi l’accostamento della terribile malattia che l’accomuna al sindaco di New York Rudolph Giuliani) che voglia di mettere a disposizione dell’opinione pubblica italiana la sua grande esperienza professionale;

più frustrazione del non potere essere ancora una volta testimone “in prima linea” sul fronte della guerra che si sta preparando ( e nel piccolo delle mie passate esperienze, sa dio se non la capisco se è questo che prova) che ricerca di vie alternative per essere comunque protagonista.

Mi spaventa dunque l’influenza culturale che quelle 4 pagine potranno avere non solo sull’opinione pubblica italiana, ma soprattutto sulla formazione dei nostri figli, che vorrei potessero avere una visione culturale e politica articolata.

Elena Ragusin   


4 Ottobre 2001- No, non è la guerra

"...no, non è la guerra. E' l'ipocrisia degli americani che poi si presentano con le mani pulite. Gli Americani sanno benissimo quel che fanno i coreani. Per interrogare i prigionieri ad esempio. Li portano sugli elicotteri, a coppie, e poi ne legano uno alla corda e lo calano giù. Lui incomincia ad oscillare, a girare, a gridare, e quando ormai è mezzo morto gli taglian la corda. L'altro per non fare la stessa fine, dice tutto. Quando ha detto tutto, lo buttano giù."

tratto da: "Niente e così sia" di Oriana Fallaci e da qualcun altro che l'ha segnalato ...non è colpa mia se raccatto scritti sui tovagliolini di carta usati...
La ragazza del bar

4 Ottobre 2001- Anch'io ma fino a un certo punto

Barbierone, vedo che approfitti per pubblicare le buone novelle di noi scribacchini. Beh, urge smentita alle "trenta righe" da te titolate Anch'io. Il colloquio c'è stato, ma il lavoro no. Tu dirai... capita! E vorrei vedere se capita. Ma quante volte vale prima che si chiami sfiga?? in attesa di una tua pronta risposta (magari mi illumini il cammino) ti invito a non cestinare il mio curriculum che ti ho da poco mandato aggiornato. Direi che serve ancora. No??? Merci merci 
Caterina Fogliaroli


3 Ottobre 2001- Oriana, osanna e peana

Osanna e peana per l’Oriana che è tornata in pompa magna sul Corsera. Per quanto riguarda l’articolo non voglio aggiungere nemmeno una goccia all’oceano d’inchiostro che è stato, è e sarà versato sulle sue esternazioni. Mi limito a notare che a volte la furia giacobina dovrebbe essere intervallata ad una più attenta verifica delle fonti, delle citazioni e, perché no, anche della lingua italiana. 

Riporto testualmente dal pezzo dell’Oriana (talvolta fallace): “…gli esperti dell'Islam non fanno che cantarmi le lodi di Maometto. Spiegarmi che il Corano prédica la pace e la fratellanza e la giustizia… Ma allora come la mettiamo con la storia dell'Occhio per Occhio Dente per Dente? Come la mettiamo con la faccenda del chador… come la mettiamo con la poligamia?”

Forse la mettiamo che la storia dell'Occhio per Occhio Dente per Dente è nella Bibbia (Esodo, XXI,23-25: “Ma se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido”) e non nel Corano. 

E non è tutto. Una ventina di righe più in giù leggo “…e con operai come gli operai di New York. Sono tipacci, gli operai di New York. Più liberi del vento, irreggimentabili. Quelli non obbediscono neanche ai loro sindacati… Ad esempio dagli irreggimentabili operai che scavano nelle rovine per tirar fuori…”

Beh, direte voi, un lapsus calami si perdona a tutti, figuriamoci ad Oriana nostra. L’avrei fatto anch’io se però nello stesso pezzo, quasi in chiusura, la scrivana fiorentina non si fosse messa a sfottere i “magistrati che non conoscono l’italiano”. 

Mi permetto pertanto di consigliare alla nostra di aggiungere alla ricca biblioteca che certamente possiede nel suo attico di Manhattan una Bibbia e un Corano, nonché, al suo Dna, una briciola di modestia.
Mata Hari


3 Ottobre 2001- La Fallaci mi fa incazzare

Oriana Fallaci?? Ma per favore... Ragazzi che botta: arrivo in redazione, sfoglio Repubblica, Il Sole, poi mi cade l'occhio sul Corriere. La Prima  e' stranamente movimentata.. Guardo meglio. E' il risveglio dal torpore della Fallaci a muoverla.

''Compatibilmente'' con i tempi di redazione me la leggo tutta. Ci metto circa un'ora. E il mio umore cambia. Ora, a casa, capisco improvvisamente che Fallaci mi fa incazzare. All'inizio penso che il suo sia un discorso coraggioso. Questo mi intriga oggi che ''siamo tutti americani''. Ma proseguo nella lettura e avverto una sgradevole sensazione . Come un fastidio (il suo), o peggio un totale disgusto.

C'e' una parte nella quattro enormi pagine del Corriere a lei dedicate in cui parla di una tenda montata da immigrati al centro di Firenze, la ''sua'' citta'. Da li' in poi si parla di escrementi, orina, puzza, macchie di sudicio.

A questo mi si contrappone nella memoria di quello che ha scritto (ma e' esercizio arbitrario il mio) la descrizione della nostra cultura, della sua esperienza personale come soldato dell'italia antifascista. La patria. Il tricolore che ancora conserva. Sporco di sangue. La descrizione dei nostri immigrati in America 'accoppiata' in uno 'svolo' notevole al film di Nicole Kidman e Tom Cruise, Cuori ribelli.

Provo ad identificarmi nelle cose che leggo ma non ci riesco. Oriana Fallaci spara a zero. Come Silvio Berlusconi. Solo che lei per dire che non esiste una cultura araba usa almeno due colonne. Lui invece taglia cortissimo: la nostra civilta' e' superiore alla loro.

Penso a come commentera' questa idea il mio amico che mi vende i cd taroccati in spiaggia mentre io prendo il sole. O cosa ne pensa un ragazzino saltato sulla mina. Non credo gli interessi sapere se i numeri li abbiamo inventati noi o loro. Forse gli basterebbe mangiare come sto facendo io o come fara' la Signora Fallaci fra qualche ora.

Io so solo che ho dovuto fare una gran fatica a digerire l'odierna dose di buon senso occidentale. E che se stasera incontrassi la Fallaci la manderei a quel paese da parte di tutti quelli che magari i numeri non li hanno inventati ma vivono di stenti da anni. Si tenga la sua cultura, la sua scienza, la sua casa  New York. E stia con gli americani ricchi ma rozzi come dice lei. In quanto a rozzezza e ruvidita' Lei avra' certo molto da insegnare a quel popolo la cui storia - parole sue - si basa su concetti basilari come la liberta'.


3 Ottobre 2001- Che casino in via Solferino

Dopo il pezzo di Oriana Fallaci sta succedendo un casino senza precedenti. Purtroppo era esattamente quello che si voleva in via Solferino. Ecco quello che è successo in pillole.

Il pezzo della Fallaci era pronto molto prima di quando è uscito.

La Fallaci ha avuto molto più spazio di quanto abbiano avuti articoli pacati e molto più professionali come quello di Tiziano Terzani.

 La Fallaci è libera di scrivere quello che vuole dall'alto della sua esperienza e delle sue inchieste e reportage dai posti più caldi del mondo, ma misteriosamente non ha subito i soliti "tagli" che tutti conosciamo per ragioni di spazio ed opportunità.

La Fallaci ha scritto istintivamente col cuore (o senza), ma è tragicamente inciampata su alcune contraddizioni relative al suo amore per l'Italia, Italia amata, ma adesso abbandonata per vivere e curarsi lontano.

Nessuno ha il coraggio di dirlo, ma la Fallaci è stata usata. In alcune sale dei bottoni ci si dà la pacca e ci si vanta di averla convinta a scrivere un "pezzo tosto". Ci si vanta di aver detto quello che non si aveva il coraggio di dire.
La linea editoriale di un giornale non era mai scesa tanto in basso.

Alcune conseguenze.

Ovviamente esce un libro della Fallaci, ed indovinate per quale casa editrice ? Sarà il successo dell'anno, è garantito dal battage di amici e nemici.


 In molti si sono tolti un peso dallo stomaco e subito è iniziato il tam tam con le dichiarazioni irresponsabili di politici e giornalisti che dicono di condividere tutto. (Esilarante le parole di Urbani ed altri di Forza Italia che dicono di essere d'accordo su tutto dimenticando che l'unico manifesto affondo personale della Fallaci ad un personaggio pubblico italiano è quello al ministro della Cdl  Bossi). Il razzismo d'un tratto si è svuotato di tutti i suoi significati. E' legittimata la caccia alle streghe, pardon agli Arabi diventati tutti papabili terroristi.

Appello alla Fallaci. Pur nella superficialità di molte analisi, la forza e l'impeto del pezzo saranno una lezione di come si scrive qualcosa che invogli la gente a leggere. Ma il periodo è troppo tragico e merita riflessioni ben più corpose, lontane dagli usi strumentali di chicchessia. Un pezzo può essere cattivo, ma mai sporco. Hai scritto un pezzo libero, ma non indipendente. Conoscendo la tua intelligenza so già che te ne sei accorta.
L'Eremita


3 Ottobre 2001- Grandi mele e Grandi fratelli

Rispondo all’intervento di Figaro sul tormentone Fallaci, non per controbattere, ma per aggiungere un particolare messo in rilievo, l’altro ieri, da mia figlia sedicenne. Ha letto le quattro pagine del Corriere, s’è indignata e ha telefonato al padre che glielo aveva suggerito.

Il concetto esposto dall’adolescente è sintetizzabile più o meno in questo modo. ‘Mi si parla, facendo riferimento agli Stati Uniti, della grande cultura classica occidentale. Bene, io di questa cultura non trovo traccia nella vita quotidiana’. 

Segue: ‘Dante parlava latino e scriveva in volgare. Noi conosciamo Dante, studiamo ancora la Divina Commedia e il latino, in qualche modo e per qualche italiano c’è continuità. Ma negli Stati Uniti?’. 

Fuori dalla rissa figlia/genitore (che mi costerà una nuova guerra, dal momento che prevedo che il padre s’opporrà fieramente all’iscrizione al liceo classico anche della secondogenita), mi e vi domando: ‘Cosa è rimasto della grande cultura classica occidentale nella nostra società?’ Il Grande Fratello e la Grande Mela?

Francesca Longo


3 Ottobre 2001- La dura vita dell'addetto stampa di Radio Kiss kiss

Caro Barbiere, siamo le due giornaliste licenziate da Radio Kiss Kiss Network, Annarita D'Ambrosio e Pina Esposito. In questo spazio che cortesemente rubiamo ai colleghi anche loro alla ricerca di diritto di replica cercheremo di rispondere alle ignobili motivazioni che la nostra ex azienda datrice di lavoro solleva per bocca del suo addetto stampa.  

Ruolo ingrato, ma pur sempre svolto da un giornalista che, come tale, dovrebbe ricordare di avere l'obbligo inderogabile del rispetto della verità sostanziale dei fatti. 

E la verità inoppugnabile è questa: siamo state licenziate non certo perché il settore informativo andava ampliato ed adeguato agli standard degli altri network radiofonici nazionali a meno di non voler offendere l'intelligenza degli ascoltatori: i notiziari attualmente in onda sono due al giorno mentre le sottoscritte ne redigevano e conducevano 15 quotidianamente. 

I notiziari attualmente in onda non sono in esclusiva. E poi se il servizio offerto da un'agenzia è qualitativamente superiore a quello offerto dalle sottoscritte perché ricordarsene solo dopo 15 anni d'informazione autoprodotta? E poi non mi pare ci siano altri network nazionali che hanno soppresso redazioni interne per "migliorare il servizio" pagando un service. 

"Non me ne vorranno né D'Ambrosio, né Esposito. Una cosa è un'agenzia che garantisce servizi ed inviati, altra cosa è invece un notiziario che è fatto semplicemente con la lettura delle agenzie, con tutta la bravura e l'abilità che avevano le mie ex-colleghe nel redigere i notiziari" ha detto molto cortesemente l'addetto stampa degli editori di Radio Kiss Kiss. 

Ebbene il giovane collega che ha avuto l'onore e l'onere di riportare fedelmente le opinioni dei suoi datori di lavoro forse non sa cosa significa redigere un notiziario, peraltro senza il supporto degli inviati, da noi più volte richiesti! 

E' un lavoro di ricerca di notizie, di riformulazione e soprattutto di adeguamento dei dispacci di agenzia agli standard radiofonici, decisamente diversi da quelli della carta stampata. Lo stile deve essere diretto, le notizie brevi, comprensibili ed esaurienti. Magari, caro nostro addetto stampa, bastasse leggere un dispaccio di agenzia!!! 

La verità è che il nostro simpatico e solerte ex collega dice il vero solo quando sibillinamente afferma che "forse c'era qualche attrito. Solo in questo modo si può giustificare una scelta del genere". 

Nessun attrito personale, carissimo ex collega, solo che, da professioniste con più di 10 anni di attività, non abbiamo mai voluto cedere a ricatti più o meno velati di conversione del contratto: via quello giornalistico, in campo il meno oneroso Frt.

Caro ex collega è il contratto che i nostri ex datori di lavoro ti applicano: non potrai sostenere l'esame da professionista, un milione e mezzo al mese per difendere le loro illegittime decisioni!!! !!
Annarita D'Ambrosio e Pina Esposito


2 Ottobre 2001- Un direttore sincero e sportivo

Caro Barbiere,  è la prima volta che entro nel tuo salone. Spero di trovare una poltrona libera, e soprattutto la tua cortese disponibilità, perché avrei piacere di frequentare con una certa periodicità questa deliziosa sala da barba. Prima del taglio, vorrei cominciare facendo pelo e contropelo a due soggetti di radio KissKiss Network.  

GRAZIE AD ASCIONE E MARINO PER LA LEZIONE DI DEONTOLOGIA E PROFESSIONALITA’. Sento la necessità di complimentarmi sentitamente con l’addetto stampa di Radio KissKiss Network, il pubblicista Paolo Ascione, ed il direttore responsabile della stessa testata, Stefano Marino (pubblicista). Dopo aver letto le loro dichiarazioni mi sento in obbligo di proporli al consiglio dell’ordine dei giornalisti competente per un encomio solenne

Fanno davvero onore alla nostra ingiustamente bistrattata categoria. Non è vero che tutti i giornalisti sono schiavi degli editori!!! I suddetti sono l’esempio, in carne ed ossa, del contrario!!! (e quindi, per rispetto nei loro confronti, evito di chiamarli colleghi).

Davanti al licenziamento del Fiduciario di redazione nel corso di un’assemblea sindacale permanente (mi risulta interrotta bruscamente da uno dei proprietari) i miei primi complimenti vanno ad Ascione, per lo spirito di solidarietà mostrato alla collega licenziata. 

Credo che il bravo e professionale addetto stampa – a proposito ho cercato disperatamente sul DEA dell’Ansa e su internet notizie e comunicati sulle iniziative pubblicizzate dal Nostro per conto dell’Azienda in questione ma purtroppo non ne ho trovate (almeno di positive) - abbia dato un fulgido esempio di una solidarietà fra colleghi.

Devo evidenziare la sua signorilità – mi sono quasi commosso e vi invito a rileggerlo - quando, a proposito della qualità dei notiziari redatti dalle due giornaliste licenziate perché si erano rivolte all’assostampa dopo aver rifiutato il “ghiotto” invito a rinunciare all’art.1 per confluire in una nascenda agenzia dell’editore dove si applicheranno contratti FRT, Ascione ha sentenziato che il servizio di una agenzia “è decisamente superiore… non me ne vorranno né D’Ambrosio, né Esposito. Una cosa è un’agenzia che garantisce servizi ed inviati, altra cosa è invece un notiziario che è fatto semplicemente con la lettura delle agenzie, con tutta la bravura e l’abilità che avevano le mie ex-colleghe nel redigere i notiziari”.

Anche se mi è rimasto il dubbio che quel tipo di notiziario sia stato voluto dall’Editore (il quale aveva anche pensato bene di togliere il telefono dalla redazione) dico bravo ed “evviva” il risparmioso Ascione, che per non gravare sul bilancio della società ha accettato l’FRT!!!

Credo che il consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Campania debba proprio annoverarlo fra i suoi illustri iscritti. E poi, chi sa cosa penserebbe il direttore responsabile di una testata del lusinghiero giudizio espresso su dall’addetto stampa su news da lui volute e concordate con l’editore…. 

Identico encomio, ancor più solenne –anzi “radioso” – merita Stefano Marino, direttore responsabile della testata, secondo gli atti ufficiali, il quale nonostante la legge professionale ed il contratto giornalistico gli impongano una serie di scoccianti oneri, anche a tutela delle “subalterne”, sceso dalle nuvole, ha candidamente affermato di non aver mai contato nulla in azienda.

“Sono direttore, ma in realtà ho un ruolo ben diverso da quel che risulta ufficialmente (????): ho un contratto di collaborazione, sono corrispondente per la pallanuoto e la pallavolo”. Bravo, sincero e sportivo. Ex direttore di KKNetwork, ma forse (“in realtà ho un ruolo ben diverso da quel che risulta ufficialmente”) ancora direttore di altre due radio del gruppo: è così che si fa!!! Bravo, non possiamo che augurargli un futuro “radioso”.

Radio “Baccano”


1 Ottobre 2001- Prima di leccarci i baffi chiediamo alle donne

Figaro, prima di leccarci i baffi per le parole di Berlusconi chiediamo  al movimento femminista cosa pensa della prospettiva che i Talebani  affermino - allevando una loro piccola comunità in Italia - un ruolo  della donna eufemisticamente marginale?

Si potrebbero anche unire le due cose: censurare Berlusconi e decidere  se accettare o censurare la prospettiva Talebana (che, così sembra, si  pone un problema di espansione-"evangelizzazione" dei propri valori). E  magari chiedere alla "nazionale cantanti" una partita per raccogliere  soldi per qualcuno (poi lo decidiamo appena siamo sicuri chi vince). Sono pazzo? A presto
Tonino 


1 Ottobre 2001- Biancaneve ha ragione da vendere

Caro Barbiere, ho letto l'intervento di tal Michelozzo... che se la prendeva e minacciava denunce al barbiere per la lettera di Biancaneve.

Allora sono andato a rileggermi quello che aveva scritto Biancaneve e ti accorgi che non c'era nulla di particolare ma semplicemente il racconto di quello che lei aveva dovuto fare per cercare di capire chi era a chiedergli la foto (e a offrirgli il lavoro).

Biancaneve ha ragione da vendere. Ma vi rendete conto che in Italia una persona per lavorare deve inviare la sua foto a gente sconosciuta? Ormai i padroni possono fare tutto.

Ma questo signor Michelozzo che si definisce collega (ma mi sorprende che un collega scriva: "giovedì 27 settembre c.a." dove c.a. sta per corrente anno, immagino) perchè non ha pubblicato il suo numero di tessera di giornalista e la sua foto quando si è messo a cercare
dipendenti?
Poi questo signore chiede rettifica: ma di cosa? Non lo spiega mica nella sua mail...Saluti
Lucky


28 Settembre 2001- Replica ritardataria a Zincone

Cari Barbieri, e caro Zincone (e i suoi carabinieri), nel mio intervento sugli attacchi agli Usa e le reazioni della stampa mi riferivo a vari editoriali e commenti pubblicati soprattutto dal Corsera. In ogni caso, il testo di Zincone è uscito il 14, intitolato "Quelli contro (solo un po')".

Magari il suo pezzo mi ha innervosito più del necessario, magari Zincone si è innervosito più del necessario, vedendo subito nemici - antiamericani - a destra e soprattutto a manca.
ps. ho visto solo ora la replica del 20 settembre di Zincone, pardon
Cordialmente,
Danny Getchell


28 Settembre 2001- Quanto pesa lo sponsor a San Marino

Caro Bds, leggi questa. Che così riflettiamo tutti. Mentre in tutte le parti del Mondo si fa la corsa all'aiuto, all'amore, alla fratellanza, al buon senso e alla carità per tutti quegli innocenti morti; mentre ci sono stilisti che annullano sfilate, profumisti che non lanciano nuovi "aromi" dai nuovi ingombranti mentre calciatori si stringono in coro per onorare la memoria e in America si canta pure in Borsa, ecco che nell'Antica Terra della Libertà, alias la Repubblica di San Marino, Stato neutrale (come la Svizzera) e ricco di banche e conti "cifrati" non hanno proprio rispetto per l'onore e la pace altrui.

E se lo Sport mondiale ha commemorato, pregato, amato e pianto e, addirittura, s'è fermato, lassù sul Monte Titano giocano senza pensarci poi tanto. E siccome ci si gioca la Korac, intesa come Coppa (mica brustoline...) lo sponsor ha il suo "peso", in termini economici. 

Tanto che la seconda squadra di pallacanestro di San Marino (come riporta oggi martedì 25 settembre il Corriere Romagna, nelle pagine dello Sport) ha un nome alquanto apocalittico, cupo, "mortale": ebbene sì, si chiama, udite udite, World Trade Center. 

Come se le Torri Gemelle di New York fossero un bene comune, come se non fosse successo quella mattinata (americana) dell'11 settembre scorso. Per la storia (e la cronaca) l'avversario di turno è il Geoplin Slovan, compagine che milita nella serie A slovena. "Inutile cullare sogni di gloria", scrive il collega del Corriere Romagna. E ti credo: con quello sponsor... A fine articolo, il giornalista, da' pure il "probabile quintetto". E quei cinque nomi di giocatori inesorabilmente fanno venire alla mente l'elenco, macabro, dei morti schiacciati dalle macerie delle Twin Towers 
Andy


27 Settembre 2001- Aridatece li sordi...

Informazione omologata? Si direbbe di sì leggendo le prime pagine di Corriere della Sera e Repubblica di oggi venerdì 21 settembre, con la stessa maxifoto del marinaio afroamericano e della sua famiglia prima dell'imbarco. Come direbbe Pasquino, "aridatece li sordi allora..." 
Piccola vedetta prussiana


26 Settembre 2001- Smentisco, preciso, correggo, rettifico

Gentilissimi Signori, a margine della presente Vi allego l'intervento di una tale Biancaneve, che firmandosi con uno pseudonimo a differenza del sottoscritto che si è qualificato rispettosamente, lancia accuse totalmente infondate e denigratorie della Società che rappresento e del mio stesso nome, obbligandomi a richiederVi una immediata rettifica e/o la cancellazione dell'intervento, vedendomi obbligato, altrimenti e mio malgrado, a sporgere denuncia nei confronti della medesima e chiedendo l'intervento della polizia postale. 

Le accuse strumentali mosse sono destituite da ogni fondamento, tanto + che l'annuncio apparso su altri siti, vede convocati per GIOVEDI' 27 Settembre c.a., gli aspiranti candidati nella sede di HSE Italia in Roma, per designare coloro che potranno essere inseriti nella Società OC Srl, che non ha sede nè a Roma, nè nel Lazio.

Da qui si può evincere, che le accuse mosse da tale Biancaneve sono false e tendenziose, che denotano pressapochismo e poca sostanza, tanto più che gli elementi richiesti, come quella foto, occorrono alla Società per provvedere alla candidatura dei colleghi giornalisti.

L'episodio increscioso per la Società, per me personalmente, ma anche per tutti coloro che rispettosi hanno inviato la loro candidatura, offende la nostra disciplina ed il nostro rigore, forse togliendoci la voglia ed il buon gusto di aprire le porte a persone in gamba, visto che si trovano ancora a giro persone che "complottano" contro colleghi.

Ritengo ingeneroso ed indecoroso un attacco del genere, al quale chiedo immediata rettifica, per tutelare la nostra ottima immagine di azienda nazionale.

Cordialità vivissime Andrea M. Michelozzi
Direttore HSE Notizie


26 Settembre 2001- Grazie Barbiere per i giovani che ci hai mandato

Cari amici del Barbiere, leggiamo con qualche inquietudine della disavventura di Biancaneve e ci facciamo uno scrupolo; nelle passate settimane (l'estate era appena all'orizzonte) avevamo segnalato sulla vostra bacheca la nostra esigenza di collaboratori per la parte redazionale di un piccolo e giovanissimo sito sul vino e i prodotti tipici.

Abbiamo avuto fortuna, tanti colleghi di provata esperienza ci hanno scritto, noi abbiamo fatto qualche telefonata, poi alcuni colloqui ed infine due giovani e bravi colleghi come Andrea Dusio ed Enrica Tifatino (rispettivamente di Milano e Napoli... l'Italia è piccola) hanno accettato di scrivere per noi. Tanti altri di voi ci hanno mandato curricula di ottima qualità, che per ora siamo costretti a tenere 'in frigo' per carenza di budget... ma comunque precisiamo, noi le foto non le riteniamo necessarie, anche se poi sono le benvenute per facilitare il riconoscimento dell'autore, specie al primo colloquio (che spesso si tiene, per motivi logistici, in un locale pubblico davanti ad una tazza di caffè.... non avendo venti sedi regionali, almeno per ora....).

Grazie ancora a tutti e... continuate a seguirci, i giornalisti di valore, con idee valide e spirito di iniziativa, sono sempre apprezzati, anche da noi 'piccoli'.
 
Dott. Luca Spoldi
socio amministratore
6 In Rete Consulting

 
www.6inrete.it  www.altrovino.com


20 Settembre 2001- Zincone e il carabiniere

Caro Figaro,ma quando mai ho scritto le pazzesche baggianate che Danny Getchell mi attribuisce? Penso alla famosa storiella dei carabinieri: uno sa scrivere e l'altro sa leggere. Indovina quale dei due mi ricorda Getchell. Ciao
Giuliano Zincone


20 Settembre 2001- Concorrenza sleale

Un annuncio pianificato sulla stampa economico-finanziario (Il Sole 24 Ore, Milano Finanza) giovedì 13 settembre recitava: “Da oggi il mercato azionario ha un nuovo leader”. Firmato: Merrill Lynch. Uno dei principali competitor, la Morgan Stanley, aveva visto dipendenti e archivi sepolti sotto le macerie del World Trade Center tre giorni prima. Il resto è silenzio.
Timothy Archer


19 Settembre 2001- Ma se l'Italia si comporta bene, c'e' il silenzio

Caro Giovanni, senza rancore, belìn, ho letto con attenzione il tuo intervento e ho sorriso...colpa di questi maledetti nick che ci costringono ad anonimati qualche volta imbarazzanti...

Devo, non posso esimermi dal risponderti...A oggi non c'è stata nessuna modifica di trattati, effettivamente solo modifiche a articoli di trattati. 

La struttura stessa di un trattato (la sua natura) prevede l'integrazione e l'aggiornamento di tutti gli articoli. Nello specifico all'articolo 5 del trattato Nato Sopa del 4/4/59 segue l'articolo 6 e quello 7, ampiamenti disattesi dall'Italia nel '99. 

Prevedono infatti l'intervento delle forze del Patto: 
1) in caso di attacco a territorio o mezzi militari dei paesi aderenti (in questo caso gli Stati Uniti e il Pentagono, ma la Jugoslavia non era nè paese membro, nè erano state attaccate postazioni militari Nato) 

2) 'Il presente Trattato non pregiudica e non dovrà essere pregiudicante in alcun modo i diritti e gli obblighi derivanti dallo Statuto alle parti che sono membri dell'Onu o la competenza primaria del Consiglio di sicurezza per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali' (segue art. 51 delle Nazioni Unite: "Nessuna disposizione del presente Statuto preclude il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale. 

Le misure prese da Membri nell'esercizio di questo diritto di autotutela sono immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza e non pregiudicano in alcun modo il potere e il compito spettanti, secondo il presente Statuto, al Consiglio di Sicurezza, di intraprendere in qualsiasi momento quella azione che esso ritenga necessario per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale").

Dopo questa lunghissima premessa, volta a fornire spunti per un'analisi non generica sulle considerazioni di Andreotti, passo all'argomento che inevitabilmente mi sta a cuore: le considerazioni finali della Commissione Cermis

Grazie alla solerzia della categoria -non della sinistra, dei giornalisti!!!- i risultati finali del lavoro dell'unica Commissione parlamentare che ha chiuso i lavori in un anno, senza nessun voto contrario, hanno avuto una diffusione nazionale pari a quella che ha il bottegaio all'angolo di casa mia. Zero

Non piace ai giornali e ai giornalisti parlare di qualcosa che ha funzionato. E' una colpa grave, gravissima, tanto più che -se fai un giro nei forum- t'accorgi che ancora oggi gli italiani sono convinti che i venti morti di Cavalese non hanno avuto giustizia. E dire che per una volta il nostro Paese aveva recuperato la propria dignità!!!!

Non intendo tediarti a lungo, ti rimando al testo della relazione, che dovrebbe ancora giacere da qualche parte nel sito Internet della Camera. Appurato- e comunicato agli stessi Stati Uniti, sede il Pentagono, ala abbattuta, interlocutori il Ministro della Marina e quel generale che, prima dell'attentato, doveva venir nominato capo supremo di tutte le forze armate statunitensi- che l'inchiesta amministrativa statunitense era viziata, appurato che la tragedia era agevolata da un'abitudine consolidata e tacitamente approvata, la Commissione parlamentare ha suggerito all'unanimità una revisione dei Trattati tra Italia e Stati Uniti. 

Lo scopo non era, sottolineo, non era, 'buttare a mare le basi americane', ma aggiornare qualcosa di assolutamente obsoleto e integrarlo con nuovi accordi (tra cui il Tricarico Prueher). E questa esigenza veniva formulata e condivisa, in primis, dalle stesse forze armate italiane.

Non so cosa tu pensi dello stato di diritto. Io, personalmente, mi auspico di vivere ancora in uno Stato di diritto. Ciò significa che, se devo fare un intervento di peacekeeping, lo faccio, presupponendo che qualche trattato internazionale lo preveda. Cosa che non è. 

Se decido che l'obiettivo è la guerra al terrorismo, la faccio, partendo dal presupposto che 'in nome del popolo italiano' e di quello degli altri partner mi è stato dato mandato per farla. Operare sulla base di un trattato in cui il nemico oggi è mio alleato (la Russia), concentrato su dazi e gabelle doganali, è francamente avvilente per la democrazia. Libero tu di credere che i trattati internazionali siano carta igienica. Nella realtà si trattano così...a destra e a sinistra...

Per il resto ti rimando all'intervento di Von Klausewitz di cui condivido ogni parola. Concludo: fino a sapere che Andreotti ha sempre condotto una politica filoaraba, ci arrivo anch'io, umile ragazzotta da bar. 

Anche le restanti tue considerazioni mi sono note. Ma ricapovolgo tutto e mi chiedo: se uno dice una cosa sensata, devo per questo ignorarla? Tu hai citato il Cermis: se hai letto la relazione ti sarai accorto che non ci sono opinioni, ma solo dati (ed eventualmente perizie tecniche). 

Forse è arrivato il momento di aprire gli occhi. Scopriremo che l'Italia non è più divisa nei due blocchi destra-sinistra, ma tra diritto e assenza di diritto, tra cultura e a-cultura... se poi qualche giornale o telegiornale avrà il coraggio di raccontarlo agli italiani...beh, magari ce la caviamo...
La ragazza del Bar


19 Settembre 2001- Esercizio della ragion critica

A una settimana dalla strage nel cuore degli Usa - e del mondo occidentale - siamo un po' meno americani, scrive Ariel.
Mi rallegro. Mi rallegro perché nelle note di Ariel, che pur non condivido in parte per l'integralismo occidentalista che in certi momenti diffondono, almeno non si dà per assodata l'equivalenza: critici degli Usa = antiamericani, che invece ha campeggiato per giorni sui quotidiani italiani che ho potuto leggere, in particolare il Corriere della Sera, trascorrendo le mie vacanze all'estero proprio nei giorni dell'attentato.

Continuo a pensare che un conto è fare informazione, altro è contrabbandare per fatti i propri commenti e le proprie opinioni. Continuo a pensare che le semplificazioni saranno anche utili, ma non a ogni costo. E che i giornali, i giornali stampati su carta, possono permettersi il lusso di fare analisi, di fare sforzi di chiarezza e comprensione, di affrontare anche la complessità.

Invece, in questi giorni, ho letto un'abbondanza di editoriali e commenti - uno per tutti, quello di Giuliano Zincone sul Corsera alcuni giorni or sono -  la cui preoccupazione principale era quella di dimostrare che non basta provare orrore per quanto è accaduto, non basta considerare il terrorismo - e nella particolare forma del fondamentalismo islamico - una barbarie da combattere sempre e comunque, senza giustificazioni.

No, occorre anche dirsi per tutto e in tutto vicini agli Usa - alla sua popolazione non basta: anche alle sue istituzioni, le più democratiche del mondo - essere convinti che gli Stati Uniti sono il Bene; non lasciarsi andare a commenti anche solo lontanamente ambigui sul ruolo internazionale di Washington, a riflessioni sull'inevitabile conseguenza che il cuore dell'Impero sia anche bersaglio (e si può usare il termine Impero solo se si intende del Bene, chiaro).

Non si può dire che a fare di bin Laden quel che è - come vari altri personaggi, da Saddam Hussein a Noriega passando per quel povero vecchio paralitico di Pinochet - hanno anche contribuito gli Usa, perché altrimenti Paolo Mieli vi sgrida. E via di questo passo. L'unico a cui si consente di elevare inviti alla pace e non alla vendetta è il Papa, perché è il papa, ovvio, e in fondo anche perché è un povero vecchio.

Ora. Faccio il giornalista. Di più, sono un giornalista. Credo che si possa fare bene questo mestiere anche nutrendo valutazioni diverse, dando però valore all'informazione. E anche alla pluralità delle opinioni. Credo che si possa essere stati favorevoli all'intervento in Bosnia, e prima in Iraq, nonostante la naturale propensione al dialogo e alla risoluzione sotto altra forma dei conflitti, e nutrire qualche dubbio all'idea di questa "guerra al terrorismo" contro pallidi fantasmi, che rischia di generare altre Twin Towers. E che è la ricerca costante sotto altre forme del Nemico.

Credo che si possa avere un atteggiamento critico verso la politica generalmente condotta dagli Usa in questi decenni - senza sottovalutare il ruolo di liberatori nella seconda guerra mondiale, d'accordo - non in quanto anti-occidentali, ma proprio perché laici, occidentali (che non è come essere adepti di una religione, ma parte di una pluralità) e sostenitori dell'esercizio della ragione. Critica, quando occorre.
Grazie per l'attenzione.

Danny Getchell


19 Settembre 2001- Morti, e piu' morti

Abbiamo tutti paura, non è vero? E’ la paura di essere coinvolti, il terrore di fare una brutta fine che ci fa essere così buoni.

Lavoro per un portale Internet. La mia azienda, ieri, ha chiesto a tutti i dipendenti di rispettare i tre minuti di silenzio. Un gesto onorevole e corretto, per carità.

Non ci sono differenze tra i morti, continuo a pensare in questi giorni.Mi chiedo perché la mia azienda non ci abbia mai chiesto di onorare le vittime degli scontri tra Israele e Palestinesi, giusto per citare il caso più recente. O perché, andando indietro nel tempo, nessuno abbia mai chiesto al mondo, all’umanità intera, di accendere una candela per le migliaia di morti del terremoto di Istanbul.

Ho pensato: “Forse chi muore per catastrofe naturale non vale”. Allora mi sono ricordata delle stragi Hutu-Tutzi in Rwanda. Nessuno ha mandato messaggi sui cellulari, arricchendo e permettendo una ricca operazione di sciacallaggio da parte di Tim, Omnitel, Blu e quante altre compagnie telefoniche.

E ho pensato alla stampa, al ruolo dell’informazione. L’America ci è più vicina, i morti statunitensi sono più veri degli altri, perché tramite i giornali, i portali, la tv hanno un volto. Delle migliaia di morti che sono sepolti sotto le Twin towers, al Pentagono e quelli schiacciati tra il metallo dell’aereo vicino Pitsbourgh abbiamo fotografie, voci, persone cui è permesso parlare di loro e che più ne parleranno al mondo tramite uno schermo più avranno restituito il valore di essere umani deceduti ingiustamente.

Questo, per chi è morto in Medio Oriente, Balcani, Africa, etc. non è possibile. Nessuno parla per loro. Nessuno di loro era dotato di un cellulare per chiamare casa, a mala pena qualcuno aveva le foto del matrimonio, della vacanza al mare con la famiglia che sembrano essere le immagini più importanti da mostrare al resto del mondo in questi giorni.

Ho pensato alla nemmeno tanto sottile ma evidente campagna di demistificazione nei confronti di tutti i musulmani, indistintamente: le Twin Towers in fumo e la gente che balla e gioisce nei Territori. Ma voi, anzi, noi se avessimo vissuto sin dalla nascita nella miseria, se avessimo ognuno di noi un parente o un amico ammazzato sempre dalla stessa mano e, come se già questo non bastasse, fossimo stati cresciuti in un costante e oppressivo fanatismo religioso che non hai altra scelta se non crederci, non avremmo fatto lo stesso?

E poi Bush tra le macerie… una presenza importante, una testimonianza forte del potere e della volontà di “punire” chiunque abbia causato la tragedia e abbia affiancato gli assalitori. Al di là delle parole del Presidente, abbiamo sentito gli inni alla reazione degli americani? 

Abbiamo visto le bandiere sventolare? Anche quello, con la dovuta e sincera comprensione del macello che circonda quelle persone, a me fa paura quanto sapere che ci sono uomini che si lanciano contro un grattacielo portando con sé migliaia di persone verso la morte.

Scriverò in questi giorni perché mi pagano per scrivere ma soprattutto perché ho sempre voluto diventare una “scrittrice” e ho avuto la fortuna di nascere in Occidente, nella parte del Globo che si definisce “civilizzata”, dove sono stata aiutata a perseguire un sogno e arrivare vicina alla meta a poco più di vent’anni.

Cercherò di essere chiara e “imparziale”, di non mettere le mie opinioni personali tra le parole, di riportare alle persone che leggono le “news” (Come l’America mi ha insegnato a chiamare le notizie) sul nostro portale la pura cronaca, se mai anch’essa possa arrivare attraverso le agenzie scevra di commenti.

Proverò a dare fiducia a chi legge, nella speranza che esista ancora un senso comune di analisi rivolta alla giustizia e, ovviamente, alla pace.
Libera ‘74


19 Settembre 2001- La sindrome dello struzzo

Chiar.mo prof. Magrìt, vorrei ringraziarla di cuore per la denuncia da lei fatta sul dilagare del terribile Morbo di Nostradamus. Una piaga che sta minando le basi del buon giornalismo italiano e che è emersa, in tutta la sua gravità, in questi drammatici giorni. Ma dalla quale – forse? – si può guarire

No, no, aspetti ad esultare! C’è il rischio che, come a volte accade, la cura sia peggiore del male. Ma andiamo con ordine.

L’hobby (il giornalismo) al quale molti di noi continuano, piuttosto che lavorare, a dedicarsi è per molti - appunto - solo un passatempo. Come tale esente da regole troppo ferree: insomma, ognuno sarà pur libero di divertirsi come meglio crede, o no?

Chi colleziona francobolli può ordinarli per Paese, colore, soggetto, anno di emissione. Allo stesso modo, di fronte a fatti di incommensurabile gravità come gli attentati americani, ogni collega ha fatto quel che voleva.

C’è stato chi, dimostrando scarsissima fantasia, si è limitato a riportare i fatti. E chi invece, più creativo, ha analizzato, sviscerato, ricostruito, persino romanzato. E profetizzato, naturalmente.

Si è parlato di guerra prima ancora di sapere contro chi. Guerra. Una parola che, solo a pronunciarla, fa paura. Così si creano allarmismi fra la gente? Che importa? Io nel frattempo ho scritto un pezzo memorabile.

Si sono ricostruite, con abilità degna di consumati autori di best seller, le ultime ore dei passeggeri dei voli dirottati, degli impiegati delle Torri, degli eroici pompieri. E si sono inondate le dirette tv con fiumi di lacrime che, si sa, fanno audience, siano quelle di chi vince a un telequiz o quelle dei sopravvissuti, e dei parenti dei dispersi.

Si è giocato al rilancio con il numero esatto delle vittime italiane. Sono 5. No, sono 70. No, 52. Chissà se alla fine, quando la triste conta dei morti sarà conclusa, l’anchorman che ha azzeccato la cifra vincerà la bambolina…

A proposito, caro prof. Magrìt, ovvio che l’abbattimento di un’ala del Pentagono a Washington abbia avuto scarsa eco sulla stampa di casa nostra: su poco meno di 200 morti, neppure un italiano!

Ma torniamo ad analizzare il Morbo che impazza e che miete vittime illustri, soprattutto fra quanti di noi sono maggiormente esposti (o sovresposti) al pernicioso contagio: direttori di tg, settimanali e quotidiani nazionali, sedicenti opinionisti, editorialisti di fama, rigorosi analisti.

Eppure c’è chi, nonostante faccia parte delle categorie a rischio, sembra essere totalmente immune dall’epidemia in atto.

Se ne è avuto un mirabile esempio sabato 15 aprile quando, insieme al Corsera, ci è stato rifilato il pregevole settimanale femminile Io donna. A quattro giorni dalle carneficine statunitensi, non una riga su quanto era accaduto. 

Non un editoriale del direttore Fiorenza Vallino, non un reportage del corrispondente Ennio Caretto, non un commento dell’ineffabile Lilli Gruber o dell’altrimenti inflazionato Beppe Severgnini, non una rassegna della stampa estera firmata dall’acuta Lidia Ravera, non una riflessione dell’aspirante first lady Barbara Palombelli

Che messaggio ci volevano dare? Che le donne devono andare avanti come se niente fosse, comprare scarpe e vestiti, cucinare manicaretti, andare alle mostre, leggere libri di grido e, se proprio vogliono occuparsi di attualità, ci sono sempre i bambini poveri e le coppie dorate di Hollywood?

E’ vero che la vita continua, ed è vero che un settimanale in edicola il sabato il martedì è già a buon punto, forse addirittura chiuso.

Eppure Carlo Rossella in due giorni ha confezionato un’edizione straordinaria di Panorama con una quarantina di pagine dedicate agli attentati. Non poteva il direttore di Io donna trovarne una, di pagina - su 386 (di cui, se non ho contato male, di pubblicità 172, più due mezze, più II, III e IV di copertina) - da dedicare all’orrore eccezionale che ha colpito il mondo intero?

Non sarà, esimio prof. Magrìt, che chi è immune dal Morbo di Nostradamus è colpito da un’altra, altrettanto insidiosa, patologia: la Sindrome dello Struzzo?
Gelsomina


17 Settembre 2001- Vuoi vedere che ha ragione Andreotti?

L’altro giorno al bar ho sentito un signore gobbo dire: "A parte il fatto che per applicare l'articolo 5 in questo caso bisognerebbe modificare il Patto Atlantico dobbiamo stare molto attenti.

Se si dà al terrorismo la legittimazione di forza belligerante, possono esserci conseguenze gravi. In guerra diventa legittimo sparare, e ricordiamoci che la Nato ha migliaia di soldati in missione in paesi difficili.

Attenti dunque a questo equivoco della guerra. Se siamo di fronte al terrorismo il problema va affrontato con altri mezzi, con le polizie internazionali. E poi resto convinto del fatto che il vero modo di rispondere al terrorismo è quello di far funzionare la politica e di dare ruolo alle Nazioni Unite le cui decisioni nel corso dei decenni sono purtroppo restate inattuate".

Tutti ordinavano cornetti e gli toccavano la gobba. Lo salutavano dicendo ‘Omaggi senatore’, ma si guardavano bene dal baciarlo… Boh, siccome non ho letto su nessun giornale queste sue dichiarazioni, anche se mi sembrava uno importante (qualcuno diceva che il Patto Atlantico lo conosceva bene, avendo partecipato alla stesura degli accordi…ma penso esagerasse), sapete dirmi almeno chi è quel gobbone? A me sembrava molto razionale…ma io sono solo un’umile ragazza del bar…
La ragazza del bar


17 Settembre 2001- Il nuovo galateo della customer satisfaction

Cara Ragazza del bar,  rispondo con ritardo alle tue riflessioni. Lo faccio senza presunzione di comunicatore e in forma di pillole di pensieri.  

1. Siamo – noi, popolo vicino o poco oltre i 50 e più in là ancora – l’universo in estinzione. Disarmati, possiamo consegnarci al nuovo galateo della customer satisfaction dove in balìa della gentilezza efficiente scopriamo che il nostro è solo un mondo del pressappoco

2. Abbiamo una formazione allergica alle istruzioni.

E siamo abituati a cercare prima di tutto le parole: con ritardo ci accorgiamo delle icone e del loro essere segnali. La comunicazione più semplice riesce ad essere per noi la più oscura.

 3. Siamo cresciuti a libri e a civiltà dell’immagine che significava allora fotografia.

4. Consoliamoci però: siamo tuttora più forti nella cultura dei contenuti. Non dominiamo il linguaggio html ma possiamo sapere molto bene come renderlo attrattivo e intelligente.

5. Convive, dentro di noi,  l’ansia di non restare indietro, con la frustrazione di un traguardo di conoscenze tecnologiche e di tecniche pratiche che ogni giorno ci viene spostato un poco più in là.

Perché la ricerca (il suo motore è la concorrenza) sembra non avere fine. E i gestori si combattono a colpi di nuovi servizi (e di formule di abbonamento).

6. Così tragicamente segnati dal mondo del calcolo, neppure sappiamo calcolare i vantaggi di quelle 3 lire al  secondo che i grandi cartelloni stradali mostrano al nostro sguardo come la grande svolta del nuovo mondo cellulare.

7. E’ stata la tariffa family – in Italia – a far esplodere le vendite dei telefoni mobili: legando l’ansia delle famiglie per la troppo giovane libertà dei loro figli (il bisogno di controllarli sia pure a distanza valeva il fatto che la tariffa fosse a carico del ricevente-genitore) in un unico nuovo segmento di mercato. E creando i nuovi clienti: che hanno oggi 13-14 anni.

8. Ho acquistato il mio primo cellulare nel 1990. Avevo 44 anni: era una rarità e si rivelò comunque una carta importante per la mia professione di addetto stampa (reperibilità, lavoro a distanza etc.).

Ancora oggi non utilizzo tutte le funzioni. Faccio fatica a imparare. C’è un giovane taxista, a Roma, che mi ha spiegato molte scorciatoie  nelle strade del mio cellulare.

9 I gestori sono invadenti, le loro politiche customer oriented sono diventate parte di un meccanismo di persuasione all’acquisto, e soprattutto di cosiddetta fidelizzazione del cliente. Ma tutto questo avviene anche a colpi di effettivi risparmi, perché le offerte – nelle intenzioni – rispondono ad analisi precise di comportamenti del consumatore.

E però sono troppe e provocano un primo smarrimento, ancora troppo complicate ed io sinceramente faccio fatica a interessarmene. Soffro di una certa allergia – da saturazione – alla comunicazione pubblicitaria della telefonia mobile pronta a sparare nuovi numeri.

E mi insospettisco per tutti quei piccoli asterischi che correggono e temperano in nota i vantaggi che distratti credevamo di aver colto. Mi ricordo solo il simpaticissimo cane di Infostrada e le forme omnitel  di Megan Gale in una velocissima spy story.

E’ però probabile che l’ordine del gestore unico nella nostra economia statizzata ci avesse intorpidito i sensi. Vivevamo più sereni, ma nell’arbitrio delle tariffe di Stato. 

10. Questa nuova incasinata dimensione ci ha regalato anche nuove forme del comunicare e nuovi codici semplificati: gli SMS, piccoli diari degli innamorati, agenda interattiva della nostra vita quotidiana, grande ritorno - nel mondo che sembrava solo della parola parlata – della scrittura: magari senza vocali, purché tra di noi ci si capisca.

Quanto agli SMS che il gestore invia per disturbarti – cara ragazza – hai perfettamente ragione. Per inviarceli dovrebbero chiederci il permesso e darci in cambio SMS gratuiti oppure accreditarci una somma, in breve pagare.
Antonio Bettanini


17 Settembre 2001- Giornalisti molto profit

Caro Barbiere, alcune ingenue e pubbliche domande a chi ha il tempo (purtroppo perso) e la pazienza di leggerle o rispondere: 

1.) Perchè l'ordine nazionale dei giornalisti non vieta agli iscritti professionisti di rivestire cariche in CdA o detenere quote azionarie rilevanti di società che non siano editoriali o quotate, visto il numero di "colleghi" che seguono sottobanco gli uffici stampa, ottengono consulenze o preparano pezzi per gli house organ di aziende, enti, istituzioni dei quali poi scrivono? 

2.) Oggi se un giornalista incassa dei soldi da persona diversa dall'editore che l'ha assunto, secondo la legge italiana, non compie alcun reato. Non è corruzione. Allora, come mai nessuno propone di elevare la nostra professione al ruolo di "incaricato di pubblico servizio". Sebbene giuridicamente improprio, non sarebbe forse questo l'unico modo per poter perseguire penalmente i "colleghi" che incassano soldi, oboli e quant'altro? 

3.) Esiste qualche CdR che ha mai proposto in assemblea di girare indistintamente tutti i regali che vengono recapitati ai redattori per Natale a qualche organizzazione no profit? Buon Lavoro!
Gianluigi Nuzzi


7 Settembre 2001- Attenti ai travestiti

Beh ragazzi, vi giuro che ho riso a crepapelle e voglio rendervi partecipi della mia ilarità. Tg 2 flash, martedì 4 settembre. Conduce l’ineffabile Attilio Romita. Il quale parlando dell’ultimo attentato in Medio Oriente dice testualmente “che il palestinese si era travestito da ebreo”. Chissà, forse si era fatto circoncidere per l’occasione.
Mata Hari

mata_hari@katamail.com


7 Settembre 2001- Insegnatemi a scrivere

Ho 27 anni, una laurea in legge appena conseguita con 110/110, una bella presenza, buona abilità nello scrivere e un'esperienza di 4 anni nella vendita di prodotti assicurativi e nella gestione, motivazione e formazione di un gruppo di venditori in erba.

Dopo essermi interrogata su cosa voglio fare da grande mi sono resa conto che ciò che mi piace davvero è scrivere. Per questo ho pensato di cercare una valida scuola di giornalismo che mi desse le basi necessarie per buttarmi nella grande avventura.

Oltre che temeraria sono però anche piuttosto realista, quindi avrei bisogno di una scuola che costituisca una reale buona referenza nel mondo del lavoro giornalistico, nel caso in cui la suddetta avventura da "scrittrice" non producesse frutti apprezzati dal grande pubblico.

Ecco la mia domanda: - Qual'è la scuola di giornalismo che insegna meglio a scrivere? - Quale la più impegnata ad inserire gli studenti nel mondo del lavoro? - E per fare giornalismo televisivo, quale scuola (se c'è) ha "agganci" con le reti nazionali - ecco la ragione della precisazione iniziale sulla bella presenza-? Vi ringrazio dell'attenzione e chiedo perdono per la triplice domanda, ma talvolta ho difficoltà a coniugare chiarezza e sintesi. Buon lavoro.
Elena Perotti


7 Settembre 2001- Anch'io voglio andare al Corsera

L'ambizione segreta della maggior parte dei cronisti di provincia è di poter scrivere, un giorno, sul Corriere della Sera. E io, che vivo in provincia, non nascondo di cullare questo sogno.

Ma come si fa a raggiungere questo traguardo? Come si diventa "penna" del grande Corrierone? Non lo so e vorrei che qualcuno me lo spiegasse. Certo, sono rimasto e rimango un po' stupito quando vedo situazioni che ritengo quanto meno anomale. situazione, credetemi, che non sono isolate.

Nella mia zona, per esempio, arriva l'edizione della Lombardia. Bene incaricata a coprire il vasto territorio di Sondrio e delle valli circostanti c'è una brava, giovane e soprattutto splendida collega.

Quella stessa collega che appare in diretta quasi quotidianamente su una delle più importanti televisioni lombarde nelle vesti di cronista, intrattenitrice e pseudovalletta (magari proprio mentre una statale viene chiusa a causa di una frana). Tutto ciò avviene mentre io, dal mio piccolo paese, lotto per trovare una notizia da "vendere" alle redazioni dei grandi giornali e sogno il grande Corrierone che... lasciatemela passare a volte, in certi casi, diventa ahimé un Corrierino. Viva la deontologia, viva l'ordine, viva il sindacato. Viva chi dovrebbe tutelare la categoria!
Il solito collega curioso


7 Settembre 2001- Perche' comprare Novella 2000? C'e' Il Nuovo in rete

Caro Figaro, che bello tornare dalle ferie... si trovano in rete un sacco di notizie (pensavo)! Così, per farmi un'idea delle cose che succedono nel mondo, vado a sfogliare un quotidiano "virtuale".

Prendiamo - a caso - l'edizione odierna (alle 13) del nuovo.it. E resto imbambolato!

Non capisco se sono sul sito di un quotidiano di informazione o su quello  (non me ne vogliano i colleghi!) di Novella 2000 (o Eva 3000?) o dell'ambitissimo Dagospia, la culla del gossip "de noartri". L'home page del  Nuovo, su una ventina di titoli, riporta nell'ordine:  

Spettacoli: Kidman, una notte di fuoco  
Rotocalco: Basinger, fidanzata d'America  
StilNuovo: Sicilia, seduzione e moda  
Vita in Due: Collezionisti di sesso su Internet  
OltreTutto: Sophie Ellis Bextor dalla passerella al palco del pop  
Bellissime: Viene dagli Stati Uniti Miss Italia nel mondo  
Pop-up: Le più belle in Usa  
La trovata: Full Monty... nel pallone, in campo senza slip  
Il caso: Finto conte terrorizza le signore-bene di Napoli  

Di tutto, di più. Come diceva lo slogan del Nuovo? Perché comprare Novella 2000 che esce una sola volta alla settimana quando la puoi trovare in rete in tempo reale?  
Kato


4 Settembre 2001- Resisti, lavoratore del service

Ho letto da poco l'articolo de "Il lavoratore di un service". E visto la condizione comune, passata e presente, anche se alleviata da un trattamento più equo (paga puntuale al 30 del mese, più diretùr dal volto umano), scrivo e mi levo un peso.

Prima però un invito a "il lavoratore": non mollare e sopratutto non disperare. L'articolo del collega, dunque, la Barberia mi consenta, cade a fagiuolo. Perchè si sta riaccendendo dopo la pausa estiva (per chi se l'è potuta permettere) il dibattito sull'articolo 18 (do you remember?) dello Statuto (fateve spiegà che dè si nun lo sapeste), stella non marginale del firmamento della costellazione della Flessibilità.

Stella che per la sua luminosità ha fatto registrare peana governativi da parte di numerose "firme" del panorama editoriale tricolore. Così questi quarti di nobiltà hanno sparato con i pezzi da 310 dalla tolda delle loro corazzate editoriali, tutti presi a parlare di flessibilità, licenziabilità (volentieri, dico, però prima mi devi assumere...), con nel mirino bene in vista "i piromani sociali" (li hai chiamati tu così, caro collega Cisnetto, già Panorama ed Il Nuovo.it).

Peccato però che chi canta spesso la virtù ha il culo al caldo e anche parecchio parato, visto che Giulio Anselmi in un'intervista ad Italia Oggi a luglio dovette ammettere: L'Espresso che vorrei dovrebbe essere più giovane, con meno incrostazioni (chi? i precari? Le Co.co? Il service?), ma al momento non è possibile.

Non è l'unico a pensarla così. E se questo accade in una testata come L'Espresso... Ma, e mi rivolgo al Barbiere, quale è la causa del trattamento riservato a chi lavora nei service, o in nero in redazioni online, della carta stampata, nell'universo magno dei programmisti tv? Contrattuale, economica o altro?

Domande che voi potreste girare ai clienti illustri (Mentana Enrico potrebbe essere uno di questi, vista la sua lunga esperienza lavorativa) magari da abbinare a quest'altro quesito: perché in questo Paese non si vede mai un bell'annuncio del genere "cercasi redattore professionista, ambosessi, per giornale-tv- agenzia-sito, trattamento da contratto"? rispettabilemente vostri,
Un gruppo di lavoratori dell'informazione


3 Settembre 2001- E al Tenente Colombo prometto lo strip alla Ferilli

Caro Barbiere della Sera, innanzi tutto GRAZIE per tutto lo spazio che hai concesso al mio "delirio d'amore", quasi quasi ti voglio già bene, ti posso chiamare papà? ...

E qui la nota dolente. Leggo oggi che Andrea Pamparana ha di meglio a cui pensare, sportivamente auguri, davanti ad un figlio depongo le armi...una moglie non mi ferma, una moglie con pargolo sì, non c'è competizione...com'è giusto che sia.

Ma, certo, è dura mettersi a rispodere a "botta calda", quando l'intervista di Pennina - grazie per aver perorato la mia causa, adorabile messaggera d'amore! - mi ha abbastanza deluso, e non per il mirabile lavoro fatto dalla messaggera.

Comunque, un pugno di segni mi convincono a farlo: oggi è 31 agosto, il mese finisce; l'attenzione riservatami anche dal Tenente Colombo che, come nel miglior copione che si rispetti, mi dà la bastonata -il Pampa tiene famiglia - eppoi la carota - la sospirata e-mail -; l'intervista di Pennina e il triste epilogo della storia di "Milinga"; valanghe di lettere che il Pampa ritroverà nella mail quando aprirà la posta - ti prego buttale senza leggerle, al di là dell'ironia e del gioco c'era un pò di me là dentro per te - il mio nuovo taglio di capelli...tutto mi esorta all'ultimo canto a conclusione del dramma...

Ma non so nuotare, il lago lo odio, dunque non farò la fine del cigno! Pampa non temere, non mi troverai appostata all'angolo del palazzo dove abiti in una buia notte con l'impermeabile...certo che 'na fede te la potevi pure mettere però, oggi una povera donna come deve fare per capire se l'uomo per il quale decide di combattere contro altre sei donne - la dura legge della statistica - è già stato marchiato o no?
Mariangela 

Quasi dimenticavo. Mantengo cio' che prometto. Devo al Tenente Colombo uno streap-alla-Ferilli, mi faccia sapere quando è il suo compleanno! p.s. non tema, se ho azzardato tanto è perchè me lo posso permettere. Odaliscamente…
Mariangela


3 Settembre 2001- Che male c'e' se ti raccomanda Pillitteri?

Egregi, ho letto l'intervista in cui Andrea Pamparana spiega che diventare giornalista, per un figlio di giornalista, è senz'altro più semplice.

E se non si è figli di giornalisti? Ci sono altri modi. E comunque, prima o poi, la raccomandazione ('raccomandazione' non è per forza un termine negativo, anzi) è sempre utile.

Raccomandazione di politici, per esempio. A me risulta che Pamparana abbia avuto un grande aiuto da Paolo Pillitteri: me l'ha detto lui (Pillitteri) e l'ho anche scritto in un paio di libri. 

Tra l'altro non ci vedo niente di male. Ne avrei accettate anch'io, di raccomandazioni da Pillitteri, se quando lo conobbi ne avesse avuta possibilità. Cordiali saluti, e raccomandazioni per chi ne ha bisogno. 

Filippo Facci


3 Settembre 2001- Mollica, quand'e' che ti concederai una stroncatura?

Mollica dal Festival di Venezia di informa che la Kidman non solo è molto bella (ma dai?), ma che è anche disponibile a parlare con la "gente normale", molto poco diva e che non vuole parlare del suo divorzio con Cruise.

Sono notizie importanti, perbacco. Sui film schifosi in genere Mollica si sofferma poco, ma su quelli a suo giudizio belli, il 90% di quelli di cui ci parla, sono sempre salamelecchi, paroloni, aggettivi che vanno dal "bellissimo" al "fantastico" ad "una grande prova di regista/attore".

Gli attori sono sempre belli, simpatici e alla mano, la "cornice" del Festival invariabilmente favolosa, le presenze di "alto livello". Evviva quindi il paese di Bengodi, dove anche nel cinema non c'è mai una cosa che sia fuori posto, mai un attore stronzo, mai un'attrice che se la tira, mai uno che dica quanto guadagna.

E' il Paese di Mollica, sempre uguale da dieci anni (veni?), specchio fedele del paese delle chiappe, delle Letterine e dei telequiz. Una zona franca dove tutto è bello, principesco, favoloso e naturalmente "con una grande cornice".

Si dirà: ma lui parla di cinema, è materia d'evasione, cosa vuoi che dica? L'evasione va bene, purchè non diventi evasione mentale, sonnifero per il cervello: da quando sento Mollica in TV (anni ed anni) di lui ricordo solo servizi con aggettivi positivi, mai una critica, mai una incazzatura, mai una stroncatura decisa, di quelle che ti attirano i fulmini.

A parte questo particolare trascurabile, per uno che dovrebbe essere "critico" cinematografico e non solo "incensatore" cinematografico, a parte questo mi chiedo davvero se non ci sia un modo diverso di presentare divi, divette, amanti , presenzialisti e baldracconi al seguito.

Al David Letterman Show la Kidman è stata seriamente messa in imbarazzo:"come va il tuo divorzio? E Cruise? Avrete problemi col figlio?" e via così, con domande non certo da premi nobel, ma che almeno hanno messo in dfficoltà un'attrice altrimenti sempre presentata come bellissima, favolosa, ecc.

Caro Mollicone, quand'è che vedremo anche da te domande insidiose, da critico cinematografico? Quand'è che al paese di Bengodi/Mollica contrapporai il paese reale? Quand'è che vedremo un attore che alle tue domande si incazza, anzichè ridere complice delle tue banalità?

Quand'è che lascerai le "fantastiche cornici" per farci vedere il codazzo di gente inutile, di scrocconi, di faccendieri ed anche di incompetenti che gira nel cinema? Possibile che siano tutti bravi, competenti, professionali? Davvero non ci sono cialtroni?

Almeno una volta, ti prego, chiedi a qualcuno dei tuoi tanti intervistati quanto guadagnano, come fanno a fare film impegnati e poi comprarsi la villa ad Hollywood. Chiedi almeno una volta, ti prego, se hanno la percezione che esiste un mondo reale, al di là della "fantastica cornice" o se veramente la realtà è fatta di lusso, Letterine e telequiz miliardari.
Enrico M. Ferrari


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