BASILICA DI SAN PIETRO DI SORRES |
Vista aerea del complesso |
La chiesa di S. Pietro di Sorres (Comune di Borutta ) si erge nell’altopiano vulcanico che caratterizza la regione del Meilogu. E’ caratterizzata per la bicromia del paramento murario ed è una meta che non passa inosservata ai turisti; è raggiungibile attraverso una deviazione della Carlo Felice all’altezza di Torralba. Faceva già parte della diocesi di Sorres quando Giulio II emano’ un documento che la incorporava nella diocesi di Sassari. Sui resti dell’antica chiesa si sono insediati i monaci benedettini. Secondo il parere del Duca Scano la bella e imponente chiesa sorse tutta “ di getto” e invece non è esatto perché la chiesa si è sviluppata in epoche differenti e rivela strutture di età diverse che il Duca Delogu tenne a individuare con precisione. |
Chiostro |
Porticato del chiostro |
Il monastero richiama l’architettura di altre chiese quali S. Pietro di Bosa, S. Michele di Plaiano, S. Antioco di Bisarcio. Nella chiesa si definisce un che di toscano che inserisce la chiesa nel quadro in cui in Italia c’era l’influsso romanico. Probabilmente i lavori sono stati interrotti più volte, come ci dimostra il fatto che nel periodo in cui necessitava maggiormente, non era pienamente agibile. L’istituzione di Sorres risale al XI secolo, ma la prima notizia di un vescovo sorrense si ha soltanto nel 1112 in un documento emanato da Attone ( arcivescovo di Torres ) per confermare all’Ordine camaldolese i beni dell’abbazia di Saccargia. La bella cattedrale risulta edificata su scala eccezionale rispetto agli altri edifici della sua epoca; in base alle strutture d’impianto può restituirsi un’aula sempre tripartita, ma con sostegni più ravvicinati. All’esterno i tratti di paramento liscio e monocromo in arenaria bianco-dorata, di prosecuzione della prima fase costruttiva, lasciano il campo ai loggiati, alle incalzanti archeggiature e agli intarsi della “maniera pisana”, applicata con tanta esuberanza che ricorda l’ambiente artistico. |
Basilica di S. Pietro (veduta frontale) |
Pulpito XIII secolo |
Suggestiva immagine del chiostro |
Facciata posteriore |
La chiesa finisce per rivestire un “carattere antologico come una sorta di ricapitolazione di motivi pistoiesi, pisani, francesi ed anche sardo-arcaici”. Si ipotizza che la chiesa abbia subito l’influsso borgognone dove l’aula è assai singolare per l’apparecchio murario. Ad avvalorare l’ipotesi della componente borgognona intervengono la presenza di taglie cistercensi nell’isola e l’appartenenza del vescovo Goffredo all’Ordine di Cîteaux. Da notare poi il valore assegnato a tale cromatismo orizzontale, che crea un vuoto densissimo e infine gioca al contrasto per sfondare nell’altezza indistinta di un “cielo” gotico.
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Particolare della facciata |
Interno della basilica |