VITTORIO DORE
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In anni ormai eccessivamente vicini, quando Pippo Baudo e Mike Buongiorno non erano ancora fraudolentemente penetrati anche nelle nostre modeste dimore dei pacifici bessudesu,- in virtù di un diabolico marchingegno capace di vanificare la "zona d'ombra" ricevuta in dono da madre natura-, il nome di Vittorio Dore risuonava in ogni focolare domestico, fosse questo al centro di un ampio vano pluriuso con pavimento in terra battuta, oppure all'angolo di una vera e propria cucina con tanto di piastrelle in cemento, spesso abbinate a selciato o a lastricato lavico. Vittorio Dore, anche per tanti che non lo avevano mai conosciuto, teneva banco in tutte le riunioni conviviali, appositamente convocate per sbucciare, spunzonare o sgranare granturco. Vittorio era solitamente presente in altri luoghi di ritrovo semi-pubblici come la bottega artigiana, la barbiera, la rivendita del vino novello ad opera di baristi tutto fare, e, perché no?, persino in "sa raglia" e in "sos tusolzos", per parlare d'altri posti meno nobili. Al nome di Vittorio Dore veniva subito accumunato quello di Sisifo, o viceversa , subito seguito da filastroche. Grazie al ritrovamento dell'unica edizione a stampa (Tempio, tip. Tortu, 1914), anche i sopravvissuti alla civiltà contadina sopra menzionata, nonché i loro rampolli ingentiliti dai mezzi di comunicazione di massa, possono ora gustare pienamente il loro Sisifo, che è poi il vero Vittorio. C'è più di una somiglianza tra i due, con la sola differenza che mentre in Sisifo, conosciamo i mitici genitori, di Vittorio conosciamo solo i genitori adottivi. Vittorio arriva a Bessude nell'inverno del 1870, probabilmente di notte a dorso di cavallo, in cerca di una stabile e sicura dimora. Era andato a prenderlo a Bonnanaro, passando per il monte Pealo, Pietro Dore, che aveva perso il primo figlio, Andrea, di soli pochi mesi. Di questa sua origine Vittorio parlerà in Sa vida mia, precisando di essere nato a Bonnanaro. A Bessude Vittorio, passa dunque in braccio a una seconda madre, Angelica Sanna, moglie di Pietro Dore. Chi fosse la prima madre, è totalmente ignoto. A Bessude, Vittorio impara a leggere e scrivere sotto la guida Ignazio Cadoni, ittirese , segretario comunale e insegnante delle elementari contemporaneamente. Vittorio sperimentò presto la vita del "cuile" (ovile), come tanti suoi compaesani e, forse anche per passare il tempo, nelle interminabili notti invernali e nei "pleninumi sereni" , componeva metri di vario metro e contenuto, ovvero poetava. Questi ultimi dovrebbero essere i primi versi di Vittorio, tramandatici da Luigi Fresu. Rientrato dal servizio di leva nel 1892-93, Vittorio , pare sia ripartito subito verso le nuove zone conosciute in cerca di fortuna. Sentì però la nostalgia di Bessude, dove vi rientrò verso il 1909, ma siccome non riuscì mai inserirsi a pieno nella famiglia adottiva, riprese subito la via del calvario presso la "pedovia". In gallura e precisamente ad Aggius Vittorio troverà la sua dimora definitiva . Quando avvertì che la sua fine era imminente, mandò i suoi manoscritti a Bessude, affidandoli nelle mani sicure di Barbara Fresu, Figlia di Luigi Fresu. Fra i componimenti a noi pervenuti, ricordiamo : Fattu Suzzessu e Suretrattu De Mastru Giuanne. Fattu Suzzessu è una storia vera, che parla di tanti disperati in cerca di occupazione per sfamare la famiglia, spesso vittime dei furbi di turno. Mastru Giuanne come l'altro, parla di fame, ed è inteso come sinonimo di fame, richiamando temi come la malaria e latre epidemie del tempo. Ora che conoscete vita e opere di Vittorio non vi resta che assaporarne direttamente, lo stile e la poesia del talentuoso poeta Bessudese.