Ludwig Boltzmann
"Non credo che gli atomi esistano!"
Questa dichiarazione oggi inconcepibile è del grande fisico e filosofo Ernst
Mach, impegnato nel 1897 all’Accademia imperiale delle scienze di Vienna nel
dibattito che seguì una conferenza di Ludwig Boltzmann.
La controversia con Mach non
riguardava soltanto l’esistenza degli atomi, ma l’intero modo di fare fisica
che Boltzmann non riteneva di dover limitare allo studio di quantità
misurabili, introducendo invece spiegazioni più elaborate basate su ipotesi più
ampie. Ed è grazie al suo impegno in tal senso che la scienza moderna ha
accettato la realtà dell’invisibile.
Ludwig
Boltzmann (Vienna 1844 - Duino 1906), fisico austriaco, è noto per aver
proposto una trattazione innovativa della teoria cinetica dei gas in base a
metodi statistici. Dopo gli studi a Vienna e a Oxford fu professore di fisica in
varie università tedesche e austriache. Intorno al 1870 pubblicò un lavoro in
cui stabiliva un preciso legame tra l'energia posseduta da un gas e la sua
temperatura assoluta; fornendo una definizione più generale di entropia, questo
risultato permise di superare gli apparenti paradossi della seconda legge della
termodinamica e di darne una spiegazione su base microscopica.
In collaborazione con il suo
maestro, l'austriaco Joseph Stefan (1835 - 1893), si occupò dello spettro del
corpo nero e formulò la legge, detta di Stefan-Boltzmann, che afferma che
l'energia totale irradiata da un corpo nero, una superficie ideale che assorbe
tutta la radiazione incidente, è proporzionale alla quarta potenza della sua
temperatura assoluta.
Il lavoro di Boltzmann fu molto
contestato dagli scienziati del tempo, in quanto la sua visione microscopica
della materia contrastava con gli indirizzi positivistici dell'epistemologia del
suo tempo; per questo, deluso, egli si suicidò nel 1906.
Il suo lavoro venne in gran
parte confermato da dati sperimentali pochi anni dopo. Sulla sua tomba è incisa
solo la legge che lo rese famoso, S = KB ln P.