Precari di tutto il mondo, vedete un po' se riuscite a unirvi
Concorso Rai: dov'e' la fregatura?

 
12 Marzo 2001 - Non mi spaventano le pernacchie

Caro Taras, non mi spaventano ne' i fischi ne' le pernacchie. Credo sia legittimo da parte di ciscuno di noi esprimere la propria opinione. Se poi questa ottiene risposte senza proposte il risultato e' solo il suicidio collettivo.

In quella assemblea avevo sottolineato diverse cose, che ho ribadito anche nell'articolo cui tu rispondi con tanta veemenza. Ancora una volta non trovo pero' risposte. Tu dici che dovrei conoscere quella legge sul diritto di priorita'. Confesso che non la conoscevo, il fatto di essere all'Inpgi per fortuna non mi obbliga studiare giurisprudenza e fra i prerequisiti non c'e' almeno in qiesto causo la laurea in legge.

Detto questo si impara sempre e quindi ben vengano le informazioni e le conoscenze. Tuttavia, mi pare che tu ancora una volta citi una legge che nulla ha a che vedere con il diritto di tutti i precari Rai a concorrere per essere assunti, nel rispetto di criteri certi ed equanimi. In questi giorni ho ricevuto numerose telefonate. Per esempio c'e' chi mi racconta di essere precario da 5 anni e di avere sommato poco meno di 600 giorni di precariato. Perche'? Perche' come tu sai nelle sedi regionali le produzioni, tranne poche eccezioni, sono una chimera.

L'ho gia' scritto, non vorrei tediarvi, ma chi non ha la "storica" anzianita' dei colleghi che lavorano a Roma, quali prospettive professionali deve aspettarsi dalla legge sulla priorita', o da un "listone"? Nessuna. Su questo credo sia difficile smentirmi. Ribadisco: la Rai non assumera' tutti i 300 precari che lavorano nelle sue testate. Allora, quei 30 a tempo indeterminato che rappresentano il fabbisogno da qui al prossimo triennio, come si scelgono?

Vera Paggi 


9 Marzo 2001 - Non tutti i precari portano a Roma

Non ci capisco piu' nulla, davvero... Il presidente dell'OdG fa saltare il concorso perche' "i precari sono favoriti". Ma di solito i concorsi (in generale, non quelli Rai) non venivano organizzati proprio per dare finalmente una dignita' a chi aveva lavorato in una struttura per anni ed aspettava un riconoscimento?

A che titolo il presidente dell'OdG (quello che IO mantengo con le quote, accidenti! Credo che diventero' un po' moroso...) si intromette ed impedisce ai suoi iscritti di arrivare (o almeno provare a farlo) ad un obiettivo di carriera strameritato?

La reazione entusiastica dei precari romani lascia pensare che da questo pastrocchio loro usciranno comunque bene... nei "palazzi" ci stanno loro, mica noi "periferici", un modo per piazzarsi lo troveranno.

Solo, una preghiera: vorrei che non firmassero i loro comunicati "Il coordinamento precari" ma "Il coordinamento precari romani". Nelle sedi ci sono molti che non si sentono rappresentati...

Messaggio per Vera Paggi: contattami a deusexmachina65@hotmail.com  Grazie Barbiere, saluti a tutti.  
Deusexmachina


9 Marzo 2001 - Una spruzzata di napalm

Cara Collega Paggi, tu esattamente un anno fa arrivasti a Saxa Rubra da Milano a partecipare a un'infuocata assemblea generale dei precari con l'Usigrai. Sventolasti uno pseudo documento su cui era spalmata a mo' di nutella (con tanto di onde) l'esatta posizione (poi rivelatasi suicida) dell'Usigrai - firmataria del bando di selezione - e ti beccasti una discreta quantità di fischi e pernacchie dai quasi 150 colleghi presenti (e non erano affatto tutti "romani").

Sai perché? Perché non si bonifica il sottobosco con il napalm: insieme ai "sorci" e alle "malepiante" si finisce col bruciare ogni forma di vita. La bonifica deve essere fatta con regole certe, hai ragione tu. Ma la certezza di queste regole deve essere sancita soprattutto con il massimo consenso possibile.

E se tutti (pardon, quasi tutti, eccetto te) i precari hanno giudicato una schifezza la vicenda della selezione, preferendo esercitare il proprio legittimo diritto di priorità, una ragione ci deve pur essere. A proposito: vista anche la tua posizione istituzionale nell'Inpgi, dovresti conoscere a menadito le leggi che regolano il nostro lavoro: bene, vatti a ripassare il diritto di priorità (lg 56/87 art. 23 comma 2). Vuoi vedere che è proprio questa la prima di quelle regole certe di cui tanto parli senza mai entrare nel merito?
Taras, gladiatore magnogreco, cacciatore di Hydre


2 Marzo 2001 - Purtroppo ha vinto il partito del sottobosco

Purtroppo, per ora, la prima vittoria va al partito del sottobosco. Il Tar oggi ha sospeso lo svolgimento della selezione per l'assunzione di giornalisti professionisti alla Rai. Ho letto di tutto sul tuo sito, caro Barbiere, a proposito di questa selezione o concorsone che dir si voglia.

Finora mi sono astenuta, nonostante mi prudessero le dita, dall'esprimere la mia opinione su tutto quanto si e' detto in questi ultimi mesi a proposito di quella che io definisco la necessita' di cambiar pagina nei criteri di assunzione in Rai. Cambiar pagina vuol dire prima di tutto pensare che chi fa questo mestiere e lo fa alla Rai ha una responsabilita' ancora maggiore, professionalmente intendo dire, nei confronti dei propri spettatori, di quanto gia' i giornalisti italiani dovrebbero avere sempre quando scrivono, commentano, verificano le proprie fonti.

Perche' la Rai e' si' un'azienda "privatistica" (nonostante l'intervento del Tar, la cui giurisdizione su questa materia appare piu' che traballante), ma di servizio pubblico. Sembra una contraddizione, ma sul mercato, non giornalistico, di esempi ce ne sono molti. Credo che i giornalisti che lavorano in questo servizio pubblico debbano rispondere del proprio lavoro, prima che al proprio direttore, ai cittadini di questo Paese. Se tutti noi avessimo sempre presente questo "valore" la Rai potrebbe diventare molto diversa da quanto gia' in questi anni, positivamente e' cambiata.

Dico positivamente perche' se non e' vero che i partiti hanno fatto un passo indietro nelle nomine e nel creare equilibri politici all'interno delle testate, il criterio della selezione, in assoluto era ed e' quello piu' trasparente, di maggiore garanzia prima di tutto per i cittadini di questo paese, prima ancora che garanzia delle centinaia di colleghi, precari Rai, che in questa azienda lavorano e sanno dare il meglio della propria professionalita'.

Sui paletti per l'accesso al bando di selezione si puo' discutere a lungo. Ma c'e' chi vuole strumentalmente usare le contraddizioni di alcuni di questi paletti, non a favore di un accesso trasparente alle assunzioni in Rai, ma a favore del sottobosco.

Nessuna, fra le tante voci che si sono levate contro la selezione, invocando privilegi di anzianita' non meglio identificati (a quanti di noi e' stata data la possibilita' di concorrere semplicemente inviando un curriculum, ai contratti a termine? O alle assunzioni?) ha fatto una banale, ancorche' brutale considerazione: che in un paese dove la flessibilita' impera, che considero per necessaria brevita' solo come un dato di cronaca, la Rai non potra' mai assumere tout court i 300 e passa giornalisti che lavorano a termine nelle sue redazioni, nei programmi di rete.

Ciononostante e' una delle pochissime aziende editoriali italiane che ha continuato ad assumere in questi anni. Ne potra' assumere nei prossimi 3 anni forse 30, o 40. Gli altri 300 a contratto. Come si scelgono allora questi professionisti? La Rai ce li ha gia'. Vero. Sono i precari cui da anni vengono rinnovati i contratti a termine.

Per l'80 per cento stanno a Roma, perche' e' a Roma che si fa la gran parte delle produzioni. Allora, la prima contraddizione, in un criterio di sola anzianita' e' quella che si creerebbe, inevitabilmente, un conflitto di interessi tutto interno alla Rai: e gli altri che magari lavorano da anni, ma hanno meno giorni di anzianita', perche' ad Aosta o a Bari si puo' aspirare solo alle sostituzioni ferie? Questi altri che devono fare?

Su questo, i criteri della selezione sono equanimi: si concorre per essere assunti in una sede sola, e che vinca il migliore fra i precari che in quella sede vogliono lavorare, gli altri continueranno a lavorare a tempo determinato. Diversamente, il puro criterio di anzianita' comporterebbe come gia' e' avvenuto e tutt'ora avviene, che ad essere assunti sarebbero quasi esclusivamente i precari romani, che poi vorrebbero tornare dove si lavora per maggior prestigio e residenza anagrafica - come dargli torto - nella loro capitale di provenienza.

In questo modo continuerebbero a restare scoperti posti nelle sedi che ne hanno bisogno e ricomincerebbe il balletto di nuovi precari ad aggiungersi al truppone che ormai e' dilatato a dismisura. Certo, stabilire che la laurea debba essere un prerequisito per chi in Rai non ha mai lavorato fa rizzare i capelli, accontenta i precari Rai, che hanno meno concorrenti, scontenta chi sta fuori magari piu' bravo anche senza laurea di quanti stiamo qui dentro, o di quanti laureati aspirano a concorrere. 

Adesso, pero', della sospensione della selezione non si avvantaggera' nessuno. Passeranno mesi, prima che veda la luce, forse non la vedra' mai. Allora, chi invoca la trasparenza e/o la tutela di chi lavora in questa azienda, ha ottenuto che 300 o 400 di noi si resti dove siamo: appesi al filo di rinnovi contrattuali per nulla garantiti, mentre gia' c'e' chi prepara le valigie, pronto a saltare sul carro del prossimo vincitore in barba a qualunque criterio minimo che possa valere per tutti di concorrere perche' si aspira ad essere piu' bravi di altri.

Gli altri, quei 700 che in rai non sono mai entrati e hanno mandato il loro curriculum per partecipare, non avranno garantita nemmeno la speranza di entrare per qualche mese all'anno. Chi invece ha voluto o sperato che la selezione saltasse, in buona fede, per far valere un diritto di priorita', si ritrovera' di nuovo a scontare la forza del sottobosco che solo regole certe potranno contenere. Certo, la selezione non e' la soluzione ai problemi della Rai, ma non farla e' un passo indietro e non un punto fermo.

Vera Paggi


2 Marzo 2001 - E lei, Petrina, com'e' stato assunto?

Grazie, Signor Petrina. Grazie per aver tutelato i diritti dei giornalisti lesi (i diritti o i giornalisti?), come trionfalisticamente annuncia nella sua velina dopo il pronunciamento del Tar sulla selezione Rai. Grazie per aver ristabilito le regole in base alle quali lei è stato assunto nella radiotelevisione pubblica, signor Petrina. Grazie per avermi inflitto, mio malgrado, un rocambolesco atto di masochismo: ha utilizzato il mio danaro (la parcella dell'avvocato sarà onorata con le nostre quote, no?) per non consentirmi di partecipare alla prima selezione indetta dopo decenni di reclutamento senza regole.
Giovanni Drogo
      

26 Febbraio 2001 - Il Petrina pensiero


Caro Figaro, ti segnalo alcuni contenuti del ricorso che l`Ordine Nazionale dei Giornalisti ha presentato al T.a.r. contro la 'selezione pazza della Rai'.

Trascrivo testualmente: "...un ulteriore aspetto degno di censura e` quello di cui al punto quattro del bando che concerne il 'personale gia` impegnato dalla Rai con contratti di lavoro a tempo determinato' per il quale sono previste modalita` di accesso al concorso privilegiate....In altre parole sono privilegiati proprio coloro che hanno avuto la sorte di ottenere in passato (senza concorso) uno o piu` contratti a tempo determinato... Appare evidente la illogicita` di una tale previsione e l`ingiustificata disparita` di trattamento che ingenera tra i concorrenti ( tutti colleghi)...

Nella previsione del bando sono  compresi tutti coloro che hanno lavorato in passato ( e che quindi non necessariamente vi lavorano ora) presso la Rai purche` lo abbiano fatto per poco piu` di sei mesi ( anche non continuativi ed a qualsivoglia livello e compito negli ultimi cinque anni). E, francamente, questa appare un`estensione illegittima di una sanatoria anche essa - come detto - assolutamente censurabile". 

Tali contenuti sono stati giustamente svelati dal segretario dell`Usigrai, Roberto Natale, con un lancio di  agenzia alla criptonite contro Super Mario che nei giorni addietro si era distinto nella difesa appassionata dei precari-gladiatori della Rai, un'onta per il sindacato che andava lavata con il sangue. Ma il vero melodramma, caro Figaro, non bisogna leggerlo tra i passi allucinanti del ricorso, bensì nella replica tragicomica del Presidente nazionale dell'ordine.

Super Mario, infatti, si e` autocelebrato sulle agenzie per aver impugnato la 'selezione pazza'  "al contrario di quanto fatto dalla Fnsi e dalla stessa Usigrai". Insomma, secondo il Petrina-pensiero il sindacato avrebbe dovuto impugnare il concorsone nato da un verbale di accordo che porta la firma di Natale, e del segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi.

Uno scenario intrigante per noi gladiatori, ma non credo che l'ansia per aver creato una selezione fin troppo censurata spinga i vertici dell'Usigrai e della Fnsi fino al punto di autocitarsi in giudizio. Quanto ai  precari  non ci sono repliche o giustificazioni da parte di Super Mario preoccupato solo dal dare lezioni di sindacalismo a quelli dell'Usigrai.

Sin qui lo scambio di cortesie tra i poteri della categoria che alimenta la preoccupazione e il senso di solitudine vissuti da noi gladiatori. Caro Figaro, abituato come sei a spaccare in quattro peli e capelli, non ti sfuggirà la natura del terreno in cui è germogliato il cultivar  trans-genico della "selezione pazza" composto da vari geni: un innesto perverso che spazia dalla ossessione della trasparenza e delle regole condivise per l'accesso in Rai che alberga nelle componenti nobili del sindacato, alle ambizioni elettorali che pervadono settori dell'Ordine dei giornalisti e della parte cinica del sindacato fino a raggiungere le ambizioni di taluni dirigenti della Rai.

Il terreno, ovviamente, è quello della politica che  da sempre delinea lo sfondo della tv di Stato da tempo trasformata in un laboratorio di ingegneria genetica dove la Fieg sperimenta nuovi cultivar letali per la categoria. Quanto a Super Mario sembra che sia caduto in depressione dopo il suo capolavoro doppiogiochista, ma per te, caro Figaro, ci sono nuovi clienti che tra non molto avranno bisogno di un confessionale o di un muro dietro cui nascondersi: lo shampoo o un colpo di forbici non sono sufficienti per le loro coscienze pelose.
Spartaco


15 Febbraio 2001 -  Conigli morti dal cappello 

Quando ho saputo delle ultime novità riguardo alla selezione per personale giornalistico indetta dalla Rai mi è tornata improvvisamente alle labbra una canzone che andava di moda tanti anni fa. I tempi in cui, quando facevo visita al barbiere, venivo invitato a salire sul cavalluccio. Sarò fatuo, ma confesso che mi sono messo a canticchiare «Ho scritto il bando sulla sabbia».

Difficile, però, che - per il bando di selezione - alla Rai si siano ispirati ai vecchi e cari Franco IV e Franco I. E' più probabile che l’idea l’abbiano presa dai cosiddetti «reality show». Sapete, quelle trasmissioni in cui la vicenda appare assolutamente reale sino a che, qualche tempo dopo, uno dei protagonisti svela al telespettatore basito che la storia era fasulla, che la fidanzata non era tale e che, quindi, anche le corna erano illusione televisiva.

Così le cose paiono funzionare per il bando di selezione Rai: un mese dopo la pubblicazione, i due fidanzati - l’Azienda e l’Usigrai - ci fanno intendere che il testo diffuso dal sito Rai è puro simulacro.

Vediamo di capirci qualcosa. Un elemento importante è costituito dalla Commissione paritetica Rai-Usigrai tenutasi la settimana scorsa in cui i due attori concordano alcuni cambiamenti, tutt’altro che marginali, alle regole della selezione.

Il bando, formalmente, resta immutato. Pena una rovinosa ritirata, le due parti, almeno pubblicamente, non possono permettersi di metterlo in discussione. Ma ci chiediamo se un magistrato non possa trovare tali giochi di prestigio al limite di quanto è consentito in casi come questo. In sostanza, infatti, la paritetica cambia od interpreta il testo del bando, (a favore di alcuni di noi precari, è vero, ma fuori tempo massimo, ormai) in ben 3 punti, aggiungendo confusione a confusione.

1)     I precari con più di 500 giorni partecipano alla selezione solo ai fini dell’assunzione e non concorreranno a formare il bacino da cui saranno « pescati » i futuri Tempi Determinati. L’idoneità ai T.D. - per questi precari - è data, quindi, solo dall’anzianità e non dallo svolgimento delle prove.

2)     L’analisi del potenziale di cui al punto 3d) del bando è stata stralciata, non è più una delle prove d’esame, e servirà non a selezionare, bensì a definire solo gli ambiti di una migliore utilizzazione in azienda.

3)     I precari con più di 200 giorni non verranno sottoposti ad una prova di lingua straniera ma ad una generica verifica per stabilire se, in caso di assunzione, dovranno seguire o meno un corso di formazione linguistica.

C’è da chiedersi, al di là delle incongruenze che ciascuno potrà facilmente verificare rispetto al testo del bando, se i circa 250 precari che già attualmente esistono con più di 500 giorni, andranno a riempire quasi per intero il bacino dei 350 che la Rai intende formare tramite la selezione, o se si aggiungeranno ad esso, contribuendo a costituire un maxibacino di 600 persone. Comunque vada, i precari con meno di 500 giorni non hanno da stare allegri: nel primo caso saranno i colleghi più anziani a tenerli fuori da Saxa Rubra; nel secondo, i giorni sin qui maturati non avranno nessun valore nel “mare magnum” del nuovo bacino. Non vi pare uno smaccatissimo tentativo di dividere i precari, danneggiando chi ha meno di 500 giorni? Credete che qualcuno ci cascherà?

Bocciati dai precari tutti, questi maestri dell’illusionismo si sono allenati per settimane con il risultato di estrarre dal cappello un coniglio già morto.

Ma le novità non si fermano qui. Pensate che Viale Mazzini ha fatto sapere, ma solo alla ADN Kronos, che sono cambiati i tempi per la consegna della domanda di ammissione. (Non lo dite a nessuno, mi raccomando…).

Ecco la storia. I casi di immotivata riconsegna al mittente della domanda, documentati dal Barbiere nelle scorse settimane, si sono moltiplicati. Addirittura qualche giorno fa la busta è tornata indietro ad un componente del Coordinamento Precari (a prova che i “disguidi” non guardano in faccia nessuno). I colleghi del Coordinamento, a questo punto, hanno informato le agenzie del ripetersi di questi episodi (ADN Kronos del 9/2, 12.11). La replica di Viale Mazzini è stata immediata e stizzita (ADN Kronos del 9/2, 18.44) ed ancora una volta ha aperto una squarcio sulla reale natura del bando: un simulacro senza contenuto, un’illusione.

Sentite cosa dicono i cavalloni della Rai: “Come più volte precisato, anche in sede sindacale, («A cchi ?», avrebbe detto Totò) si ribadisce che per le domande di ammissione farà fede il timbro postale. In altri termini, non è necessario che le domande arrivino a destinazione entro il 15 febbraio 2001, ma che siano inviate entro tale data”.

Non sto a ripetere cosa recita il bando in proposito -andate a vederlo da soli- ma certo è una cosa molto diversa da quella suesposta. Sintetica è stata, in questo senso, la risposta del Coordinamento (ADN Kronos del 9/2, 20.43): “Evidentemente l’azienda ha modificato il bando”.

Insomma, “Grande è il disordine sotto il cielo, la situazione è eccellente”, diceva anni fa un cinese famoso. Ma sono in molti a domandarsi (colleghi e politici) perché Usigrai e Viale Mazzini stiano mandando all’esterno questa lunga serie di segnali che indicano un evidente stato confusionale. Se lo chiedono soprattutto i precari Rai, ai quali, proprio in questi giorni, è stata autorevolmente, ma riservatamente, indicata questa prospettiva : “Meglio che la selezione salti adesso piuttosto che tra un paio di mesi quando le prove saranno iniziate e sul concorso ci sarà l’attenzione di tutti i media. Ragazzi, per favore, non mollate”.
Subgiornalista Spartaco


13 Febbraio 2001 - Qui c'e' puzza di bruciato

Caro Figaro, volevo solo portare una testimonianza sulla vicenda del concorso Rai. Io  sono un aspirante concorrente. Perché aspirante? Perché tre settimane fa ho inviato la raccomandata con  ricevuta di ritorno alla Piemme - che cura la selezione per conto della Rai  - e ancora non mi è tornata indietro la ricevuta. Non la raccomandata, ma la  ricevuta.

 Sarebbe stato meglio che fosse tornata indietro la raccomandata,  almeno uno sapeva che non era stata accettata e poteva rispedirla. Ma io  della mia raccomandata non ho più notizie. Mancano pochi giorni alla  scadenza dei termini (15 febbraio) e io non so ancora se potrò partecipare  nonostante abbia inviato per tempo (un mese prima) la raccomandata.

 Cosa è  successo? La mia città, dalla quale ho spedito il prezioso "plico"  contenente domanda e curriculum, dista circa 150 chilometri da Roma, dove  c'è l'ultimo (e unico) indirizzo conosciuto presso il quale inviare la raccomandata. Vuoi vedere  che questi qui fanno sparire le raccomandate di quelli che non fanno parte  della lista di coloro che devono essere assunti? Vuoi vedere che vengono  accettate solo le raccomandate dei... raccomandati? 

Ho il sospetto che si  cerchi di escludere il maggior numero possibile di candidati "sconosciuti"  ai quali verrà negato il diritto di partecipare in modo da favorire i  "soliti noti". E' così? E cosa potrò fare io se la mia raccomandata dovesse  "sparire"? Qui c'è puzza di bruciato e di illegalità. Spero di sbagliarmi, ma quando c'è di mezzo la  Rai... Caro Figaro, tieni gli occhi aperti e fammi sapere qualcosa Ti saluto 
Don Aspirante


12 Febbraio 2001 - Mannaggia a  'sti marxisti pentiti 

Tanto tuono' che piovve. Come da programma se ne va il Presidente. Lo sapevamo noi, lo sapevano tutti. Era nell'aria, come le dimissioni, pronte da tempo nel cassetto. Ma c'era chi faceva finta di non saperlo ed anzi ne raccoglieva le proiezioni e le proposizioni. Povero Natale, come soffre. "M'hanno rimasto solo", direbbe il buon Gassman dei Soliti Ignoti.

Io, invece, dico: mannaggia a 'sti marxisti pentiti. Anziché ricordare il vecchio precetto maoista, "bastonare il cane che affoga", lui si adoperava a firmare e firmare, contro tutti. Ignaro che sarebbe bastato aspettare ancora un poco per vanificare il folle disegno di una selezione folle

A proposito, un appunto al subgiornalista Spartaco: hai sbagliato! Fosse capitata a me la tua vicenda, non sarei andato a Viale Mazzini per farmi trattare da sub giornalista in deroga. Mi ricorda lo sketch di Toto' nei panni di Pasquale. Prendeva schiaffi ed incassava offese da uno sconosciuto che lo aveva scambiato per un altro, per vedere fino a che punto. "E tu che facevi?". "Io lo lasciavo fare, io mica  so Pasquale!".

Di qui il consiglio-suggerimento del vostro gladiatore di fiducia: se vi torna indietro la vostra bella domandina di partecipazione non consegnatela a mano, raccogliete tutta la bella documentazione, le relative ricevute di spedizione ed andate con fiducia dal legale del
coordinamento. Lui vi dirà che non c'e' bisogno di essere Pasquale per vedere riconosciuti i diritti alla partecipazione ad un concorso selezione.

Da giornalisti saremmo pure esperti (sic!) di comunicazione, ma cari precari, credo che nessuno di noi sia pagato a sufficienza per risolvere un problema di recapiti postali. Il sottoscritto, pur da impenitente laico (come spero sia, il teologo della liberazione che si fa chiamare Cavallo Pazzo) eleva quotidiane preghiere al cielo, nell'auspicio di vedere tornare indietro la mia letterina qualche ora prima della chiusura del concorso. Giuro. Chiamo Maria de Filippi e la faccio recapitare dal postino di fiducia di Canale 5. Ma ad un magistrato.

Suvvia, colleghi di pugna, come diceva Brancaleone sulla via delle crociate (ed e' l'ultimo omaggio al Mattatore): "Lungo e' il cammino, ma grande e' la meta". Uno dei firmatari dell'accordo stipulato sulla nostra pelle, ha gia' lasciato. Vuoi vedere che se ci concentriamo.
Il vostro Spartaco non domo


12 Febbraio 2001 - A Mazzari', tu vuoi pazziare

Caro collega Mazzarino, Totò direbbe: ...a Mazzarì...tu vuoi pazziare. 
Leggo la tua lettera sul Barbiere e mi sento chiamato in causa. Sono uno dei promotori del documento contro la richiesta della laurea per i giornalisti. Mi sembra che la tua lettera sia in fondo una risposta proprio a quella sollecitazione. 

Grazie anche al Barbiere (e ai colleghi toscani) nell'arco di pochissimi giorni (la lettera è del 7 febbraio) non immagini quante adesioni stiamo avendo (e non solo dalla Toscana). Tu hai colto il clima: non ti dico cosa mi scrivono i colleghi che mi mandano l'adesione, riguardo ai sindacati. 

Hai ragione a sentirti odiato: non mi fa piacere ma anche la mia impressione è quella. Ma io non sono contro "l'istituzione" sindacato, anche per formazione politica. Sono iscritto alla Fnsi, pago regolarmente le quote è ho fatto il corrispondente per 10 anni dell'Unità (che non era un giornale di destra). 

Quando l'Unità dichiarò crisi alla prima riunione i membri del cdr ci liquidarono (noi 4 corrispondenti eravamo stato assunti in formazione-lavoro), durante l'assemblea, con un testuale: "la vostra battaglia è indifendibile, già è troppo se riusciamo a salvare i fissi, figuriamoci i contratti di formazione lavoro!". Questo è stato finora il sindacato per me (a parte qualche buona persona).. Comunque io non lo abolirei per nulla al mondo.

Ma tu mi sembri poco attento o vuoi esserlo. Quando ci consigli di non "insorgere" dicendo che la laurea non avrà valore retroattivo mi chiedo cosa tu voglia dire? Cosa è, una pia intenzione? Non è retroattività chiedere la laurea, invece di stabilire che è sufficiente l'esame di stato, per l'ammissione al concorso Rai (ma come vedremo anche negli uffici stampa pubblici finirà così)? 

Non retroattivo: io direi attualissimo. Tu stai escludendo centinaia di colleghi. Il sindacato non sta dicendo una parola su questo. State scherzando sul futuro di molte persone. Ti ripeto i colleghi che mi scrivono sono davvero "neri" dalla rabbia. Dici chè è immondo metterci gli uni contro gli altri: ma noi professionisti senza laurea cosa dovremmo fare. Dirvi, alla Fantozzi, "come siete stati bravi che ci avete fatto escludere!" Tu dici che il sindacato bisogna incalzarlo e spronare, piuttosto che criticare. Bene: rileggiti il documento è proprio quello che vogliamo. Vediamo cosa farà ora il sindacato.

p.s. Non mi risulta affatto che gli editori siano contrari alle scuole di giornalismo. Non mi risulta che i giornalisti italiani che stimo, i più bravi, abbiano tutti la laurea. Mi risulta che contro i giornalisti prodotti in serie, clonati, (leggiti Aldous Huxley, il mondo nuovo, Oscar Mondadori; sai anche noi non laureati sappiamo leggere) in una aula universitaria fosse schierato un grande pensatore liberale italiano come Einaudi

Non mi risulta che qualcuno dei colleghi si sia mai vergognato di aver appreso il mestiere sul marciapiede (non a prostituirsi, caro Mazzarì, ma a vedere che in Italia la realtà delle cose non è quella descritta nelle aule universitarie: io sono stato 4 anni rappresentante degli studenti all'università). E infine scusami ma permettimi una amara constatazione: con il tuo intervento non capisco dove tu voglia andare a parare. 

Con tutti i problemi che il Barbiere riporta (giornalismo sempre più imbavagliato da questori e leggi varie, giornalisti sempre più chini e proni al potere, disoccupazione al 20% tra i professionisti, ecc.) mi sembra che l'unico che ti preoccupi sia il nostro "modesto" documento oppure il fatto che ci sia troppo "conflitto". Preferiresti un pacifico "volemose bene"? 

Vuoi un consiglio. Vuoi fare una cosa da bravo sindacalista? Allora prendi l'elenco degli iscritti alle scuole di giornalismo e verifica la percentuale dei figli di operaio, di contadini, di disoccupati, e le percentuali dei figli di professori, avvocati e colleghi... 
Luciano Luongo


9 Febbraio 2001- Sono un sindacalista. Perche' mi odiano?

Caro Barbiere, anche se non sono precario e non sono interessato personalmente al concorsone/concorsino/concorsaccio Rai, posso dire la mia? Qualche motivo, in fondo, ce l'ho: sono un dirigente sindacale, per quanto di secondo piano, e sono preoccupato per l'odio antisindacale che sprizza da quasi tutte le lettere dei colleghi precari o aspiranti precari.

Un odio antisindacale - che talvolta coinvolge persino l'esistenza dell'Ordine - degno più del tagliatore di teste e stipendi (dei giornalisti e tecnici, mica delle stelline - tanto per non ricorrere al turpiloquio... - dello spettacolo) Celli che di giornalisti in lotta per la difesa dei propri diritti, delle proprie legittime aspettative (che non sono la stessa cosa dei diritti) e magari, lo spero almeno, degli interessi del pubblico.

Intendiamoci, non è che la FNSI non abbia colpe nella questione concorsaccio (compresa quella di avere subito una logica di prevaricazione aziendalistica che sta facendosi purtroppo strada anche nella delicatissima vertenza per il rinnovo del contratto), ma non è la FNSI il nemico; anzi! E quando la dirigenza sindacale sbaglia (siamo tutti esseri umani, fallibili), più che inveire contro di essa sarebbe il caso di incalzarla e spronarla.

Ciò premesso, trovo immondo quel concorso. Trovo immondo il tentativo di mettere gli uni contro gli altri, in una guerra fra emarginati, i professionisti che vengono dalle scuole di giornalismo ed i professionisti disoccupati senza laurea, i precari delle reti e quelli delle testate; trovo immondo l'esamino-bis per professionisti abilitati dallo Stato all'esercizio professionale; trovo immondo quando dichiarato dal dirigente Rai sulla necessità dei concorsi alla quale sono stati sottratti solo, finora, i giornalisti: lui e Celli, quale concorso hanno fatto mai?

Una parola sulla laurea: cari colleghi, è inutile che insorgiate: nessuno (tranne i funzionari della dirigenza Rai che hanno elaborato il concorsaccio) vuole le lauree, come dire, retroattive: ma che per l'immediato futuro alla professione del giornalismo, come a tutte le altre professioni, si debba accedere attraverso l'unico canale dell'Università, seguito da un esame di Stato e dopo, solo dopo, dalla libera scelta dell'editore (in teoria la scelta sarebbe del direttore, ma ormai...), è non solo giusto ma necessario se vogliamo salvare il giornalismo come professione.

 Nell'interesse nostro (legittimo) ma anche (prioritario) dei lettori e/o radio-teleutenti. E finiamola con la retorica del mestieraccio che si impara sul marciapiede; sul marciapiede si imparano altri mestieri, certo più lucrosi del nostro, ma che non tutti noi ci sentiamo di intraprendere. 

Anche perché in molti siamo stanchi di sentire con arroganza qualche politico dire (e purtroppo in molti casi con ragione), di fronte a domande cretine di giornalisti inesperti o sballottati dall'economico al politico, dalla cronaca allo sport, dallo spettacolo agli esteri, e privi anche di un background unificante di tipo universitario, "ma tutti a me li mandano"?

E non c'è da aver speranza negli editori: loro non vogliono - si vede proprio dall'andamento della vertenza contrattuale - professionisti sempre più preparati, competenti e, quindi, autonomi, e, quindi, giustamente esigenti rispetto alla remunerazione: vogliono dattilografi trasferibili ad libitum ovunque in Italia, senza diritti, con molti doveri, e con un regolamento di disciplina che a Treblinka avrebbero giudicato forse un po' troppo duro. Un cordiale saluto.

Giuseppe Mazzarino - componente della Commissione contratto della FNSI

8 Febbraio 2001- Ve la porto io la busta

Volete sapere come è andata a finire la storia del subgiornalista Spartaco? Eccovi il seguito. Venerdì 2 Febbraio ho davanti a me la maledetta busta con la domanda di ammissione – restituitami dalle Poste - e sono in attesa di una telefonata da Viale Mazzini con le indicazioni sul da farsi. Mezzogiorno si avvicina, non chiamano.

Lo faccio io. Chiedo di una delle cortesi persone con cui ho parlato la sera prima. "Stavo proprio per comporre il suo numero. Sa, non ci spieghiamo il perché della cosa che le è capitata. Comunque, non dipende da noi ma dalla Posta". Va bene, ma allora che facciamo? "Guardi per evitarle un’altra coda e nuove spese se vuole le mando un pony oppure la domanda ce la porta lei".

Per farla breve, lunedì 5 Febbraio arrivo in Viale Mazzini, salgo all’ufficio indicatomi e consegno domanda ed allegati. "Vorrei una ricevuta", azzardo. Detto fatto. Carta intestata Rai: «Si dichiara di aver ricevuto su nostra richiesta… ed in deroga da quanto richiesto dal bando….causa documentata restituzione al mittente da parte delle Poste…».
Subgiornalista ed in deroga….ditemi voi se questa è una selezione…


7 Febbraio 2001- 2001 Odissea nel Raispazio

Navigando nella costellazione di Saxorione, ho incontrato un precariET che mi ha offerto un cosmicaffe'. Dal suo spazioschermo si diverte a seguire un gruppo di terrestri che lavorano in un ghetto (per loro) dorato (per altri)di giornalisti sulla via Flaminia di Roma. 

Mi ha narrato le mirabolanti vicende di un precario che ha iniziato il cammino in Rai da autore televisivo alla fine degli anni 80. Poi, essendo giornalista, ha avuto contratti di sostituzione al Giornale Radio. Dopo due anni di alti e bassi, di lavori e di attese, venne il tempo delle prime liste. Chi aveva piu' giorni -gli dissero - sarebbe stato assunto

Gli altri, avrebbero fatto parte del BACINO PER I CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO a cui avrebbero attinto le testate. Ci furono riunioni, le liste vennero fatte, le persone con piu' anzianita' assunte. 

Il nostro omino, richiesto per un altro contratto a termine, si presento' in Rai per prendere servizio...e qui viene il bello. Gli fu comunicato che non poteva essere preso a tempo determinato...perche' non era nelle liste! 

"Ma come?" disse l'omino "Io ci sono..eccome! Ho i giorni per esserci!" Ma risposero picche. Lui non c'era, ma altri, stranamente, si'. Nel sindacato, all'epoca, il responsabile della radiofonia era un uomo che in qualche modo ricorda una importante festivita' terrestre. Per tre mesi il nostro omino cerco' di comunicare con lui. E per tre mesi quel signore non rispose al telefono e si dileguo' al passaggio. 

Si vede che lui aveva le idee talmente chiare sui bacini per i contratti a termine da non doverle spiegare a nessuno. Cosi' l'omino non fu piu' chiamato. Per lui, che doveva pur vivere, si profilo' l'eventualita' di finire nel giro delle Reti

Quattro anni senza contratti giornalistici (ma facendo interviste, servizi, dirette, speciali). Poi il ritorno alle testate. L'omino non fece polemiche. Si rimbocco' le maniche. Intanto si era fatta un'altra lista per le assunzioni, basata sui giorni lavorati. Ma i giorni nelle Reti non valevano e quindi non aveva quelli giusti per essere assunto. 

"Andro' avanti" penso' l'omino "Lavorero' e lavorero' nelle testate perche' tra qualche anno poi verra' il mio turno! Di fatto, con questa seconda lista, il sindacato e l'azienda sanciscono il principio di anzianita' per le assunzioni dei precari! E uno di loro se ne vanta come di una conquista epocale! Io ho gia' lavorato molto in questa azienda. Tocchera' anche a me". 

Cosi' l'omino continuo' a lavorare. E venne il 2001. Qualcuno, anzi diversi, inventarono pero' un terribile espediente per annullare quanto conquistato in anni di lavoro: non solo il diritto a continuare a lavorare, ma soprattutto quello di essere assunto a tempo indeterminato.

Costoro ammantavano di nobili ragioni cio' che era evidente anche al piu' stupido degli stupidi. L'orrendo meccanismo era stato creato per infilare tra le sue maglie i meno meritevoli, i piu' raccomandati, gli esterni amici degli amici. La prima ragione, pero', era RESET-TARE (azzerare) completamente le liste dei precari che avevano lavorato. Cancellare i diritti acquisiti con sudore di fronte e olio di gomito. Non solo. Creare nuove liste di t.d., ma dando anche a chi non ne avrebbe fatto piu' parte -secondo ambigui criteri non basati sul valore del lavoro effettuato realmente-la patente ufficiale di incapace. Insomma una specie di automatica "liberatoria" che giudica non piu' idonei all'assunzione. Qual era il vero disegno? Eccolo: scompaginare le vere liste, crearne di nuove basandosi su criteri controllati e controllabili, secondo un'antica e feconda modalita' tutta italiana,che dopo anni di cambiamenti sociali credevamo (ingenui!) ormai defunta. ...Cosa accadra' alla prossima puntata? C'e' ancora speranza, lo dicono tutti su Orione. Soprattutto se la "selezione farsa" non si fara'. 
C
omandante Straker 


7 Febbraio 2001- Il subgiornalista Spartaco

Cavallo pazzo ha torto. Non è vero che l’Usigrai  tratta i precari a pesci in faccia. Ci aiuta, invece. Pensate che Roberto Natale si è mosso per darmi una mano a risolvere un disguido postale. Adesso vi racconto tutto. 

Il mio ultimo contratto è finito un mesetto fa. Generalmente  non lavoro nelle rubriche delle varie testate Rai. Quasi tutti i miei T.D. li ho fatti al giornale : Tg2 e Gr. Quindi, il mio lavoro, oltre che –naturalmente- dal buon volere dei direttori, dipende dalle ferie, le maternità, le aspettative  e –purtroppo- le malattie dei colleghi assunti.

Non mi lamento : il mio primo contratto è del luglio ’97. Se  ho fatto bene i conti, al dicembre 2000, ho collezionato 700 e passa giorni. Forse sbaglio qualche numero, ma nell’ultimo accordo Rai- Usigrai relativo ai precari ne bastavano 620 per  essere assunti.

I tempi cambiano ed oggi per entrare a far parte del bacino da cui la Rai attingerà per i futuri contratti a tempo determinato devo fare questa benedetta selezione con prova pratica e test psicologico. Dice l’Usigrai che, però, in cambio di questa umiliazione posso pescare il jolly dell’assunzione.

Che fare ? Come il cane che lecca la mano che lo colpisce, con grande attenzione preparo la mia bella domanda  di ammissione: nella busta metto anche una cassetta video con due servizi televisivi andati in onda al Tg2 (grazie a chi mi ha permesso di fare una cosa che pare essere al limite dei regolamenti interni Rai) ed una audiocassetta con altrettanti servizi radiofonici.

Lunedi’ 29 Gennaio alle 12 e 03 l’ufficio postale del mio quartiere (succ. 93 00149 Roma) accetta la raccomandata A.R diretta alla Piemme Spa., ed il suo contenuto, in cambio di lire  8000.

Veniamo a oggi, Giovedì 1° Febbraio. Sono a casa. A mezzogiorno e un quarto suona il postino. Suona una volta sola, per restituire al mittente  la mia A.R. con la domanda di ammissione.

Porca Miseria ! ! ! Vado al computer. Diligentemente ho scaricato dal sito Rai il file .pdf con il testo del bando. Ricontrollo l’indirizzo : l’ho scritto giusto. Chiamo Viale Mazzini e mi sballottano  per 4 o 5 interni. Poi mi fanno sapere che la persona che fa al caso mio la troverò nel primo pomeriggio. Niente da dire : è l’una passata.

Chiamo l’Usigrai: lo statuto mi impedisce di iscrivermi ma qualche consiglio me lo sapranno dare. Non sono ancora a pranzo. La persona che mi risponde mi invita a ricontrollare l’indirizzo ( !). “Già fatto”, le dico. “Allora mi dia il suo numero che le faccio sapere qualcosa”. D’accordo.

 Mezz’ora dopo il vecchio Motorola  d460 latra.
E’ Roberto Natale che mi indica il telefono di un funzionario di Viale Mazzini che può risolvere il problema. Ora, dovete sapere che io con Roberto Natale, che ho visto in un paio di assemblee e che  non mi è nemmeno antipatico, non ci ho mai parlato.

 E allora non so trattenermi e gli dico che questa selezione è un grande pasticcio e l’Usigrai ci sta dentro.  Mi risponde che, visti i giorni che ho accumulato, passeranno 10 anni prima dell’assunzione. Non sa che sono molto paziente. Ho alle spalle anni di lavoro nero, contratti Filis  (chi si ricorda dell’ addetto di redazione ? ), caposervizio senza contratto con la responsabilità di colleghi professionisti giustamente infuriati ecc. ecc.

Ci si dimentica  spesso che per tanti la professione è stata questo. E per tantissimi lo è ancora. E quanti, come me, ma con meno giorni di me, non sono laureati ? 

Le mie obiezioni sulla bontà dell’accordo relativo alla selezione sono respinte al mittente (come la raccomandata). Mi dice che una imminente paritetica dovrebbe chiarire che ai vecchi precari la continuità lavorativa sarà garantita. Aggiunge che  le mie idee sulla selezione sono frutto di una scarsa conoscenza delle fonti. La risposta non mi piace, non chiamo Viale Mazzini e provo a fare il mio lavoro riguardo al mio problema : perchè mi hanno rispedito indietro la raccomandata ?

Chiamiamo il 160, il servizio clienti delle Poste Spa. <<C’è un problema con la casella postale –mi dicono- chiami l’ufficio che ha timbrato la busta>>. Ufficio Roma-Trullo : signora gentilissima (<<io mi appassiono ai problemi degli utenti>>, e poi parlano male del servizio pubblico !) che mi spiega, c’è traccia di tutto ciò sui computer delle Poste, che la mia busta è arrivata all’ufficio postale della zona di destinazione, Roma-Prati. Da lì doveva essere inoltrata in Via Umberto Novaro 18, sede della PIEMME Spa.

Ma non è andata così :  è stata rispedita al Trullo. Perchè ? Perchè, mi spiegano a Prati, la PIEMME –le Poste lo sanno - non accetta le raccomandate AR.

Oddio, l’avevo letto sul Barbiere che c’erano dei problemi, ma sembravano risolti. Evidentemente non è così. Chiamo a ruota un collega del coordinamento precari, la PIEMME e, adesso che ho fatto la mia inchiestina, posso chiamare anche Viale Mazzini. Il coordinamento risponde che sta  facendo le sue verifiche. La PIEMME mi dice che loro le raccomandate AR non le trattano  e che posso portare la busta a mano e  sarà inoltrata alla Rai. <<E se abitassi in un’altra città ?>>. Mi dicono che dovrei usare la posta prioritaria.

Ma in ogni caso il bando esclude tassativamente forme di recapito diverse dalla AR . Benedetto bando, benedette fonti ! Il Coordinamento ultima le sue verifiche e mi dice che l’impiegato della Piemme con cui ho parlato non sapeva di un accordo intercorso con la Rai per cui le raccomandate sarebbero, per questo grande evento molto trasparente, eccezionalmente accettate.

Insomma, il mio è un caso isolato. Un errore umano, dicono quando le compagnie quando casca un aereo. O un cedimento strutturale. Qualcuno, qualche volta, ha anche parlato di un missile All’appello manca solo Viale Mazzini . Gli faccio capire che la cosa mi sembra grave, che un avvocato avrebbe anche qualche parola da dire. Due cortesi persone mi promettono che entro domattina la cosa sarà risolta, mi chiameranno e mi daranno istruzioni. Sono quasi le 18, faccio il romano che non sono ed a uno di loro dico : <<State a fare un gran casino, ma era proprio necessaria ‘sta selezione>>. Si ride insieme : <<Magari ne parliamo più avanti, in un’altra occasione>>, mi risponde. Che dire ? Domani è un’altro giorno.
Il subgiornalista Spartaco


7 Febbraio 2001- La carica dei 102

Caro Seghetti, da precario Rai volevo risponderti cercando di esporre alcune idee e FATTI a te e a molti altri decisamente poco chiari.

E' vero che hai organizzato un incontro tra Usigrai e noi precari sfociato in un successivo incontro con alcuni vertici Rai e del sindacato aziendale. Di questo te ne rendiamo tutti merito.

I risultati, da te indipendenti, sono risultati assai deludenti. Parli di un impegno assunto da parte dell'azienda riguardo la certezza del lavoro ai precari a prescindere dall'esito della selezione. Ma questo impegno riguarderebbe solo i precari con più di 500 giorni tagliando fuori molti, troppi altri. Questo impegno è scritto su un verbale d'accordo Rai/Usigrai, documento della cui ufficialità e attendibilità dubitiamo tutti anche perché usa verbi in forma ipotetica. Quindi certezze sottozero.

Parli di trasparenza. Ma hai letto quali sono le prove di selezione? Il loro svolgimento? Ne sbagli una e sei fuori e quella decisiva è il test psicoattitudinale. Torbido!!

I tuoi toni sono sempre pacati ed educati ma definirci "poveri" (con le virgolette) lo ritengo inopportuno. Sai bene che lavoriamo tutti con dei contratti illegali (i famigerati depotenziati) dalla retribuzione molto più bassa dei colleghi assunti pur svolgendo le loro stesse mansioni.

 Sai bene che la maggior parte di noi è iscritta alle liste di disoccupazione e che la Rai è pronta a farci fuori cancellando anni di sacrifici e lavoro. Dovresti immaginare che una volta esclusi dalla selezione non potremo andare a lavorare nei posti lasciati liberi dai colleghi occupati idonei la selezione stessa, a meno che tu non prenda un impegno nei nostri confronti (a tal proposito mi piacerebbe andare al Corriere della Sera o Repubblica o Gazzetta dello Sport o Ansa).

Dovresti anche sapere ormai che i sindacati, quello Rai in particolare, non tutelano più i lavoratori (contravvenendo allo scopo della loro esistenza) ma vendono quelli più deboli all'azienda (in questo caso noi) in cambio di nomine e gratifiche per i membri dell'esecutivo. Con questo non nego che tra i 357 precari Rai ci possano essere dei raccomandati, ma l'azienda e il sindacato sono colpevoli di non aver vigilato per troppi anni sui loro dirigenti e di aver permesso un fiorire di nomine incalcolabile.

E comunque, per quello che conosco la situazione, di scandali non ce ne sono poi così tanti. Ora la soluzione ideale è quella della selezione? Una selezione che, se verrà effettuata, non farà altro che aumentare il bacino precari e di conseguenza il numero pratico di persone che dovranno prima o poi essere assunte dalla Rai.

La soluzione era facile. Fare la selezione per 30 posti a tempo indeterminato aperta a tutti; vigilare sui propri dirigenti; investire le risorse destinate alla selezione per istruire e migliorare le professionalità già presenti in azienda. Adesso è facile sparare su tutti noi etichettandoci come "povere vittime" o "gregge di raccomandati" o ancora "motivo di grosso deficit per l'azienda". Se questa selezione non si farà, faremo in modo noi precari di farti recapitare i nostri curricula vedrai che qualcuno avrà ricevuto un piccolo aiuto, ma scoprirai che ci sono persone la cui iscrizione alle liste di disoccupazione suona come una vera e propria bestemmia.

Non ci sorprendiamo del fatto che l'azienda abbia preso questa iniziativa, ma del fatto che Fnsi e Usigrai l'abbiano sottoscritta, ripeto, SENZA TUTELARE LAVORATORI ISCRITTI ALLE LISTE DI DISOCCUPAZIONE!!!!. Il bando non ci tutela e il verbale d'accordo è assolutamente ipotetico e risulta essere un documento ufficiale solo per le parti che lo sottoscrivono.

Se questa selezione non si farà, mi auguro che i vertici dei suddetti sindacati, e in particolare dell'Usigrai, abbiano il buon gusto di dimettersi. E anche tu, caro Seghetti, dovresti cominciare a riconoscere le vere ingiustizie. Hai anche l'occasione per ovviare a questa mancanza: avviare immediatamente una battaglia contro i contratti depotenziati.

Walt Disney potrebbe già aver sbagliato i calcoli, la carica sarà composta da molti più di 102.  
Pongo


5 Febbraio 2001- Il precario non esiste: ho le prove

Grazie, Barbiere, grazie! Per tuo tramite mi è accaduto quello che ogni scienziato, studioso di fenomeni naturali, vorrebbe che prima o poi nella vita gli accadesse ho avuto la prova empirica delle mie teorie! La vera prova provata di quello che enunciavo in linea teorica nella lettera che gentilmente mi avete pubblicato, è qui sotto, firmata dal segretario dell'Associazione Stampa Romana!!!!! Non speravo mai in un così pronto riscontro. Grazie ancora.

Il buon Seghetti ha infatti scritto: "Pur non avendo partecipato alle trattative e alla firma dell'accordo che ha dato vita alla selezione Rai, ho raccolto la sollecitazione di alcuni colleghi e convocato una riunione con i colleghi precari delle testate Rai (per inciso ricordo che precari sono anche quelli delle reti, anche se non hanno tutti il contratto da giornalista)".

Ecco così dimostrata la mia teoria, la non esistenza del precario giornalista-programmista. Perché?

Uno: perché Seghetti ricorda in un inciso qualcosa che non ricorda MAI in sede sindacale (visto che, come si evince dal testo riportato, le battaglie e le riunioni le fa poi solo con e per i precari delle testate). Cioè io mi chiedo: se nella parentesi ricordi una cosa, perché quando fai la riunione la fai solo con i colleghi precari delle testate?

Due: perché da vero sindacalista, quello che dovrebbe sapere tutto su questo genere di problemi, come fa ad ignorare ancora che i colleghi giornalisti delle reti a tempo determinato NON HANNO applicato il contratto giornalistico. NESSUNO!!!! NON "non tutti", come dice lui, ma NESSUNO!!!! (Fanno eccezione i giornalisti interni DISTACCATI dalle testate presso le reti, ma quelli sono a tempo indeterminato e fortuna per loro non rientrano nel gran concorsone).

Nessuno, nessuno... proprio così si fece chiamare Ulisse per sparire alla monoculare vista di Polifemo. E noi spariamo... spariamo alla vista di tutti... anche a quella di chi ci dovrebbe tutelare... la voce già si fa debole... lo scritto mno chiro... il mobo gi c prt via! Addio!!!
Il fantasma di Pikachu

5 Febbraio 2001- Il concorso è peggio che niente

Caro Seghetti, sono un collega disoccupato che da qualche mese fa contratti in Rai. Prima di tutto, caro segretario, penso che tu debba tutelare gli interessi di tutti i precari Rai e non - come dice l'accordo selezione-farsa - solo di quei colleghi che in Rai hanno all'attivo oltre i 200 giorni di precariato.

Credo che se un giornalista professionista in Rai ha fatto piu' di un contratto, si debba automaticamente considerare  "idoneo". Il bacino di cui si parla nel bando gia' esiste, perche' dunque fare un concorso per crearne uno totalmente nuovo? Non credi, caro segretario, che questa manovra puzzi d'imbroglio? 

Ti rammento che per i disoccupati la sostituzione (per malattia, per ferie, per maternita') in Rai o fuori e' indispensabile (ci dovrebbero anche esser accordi firmati) e quindi non puoi trattarci cosi, tu che dovresti invece tutelare la posizione di chi non lavora. Ci vuoi togliere anche questa ultima possibilita': perche' non lo capisci? Stai facendo confusione come fanno, furbi, molti altri. Il ricorso alla selezione ben venga, dunque. E non parlare di trasparenza perche' l'eventuale selezione non sarebbe trasparente come tu vuoi farci credere.

Invece di occuparti di selezioni e concorsi, preoccupati di quelli che in Rai sono a meta' stipendio da anni e che all'istante invece dovrebbero essere assunti. Occupati di chi sta lavorando con la speranza di un rinnovo del contratto per tentare di andare avanti. Senza pensare ad una assunzione. Non tutti i giornalisti professionisti, caro segretario, hanno contratti da favola. Una buona fetta si sacrifica con quello che passa la casa. E non e' giusto. Dunque invece di pensare e parlare in politichese, caro segretario, spremi le meningi. Visto che questo e' il compito del sindacato. Trova una soluzioni per la Rai, ma medita anche sulla grave crisi occupazionale che sta investendo la nostra categoria. Sarebbe una bella cosa.     
Un precario  


5 Febbraio 2001- Grazie  Petrina

Caro Barbiere, voglio esprimere la mia ammirazione per il presidente dell'ordine dei giornalisti Mario Petrina poiché mi risulta che l'Ordine si appresta a intervenire sul tema della laurea, ritenendola non necessaria per i professionisti.

Lo ringrazio poiché, come vi avevo già scritto, ritengo che sulla vicenda della preclusione del concorso alla Rai per i professionisti non laureati (e non precari) mi pareva ci fosse un grave problema. Innanzitutto poiché si annullava definitivamente il concetto che l'esame di stato valesse qualcosa. E poi perché, mi chiedo, la laurea non è richiesta solo ai precari?

Quale merito o titolo hanno loro più di me? Professionista e non laureato, con un lungo curriculum in cui non rientra (per sfortuna mia e non loro) una esperienza alla Rai? Vi chiedo quindi gentilmente di darmi l'opportunità di ringraziare pubblicamente il presidente Petrina.

Te lo chiedo anche alla luce del fatto che sul tema del concorso Rai io sono stato il primo che ti ha scritto ed ha aperto il dibattito, che mi pare più partecipato, di tutto il tuo "negozio": in fondo su questo sono stato bravo, ho dato la "buca" a tutti gli altri e ho saputo "cogliere la notizia". Grazie.
Lucky


1 Febbraio 2001- L'alibi del "povero precario Rai"

Caro Barbiere, mi chiamo Roberto Seghetti e sono segretario dell'Associazione stampa romana. Leggo in una delle lettere dei precari Rai che non avrei fatto nulla. E questo non è affatto vero.

Pur non avendo partecipato alle trattative e alla firma dell'accordo che ha dato vita alla selezione Rai, ho raccolto la sollecitazione di alcuni colleghi e convocato una riunione con i colleghi precari delle testate Rai (per inciso ricordo che precari sono anche quelli delle reti, anche se non hanno tutti il contratto da giornalista).

In quell'incontro ho individuato l'unico punto in cui l'Associazione stampa potesse intervenire cogliendo qualche risultato: dare certezza ai precari che partecipano alla selezione di far parte del bacino per i contratti a termine anche dopo la selezione e anche nel caso di un risultato negativo. 

Ho chiesto e ottenuto un incontro con i dirigenti della Rai al quale hanno partecipato, altre al segretario dell'Usigrai, due colleghi del coordinamento dei precari (altro inciso: per ammissione dei due colleghi precari era la prima volta che il coordinamento incontrava direttamente i vertici della Rai).

Al termine del confronto si è convenuto che nella prima riunione della commissione paritetica Usigrai-Rai si sarebbe precisato l'aspetto del bacino per i contratti a termine dopo la selezione. E' poco? E' tanto? Non lo so. Certo non è un "niente".

Quanto alla selezione e al ricorso dell'Ordine, penso che - nonostante tutto ciò che si può dire dell'accordo e del bando di concorso - una prova fatta sotto i riflettori e con mille occhi puntati addosso offra più possibilità di trasparenza della solita raccomandazione.

 

E mi viene un dubbio: qualora saltasse la selezione (con tutti i difetti che ciascuno può attribuire ai metodi scelti), quale possibilità resterebbe ai colleghi che ancora non hanno un posto a tempo indeterminato? Che cosa resterebbe in mano ai precari? Agli esterni laureati? E perfino agli esterni non laureati anche autorevoli, che sono andati tumultuanti a pietire un intervento del presidente Petrina nascondendosi dietro l'alibi dei "poveri" precari Rai?

Spero che restino margini per fare qualche altra cosa per dare certezza d'ingresso in Rai. Ma con le elezioni politiche a un passo e con l'aria di cambio di governo che tira, qualora il ricorso dell'Ordine abbia un esito positivo dubito che la Rai abbia ancora voglia di tornare a discutere di selezione. 
Roberto Seghetti 


30 Gennaio 2001 - In principio fu il programmista  

Caro Barbiere, ho letto con grande divertimento l'ultima lettera arrivata in merito al concorsone Rai per giornalisti. Chi l'ha scritta è sicuramente papà o mamma, perché si dimostra molto ben preparato su un argomento fondamentale per noi genitori: la pokemonologia.

Però dimostra di non conoscere a fondo la prima evoluzione del precario Rai (che evidentemente, fortuna per lui, non ha mai dovuto subire): quella del programmista-regista. Il programmista-regista, infatti, è il livello di evoluzione più basso del precario Rai. Perché, oltre ad essere l'anello più debole della catena evolutiva, rappresenta il passato che ogni precario evoluto (per evolversi allo stadio più alto) deve negare.

Devi sapere infatti, caro Barbiere, che molti colleghi (giornalisti- professionisti) vengono assunti dalla Rai con codesta strana qualifica: "programmista-regista". Questa iattura capita loro qualora si trovassero a lavorare (come giornalisti) per programmi non registrati come testate (tipo tutti quelli di Santoro o quelli di Vespa etc.): fanno lo stesso lavoro dei colleghi evoluti ma beccano la metà dello stipendio e non hanno la copertura del contratto nazionale dei giornalisti.

Espletato un periodo di precariato come programmisti, ad alcuni di loro (purtroppo non a tutti è dato in sorte ma si sa, la legge dell'evoluzione premia solo i più forti!) capita in sorte di potersi evolvere in precari Rai veri (lavorando quindi per una testata), con contratto applicato, anche se sempre a tempo determinato.

Ma, qui viene il bello, essi debbono negare il loro passato da creature inferiori: devono firmare un pezzo di carta in cui sostanzialmente dicono che prima dell'evoluzione NON facevano i giornalisti, e che comunque non faranno mai più l'errore di peccare ancora vestendo i panni della creatura informe del "programmista".

Ecco dunque completata,  per la cronaca, la saga delle tre evoluzioni del giornalista Rai: Programmista (ma non si deve sapere), Precario, Interno.

Ed ecco spiegato perché il programmista non ha diritto di accedere al concorso Rai: egli, infatti, non esiste. Anche se ha accumulato mille giorni lavorativi in tre anni (facendo interviste, reportage, inchieste, conducendo collegamenti in diretta, scrivendo testi e a volte interi copioni), egli, per l'evoluzionistica Rai ed Usigrai, non ha mai lavorato. Dunque, liberissimo di iscriversi al concorso: ma con giornate lavorate zero e se non è laureato si attacchi...  alle sfere, naturalmente! Ciao e buon lavoro.
Pikachu


30 Gennaio 2001- Il tempo delle pietre

"C'E' UN TEMPO PER RACCOGLIERE LE PIETRE E UN TEMPO PER TIRARLE" (Ecclesiaste 3,5). Normalmente i benpensanti e i moderati preferiscono non ricordare che l'Ecclesiaste contiene anche questa massima, e non solo la citatissima "C'è un tempo per distruggere e uno per costruire".

Io, noi, chissà perché invece, preferiamo quest'altra. Dunque ora anche l'Ordine ha deciso di dire la sua. E ora anche l'Ordine si aspetti gli attacchi feroci di Usigrai e Fnsi: mi sembra già di vederli, i loro comunicati. Loro, che sono fino all'altro ieri hanno difeso l'Ordine dagli attacchi referendari, ora saranno pronti a sparargli contro, per cercare di affondarlo.

Può anche essere che l'Ordine dei Giornalisti attacchi questa Selezione per lesa maestà, cioè per il semplice fatto di non essere mai stato minimamente consultato; sta di fatto che questa selezione voluta da Rai e Usig-Rai non piace a nessuno. Non piace (come visto) all'Ordine, ma non piace nemmeno ai colleghi disoccupati e occupati esterni, che danno per scontato che la selezione sia stata concepita solo per fare entrare dalla finestra i soliti "precari  raccomandati" (?).

E non piace ai precari Rai. Facciamo questo gioco: per un attimo chiudete gli occhi. E pensate di essere arrivati in Rai facendo una sostituzione estiva e in virtù dei risultati professionali di essa, di essere stati confermati in contratti a termine successivi (rubriche, maternità, malattie, distacchi...); immaginate di aver lavorato in questo modo in Rai da anni (diciamo 2-3-4-5-6...); immaginate di fare 1, 2 pezzi al giorno, e che i vostri pezzi siano stati letti, osservati (succede così, sul serio...) dal caposervizio, poi dal caporedattore, poi dal vicedirettore e spesso anche dal direttore, e che poi il pezzo sia andato in onda. Immaginate di avere al vostro attivo 50, 100, 500, mille servizi (e non sono numeri a caso...) che la gente ha visto nei telegiornali, ascoltato nei giornali radio, letto nelle pagine di televideo e immaginate di avere avuto spesso l'onere (e l'onore) dell'apertura di un Tg, o di un Gr o di un collegamento in diretta da qualche angolo di Italia o del mondo.

Immaginate, voi, precari, di aver partecipato alle riunioni di sommario, in luogo di capiredattori, vicecaporedattori, capiservizio e redattori che per ottime ragioni in quel momento non erano al lavoro. Oppure immaginate anche di fare il conduttore di un Tg o di un Gr...  Ah!, dimenticavo: infine pensate anche di guardagnare di meno dei colleghi con i quali lavorate ogni giorno: stessi turni, stesse domeniche, stessi notturni: ma a loro pagate a prezzo intero e a voi, invece, a prezzo ridotto in virtù di un accordo "disintegrativo" aziendale che riguarda soltanto i precari. E questo "sine die"...

E ora, immaginate che dopo 2-3-4-5-6 anni di questo lavoro, qualcuno vi dica che dovete passare al vaglio di una selezione. Non pensereste anche voi, come recita l'Ecclesiaste, che sia venuto il tempo di tirarle, le pietre?

Una selezione a "posti zero", che sarà solo un'inutile spreco di soldi. Una selezione che non prevede in realtà alcuna prova "pratica", ma solo la descrizione scritta su un foglio (!) di come si intende realizzare un servizio televisivo giornalistico (e per chi preferisse la radiofonia, o il  televideo?). Una selezione che si concluderà con un colloquio "psico-attitudinale" al di fuori di ogni controllo giornalistico. Ok: noi precari abbiamo deciso che lo faremo il colloquio con lo strizzacervelli di turno (formatosi su manuali americani sulla selezione del personale ormai in disuso anche negli States) ma a patto che la selezione, con colloquio di cui sopra, la facciano tutti i giornalisti interni Rai, Roberto Natale in testa. Se ne vedrebbero delle belle...  Lo ribadiamo per chiarezza.

Noi non siamo contrari di principio alla selezione: ma abbiamo sempre detto che i binari della selezione (come già avvenuto altrove) dovevano, debbano (dovranno) essere due. Uno per gli esterni, per coloro che non hanno esperienza radiotelevisiva, e uno per coloro che già lavorano in Rai.

La nostra battaglia è solo iniziata. Non possiamo ancora combattere quella per la rifondazione di un sindacato che ci sembra piegato, prono alle richieste aziendali, sempre pronto a dire sì, sopratutto se il padrone è di  sinistra... Ma ci stiamo scaldando i muscoli. D'altronde un giorno o l'altro i 300 precari che in questo periodo vengono trattati dall'Usigrai a pesci in faccia, riusciranno ad entrare in Rai, no? Non vediamo l'ora di avere sotto gli occhi il modulo di iscrizione all'Usigrai...  (A proposito, a Saxa inizia a girare questa domanda: "Riuscirà Natale ad  arrivare a Pasqua?"...).

Con questa mia esco dal silenzio cui mi sono costretto (almeno qui!) e mi unisco all'amico, agli amici compagni di battaglia, ai vari "Spartaco" di cui Saxa Rubra (e non solo) è piena. Ma, perdonatemi, io preferisco Tashunka Uitko, Cavallo Pazzo. E anche i Cavalli, come quello di viale Mazzini, possono un giorno o l'altro imbizzarrirsi...
"IL CANE CHE LECCA UNA MANO NON VEDE IL COLTELLO NASCOSTO NELL'ALTRA"
Cavallo Pazzo


29 Gennaio 2001- Il precario è un mammifero strano

Caro il mio Barbiere, sento il dovere di spendere due parole per la salvaguardia dell'immagine del precario rai, un animale sicuramente domestico ed addomesticato e tutt'altro che in via di estinzione. Il tipico esemplare di precario rai e' piuttosto sfigato nell'anima e nel corpo, e si nutre di notizie sul suo futuro spesso esclusive e puntualmente false

DRIIIIIN! (pardon, il telefono) Come? La selezione e' saltata? Sicuro? Ma chi te l'ha detto....ok, certo non lo dico a nessuno, si' e' chiaro...Ciao.

Torniamo a noi. I ritmi della vita del precario sono scanditi dagli accordi, falsi e non, tra azienda e Usigrai e dalla domanda "come faro' ad evolvermi in un assunto?". Uno dei limiti all'evoluzione e' la carenza di raccomandazioni, infatti la prima legge della biologia precaria e': il precario resta tale fino ad un accumulo di raccomandazioni tale da coprire l'intero arco costituzionale. 

DRIIIIN (che palle!) Ah ciao, ancora? Ma come quelli del Manifesto...Non dovevano essere assunti i cassintegrati di Unita' e Tempo? Pure questi....Vabbe' e i precari? E l'anzianita' di testata? Ma cosi' si sprecano professionalita' no?...Certo l'azienda se ne fotte...e' chiaro...Okay fammi sapere. Ciao.

Il precario trae sostentamento anche dall'FNSI. Esistono momenti terribili di estrema solitudine in cui il solo sollievo e' dato dalla cosiddetta "terapia Seghetti", sollievo psichedelico temporaneo che sostiene il futuro degli evoluti assunti, ma che lascia il precario prostrato e col rischio di diventare cieco.

 Chissa' perche' il precario ha un'attrattiva sessuale fortissima per gli evoluti, in particolare per quelli della specie protetta Usigrai. Questi ultimi infatti stuprano ripetutamente il precario, anche se lo fanno con fare circospetto, tanto da indurre lo stesso precario a sognare un tenero amore

DRIIIIN!!! Come la lista ponte e' saltata.....e i nomi? Nessun nome? Niente numeri? Come non si sono messi d'accordo...ma non era un criterio trasparente? Troppo trasparente? Nessuno l'ha visto eh? E adesso? certo bisogna aspettare le elezioni....ok. Tienimi informato.

Dunque, e' stato detto che l'evoluzione del precario passa attraverso una selezione. Dopo anni di attesa finalmente per questo sfortunato animale giunge il momento della redenzione. Dall'Olimpo di Viale Mazzini gli dei benevoli accettano finalmente di restituire la dignita' al precario. Grazie al multiple choice, alla prova di cultura generale, alla prova pratica (ma non basta quello che si fa ogni giorno?) ed al giudizio insindacabile degli evoluti sulla capacita' di entrare nella "famiglia", il precario potra' evolversi.

Ma la vita e' dura, il precario dovra' vedersela con la madre snaturata. Mamma Rai infatti, ha seminato figliocci per l'universo mondo dopo incestuosi rapporti con il Palazzo. A questi poverini infatti, Mamma Rai ha promesso mari e monti, dopo che l'avaro padre ha chiuso i giornali di riferimento. Unita', Tempo, Manifesto, sono parole capaci di provocare un attacco di panico al povero precario, che immancabilmente scappera' con la coda tra le gambe. 

DRIIIIIIN.... Ancora tu? Ma non dovevamo vederci piu'? E come stai? Stai come me...e ci scappa da ridere....Che cosa? il sindacato ha detto che aveva la possibilita' di assumere e l'azienda si e' opposta? Ma chi l'ha detto? Certo non puoi dirmelo....Fammi sapere.

Allora, il precario per evolvere deve essere raccomandato, ma e' necessario che la raccomandazione abbia la necessaria trasparenza, altrimenti non viene capita. Ma per una strana analogia, questa regola deve essere estesa a tutti quelli che intendono partecipare alla selezione "naturale", interni, esterni, precari, laureati, occupati, disoccupati, dovranno avere la necessaria "benevolenza" di papa' Palazzo.....Si sa come sono fatte le Mamme di una volta.... (Si sa....a volte ritornano) 
Franti


24 Gennaio 2001 -Il buon concorso si vede dal mattino

Confermo la paradossale vicenda del concorsone Rai. Il bando lo dice chiaramente: saranno accettate solo raccomandate con ricevuta di ritorno.

Nel mio caso la raccomandata non parte neanche
: alle Poste (nel mio caso le poste centrali di Genova) rifiutano le raccomandate indirizzate a caselle postali, perché nessuno firma e quindi non ne possono garantire il recapito. E io mi ritrovo con la busta in mano a domandarmi come fare a mandare la mia domandina di ammissione...

Chiamo la Rai, un numero verde. L'operatrice casca dalle nuvole. Mi dice che non è possibile, che le Poste DEVONO accettare la raccomandata. Caso mai di munirmi di Gazzetta Ufficiale con il bando e di convincerli in questa maniera.
Oggi ci riprovo. Le due Spa di stato, Rai e Poste, evidentemente hanno qualche problemino di comunicazione...

Se il buon giorno si vede dal mattino, credo che questo concorso vi fornirà molto materiale interessante, in futuro...
Grazie per l'attenzione
Silvano Rubino


24 Gennaio 2001 - A noi la pugna, ad altri la pugnetta 

Finora sono 120 i gladiatori della Rai Saxa Rubra che hanno deciso di affidare le loro sorti all'iniziativa legale, iscrivendosi contestualmente alle gare circensi previste dalla selezione/concorso.

L'incontro di una rappresentanza dei giornalisti
precari con i vertici aziendali, l'Usigrai ed il segretario dell'Assostampa romana, che l'aveva promesso a suo tempo, nel corso di un incontro
del quale sul Barbiere non ho letto nulla, non ha prodotto alcun risultato. Ma questo era prevedibile.

Dall'azienda e dall'Usigrai continuano a provenire solo le
garanzie sulla continuita' del lavoro per i giornalisti precari con piu' di 500 giorni di contratti. Non so cosa possano pensarne i giornalisti esterni ai quali la selezione e' aperta. A costoro viene piu' o meno detto: partecipate alla selezione, ma sappiate che alcuni dei selezionandi dispongono di un vantaggio.

Peccato che tra tante garanzie presunte, l'Azienda ancora non sia in grado di
garantire che le domande debitamente spedite alla casella postale in raccomandata con ricevuta di ritorno vengano accolte e non rispedite al mittente.

Poi si arrabbiano se qualcuno definisce il concorso/selezione, una
farsa. Insomma, niente di nuovo sotto il sole del Colosseo. O forse si': 120 giornalisti precari sono un numero decisamente piu' elevato dei posti che il sindacato e l'Azienda promettono nelle pieghe della selezione. A 100 mila sesterzi l'uno, fanno dodici milioni di sesterzi, niente male come dote economica per affrancarsi in blocco dalla schiavitu'.

Il vostro
Spartaco si sarebbe accontentato di 30 gladiatori incazzati, mentre gia' ne conta quattro volte tanto. Di piu', prevedo che all'assemblea prevista domenica 4 febbraio alla ore 9 presso il cinema Tiziano, saranno di piu'. Ho l'impressione che qualcuno in questi giorni abbia un cattivo rapporto con Morfeo, che, insomma, non dorma sonni tranquilli e scommetto che non si tratta dei colleghi precari, per quanto abbiano da smaltire l'adrenalina da combattimento.

Oltre al sito web del quale il nostro Barbiere preferito ha dato notizia, altre nuove iniziative di guerriglia mediatica sono in cantiere.
A noi la pugna ad altri la pugnetta. Forza
Spartaco


23 Gennaio 2001 - Precari Rai, una vita da mediani 

Caro Barbiere, credo proprio che meriti una risposta l'articolo dal titolo "Il concorso spazzerà via i precari Rai non meritevoli", pubblicato su ItaliaOggi martedì 16 gennaio a firma Tele Nemo, pseudonimo dietro al quale, come è noto, si nasconde un vicedirettore del Gr Rai.

Solo su un paio di cose concordo con Tele Nemo, ossia che il concorso è un “pasticciaccio” e che si tratta di “un rebus, un ginepraio in cui l'azienda (e il sindacato) sono finiti senza alcuna possibilità d'uscita”. Tele Nemo sostiene che è “l'area dei falchi” dei precari ad essere scesa in guerra.

Ma quali falchi! Siamo soltanto giornalisti che lavorano in Rai da tre, quattro, cinque, addirittura dieci anni in qualche caso: perché dovremmo sostenere un esame per ottenere ciò che già abbiamo, ossia far parte del bacino per le assunzioni a tempo determinato?

Non abbiamo mai detto di essere pregiudizialmente contrari alla selezione. Se ne può parlare: ma di quella per le assunzioni a tempo indeterminato, non della selezione per i contratti a termine. Tele Nemo afferma anche di essere convinto che nella selezione prevarranno “i tanti colleghi disoccupati che in passato non hanno mai avuto padrini o amicizie influenti” ed esprime l'opinione secondo la quale la qualità professionale dei precari è “mediamente scadente”.

Dipingere i precari Rai unicamente come "raccomandati" è una falsità bella e buona. La realtà è che se c'è una Rai piena di padrini o amici influenti è proprio la Rai del passato, quella alla quale appartengono moltissimi dei giornalisti assunti a tempo indeterminato, Tele Nemo incluso.

Quanto alla qualità professionale, certo, non tutti i precari potrebbero entrare in lizza per il premio Pulitzer, ma è un fatto che tantissime produzioni - molte di buon livello giornalistico - non potrebbero esistere senza l'apporto di noi TD. E comunque: noi, almeno, l'inglese lo parliamo...
Uno dei mediamente scadenti


23 Gennaio 2001 - No grazie, il bando mi rende nervoso

Caro Figaro, ti scrivo aggiungendo la mia voce a quella dei tanti colleghi che ovviamente e inevitabilmente stanno intervenendo sulla questione del concorso-selezione della Rai (a dire il vero non ho ancora capito quale sia la sottile differenza). E lo faccio da giornalista Rai, iscritto all'Usigrai.

Non riesco a digerirlo! Lo giro. Lo rivolto... Ma non riesco a trovare un solo elemento che possa giustificare la decisione del sindacato che mi dovrebbe rappresentare ad andare avanti con questa storia. Si è detto: "Lo facciamo per la trasparenza". E' stato aggiunto: "Era l'unico mezzo per frenare le pressioni della politica sull'azienda". E ancora: "Vogliamo aiutare i precari".

Ma come? Le prove sono assolutamente incomprensibili! Tutto è affidato al libero arbitrio di una commissione nominata secondo criteri non ancora chiariti! Si parla di radiotelecronache... Da sei anni, da quando sono approdato in Rai, vorrei tanto farne una. Non mi è stato concesso. Si decide invece una prova del genere per la selezione? Non hanno mai indetto un corso di dizione. E bisogna dire, con tutto il rispetto per i miei colleghi (tra i criticabili includo me stesso), che nei nostri TG se ne sentono proprio tante.

E non solo di dizione. E certo non fanno eccezione i venerati colleghi partoriti dalle scuole o dai precedenti concorsi. Si pretende invece il toscaneggiante alla selezione. Lo stesso discorso vale per lo stand-up. Volendo sorvolare sulla risibile utilità di una simile pratica - il giornalista è un tramite, non certo il protagonista (scuserete questa presunzione. Ma in 14 anni di lavoro potrei anche non aver capito niente) - mi chiedo quale possa essere il criterio di valutazione. L'altezza alla quale si tiene il microfono? Quale valutazione oggettiva ci può essere se non esiste uno standard? E passiamo oltre.

LA LAUREA. Io la ho. In fisica. Non serve a niente! E non serve a niente neppure l'inglese o il tedesco che pure conosco. Al 90 per cento dei giornalisti Rai capiterà al massimo 4 o 5 volte in tutta la carriera professionale di dover utilizzare una lingua straniera anche perché il nostro lavoro si svolge principalmente sul territorio.

Sono solo pochi gli eletti che hanno la possibilità di girare per il Mondo, passando - per caso? - attraverso qualche salotto. Si e' allora detto: "ma laurea e lingua servono per limitare il numero dei partecipanti". Bell'idea! Così la Rai decide di precludersi la possibilità di assumere, per esempio, il giornalista migliore d'Italia solo perché non laureato? "No! Se proprio vuole c'è l'art. 6 del Cnlg".

Ma allora questo concorso che lo facciamo a fare? Personalmente ritengo si tratti del più pericoloso attacco che questa categoria abbia mai subito, soprattutto perché giunge dal proprio interno. Rappresenta un tentativo di appiattimento delle capacità individuali del giornalista, basate sull'esperienza, sull'intelletto e perché no, sulla furbizia: doti che nessuna scuola e nessuna laurea saranno mai in grado di fornirti.

E chiudiamo con la chicca: La famigerata lista ponte. Non si capisce niente. Hanno addirittura inserito la scuola di Perugia. Hanno acquisito di diritto il titolo di precari, alla faccia dei tanti colleghi che lo sono anche da dieci anni? Che i precari siano o meno raccomandati poco importa. Resta il problema che lavorano. C'è ben poco da recriminare. Non possono essere liquidati così.

Inoltre si tratta di colleghi sottoposti ad una sorta di tacito ricatto e sfruttamento. Come è possibile ad esempio che la Rai, che ha la pretesa di dichiarare un attivo di bilancio, che si dice essere la più grande azienda editoriale d'Italia se non d'Europa, si consenta il lusso di applicare i contratti depotenziati? Mi domando se la Vigilanza ne sia al corrente. Appare quasi un insulto ad una norma creata per favorire l'occupazione anche in situazioni economiche non brillanti. Circostanza che certo non riguarda la Rai (vedi appalti esterni).

Venti o trenta assunzioni (anche qui regna il mistero) su trecento che aspettano. Già questo è ridicolo. Ma come saranno scelti? Hanno enunciato i criteri ma anche su questo ci sarebbero trattati da scrivere. Io proporrei il titolo: "Come fare a consentire tutto ed il contrario di tutto!". Ringrazio per avermi concesso attenzione. Mi auguro solo che Petrina intervenga sul serio.
Giuseppe


18 Gennaio 2001 - Figaro guidaci tu all'attacco

Caro Barbiere, ho appena letto il bando di concorso Rai e, visto che sono diventata giornalista dopo un regolare praticantato in una redazione e non grazie a una delle scuole riconosciute dall'ordine, e per di piu' ho abbandonato l'universita' prima di laurearmi, mi sono puntualmente scandalizzata.

Nel caso ti facesse piacere saperlo, caro Figaro, il mio primo pensiero e' stato quello di ...scrivere al Barbiere. Naturalmente, come spesso mi accade, sono arrivata in ritardo visto che il dibattito e' gia' ampiamente partito e si e' anche surriscaldato parecchio. Meglio cosi'.

Venendo al nocciolo della questione, sono perfettamente d'accordo con quasi tutti coloro che criticano il famigerato bando: ingiusta la richiesta di una laurea, assurda la corsia preferenziale per chi esce dalle scuole, stupida la scelta del termine che cade a meta' di una sessione d'esame, grave la mancanza di qualsiasi riferimento ai disabili. Insomma, un disastro.

E allora, che fare? Mi pare che le proposte migliori, almeno fino ad ora, siano quelle di Spartaco. Sacrosanta la "campagna elettorale" contro gli attuali vertici della Fnsi, che hanno firmato un bando impresentabile. Ma ancor piu' efficace mi sembra l'esposto agli ordini regionali. A questo proposito, mi permetto di lanciare un'ulteriore proposta che coinvolge, udite udite, il Barbiere in persona.

Perche', caro Figaro, non far partire la battaglia proprio da queste pagine? Qualcuno, magari esperto di cose legali, potrebbe mettere giu' un testo da pubblicare sul sito invitando i colleghi a firmarlo. A giudicare dai  messaggi arrivati fino ad ora, non mancherebbero certo le adesioni. Tecnicamente forse non e' cosi facile, ma mi sembra che non sia nemmeno impossibile. Saluti.
Barbara


18 Gennaio 2001 - Chi è senza querela scagli la prima pietra

Caro Barbiere, sono un giornalista professionista laureato e occupato (e, per la verità, non mi posso lamentare...). Faccio questo mestiere da 17 anni nonostante non abbia ancora raggiunto gli... anta. Chi di noi, soprattutto nei momenti di difficoltà non ha sognato almeno una volta di entrare in Rai? Stipendio sicuro e più che dignitoso, poco lavoro, tutte le garanzie, tanti privilegi ecc.. 

Sogni sempre infranti quando ci siamo visti passare davanti i soliti raccomandati - specie negli anni '80 e all'inizio dei '9
0 - che sponsorizzati da Dc, Psi e Pci dopo il "regolare" periodo di precariato come giornalisti (spesso nemmeno professionisti) o programmisti registi o altro ancora (a proposito, sai che adesso vogliono essere assunti come giornalisti professionisti anche quelli che leggono i bollettini del Cis, viaggiare informati?), si sono ritrovati assunti dopo aver fatto o semplicemente minacciato una vertenza, tra l'altro già concordata con il caporedattore di turno o con i vertici dell'azienda, che non vedevano e non sentivano.

Decine di persone sono entrate così e questa situazione è andata avanti fino a pochi anni fa. Di nomi potrei farne una ventina (e sono solo colleghi che conosco di persona...). Finalmente adesso la Rai si è ricordata che esiste uno strumento che si chiama "concorso". Ma si vede che a Saxa Rubra non sono troppo abituati ai concorsi visto che il bando che hanno predisposto è ridicolo e fa acqua da tutte le parti.

Eppure ritengo che un concorso ci vuole per dare una possibilità anche a chi, come me, non avendo mai cercato appoggi e sostegni politici non è riuscito mai a strappare nemmeno un giorno di precariato, sistematicamente escluso da ogni contratto, da ogni sostituzione ecc. semplicemente perché non ha mai voluto leccare il culo a nessuno.
Questo lo dico con grande rispetto per i precari: ne conosco tanti, molti sono in gamba ed hanno il diritto di "sistemarsi" definitivamente. 

Ora io mi chiedo: perché, puntando solo sui precari, si deve precludere la possibilità ai "non precari Rai" di entrare nella più grande azienda giornalistica d'Italia? Io mi sento di difendere in linea di principio questo concorso anche se sono tra quelli che contestano ferocemente il bando. Ad esempio, è un estremismo corporativo quello di privilegiare i fasulli praticanti usciti dalle scuole "riconosciute dall'Ordine". E altri punti sono fortemente criticabili e contestabili
.

Ma ce n'è uno in particolare che mi lascia sconcertato: la Rai pretende che tra i requisiti per l'ammissione al concorso vi sia "l'assenza di carichi pendenti, di condanne e/o altre menzioni di rilevanza penale". Una persona che ha fatto il giornalista davvero, anche per un periodo minimo di tempo, occupandosi di cronaca, giudiziaria, politica (se ne occupa anche la Rai...), purtroppo una "quereluccia" per diffamazione se l'è beccata ritrovandosi con il relativo procedimento penale sulle spalle (ogni querela, anche quelle infondate, provocano l'avvio di un "procedimento penale") e quindi con un sicuro "carico pendente".

Solo quelli che si definiscono giornalisti senza mai aver scritto un articolo in vita loro (leggi i "praticanti" delle scuole di giornalismo, sempre loro!) o quelli che si sono sempre occupati di bridge, bocce e scacchi una querela non l'hanno mai presa.

Io, ad esempio, sono stato querelato più di una volta, ho "carichi pendenti" in quanto sono imputato o indagato in alcuni procedimenti penali per diffamazione a mezzo stampa (il famigerato art. 595 del c.p.: a proposito perché il sindacato, così agguerrito sul contratto, su questo punto fondamentale per la libertà di stampa, è tanto "tenero"?), ho avuto due rinvii a giudizio e nei prossimi mesi debbo affrontare i relativi processi in dibattimento. Finora però non sono mai stato condannato. Quindi, pur avendo "carichi pendenti" potrei risultare completamente innocente come un agnellino. E allora? Sarò escluso dal concorso? E se così fosse, sarebbe giusto?

Ma la cosa riguarda anche i colleghi che qualche condanna l'hanno presa e che per me sono altrettanto degni (se non addirittura di più) degli altri di fare questo mestiere. E poi quasi tutte le grandi firme del giornalismo italiano una querela o una condanna l'hanno presa e non per questo non sono ritenuti "degni" di fare questo mestiere. Anche all'interno della Rai lavorano tanti giornalisti querelati o condannati per diffamazione a mezzo stampa. Perché allora la Rai non li caccia?

Morale della favola: la Rai vuole assumere giornalisti che non abbiano mai scritto, che non abbiano mai fatto un servizio in un Tg o in un giornale radio, che non abbiano mai diretto un giornale o un telegiornale, che si siano sempre occupati di bridge, bocce e scacchi. Spero che qualcuno, grazie alla tua intercessione, mi dia un chiarimento su questa storia dei "carichi pendenti".

Per quanto mi riguarda
, io la domanda di partecipazione la presenterò ugualmente, anche se con la consapevolezza di avere ben poche possibilità. Continuo a sperare che comunque la Rai, ora che ha scoperto il "concorso", non si dimentichi che questo strumento esiste e che soprattutto si ricordi che può essere usato in modo più trasparente e più giusto. No, caro Barbiere, non mi illudo: la meritocrazia? la bravura? le capacità professionali? la serietà? Caro Barbiere, sono semplici utopie... Scusami se sono stato troppo "lungo" e "abbondante". Saluti, tuo
Giorgio Duroy


11 Gennaio 2001 - Roba da denuncia ai probiviri...

Caro Barbiere, vorrei rispondere a Topping in merito a quelle che lui ha chiamato "presunzioni giornalistiche". La presunzione di saper fare bene il proprio mestiere è tipica di ogni professionista (avete mai sentito un avvocato o un architetto consigliarvi di rivolgervi ad un collega più bravo?) sta agli altri giudicare, poi, le reali capacità di quest'ultimo mettendolo alla prova. 

E' questo che io e i miei colleghi professionisti, anche se non laureati, chiedevamo a Mamma Rai: essere messi alla prova. Ma ora non voglio discutere neanche di questo. Voglio solo fare una richiesta ufficiale all'Ordine dei Giornalisti Professionisti: depennare dall'albo i non laureati e piantarla con questa buffonata dell'esame di Stato per l' accesso alla professione. 

Sono una giornalista iscritta all'albo dei professionisti da dieci anni, attualmente disoccupata. In questi anni di redazioni ne ho frequentate e un po' di mestiere l'ho appreso. Non faccio parte della stirpe dei Barzini e non ho la stessa classe della Serao, ma con tutti i miei limiti forse di giornalismo ne so un po' di più di qualche "fresco professionista" venuto fuori da una qualsiasi scuola riconosciuta
dall'Ordine. 

A quest'ultimo, però, Mamma Rai non richiede la laurea, a me sì. Non importa che io abbia sostenuto un esame di Stato e che sia abilitata all'esercizio della professione giornalistica. La cosa che più mi scandalizza è che il bando del Concorsone abbia ricevuto la benedizione di Ordine e Sindacato ai quali ogni anno sgancio la mia bella quota associativa perchè tutelino la mia professione. Si tratta degli stessi organismi che fanno finta di non sapere che spesso nelle redazioni dei giornali, soprattutto in estate, gli editori sostituiscono giornalisti professionisti in ferie con studenti delle scuole di giornalismo (che lavorano gratis) lasciando a casa i disoccupati. Roba da denuncia ai Probiviri.
Daniela Esposito


11 Gennaio 2001 - Ave Rai, morituri te salutant

Caro Figaro,  approfitto della ospitalita' della tua barberia, per rivolgere un appello a tutti i colleghi giornalisti, precari e non, che ti hanno scritto contestando le modalita' del bando di selezione del personale giornalistico della Rai.

Ne abbiamo lette delle belle. Praticamente ogni riga del succitato bando può essere impugnata. Spartaco, che pure da schiavo e' un legalitario, consiglia a tutti i colleghi sparsi in ogni angolo della penisola, ovunque distribuiti nella filiera produttiva dell'informazione Rai, un'operazione semplice semplice. Un esposto agli Ordini regionali ai quali siete iscritti. Impegniamo ad un livello piu' alto, l'unico riferimento istituzionale che abbiamo e vediamo cosa succede.

Nel bando ricorrono molti estremi per un ricorso e ho idea che investendo l'Ordine dei giornalisti, molta della prosopopea con la quale la selezione è stata accompagnata verrà meno. Comunque sia, gli schiavi hanno da perdere solo le loro catene.

Infine un messaggio per la FNSI. Nei prossimi mesi si annuncia la tornata elettorale per il rinnovo della cariche del sindacato dei giornalisti. Cari vertici della Federstampa, avete valutato che la firma che inopinatamente avete posto, la firma sotto quel verbale d'accordo, rischia di costare alcune centinaia di voti (facciamo 200?!) alle maggioranze che governano le singole associazioni? Meditate, gente, meditate. La sfida e' appena cominciata e qualche fendente possiamo menarlo anche noi. Morituri te salutant.
Spartaco


11 Gennaio 2001 - Un concorso cosi' trasparente che non si vede

Caro Figaro, il "passo avanti epocale" annunciato dal direttore del personale Rai, Valerio Fiorespino, incarna l`ennesimo attacco alla categoria dei giornalisti. 

La selezione della discordia, infatti e` tanto trasparente che risulta invisibile anche l`obiettivo finale che qualsiasi concorso bandito da qualsiasi ente, azienda pubblica o privata dovrebbe contenere e contiene in un contesto governato dal senso logico e dalle regole civili.

Il bando della selezione non svela i criteri di valutazione e non fissa numeri, ovvero non indica il numero delle assunzioni in palio, non indica il numero dei contratti a termine che l`azienda pensa di poter garantire ogni anno. 

I vincitori di questa selezione, pertanto non avranno nessuna oggettiva garanzia, conquisteranno poco piu` di una pacca sulla spalla accompagnata da una frase del tipo: "caro vincitore, sarai assunto, ma non possiamo impegnarci su una data o su un arco di tempo definiti, anche le graduatorie, del resto, non hanno una scadenza ( sono UHT, a lunga conservazione ?) e il tuo destino e` legato ai direttori di testata e quindi all`esercizio dell`articolo 6 del contratto. 

Caro vincitore, sicuramente ti assumeremo quando si concretizzeranno le future esigenze richiamate in premessa dal bando e se l`eventualita` ribadita nelle disposizioni finali si trasformera` in certezza". 

Ma quale azienda anche privata si inventa una selezione basata sui "se" e sui "quando" , e` mai possibile che i mitici manager della Rai non sappiano agganciare una selezione epocale al turn - over aziendale e alle esigenze di produzioni giornalistiche che spaziano da lustri nei palinsesti della Farfalla?

Bisogna comunque riconoscere che anche per il miglior ragioniere di questo mondo e` difficile preventivare quanti giornalisti pensionati ritorneranno subito dopo nelle redazioni e quanti Euro saranno contenuti nei rispettivi contratti affinche` l`azienda possa continuare a nutrirsi delle loro capacita` codificate in questo caso sotto le voci "consulenza"o "collaborazione". 

I conti non possono finire in rosso e in presenza di variabili di questo tipo e` meglio non impegnarsi sull`assunzione di nuovi giornalisti anche se costano meno. Per la verita`, qualche cifra o date riconducibili ad un impegno, di fatto generico, sono rintracciabili nel verbale di accordo sottoscritto dall`Usigrai (.30 post-gladiatori assunti in tre anni e quindi "liberi" dall`arena e circa 350 "gladiatori" in servizio permanente effettivo che risulteranno idonei a soddisfare gli spalti, ma per quanto tempo il bando non lo dice) . 

Un po` troppo poco per chi deve sopravvivere nel paese dei cavilli e dei furbacchioni!!! In effetti un obiettivo malcelato c`e` ed e` quello di allargare la schiera dei precari, pescando anche all`esterno perche`, come dice il mitico Fiorespino, "sul mercato c`e` a disposizione un numero di professionisti-gladiatori validi che non c`era anni fa`". 

La globalizzazione, del resto, ha avvicinato alla capitale molte realta` interessanti e soprattutto forgiate dalla sopravvivenza a pane e acqua che nutrono la schiera dei "precari di periferia" di tutte le testate giornalistiche.

Ovviamente solo l`Azienda scandira`, dall`alto del Totem di viale Mazzini, il destino di ogni precario, ma che anche dopo l`agognata assunzione godra`, per due anni, di uno strano regime basato sulla liberta` con obbligo di firma di un contratto ( meglio conosciuto come articolo 1 depotenziato) che prevede una busta paga piu` leggera rispetto a quella dei colleghi "liberi" da tempo. 

Egregio Figaro, il dibattito nel Tuo confessionale e` molto ricco di spunti e riflessioni, evito di ribadire la rabbia di tutte le squadre di giornalisti-gladiatori che i servitori del Totem tentano di imprigionare nell`arena della Selezione. 

Prima di salutarti, pero`, voglio rispondere al caro F.S. che non mastica sabbia, ma paraculeggia comodamente seduto sugli spalti e assiste "allo squallore che contraddistingue gli apparati pubblici ben rappresentati dalla televisione di Stato". 

Caro F.S., il tuo qualunquismo sarebbe piu` autentico se riguardasse anche gli apparati privati e quindi tutto il "Sistema Paese" scorrazzato, purtroppo, dai politici peones. Quanto ai casi umani, clienti della "migliore tradizione cattolica di solidarieta` pelosa", ti invito a rintracciare nel tuo manico ciurlante non "l`umiliazione per la loro condizione di servi senza padrone" ma la loro disperazione che il tuo qualunquismo alimenta, offrendo, come unica alternativa, la possibilita` di trasmigrare tra i poteri forti sempre che non siano figli o nipoti d`arte, figli o nipoti di banchieri e di guru dell`alta economia e della finanza o componenti di famiglie dalle solide tradizioni o affiliazioni partitiche. 

Caro F.S., appellati alla tua intelligenza ed evita di armare una guerra tra poveri, avresti potuto spendere una parola diversa per quei "pischelli neolaureati" che sono ancora immuni dal richiamo delle sirene dei poteri forti e che ignorano le corazze dei gladiatori e la sabbia dell`arena. 

Invece di paraculeggiare dagli spalti al servizio delle fattrici che hanno partorito il mostro della Selezione, battiti per modificare questo ignobile andazzo oppure spiega al Barbiere e a tutti i suoi fans in che modo hai compilato il tuo curriculum. 

Spiegaci a quale fantastica sezione jobs-chiocciola-qualcosa lo hai inviato per essere assunto senza conoscere qualcuno del settore giornalistico che rappresenta la prima porticina di una corporazione chiusa come tutte le altre o senza rivolgerti al politico peon che, invece, apre porte piu` grandi. 

Nel caso in cui fossi tra coloro che con merito hanno vinto uno dei concorsi per praticanti Rai che ha trasformato pischelli neolaureati in validi giornalisti professionisti, evita di precisarlo: la tua puntualizzazione sarebbe fuori luogo rispetto ad una selezione rivolta ai giornalisti professionisti e a quella stragrande maggioranza di colleghi esterni o interni alla Rai che continuano a misurarsi sul campo. 
M
assimo


9 Gennaio 2001 - Rai: non son degno di te 

Caro Barbiere, sono un collega professionista e non laureato  che vorrebbe, come molti altri, poter tentare l'avventura del concorso Rai, visto che in questo momento lavoro con un contratto di solidarietà al 25%. A prescindere! Quello che mi fa veramente imbestialire, leggendo il bando di concorso, è l'alternativa alla laurea e cioè l'aver frequentato un corso di giornalismo riconosciuto dall'Ordine e quindi essere riusciti a "spacciarsi" per praticanti in questo modo.

Sono allibito. Io, e come me chissà quanti altri colleghi, che svolgo questa professione da oltre venti anni e che dopo aver sudato l'anima sono riuscito nell'80 a conquistare sul campo un praticantato ed aver superato nell'82 l'esame di abilitazione mi ritrovo ad essere considerato un professionista di "serie B", non degno di poter partecipare ad un concorso Rai.

Delle due l'una: o si dice chiaramente che ai concorsi partecipano i laureati e basta, oppure si accettano tutti i giornalisti professionisti. Saranno poi le selezioni a decidere chi è degno di un'assunzione e chi no.
Scriptor


9 Gennaio 2001 - Non son degna e me ne vanto

Io questo concorso non lo potrò fare, perché ho la mala ventura di aver abbandonato l'università. Quasi quasi non mi dispiace di non poterlo fare, viste le premesse.
E' uno di quei casi in cui quasi nessuno è contento. E per l'Azienda non sarebbe stato facile inventarsi un concorso che facesse contenti tutti: se apriva troppo si arrabbiavano i precari; che comunque si arrabbiano lo stesso (anche perché di speranze ce ne son poche).
Ma una cosa a me fa montare il sangue alla testa. Non ho la laurea e dunque tutte le mie qualifiche professionali e le mie capacità sono inutili alla Rai: è la famosa storia del pezzo di carta. Ok. Bisogna pur operare una selezione a priori. I precari senza laurea possono concorrere: ok, almeno lo sconto se lo sono guadagnato sul campo.
Qualche responsabile Rai potrebbe però fornirmi una spiegazione sulla corsia preferenziale acquisita da coloro che vengono da scuole riconosciute dall'Ordine? Forse che le scuole di giornalismo equivalgono alla laurea? 
O tempora, o mores.
Alessandra Quattrocchi 
8 Gennaio 2001 - Questo concorso non e' legale

Caro Figaro, a parte le polemiche tra laureati / diplomati / praticanti delle scuole dell'Ordine, tra precari "interni" e articoli 35... c'è una cosa che balza all'occhio nel bando di concorso Rai e che, a mio avviso - salvo dimostrazione contraria - LO INVALIDA A OGNI EFFETTO LEGALE.

Qualcuno ha visto nel bando (promosso da una società controllata da un ente pubblico, il Tesoro) un qualsiasi riferimento alle cosidette "CATEGORIE PROTETTE" che hanno diritto a un trattamento di favore in vista dell'assunzione? Qualcuno sa dirmi se anche un giornalista handicappato fisico (ad esempio, uno spastico) dovrà sostenere la prova di STAND UP?

O se un ipovedente o ipoudente (orrendi neologismi per cieco e sordo) potranno sostenere l'esame? A che pro, direte voi? a che pro riservare posti "in lista d'attesa", quindi virtuali, a dei portatori di handicap? A nessun pro... ma non si venga a dire che questo concorso è stato bandito IN BASE ALLA LEGGE... e non si venga a dire che questo E' UN PAESE CIVILE!

Né vale, a mio modesto avviso, la considerazione che un'assunzione giornalistica si basa principalmente sul cosiddetto "intuitus personae" che regola i rapporti di lavoro nei quali è la fiducia riposta dall'azienda o dal superiore a consentire l'ammissione del dipendente nella stessa.

Perché non vale? Perché un giornalista handicappato può essere in grado di dimostrare professionalità pari a uno "normale" nel comporre un testo o un ipertesto, nel registrare un file audio o montare un video, senza necessariamente essere chiamato ad andare a video, produrre un "vivo" o uno standup. 

La dimostrazione? Se si misurasse il quoziente di intelligenza di alcuni giornalisti RAI, che vanno anche a video - POSSO FARE NOMI E COGNOMI DI CHI CANDIDEREI AL TEST, se richiesto - se ne vedrebbero delle belle!

Dunque, i signori della RAI mi spieghino perché degli handicappati mentali possono essere impiegati in RAI e un handicappato fisico no? Poi mi prende lo sconforto e penso che tanto ci saranno sempre i paraculati che verranno sospinti in redazione dal calcio nel posteriore del potente di turno "in funzione delle esigenze dell'azienda di accedere a professionalità PARTICOLARI" (e sottolineo PARTICOLARI). E questo sarebbe UN PAESE NORMALE? Che schifo...
Insider  


8 Gennaio 2001 - Giornalisti, come siete presuntuosi

Ho fatto un giretto tra le numerosissime e-mail giunte a Il Barbiere della Sera sul «concorsone rai». Sembra che ancora una volta mamma Rai abbia toppato e non riesca a soddisfare nessuno, ne' precari, ne' esterni. 

Mi sembra anche pero' che dalle mail emerga un'altra costante, oltre al comportamento della televisione nazionale: la proverbiale presunzione di chi si sente padrone dell'informazione. A volte dichiarata, a volte malcelata tra le righe di tutti i messaggi la PRESUNZIONE DEL GIORNALISTA svetta su tutte le pur belle parole che in alcuni casi fanno pensare a vocazioni e travagli dell'anima. 

E cosi' chi ha fatto il mestiere ripudia la laurea, chi e' laureato reclama di avere anche il mestiere. E banchi di scuola si mescolano a redazioni che odorano di caffe' e sigarette. Io penso che non ci siano differenze, tv, radio e giornali dicono sempre le stesse cose.

 E via con il concorso rai che tutti ripudiano e tutti lo vogliono (stipendio simpatico, un buon nome da spendere)... E v ia con il concorso del cut and paste. Ma allora perche' non hanno ammesso le dattilografe?
Topping


8 Gennaio 2001 - Facciamoci sentire

Quello che ha scritto Annalisa è perfettamente giusto e legittimo...anche io per questioni "alfabetiche" non potrò partecipare al concorso (il mio orale sarà sicuramente dopo il 15 febbraio!)...dopo essermi sciroppata anch'io 2 anni di Scuola di Giornalismo... non mi sembra una bella cosa! Perchè non ci facciamo sentire tutti noi 450????  
Elisa  


8 Gennaio 2001 - La vita e' una giungla. E anche la Rai

Sono "uno di quelli", come si firma una collega piu' in basso. Lavoro in una redazione del nord. Sto riflettendo su questo concorso da quando ne ho sentito parlare in termini ufficiali, ossia da circa un mese, e le perplessita' non mancano. 

Vorrei una risposta, in particolare, proprio da "una di quelli" e da Giacomo Carioti, che mi sembrano ben consci della situazione, mentre purtroppo altri hanno sprecato spazio virtuale per scrivere i soliti luoghi comuni sui "precari raccomandati" (ce ne sono, caro F.S., ma non nelle sedi regionali, e comunque quelli che sono ancora li' a sbattersi, un grande padrino forse non lo avevano neanche a Roma...).

Credo che (tra le righe e neanche tanto) il concorso sia stato indetto proprio per selezionare un gruppo di nuovi assunti tra coloro che in questi anni hanno dato buona prova di se' lavorando spesso (o soltanto) per le testate nazionali. 

Nello stesso tempo non sarebbe stato giusto escludere completamente altre fasce e qui io stesso, vecchio mangiapreti, faccio atto di carita' cristiana e comprendo, benche' mi rompa pensare che potrei finire scavalcato da un esterno mai chiamato prima, che improvvisamente si dimostra piu' bravo di me (magari proprio perche' ha amici altolocati, caro F.S., chissa'...).

Quindi capisco, dal loro punto di vista, le proteste di chi si sente escluso o sfavorito, ma credo anche che fosse giunto finalmente il momento di regolamentare la giungla del precariato interno, prima di rivolgersi piu' decisamente al resto del mondo, magari con un altro bel concorso per praticanti.

Caro Carioti (e qui chiudo per non rubare altro spazio) sono d'accordo con te sul discorso delle scuole di giornalismo: mai come in questo caso val piu' la pratica della grammatica. Un diplomato di Perugia mi potra' spiegare dettagliatamente il funzionamento del Nasdaq, ma se lo mettiamo davanti ad una frana con un microfono in mano? D'altra parte, se la Rai apre e finanzia simili situazioni, in qualche modo ne deve tenere conto. Madonna come sono buonista, mi nauseo da solo! Un abbraccio a tutti e in bocca al lupo!
Deusexmachina


8 Gennaio 2001 - E i pubblicisti dove li mettiamo?

Cari amici del Barbiere In merito al "concorsone" rai, precari si , precari no, laurea si , laurea no, io volevo aggiungere una cosa semplice, semplice, quanto profondamente ingiusta, che finora nessuno ha detto, non perchè non l'abbia notata, ma semplicemente perchè anche a lui, probabilmente, gli sta bene cosi, mentre impreca invece con le altre storture del bando.

 Nell' Italia dei Privilegi e delle Raccomandazioni, naturalmente, anche un bando di concorso, sedicente "pubblico", non poteva essere che discriminatorio a dir poco, se non completamente anticostituzionale, basato appunto sul concetto di casta eletta, con una impostazione "medievale" alla base e ben lontano dallo spirito di Democrazia della nostra Costituzione.

Qualcuno potrebbe spiegarmi infatti perchè i giornalisti "iscritti all'albo dei giornalisti, elenco pubblicisti", non possono partecipare al concorso? Al Parlamento è fermo da alcuni anni un disegno di legge che abolisce appunto il concetto dei due elenchi, semplicemente perchè non ha motivo di esistere, visto che l'80% degli articoli che tutti i giornali pubblicano sono a firma di questi ignoranti dei "pubblicisti".

Qualcuno quindi ha il coraggio di spiegarmi qual'è la differenza, in termini di lavoro e di esperienza, tra un giornalista "pubblicista" ed un "professionista"? Ve la spiego io la differenza: il primo è un povero diavolo senza santi in paradiso che sgobba dalla mattina alla sera alle direttive dei professionisti (che praticamente se ne stanno in redazione e non fanno nulla); i secondi sono invece i "raccomandati" che sono riusciti ad entrare in una scuola oppure ad essere assunti come praticanti in un giornale, potendo cosi accedere agli esami di stato e ed essere cosi iscritti all' "albo giornalisti...,elenco professionisti..." Qualcuno vuol dirmi invece che c'è qualche altra differenza?
Melissa  


8 Gennaio 2001 - Impugniamo il concorso

Sono d'accordo con Pina Esposito e Vincenzo Sannino. Ed io, badate bene, parlo da precario Rai. Questo, caro Barbiere, è un Sos, nel senso che è forse una delle ultime occasione per lottare nel tentativo di salvare una categoria che sta andando sempre più a fondo e questo anche grazie ai sindacati.

Il concorso Rai, o meglio lo strisciante bando di selezione che gira a Saxa Rubra, è una vera e propria ladrata passata, udite udite, con il nullaosta di Usigrai (il sindacato), i vertici Rai e la FNSI (e qui è il vero scandalo). Ma allora: chi ci rappresenta? I due colleghi di Napoli hanno assolutamente ragione: innanzitutto perché è assurdo fare un bando in apparenza libero ma poi con
mille paletti. Non dare la possibilità a giornalisti professionisti non
laureati di effettuare la selezione mi pare una cosa assurda, inconcepibile...

Tutti dovrebbero avere le stesse chance. La cosa più assurda è che in questo preciso istante le famigerate 30 assunzioni a tempo determinato che, passata la selezione, la Rai metterebbe a disposizione per i vincitori... già ci sono!!!
Molti colleghi precari aspettano da anni una soluzione. E poi, vogliamo parlare del bacino-precari. La Rai ha già un nutrito numero di contratti a termine: mi spiegate perché la Rai dovrebbe fare una selezione per trovare un nuovo bacino di 300-350 persone, se queste già ci sono in Rai?.

Concludo dicendo che secondo me la selezione è da impugnare perché non ha senso di esistere... Non esiste perché non si può fare un concorso per essere idonei al precariato. In tutti i casi se si dovesse arrivare a forza alla selezione... tutti i professionisti, laureati o no, dovranno partecipare.
Qualcuno ci aiuti a capire e... poi ad agire.
Un vero amico


5 Gennaio 2001 - Le lacrime di coccodrillo dei precari Rai

Caro Barbiere, intervengo in questo dibattito per fare una segnalazione ed una considerazione. La segnalazione riguarda la fantastica sezione Jobs@rai dell'omonimo sito della televisione di stato: bellissima l'idea di dare un'immagine di azienda moderna che, come vuole la tradizione anglosassone,  conosce bene l'importanza del contatto con il mondo del lavoro autentico (e non dei raccomandati politici); altrettanto geniale la possibilità di inserire il proprio curriculum con le relative tre schede di dati; ed è  grandiosa la schermata finale che informa l'utente, aspirante dipendente RAI, di aver semplicemente perso del tempo poiché l'archivio non è attivo (...e anche voi: veramente vi eravate illusi che la RAI fosse diventata una specie di BBC??? ma andiamo... ). 

Ovviamente, nella pagina "opportunità", non c'è traccia del Bando di Concorso, le opportunità sono ferme a ottobre e il motore di ricerca non funziona. Forse per essere più sicuri di non pubblicizzare troppo i posti vacanti in RAI, anche il servizio di informazione lavoro "Articolo1" è stato bloccato a giugno con un unico auspicio per tutti i disoccupati d'Italia: Buone Vacanze!!! 

Controllare per credere. (Il servizio
Jobs@Rai è stato verificato 3 volte nell'ultimo mese sempre con gli stessi risultati. Per chi volesse divertirsi l'indirizzo è: http://www.ru.rai.it/ ) . 

La considerazione invece riguarda i precari RAI in cerca di solidarietà: la televisione di Stato, ben rappresentando lo squallore che contraddistingue gli apparati pubblici italiani, è portata a salvaguardare o gli interessi dei forti o, nella migliore tradizione cattolica di solidarietà pelosa, dei casi umani, ossia di coloro che si disperano e si umiliano per la propria condizione di servi senza padrone. Poco importa se le loro lagrime siano in realtà lagrime di coccodrillo, il pianto di chi ha inseguito per anni la promessa e il consiglio di qualche politico peon ("... tu intanto accontentati delle collaborazioni, poi vedremo quello che si può fare..."). 

Se è vero, come spesso affermano i dipendenti pubblici quando rivendicano "le professionalità acquisite", che loro sono i migliori e meritano senz'altro il posto, perché poi hanno così tanta paura di confrontarsi con pischelli neolaureati che non sanno nulla di questo mestiere ??? 

So che non bisogna fare generalizzazioni: per ogni dieci raccomandati politici esisterà un lavoratore duro e puro, tanto dignitoso da non aver bisogno di solidarietà (e per questo, costretto a combattere da solo contro tutti)... ma quando si vedono gli stratagemmi di basso profilo utilizzati per garantire l'anonimato a questo "Concorso/non concorso RAI", la solidarietà è l'ultima cosa che i precari possono richiedere. 
Distinti saluti.
F.S.

Caro F.S., il commento e' libero ma i
fatti mica tanto. Per curiosita', abbiamo seguito il tuo consiglio e siamo andati sul sito della Rai dove le cose, contrariamente a cio' che scrivi,  sembrano funzionare benino. Magari gli hanno dato un'aggiustata di recente, ma c'e' anche il bando del concorsone (concorsino) benche', effettivamente, sia collocato in una posizione poco visibile. Tanto dovevamo alla Rai.
Bds


5 Gennaio 2001 - Cara Rai, che tempismo!

Carissimi amici e colleghi, francamente trovo imbarazzante il tempismo con cui la Rai ha indetto il concorso ponendo come termine per la presentazione delle domande il 15 febbraio, periodo in cui saranno ancora in corso di svolgimento gli orali dell'esame di Stato. In molti saremo tagliati fuori, visto che la lettera estratta è la P e i colloqui inizieranno il 23 gennaio. Io credo che Viale Mazzini dovrebbe, in questo caso, accettare domane di ammissione con riserva. Ma mi viene detto che è una soluzione impraticabile. Mi piacerebbe che anche altri colleghi nelle mie stesse condizioni si facessero sentire
sull'argomento. Buon lavoro a tutti, 
Annalisa Azzurro


3 Gennaio 2001 - L'appello di Pina e Vincenzo

Carissimi del "Barbiere", siamo due giornalisti professionisti non laureati e indignati per la storia del concorsone Rai. Ci chiediamo come possa il servizio pubblico indire un concorso di questo tipo. Siamo costretti a pensare che la laurea sia una condizione irrinunciabile per esercitare la professione, ma allora perchè ci consentono di sostenere l'esame di stato?

Nessuno di noi, tra l'altro ha mai goduto del privilegio di effettuare una sostituzione in Rai, del quale, in realtà godono sempre gli stessi colleghi, almeno in Campania. Comunque non abbiamo intenzione di accettare questo sopruso senza almeno lottare. Riteniamo che la questione abbia addirittura rilievo costituzionale perchè mette in atto una disparità di trattamento tra colleghi assolutamente ingiustificata.

Vorremmo sapere come la pensate voi, magari avere un consiglio su come muoverci e a chi rivolgerci per la nostra battaglia. Una lotta che non credo sia soltanto di pochi e dunque vorremmo approfittare della vostra ospitalità per rivolgere un appello a quanti, e siamo certi siano tanti, si trovano nella nostra stessa situazione: insieme possiamo provare a bloccare il concorso oppure a fare in modo che sia effettuato in maniera trasparente e giusta per tutti, offrendo a TUTTI eguali possibilità. 
Pina Esposito e Vincenzo Sannino


2 Gennaio 2001 - E io che devo fare?

L'accordo sulle assunzioni in RAI prevede un concorsone con requisiti di vario genere su cui molti hanno già protestato. Ma chi già lavora in Rai, è giornalista professionista, ma ha un contratto diverso dall'articolo 1 e volesse avere l'inquadramento come redattore ordinario che deve fare? Può partecipare al concorso? Se può farlo, potrà usufruire degli stessi criteri applicati ai precari?

 Io, ad esempio, sono in Rai da oltre 8 anni, ma con un contratto diverso e sono giornalista professionista. Posso entrare nella lista ponte? O devo fare il concorso? E se non ho la laurea? E se non posso fare il concorso, perchè non sono precario e non ho la laurea, cosa devo fare per avere una chance? Aspettare il bando del concorsone e andare dal pretore? O continuare a fare la fame, visto che in Rai ci sono anche stipendi di dipendenti che, in caso di malattia, non arrivano alle 400mila lire al mese?
Un precario Rai


15 Dicembre 2000 - L'ingratitudine e' precaria
Caro Barbiere, hai presente la scuola gladiatori di Capua prima della rivolta?  Ebbene, il clima nella sede Usigrai a Saxa Rubra era piu' o meno quello. Piu' di cento precari incazzati, attendevano impazienti i vertici del sindacato, per quella che sarebbe stata la piu' importante serata circense della stagione. Cento gladiatori cento, uniti come mai e intenzionati ad alzare, finalmente, la testa: Spartaco era qui e tutti erano Spartaco.

Ma non su questo clima volevo intrattenerti, quanto su alcune 
simpatiche affermazioni che in questo rovente catino gladiatorio sono uscite dalla bocca del segretario dell'Usigrai, Roberto Natale, il quale, evitando accuratamente di rispondere alle puntute e puntuali osservazioni di molti di noi, forse per tenere a freno le nostre legittime rivendicazioni, diceva piu' o meno quanto segue:
- Cari precari, non preoccupatevi. Il concorso rappresenta l'ardita soluzione promossa del sindacato, per dare soluzione al problema del precariato. Giuro! 

Non credevamo alle nostre orecchie, ma sembra ci sia qualcuno 
che ne ha ricavato materiali sonori che lo confermano.
- Il verbale di accordo tra Rai, Fnsi ed Usigrai non e' un punto di arrivo ma un punto di partenza per nuove e più mirabili mete, ovviamente tutte nell'interesse del precariato Rai.

Cari precari, era il messaggio finale, smettetela con questa 
ingratitudine, finitela con questa assurda ostinazione, il sindacato è dalla vostra parte. Ma allora perche'?. Perche' la gran parte di noi schiavi continua a tenere alti gli scudi? Azzardo: che sia perche' il sindacato usa parlare con lingua biforcuta e dice cose diverse a seconda del tavolo dietro cui si trova seduto? Infatti, a viale Mazzini firma accordi per il concorsone; in una conferenza stampa ne vanta la trasparenza sostenendo che e' aperto a tutti i professionisti, disoccupati e precari; all'assemblea dei precari dice che e' tutto finto. Anzi, proprio per questo, non puo' essere minimamente emendato. Bah!
Spartaco


15 Dicembre 2000 - La laurea e' un optional
Cara Annalisa, non era certo mia intenzione mancare di rispetto a te, al tuo entusiasmo, alla tua orgogliosa espressione di libertà personale. E, francamente, non vedo dove tu abbia, nella mia mail, potuto rilevare una simile velleità. L'informazione, di cui tu mi contesti la fondatezza, sulla equiparazione fra "laureati" e "reali", corrisponde precisamente a quanto diffuso e pubblicato a caldo sull'argomento; e in fondo, corrisponde esattamente alla realtà, sia pure con le tue precisazioni, che sono però solo di carattere procedurale, burocratico, e non modificano la sostanza: avvalorano, semmai, la confusione generale del contesto. Pur rispettando sinceramente, ti ripeto, le tue scelte e le tue aspirazioni, confermo la mia ostilità nei confronti delle scuole o università di giornalismo: non certo in quanto tali (ciascuno di noi deve essere libero di addottorarsi e masterizzarsi dove e come vuole), ma sicuramente quando divengono, o vogliono divenire, presupposto o vincolo per l'esercizio del giornalismo. 

La mia, vorrei tranquillizzarti, non è una ostilità viscerale o astiosa: si basa invece sulla natura ridicola, pedante, e sostanzialmente volgare, della concezione accademistica del giornalismo: una professione che certamente deve corrispondere a certe regole, ma il cui principale fondamento risiede nella libertà del pensiero (comunque molto difficile da esercitare), nella fantasia, nell'inventiva, nella creatività, pur se applicate ai fatti concreti della vita da trasformare in notizie e commenti: nessuna università può garantire tutto questo, anzi lo comprime inevitabilmente nella propria connaturata uniformità di indirizzo e implicita sclerosi ambientale. 

La preparazione individuale è un altro discorso. Più sai, meglio è. Forse. E comunque entro certi limiti, che non facciano mai prevalere i certificati sulle libertà. Fra le tante libertà da tutelare, non dimentichiamo quelle degli editori, dei direttori, di coloro, insomma che "fanno partire" un giornale e lo devono governare nel suo cammino: un giorno, te lo auguro, potrai essere anche tu fra questi. Pensi che allora potrai accettare che qualcuno ti imponga di assumere solo dei laureati in giornalismo? 

Per di più quando si stanno aprendo degli orizzonti di comunicazione in cui nulla può essere dato per scontato quanto a metodi, approcci, linguaggi. Non pensi che vorrai essere libera di far praticante chi tu giudichi adeguato alla professione, piuttosto che, magari, un qualsiasi numero proveniente dalle graduatorie universitarie? Fermo restando, lo ripeto, che se poi l'aspirante giornalista ha pure tre lauree, conosce sei lingue, ed è provetto in internet, se ne potrà valutare la preferenzialità eventuale. La pericolosa ideologia -liberticida e culturicida- del giornalismo universitario ci sta contagiando a macchia d'olio, per gli interessi personali (...non solo quelli, minimi, dei laureandi) che sono in gioco. 

Questo è ciò che io credo inaccettabile, cara Annalisa, non certo il tuo "entusiasmo di chi non ha nulla da perdere". Quando ci si accorgerà che le università di giornalismo rappresentano inevitabilmente un ulteriore bacino di disoccupazione e di frustrazione, forse si tornerà sull'argomento con un diverso spirito. A te auguro peraltro di riuscire brillantemente nella tua aspirazione professionale; ci riuscirai attraverso due possibile strade: la prima è quella degli appoggi pesanti, che però scartiamo, sia perchè dici di non averne, sia perchè non ci piace; la seconda è quella del tuo valore personale e della tua tenacia nell'affermarlo. La laurea che hai in tasca sarà comunque (fortunatamente, direi) un optional. Ti saluto affettuosamente, 
Giacomo Carioti


13 Dicembre 2000 - Faro' in tempo a partecipare?
A parte le riserve sulla trasparenza di un megaconcorsone in Rai, dove da sempre le assunzioni a termine o meno seguono altri criteri rispetto alla bravura, le capacità, ecc. ecc. , il mio quesito si incentra sulla data per presentare la domanda di partecipare alla selezione. Si dice il 15 dicembre. Come centinaia di ragazzi che erano con me il 31 ottobre scorso all'Hotel Ergife, non sarò professionista per quella data. Lo sarà soltanto qualcuno di noi che per motivi di ordine alfabetico farà l'orale subito, a partire da gennaio. E tutti gli altri? per quanto scettica sul concorso Rai, mi sembra assurdo che, tra l'ultima ondata di professionisti, sia data la possibilità di partecipare solo ad alcuni.
Una che vuole partecipare.

Cara lettrice, ci pare che il termine per la presentazione delle domande sia il 15 febbraio. Sarai professionista per quella data?
Bds


12 Dicembre 2000 - Giacomo, ti sbagli
Caro Barbiere, vorrei dire a Giacomo Carioti che è assolutamente priva di fondamento l'affermazione secondo cui, ai fini del concorso, i diplomati delle Scuole di giornalismo (io ho frequentato quella di Perugia e lo scorso 31 ottobre ho sostenuto lo scritto dell'esame di Stato) sarebbero equiparati ai professionisti. Niente di più errato. 

Anzi, visto che il termine per la presentazione delle domande scade il 15 febbraio, molti di noi ex allievi di Perugia probabilmente non potranno concorrere essendo a quella data ancora praticanti. Questo perché gli orali per chi avesse passato lo scritto del 31 ottobre inizieranno a gennaio e soli i fortunati colleghi con cognomi intorno alla lettera P (estratta il giorno stesso dello scritto) rientreranno nei termini previsti. Quindi, prima di parlare, caro Giacomo, dovresti informarti meglio e avere un po' più di rispetto per gente che, come me, non ha spinte né parenti prestigiosi ma soltanto l'orgoglio di contare unicamente sulle proprie forze (ho passato la selezione pur avendo molti meno titoli di altri, a livello di laurea, collaborazioni pregresse e master ma con l'entusiasmo di chi non ha nulla da perdere). 
Annalisa


12 Dicembre 2000 - Mi sa che ho sbagliato tutto
Ho 26 anni, sono giornalista professionista, esercito la professione in modo continuativo e retribuito da 6 anni (dopo 5 anni di "esperienze" come giovane collaboratore in quotidiani di provincia), da 4 anni lavoro in una televisione locale dove oltre all'attività di redazione e inviato conduco anche le edizioni principali del TG. Non è una piccola TV di provincia bensì una bella TV regionale che opera in una regione importante. Sono, inoltre, corrispondente per un'agenzia di stampa nazionale, nonchè corrispondente di un'emittente radiofonica pure lei nazionale. Sono assunto con contratto FNSI-FIEG. Insomma, penso di essere "messo bene" se guardo alle vertenze sindacali in atto, ai licenziamenti in corso di numerose testate, al precariato che segna il nostro settore. Tra le altre cose il mio gruppo editoriale è in piena espansione non solo sul fronte televisivo ma anche in ambito "cartaceo" e telematico. Se a questo aggiungo che sono stimato dal direttore, dall'editore, guadagno un ottimo stipendio è facile intuire come questo mail possa apparirvi privo di senso. 

Ebbene .... Nonostante tutto non sono pienamente soddisfatto perchè la mia voglia di fare mi ha sempre portato ad ambire ad un'esperienza in una TV nazionale. 
Quando a 19 anni mi sono diplomato mi sono immediatamente iscritto all'università (SCIENZE POLITICHE a Bologna). Due mesi dopo aver dato i primi esami mi è arrivata la proposta di assunzione del quotidiano con il quale collaboravo. Che fare mi son chiesto ? Proseguire verso la laurea senza aver garanzie e formazione specifica per fare questo mestiere (all'epoca non c'erano le scuole di gionalismo) o farmi assumere (e tutti sappiamo quanto è difficile farsi assumere ...) ed iniziare a lavorare davvero ? Ho scelto quest'ultima strada cercando di coltivare sempre le mie aspirazioni tanto che dopo due anni mollo il giornale e passo alla TV (mia grande passione ...) in cui opero tutt'ora.

Oggi esce il concorsoRAI e mi rendo conto che non posso parteciparvi. Qui scattano le domande alle quali spererei rispondesse qualche penna o microfono importante (magari Mentana che legge il Barbiere ed al quale guardo - scusate l'aspetto formale ma non mi viene in mente null'altro - con stima ed ammirazione): 
1) Ho evidentemente sbagliato tutto quando 6 anni fa abbandonai l'università per iniziare a lavorare ? 
2) Devo cancellare le ambizioni di approdare al nazionale fermandomi al regionale ? 
3) Visto la mia giovane età e considerato che il prossimo concorso RAI ci sarà tra una decina d'anni conviene iscrivermi all'università e prepararmi alla prossima selezione ? 
Non ho parlato di Mediaset e TMC in quanto il dibattito era per "mamma tv" posso però dirvi che a loro ho inviato un paio di curricula evidentemente poco interessanti perchè nessuno si è fatto avanti per conoscermi. Non è questo comunque che mi preme bensì sapere come investire al meglio gli anni che mi trovo di fronte e non "sprecare" la giovane età ed il "vantaggio" professionale che mi sono garantito in questi anni . 
Scusate se vi sono apparso presuntuoso ma non era mia intenzione. 
Limbo


12 Dicembre 2000 - E ora mi tocca anche l'esamino
La Rai sempre la Rai. Sono una di quei famosi 350 precari che bazzicano in azienda da molti anni, 10, per l'esattezza. E adesso dovrei essere felice. Perche'? Ma come? Vi e' sfuggita la conferenza stampa in pompa magna del segretario Usigrai Natale in cui spiegava come il sindacato Rai "tuteli" i precari anche e soprattutto, secondo loro, con questo concorso? 

Un sunto veloce: io, come tanti, tanti altri colleghi, dopo essere stata utilizzata per quasi dieci anni continuativamente da questa azienda, improvvisamente devo sottopormi a quattro prove articolate in piu' parti per dimostrare di saper lavorare. 

E in questi dieci anni cosa ho fatto? Perche' la Rai mi ha sempre richiamato se aveva dubbi sulla mia - nostra - professionalita'? Perche' adesso questa selezione? Dal 1992 ad oggi in Rai si entrava (a parte le raccomandazioni che sempre ci sono state e sempre ci saranno) con le liste di anzianita' di precariato. 

Perche' non proseguire cosi'. Il caro Natale, sperando che il periodo renda a tutti piu' buoni e creduloni, sostiene che con questa selezione ci sara' la piu' totale trasparenza sulle assunzioni in Rai. Pero' poi dice di non dimenticare che i direttori potranno comunque assumere avvalendosi del famigerato articolo 6. Volete sapere come andra' a finire? Noi, poveri sfigati che lavoriamo da troppi anni in Rai, dovremmo batterci per un posto di lavoro ancora una volta, dimostrando di saper fare quello che facciamo tutti i giorni, non dimentichiamolo, con lo stipendio dimezzato rispetto ai colleghi a tempo indeterminato. 

Ma questo e' un altro scandalo. Ci sottoporremo dunque a questa selezione, la passeremo (perche' il lavoro lo sappiamo fare!) e poi ci ritroveremo nel limbo fino al momento dell'assunzione. E quando avverra' questo, se la Rai ha dato previsioni di assorbimento personale nell'ordine di 30 persone nei prossimi 3 anni e poi non ci si dovrebbe discostare da 10 assunzioni l'anno? 

Se in questa cifra ci mettiamo anche le chiamate nominali dei direttori che, si sa, sono piu' per meriti politici che professionali, potremmo essere assunti anche tra 35 anni!!!! E non diteci di cercare una raccomandazione a destra o a sinistra: se in dieci anni non siamo stati assunti, vuol dire che la raccomandazione proprio non ce l'abbiamo!!!! La Rai mi ha fatto lavorare anni e anni senza sapere nulla sulla mia professionalita'. Ha messo in mano telegiornali, radiogiornali ed altro ancora a persone incapaci e incompetenti, se adesso vuole sapere se sappiamo lavorare. Ora ti sei svegliata. Alla faccia della giustizia e della trasparenza.
Una di quelli


7 Dicembre 2000 - Facciamo un po' di chiasso
Si parla del nuovo concorso Rai. Io penso che si debba fare del chiasso contro la regola che prevede l'equiparazione dei diplomati nelle scuole di giornalismo ai professionisti "reali". per me è una cosa indecente. Voi che ne pensate? cari saluti, 
Giacomo Carioti
7 Dicembre 2000 - A che serve allora l'esame di Stato?
Caro Barbiere, ti scrivo di nuovo e questa volta ritengo che l'argomento potrebbe aprire un dibattito. 
Oggi leggo sui giornali dell'accordo tra Rai e sindacato Usigrai per l'assunzione di 350 giornalisti (30 a tempo indeterminato e ben 320 a tempo determinato). 

Caro Barbiere, per dirla ancora una volta chiaramente, ci hanno preso per i fondelli. I requisiti ancora una volta sono la laurea e la conoscenza (ottima) di una lingua straniera. Chi come me ha fatto il cronista dall'età di 20 anni, e ha interrotto gli studi, professionista ed estremamente competente sul proprio territorio resta fuori; (il mio giornale ha chiuso nell'87). 

A questo punto mi chiedo due cose: a cosa serve l'esame di stato se poi viene ritenuto insufficiente?. Mi risulta che la riforma dell'ordine preveda che per diventare professionisti e sostenere l'esame di stato occorrerà la laurea. Non bastava attendere che ciò avvenisse "meccanicamente" e porre come unico criterio per l'assunzione in Rai il fatto di essere professionisti? 

Ma la cosa più triste è quella che in Italia i meriti sul campo non servono a nulla. Il mio collega che seguiva le conferenze stampa e finiva di studiare ora ha più titoli di me che scrivevo articoli di nera dedicandovi tutta la giornata e acquisendo competenze sul campo. 

Il mio discorso potrebbe apparire di retroguardia: non è affatto così. Nel Piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli c'era un punto (sinceramente uno dei pochi ancora non attuato, vi consiglio di rileggerlo) in cui si prospettava l'abolizione legale del titolo di studio: io non ritengo sia necessario questo ma è opportuno che non ci si fermi davanti ai titoli formali, ma bisogna trovare le modalità di approfondire direttamente le capacità. Non chiedo di essere giudicato "benevolmente" ma di essere giudicato "più approfonditamente" di una mera "titolazione" (basterebbe poter presentare articoli, servizi, inchieste, ecc.). 

L'università non l'ho finita perchè non avevo tempo e non perchè non avevo le capacità (ho preso per anni la borsa di studio e ho fatto diversi esami). Stiamo faticosamente (troppo) andando verso una società di mercato (noi finora figli di una sorta di un capitalismo-statalismo quasi sovietico). Pensiamo agli Stati Uniti: l'altro giorno leggevo sul Venerdì di Repubblica una intervista ad Alan Greenspan il vero artefice di questa stagione economica statunitense. 

Nell'intervista Greenspan raccontava come agli studi avesse preferito la pratica di analista finanziario diventando quello che è oggi. In Italia non sarebbe stato nemmeno assunto: i risultati si vedono. Quando guarderemo anche in Italia alle qualità? Vi pare giusto che, per fare un esempio, Veltroni o D'Alema (al di là della connotazione politica?) non possano diventare giornalisti Rai (per carenza di titoli, non essendo laureati) e il 23 enne uscito da una scuola, che non ha mai lavorato (con una retribuzione vera e con un ruolo "reale" e non facendo stage a costo zero per le aziende editoriali) possa condurre un tg nazionale? E' davvero "utile" ciò per la Rai? Sarà per questo che Simona Ventura e le jene sono più seguite di un tg Rai?
Lucky
p.s. un grazie sentito, di cuore, sincero, amorevole all'Usigrai a cui chiedo poi un piccolo favore: vorrei che facessero un sondaggio verificando quanti dei nuovi assunti hanno un parente di primo o secondo grado (padri, nonni zii, ecc.) dipendenti della Rai. Chiedo troppo? 


7 Dicembre 2000 - Fatta l'intesa, trovata l'inganno
Caro Barbiere, arieccoli! Fatta l'intesa sulla selezione Rai, tirata la sòla. L'Agi, nei lanci sulla conferenza stampa di una conferenza stampa del segretario dell'Usigrai Roberto Natale e del "sottosegretario della Fnsi" (SIC!) Paolo Serventi Longhi, ha scritto che "anche nella nuova intesa, come del resto già in quella firmata nel febbraio '96, rimane facoltà dell'azienda quella di chiamate ad hoc per specifiche esigenze di professionalità particolari". 

Fantastico! Insomma, la Rai resta un'azienda dove "professionalità particolari" trovano sempre un'adeguata collocazione. Quali sono le professionalità particolari? Quelle del tipo Giordano, lo slalomista transitato dal Tg1 lerneriano allo Studio Aperto post-Straccio? Non c'è male! Mamma Rai ha un cuore grande così... per i figli "giusti"! Quanto alla Fnsi, all'Usigrai e alla Rai stessa, provate a cercare traccia della notizia dell'accordo per la selezione sui loro siti... alle 12.30 di oggi (5 dicembre) non ve n'era traccia! 

Ultimissima domanda, questa volta assolutamente fuori dalle polemiche. C'è da scommettere che qualche collega disabile chiederà di partecipare alla selezione Rai. E' stata inserita nel testo dell'accordo qualche norma a favore di queste persone? Perché nessuno considera mai i colleghi con handicap fisici (ce ne sono) e le loro difficoltà, ogni volta che si apre una selezione? Sono o non sono una categoria protetta? O anche nella nostra amata professione devono restare "figli di un Dio minore"? 
Zioproto



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