Gli articoli
Data ultimo aggiornamento venerdi 23 ottobre 2009
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19 Agosto 1906. Fabbrica di gassose Costituitisi in società, i fratelli Forestieri e i signori Vincenzo Papaleo e Francesco Caputi si sono già provveduti da una Casa di Berna di un apparecchio completo a sistema intermittente per la fabbrica di acque di seltz, gassose e a sifone. Considerato che la fornitura dei bomboli di gas carbonico è fatta dalla ditta Pegna di Firenze e quella delle essenze da Carlo Erba di Milano, si è certi che saranno messe subito a disposizione del pubblico eccellentissime gassose, e noi, a titolo d'incoraggiamento, ci rallegriamo con gl'industri iniziatori, augurando che per questa volta almeno lo spirito scimmiottesco predominante in questo paese non si esplichi in loro danno. da Il Volano 19 Agosto 1906
Premio impegno nel lavoro: Vincenzo Sarubbi (Imprenditore) "A Vincenzo Sarubbi per il suo impegno imprenditoriale. Per la capacità mostrata nel corso degli anni di esaltare un prodotto che ha fatto il giro del mondo per qualità e gradevolezza. Le bibite prodotte a Lauria sono l'esempio migliore del dinamismo lauriota". da L'ECO di Lauria 01 Gennaio 1998
VINCENZO SARUBBI Il personaggio che siamo andati ad intervistare, ha ricevuto il Premio "Impegno nel lavoro" all'ultima "festa del sorriso", tenutasi all' Hotel Isola di Lauria, il 19 Dicembre dell'anno passato. Stiamo parlando dell'imprenditore Vincenzo Sarubbi. Tutti a Lauria, almeno una volta nella vita, hanno gustato la frizzante bibita che la fabbrica Sarubbi prepara sin dal secolo scorso. Una tradizione che si tramanda da padre in figlio. Nonostante il signor Vincenzo sia in pensione, la sua azienda continua a produrre la speciale gassosa, oltre ad altre bibite, perché sono i suoi figli a mantenere questa attività. Ha ricevuto altri premi, oppure quello che l'Assogiovani ha voluto assegnarle era il primo? In passato, avevo avuto degli inviti per delle serate di premiazione, ma non ho potuto partecipare per improvvisi impegni; quindi, quello dell'Assogiovani è il primo riconoscimento ufficiale che ho ricevuto. In tanti anni di attività, orientativamente, quante bibite ha prodotto la sua azienda? E' difficile determinare un numero preciso, posso però dire che, in passato, era l'unica bibita conosciuta dai consumatori di Lauria e dei paesi vicini. Successivamente, con l'arrivo di altri tipi di bibite, il consumo si è un pò ridimensionato, anche se il prodotto è rimasto il preferito di molti. Quante bottiglie vengono prodotte giornalmente? A livello di produzione potrei fornire circa tremila bibite all'ora, in realtà, tutto dipende dalla richiesta che ho, per cui il numero è molto più basso. Qual'è la località più lontana che è stata raggiunta da una bibita Sarubbi? Non saprei, di sicuro c'è che molte persone che si sono trovate di passaggio a Lauria, vista la qualità del prodotto, hanno voluto portasi alle proprie località una scorta. Potrei dire che è arrivata in quasi tutte le regioni italiane. Qual'è la difficoltà maggiore che si incontra nell'esercitare la sua attività? In passato, non vi erano particolari difficoltà. Attualmente, come ho già detto, i problemi sono a livello di mercato, vista la numerosa varietà di bibite che è possibile trovare. Ci racconti un episodio particolare legato alle sue gustose gassose. Non vi sono particolari episodi, però posso dire che alcune persone, della provincia di Cosenza, mi hanno chiesto di vendergli la ricetta. Inoltre, furono presi dei campioni del prodotto da alcuni milanesi di passaggio, i quali volevano farli analizzare per determinarne gli ingredienti. In definitiva la ricetta della gassosa resta un segreto che la famiglia Sarubbi tramanda da padre in figlio, ma, abbiamo compreso che il successo è dovuto alla serietà e all'impegno che da oltre un secolo questa azienda impiega in questa attività. Ringraziamo il signor Vincenzo, il quale vive con la moglie Italia Sarubbi ed ha tre figli, Biagio Geppino e Gaetana. Biagio Cantisani da L'ECO di Lauria 15 Aprile 1998
Cronache di fine millennio 22 gennaio. San Vincenzo. Il bar di don Ferdinando. Due stanze a piano terra, una per il bancone del bar e l'altra, dietro, per i giochi. Con Nicolino Spagniuolo, a nove anni, facevamo vere spedizioni il pomeriggio del sabato. Ci incontravamo sotto l'arco di Piazza Fontana e, speditamente, ci avviavamo verso il rione Inferiore con l'obiettivo di raggiungere il bar, alla fine del Paese e giocare a biliardino. Scendevamo per via Pietragrossa, tra casupole malferme, passavamo vicino la sartoria del sig. Ventimiglia, costantemente al lavoro, e, scesi alcuni gradini, entravamo nel bar, accolti dal largo sorriso di don Ferdinando. Un sinalco o una gassosa speciale di Lauria, costruita seconda un'antica formula mai conosciuta dai più, allietavano il nostro ingresso nel locale, a quell'ora di primo pomeriggio, quasi deserto. Poi avevano inizio le partite, con l'introduzione di un gettone di pochi soldi che faceva apparire le levigate palle d'avorio. Con la stecca corta colpivamo le palle, segnando i punti sulla pallottoliera appesa al muro, sotto l'occhio vigile del proprietario che si appassionava con noi nel corso della partita. La posta finale era vincere il costo modesto delle consumazioni iniziali. Giocavamo per ore, senza stancarci, su quel biliardino rudimentale, che la lungimiranza di don Ferdinando metteva a disposizione dei ragazzi di Lauria. Quando il tramonto scoloriva la luce e solo qua e la rigurgiti di sole frugavano ancora gli angoli delle strade, la via lunga da ripercorrere ci induceva ad andare. Il ritorno a casa veniva sottolineato da grandi discussioni sul modo con cui avevamo vinto o perduto le partite. Compiacimento e un po' di ironia affioravano nei nostri discorsi accesi, rinnovando la gioia trascorsa e rendendola viva come se ancora persistesse. Giunti a piazza Viceconti ci separavamo, Nicolino volgeva a destra verso il Carbonaio e l'Olivetta, io tiravo dritto verso piazza del Plebiscito, dove mi attendeva la casa e, forse, qualche rimprovero per la lunga assenza. Ora i ricordi fanno fatica ad affiorare, travolti dal progresso che sottende molti e diversi interessi. I biliardini elettronici hanno soppiantato il vecchio, glorioso biliardo di don Ferdinando, il calcio da tavolo sollecita i ragazzi verso partite travolgenti, tanti scatoloni e cristalli appaiono nei bar e nei locali di divertimento, con macchine da corsa velocissime, con motocicli spericolati, e nessuno vuol sapere cosa c'era prima, nell'altra epoca, quando si andava per lunghe distanze e si trovava il vecchio biliardino a stecca corta che dava ad alcuni di noi, soddisfazione e felicità. Chi può dire se la vita quasi pastorale di un tempo funzionava da prevenzione verso devianze e disagi? In alcuni momenti a me pare proprio di si. sen. Domenico Pittella da L'ECO di Lauria 01 Febbraio 1999
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