Nata ad Agrigento il 29 maggio 1645,ricevette la sua educazione umana e cristiana nell'ambito della sua Famiglia, profondamente segnata dall' esperienza religiosa tipica del XVII secolo. L'istruzione religiosa della bambina fu affidata allo zio Carlo Tomasi ,chierico teatino,che la preparò anche alla prima comunione ricevuta a Palermo. Fin dalla tenera età essa desiderava farsi monaca. Per venire incontro a questo desiderio, il padre fondò il Monastero, offrendo e ristrutturando il suo palazzo, ancora in costruzione, affinchè rispondesse alle esigenze della vita monastica che veniva a stabilirsi nella nuova Terra di Palma. L'atto formale della fondazione è datato al 6 giugno 1657 con il rilascio della concessione delle autorizzazioni necessarie da parte del papa Alessandro VII. Due anni dopo, il 12 giugno 1659, solennità del Corpus Domini, il Monastero veniva consegnato alla piccola comunità che vi iniziava il proprio cammino di totale donazione al signore. La conduzione del Monastero, opera delicata specie nei primi anni, fu affidata alla sorella della duchessa Rosalia. Suor Antonia Traina, proveniente dal monastero benedettino palermitano del Cancelliere. Fin dall' inizio della sua vita religiosa Isabella fu tormentata da un cattivo stato di salute e, dopo appena tre mesi di vita claustrale, fu costretta a tornare a casa per cercare di guarire dalla febbre erratica. Solo dopo un anno, il 7 ottobre 1660, potè far ritorno al Monastero.Fatto il noviziato, il 28 maggio 1662,solennità della Pentecoste, fece i voti e, su suggerimento dello zio Carlo, prese il nome di suor Maria Crocifissa della Concezione. Da questo momento ella accetta e condivide le mortificazioni e le macerazioni, comuni a tutte le monache, e le sue biografie narrano di una vita trascorsa nell'umiltà, nell'adempimento generoso di ciò che l'obbedienza le imponeva, fossero anche le faccende più mortificanti della vita comune.Suor Maria Crocifissa seguiva fedelmente la Regola di San Benedetto e, col permesso dei suoi superiori, si dedicava ad atti di penitenza davvero straordinari. Nella vita della Venerabile non mancano le prove: il suo atteggiamento e le sue straordinarie esperienze mistiche causarono il sospetto delle autorità ecclesiastiche che la sottoposero ad una severissima inchiesta canonica per accertarne la sanità mentale e verificare l'origine dei fenomeni che facevano ormai parte della sua vita. Si era nel tempo dell' Inquisizione.Il metodo dell' inchiesta fu sconcertante per la violenza delle contumelie alle quali fu sottoposta la giovane religiosa nella speranza di suscitare una reazione violenta o comunque di orgoglio ferito per dedurne l'origine non soprannaturale delle manifestazioni mistiche.Alla fine il responso degli esaminatori fu positivo, le esperienze di suor Maria Crocifissa furono ritenute di origine divina, furono raccolte e scritte dai testimoni e,ancora oggi, sprigionano un calore spirituale straordinario.Suor Maria Crocifissa aveva spesso visioni di Cristo sofferente, della Madonna addolorata, di santa Caterina da Siena, di santa Rosa da Lima, dell'angelo custode,visioni classiche,tipiche delle esperienze mistiche di ogni secolo.Isabella fece esperienza della passione di Cristo il giovedì santo 1678, con le sofferenze tipiche di tutte le estasi sulla passione.L'estasi durò 49 ore alla fine le rimase un segno visibile, una croce impressa a fuoco al centro del petto,segno riscontrato prima dalle consorelle e al momento dell'ispezione del cadavere dopo la sua morte.Mons. Francesco Ramirez,presente a tale ispezione, volle che la Venerabile fosse rappresentata con una piccola croce sul cuore.Ma ciò che, più caratterizza l'esperienza mistica di suor Maria Crocifissa, sono le lotte intraprese con il demonio.Il primo è il noto episodio della pietra sospesa.Le monache avevano deciso di costruire una cappellina alla Madonna e ognuna aveva preparato una pietra, da collocare nelle fondamenta, con il proprio nome ed un proposito di bene. Il diavolo, adirato,scagliò la pietra contro la Venerabile che venne protetta dalla mano benefica di santa Caterina da Siena. Ancora oggi tale pietra è conservata vicino alla tomba di suor Maria Crocifissa.L'altro episodio,ancora più conosciuto è quello della lettera del demonio.Si racconta che il demonio voleva costringere la Venerabile a scrivere una lettera il cui contenuto doveva essere un rimprovero a Dio per la sua eccessiva misericordia verso i peccatori.Non riuscendo nell'impresa, il nemico infernale scrisse lui stesso la lettera,tra insulti e bestemmie,e si sarebbe accontentato dalla firma di suo Maria Crocifissa.Al posto della firma,però,la Venerabile scrisse il lamento-Ohimè- rifiutando categoricamente di sottoscrivere quel documento sacrilego.Tra le esperienze mistiche citiamo la visita all'inferno causata dalla sua offerta di patire in cambio della salvezza di alcune anime certamente destinate alla perdizione.Isabella fu quindi condotta negli inferi dove fu abbandonata alle torture dei demoni e patì tutte le pene cui sono sottoposte le anime dei dannati.Da ricordare nelle lotte con il maligno è la Madonna che mette in fuga il diavolo  cioè la Colomba Rosata.Si narra che nel suo essere Santa, Madre Crocifissa, sia stata in grado, durante i momenti d'estasi, di essere presente contemporaneamente in più posti: una storia di queste afferma che i chierici ed i cardinali amici del Santo fratello Giuseppe Maria Tomasi, insospettiti dalla periodica presenza di una misteriosa donna nelle sue stanze, si recarono dal Papa per scongiurarlo di andare a vedere di persona, in modo da porre fine definitivamente all'atroce dubbio. Il Papa non volle credere a nulla di tutto ciò che aveva udito, ma spiando il cardinale Giuseppe dal buco della serratura dovette ricredersi: nelle sue stanze c'era davvero una donna. Infuriato il Santo Padre entrò e chiese immediatamente spiegazioni al Cardinale, ma la donna anticipandolo disse: << Sono Suor Maria Crocifissa, Santità, al mondo Isabella Tomasi di Lampedusa >> ! Il Papa si fermò a riflettere quel tanto che basta per sentire in fondo al cuore che chi ci parla dice la verità, capì che la donna era realmente chi affermava di essere, ma la ragione lo rendeva dubbioso: << come può essere arrivata a Roma senza farsi notare, come ha fatto a lasciare il convento di Palma di Montechiaro... non può essere lei...>>.Madre Crocifissa capì i suoi pensieri e preferì non dare spiegazioni, anche se effettivamente ancora nessuno gliele aveva chieste, disse piuttosto che era tardi, che stava suonando la campanella del refettorio del suo convento e che doveva andare a mangiare. Lo stupore assalì i presenti e solo il Papa ebbe il coraggio di parlare: << come fa a sentire un suono che proviene da centinaia di chilometri  dalle nostre orecchie? >> La Venerabile sorrise, guardò il fratello dritto negli occhi,  gli spiegò tutto con uno sguardo, ma il Papa non capiva, non riusciva a spiegarselo, ragionava con la mente, non con la fede. Quindi Madre Crocifissa gli disse: << Santissimo Padre metta il suo piede sul mio sandalo >> e così dicendo gli porse il piede, il Papa non capiva il perché, ma sentiva che doveva farlo, voleva spiegazioni, era il Papa lui; così mise il piede su quello della Venerabile e miracolo fu: << è incredibile, non può essere vero, sento la campanella di cui parlava lei, Suor Maria... >>, non fece in tempo neanche a completare la frase che la Venerabile era scomparsa, era andata via, ma aveva lasciato una traccia di se anche a Roma, anche nel cuore del Santissimo Padre. Madre Crocifissa riusciva ad essere Santa anche nelle piccole cose, nella vita  quotidiana, quella semplice e comune. Si narra, infatti, che nel giardino del monastero di Palma di Montechiaro, l'albero di limoni, sia stato piantato dalla stessa Venerabile e si pensa che il succo di quei limoni sia stato il vero motivo di guarigione di tanti e tanti disgraziati rivoltisi disperatamente a lei. Ma quel giardino è anche oggetto di altre leggende: si dice che un giorno, quando Madre Crocifissa era ancora una bambina, vide le sorelle benedettine  del convento comprare della ricotta in piccoli recipienti, che nel dialetto locale vengono indicati come "cavagnuna". Quella squisita ricotta piacque alla Venerabile, che innocentemente pensò di piantarla in giardino per far spuntare un albero di ricotta e non dover aspettare il venditore ambulante per comprarla. Così fece, prese un piccolo "cavagnuni" e lo ripose in una piccola fossa scavata con le sue mani nel giardino del convento, lo coprì con un telo e andò a dormire.L'indomani quando la Venerabile ancora dormiva gia si sentivano le urla delle sue consorelle, che gridavano: << Miracolo, miracolo >>, l'albero non era spuntato, ma accanto al piccolo recipiente di ricotta piantato da Madre Crocifissa, ne erano spuntati un centinaio, pieni di una ricotta profumatissima e buonissima. Sempre al giardino è legata la recente vicenda dell'ulivo Santo. In mezzo al giardino del monastero vi era un tempo uno splendido albero di ulivo, ove, si narra, Madre Crocifissa si andava a riparare dal sole nei momenti di riposo. Agli inizi del Novecento, con l'avvento del Fascismo, gran parte di quel giardino fu espropriato e trasformato in piazza pubblica, ma nell'abbattere quell'ulivo ci furono dei problemi: nessuno, infatti, volle toccare l'albero santo, nessuno ebbe il coraggio di scagliare il primo colpo d'accetta. Dopo parecchio tempo si fece avanti un Palmese, scettico e incredulo, il suo nome era Francesco Caravotta. Egli prese in mano l'accetta e si avventò contro l'albero, ma dal colpo partì una scheggia che gli traforò la retina di un occhio, rendendolo cieco: la Venerabile ancora era la, dopo duecento anni circa era sotto quell'albero e volle dare testimonianza di se agli increduli come Francesco Caravotta.