A due anni dal fiacco Standing On The Shoulder Of Giants, torna la banda dei Gallagher con un album deciso e coinvolgente, il loro migliore dai tempi di (What's The Story) Morning Glory?
Genere: rock'n'roll
Produttori: Oasis
Titoli: The Hindu Times | Force Of Nature | Hung in A Bad Place | Stop Crying Your Heart Out | Songbird | Little By Little | A Quick Peep | (Probably) All In The Mind | She Is Love | Born On A Different Cloud | Better Man
Brano migliore: She Is Love
Ha il suono di: Beatles, Faces, John Lennon & Plastic Ono Band, Santana
Voto: Disco del Mese
Recensito il: 07/02
 

La validità del nuovo disco degli Oasis si avverte fin dagli ingredienti, segnalati nei crediti: 6 canzoni scritte da Noel, 3 da Liam, una da Gem Archer e un'altra da Andy Bell (quest'ultima, più che canzone, sarebbe meglio chiamarla intermezzo, davvero ben riuscito). Disco corale, dunque, dove la componente beatlesiana di Noel viene a mescolarsi con quella lennoniana di Liam, esaltata dagli interventi dei nuovi membri della band. Disco di rock'n'roll insinuante, né fracassone né intimista, con un alto tasso di psichedelia e qualche chitarra garage. È interessante soprattutto per il tipo di atmosfera che cerca di ricreare, quasi una miscela di psichedelia fine anni '60 e rock anni '90, filtrata dagli occhiali dei fratelli Gallagher. In apertura erigono il muro del suono di "The Hindu Times", primo singolo che nella versione EP, come ai bei tempi, mette in mostra due outtakes notevoli: "Just Getting Older" e "Idler's Dream". La loro esclusione dall'album può essere spiegata con due dei pregi di Heathen Chemistry, la compattezza e la brevità. Non c'è un minuto sprecato nei 43 che gli Oasis riempiono con le loro migliori canzoni dai tempi di (What's The Story) Morning Glory?. Vista la tenuta dell'album (Heathen Chemistry ha superato senza problemi di noia il nostro 50° ascolto), questo degli Oasis più che un ritorno è una rinascita.

Giulio Brusati

(tratto da Rockstar)

Forse allora è vero. E’ vero che prima o poi, tutte le band ritornano all’ovile, lì da dove sono partite. Tra i tanti casi, è successo agli U2 di “All that you can’t leave behind”. Pare sia successo anche a Springsteen, che ha richiamato in servizio la sua E Street Band per il prossimo e attesissimo “The rising”: lo verificheremo a fine luglio, quando uscirà il disco. Ed è sicuramente successo agli Oasis di “Heathen chemistry”.
Quando si parla dei fratelli Gallagher, fare questi discorsi non è facilissimo, tanto è spessa la coltre di chiacchiericcio mediatico e non musicale che li circonda. Però, se c’è un dato musicale e incontrovertibile che emerge dall’ascolto di questo disco, è che almeno in studio gli Oasis, questa volta, hanno saputo lasciarsi tutto alle spalle per incidere un disco di sano rock ‘n’ roll, vicino alle cose fatte ai loro esordi. Nessun capolavoro, per carità: almeno secondo chi scrive, gli Oasis sono troppo sfacciatamente legati alla tradizione beatlesiana per suonare davvero originali e in grado di produrre album che fanno gridare al miracolo. Però questo “Heathen Chemistry” è un disco di canzoni melodiche e chitarristiche, senza tutti quegli orpelli che abbruttivano il precedente “Standing on the shoulder of giants”. E se c’è una cosa che gli Oasis sanno fare (come ci ha confessato nella recente intervista il certamente poco modesto Noel), è proprio scrivere canzoni. Anche Liam, irascibile cantante, che firma ben tre brani (il suo esordio come autore era del disco precedente): tra queste il punto più alto dell’album, “Born on a different cloud”, brano che non sfigurerebbe in un disco di John Lennon.
Poi ci sono le consuete ballatone (“Stop crying your heart out”, “Little by little”) che, assieme a canzoni più tirate (“The Hindu Times”, “Force of nature”) e a numeri semi acustici (“Songbird”, “She is love”), completano un buon disco, piacevole dall’inizio alla fine. Forse il difetto maggiore è la mancanza della canzone suprema, di un brano che possa essere la nuova “Wonderwall”. Ma forse è chiedere troppo: accontentiamoci di queste 11 buone tracce e per una volta dedichiamoci alla musica degli Oasis, non al resto delle cavolate che li circondano.

                                                                                                                                                                        Gianni Sibilla

                                                                                                                                                                  (tratto da Rockol)


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